All’Associazione Ilaria Alpi: grazie per la costante opera di ricerca della verità

Messaggio all’Associazione Alpi per il diciannovesimo anniversario della scomparsa della giornalista

“In occasione del diciannovesimo anniversario della scomparsa di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, è con commozione e determinazione che desidero ricordare il loro sacrificio. La drammatica vicenda che li ha visti coinvolti testimonia quanto la ricerca della verità e la libertà di informazione, di cui noi quotidianamente godiamo, non è un valore scontato e banale. E’ nostro dovere avere coscienza di questa verità,essere consapevoli che vi sono persone che per assicurare a noi tutti il diritto di cronaca quotidianamente rischiano la vita”. E’ quanto si legge in un messaggio che il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha inviato a Mariangela Gritta Grainer, Presidente dell’Associazione Ilaria Alpi.

“Il nostro Paese – aggiunge il Presidente Grasso – ha bisogno di ricordare, è vero, ma anche di comprendere finalmente le ragioni di quanto accaduto. Accertare la verità e individuare i responsabili deve continuare ad essere una priorità, perché tutti noi abbiamo il diritto di conoscere le vere ragioni di un gesto così efferato. La cultura della legalità rimane, per noi tutti, l’obiettivo principale da perseguire nella difesa della democrazia, dello Stato e delle Istituzioni”.
“Con questo sentimento – conclude il Presidente del Senato – desidero farvi giungere il mio più sincero ringraziamento, per la costante opera di ricerca della verità e di trasmissione della memoria che l’Associazione continua a svolgere, continuando così l’opera dolorosamente e coraggiosamente iniziata dai genitori di Ilaria”.

In ricordo Manganelli. Un amico e un eccezionale servitore dello Stato

“A nome mio personale e di tutti i colleghi senatori, esprimo profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Manganelli, al quale mi hanno legato affetto e amicizia per tanta parte della mia vita. Attraverso la sua carriera, giunta fino al massimo grado, e il suo incessante e proficuo impegno ha saputo mostrare, con serena semplicità, il significato del senso del dovere, della responsabilità e della lealtà nei confronti degli uomini da lui diretti”.

Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ricorda il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, deceduto oggi.

“Per me è scomparso oggi non solo un eccezionale servitore dello Stato, ma anche un amico e una persona con la quale ho avuto modo di collaborare più volte nel corso della mia carriera all’interno della Magistratura, sempre apprezzandone le doti non comuni di investigatore e di uomo delle Istituzioni”.

“Fu Manganelli – ricorda il Presidente Grasso – ad accompagnare Tommaso Buscetta in aula, nel corso del maxiprocesso a Cosa Nostra dove ero giudice a latere. Lo incontrai di nuovo, all’inizio degli anni Novanta, da componente della Commissione Centrale per i programmi di protezione nei confronti di testimoni e collaboratori di giustizia, nella sua veste di Direttore del Servizio Centrale di Protezione”.

“Quando poi fui chiamato a ricoprire il ruolo di Procuratore della Repubblica a Palermo lo ritrovai come Questore del capoluogo siciliano, poi importante punto di riferimento investigativo quando fu nominato alla Criminalpol”.

“Infine, da Procuratore nazionale antimafia ho avuto modo di collaborare quasi quotidianamente con Manganelli che, nel frattempo, era stato designato dapprima al vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza, quindi all’incarico di Capo della Polizia. Incarico che ha degnamente concluso una straordinaria carriera spesa al servizio dello Stato, a protezione dei cittadini onesti e nel contrasto a tutte le forme di criminalità”.

“Alla moglie Adriana, alla figlia e a tutti i familiari – conclude il Presidente del Senato – va tutto il mio affetto e la mia vicinanza”.

Avviare subito un piano di tagli e razionalizzazione delle spese delle Camere

Comunicato congiunto dei Presidenti della Camera e del Senato

Nell’incontro a Palazzo Madama di oggi pomeriggio i due Presidenti di Camera e Senato hanno concordato sull’esigenza di avviare da subito un piano di tagli e razionalizzazione delle spese del Parlamento, per raggiungere risparmi significativi.

A tal fine sono state illustrate alle Conferenze dei Capigruppo di Camera e Senato, che si sono svolte pressoché in contemporanea nel tardo pomeriggio, le linee di indirizzo condivise dai Presidenti, che saranno portate in dettaglio nelle prime riunioni dei rispettivi Uffici di Presidenza.

Innanzitutto i Presidenti hanno convenuto sulla necessità di adottare da subito una significativa riduzione delle attribuzioni ad essi spettanti, per un importo complessivo del trenta per cento. Analoga riduzione sarà proposta per i titolari delle altre cariche interne in tema di indennità di ufficio e di altre attribuzioni attualmente previste, alcune delle quali potrebbero essere del tutto soppresse, quali ad esempio i fondi per spese di rappresentanza.
Una riduzione, a partire dal trenta per cento con l’obiettivo di arrivare al cinquanta, sarà inoltre applicata alle dotazioni delle segreterie particolari degli stessi titolari delle cariche istituzionali.

Nell’incontro si è altresì convenuto di proporre misure riguardanti il trattamento economico complessivo dei parlamentari, che saranno in concreto definite una volta costituito l’Ufficio di Presidenza, con l’obiettivo di realizzare un risparmio tra il trenta e il cinquanta per cento della relativa spesa. In particolare sarà proposta la trasformazione di tutti i rimborsi forfettari in rimborsi a pie’ di lista, in modo che ogni singola erogazione sia giustificata in relazione alle finalità istituzionali.

Al contempo, si proporrà di rafforzare le garanzie per i collaboratori dei parlamentari, mediante contratti di lavoro subordinato, ovviamente a tempo determinato.
Nell’ottica della trasparenza verranno inoltre pubblicati sui siti internet delle rispettive amministrazioni i dati di tutte le consulenze.

Sarà poi chiesto ai dipendenti delle Camere, in servizio e in pensione, di usare la stessa sensibilità e disponibilità, dando concreti segnali di contenimento dei costi: un tema che sarà presto oggetto di dialogo con i sindacati.

La guerra infinita di Pietro: “Ora una Commissione sulle stragi”

Intervista rilasciata il 17 marzo 2013

Il momento più emozionante?
«Quando sono uscito da palazzo Madama e la gente ha gridato “aiutaci a cambiare l’Italia”».

La sorpresa  più forte?
«Quando mi ha chiamato Bersani per dirmi che voleva propormi come presidente del  Senato».

La telefonata più importante? «Quella con Napolitano a cui ho detto “Sono pronto a cominciare questo cammino”».

Come confessa la moglie Mariella, mentre attende al Senato l’esito del ballottaggio, «stamattina ci siamo svegliati in un modo e adesso la nostra vita sta diventando un’altra». Nella quale però domina l’assoluta normalità, tant’è che Grasso – ufficialmente di nome Pietro, ma Piero per gli amici – mangia in piedi alla buvette del Senato mozzarella e prosciutto e dice subito «guardate che ho pagato io». A sera cena in famiglia con il figlio Maurilio, funzionario della squadra mobile all’Aquila, che torna apposta per stare con lui e la madre. Di mezzo ci sono 16 applausi in aula durante il suo discorso di insediamento, quando cita la costituente Teresa Mattei, quando definisce la nostra Costituzione «la più bella del mondo», quando ricorda il sacrificio di Moro.

L’altro ieri procuratore nazionale antimafia, ieri senatore, adesso presidente del Senato. La sua voce ha avuto sfumatura incrinate dalla commozione quando ha parlato in aula. Cosa prova adesso? 
«Devo confessare che il momento davvero più emozionante e commovente l’ho vissuto quando sono uscito dal Senato e ho avuto la sorpresa di trovarmi davanti un mare di folla che mi ha applaudito e ha gridato “siamo con te, forza, questo Paese può migliorare”».

Nei giorni scorsi, quando Repubblica ha scritto che lei poteva diventare presidente del Senato, lei però alzava le spalle…
«Ero incredulo, certo. Lo sono stato fino a quando non mi ha chiamato Bersani. Erano le otto. Mi ha detto “ti propongo di fare il presidente del Senato”. Gli ho risposto “aspetta un attimo perché devo sedermi”».

Cosa ha provato durante la votazione?
«Io ero quasi incredulo per quello che stava avvenendo. Il ballottaggio è stato emozionante. In una sfida così può avvenire di tutto, ma poi mi sono reso conto che ce l’avrei fatta».

Ha già parlato con Napolitano da seconda carica dello Stato?
«Sì, ovviamente l’ho chiamato subito dopo la mia elezione. Gli ho detto che sono pronto per questo cammino che certo non sarà facile, ma nel quale, come ho sempre fatto nella mia vita, investirò tutte le mie energie».

Nel suo discorso lei ha citato Antonino Caponnetto, l’ex capo dell`ufficio istruzione di Palermo quando c’era Falcone, e quella frase che le disse all’inizio del maxi-processo «fatti forza ragazzo, vai avanti a schiena diritta e testa alta seguendo la voce della tua coscienza». Sarà possibile farlo anche adesso?
«Ho lasciato il mio lavoro di magistrato, che ho amato profondamente, per spostarmi in politica con l’obiettivo di fornire la mia competenza tecnica sulla giustizia. Tant’è che, nel giorno stesso in cui si è insediato il nuovo Parlamento, ho tenuto a depositare subito la mia proposta di legge sull’anti-corruzione. Autoriciclaggio, voto di scambio politico-mafioso, falso in bilancio punito severamente, marcia indietro sulla concussione. Da quando sono stato eletto ho lavorato solo su quello perché volevo dare subito un concreto segnale di cambiamento, dimostrando che dalle parole di Bersani si poteva passare subito ai fatti».

E adesso che succede? Cambierà tutto? La giustizia passerà in secondo piano?
«Nient’affatto. Tant’è che ho subito proposto di fare la commissione d’inchiesta sulle stragi irrisolte».

Non ci sono state gelosie nel suo partito per questo incarico?
«Assolutamente no. Nell’assemblea del gruppo le parole di Bersani sono state accolte da un’acclamazione. Ho ricevuto strette di mano e abbracci. Anna Finocchiaro mi ha detto subito di essere disponibile a darmi una mano e mi ha incoraggiato ad affrontare questo impegno con entusiasmo».

E Berlusconi in aula quando si è avvicinato a fine votazione che le ha detto?
«È venuto a complimentarsi. Ho ribadito che sarò il presidente di tutti e lui ha aggiunto che condivideva molte cose del mio intervento».

Ha già avuto un primo contatti con i senatori grillini?
«Fino al momento della mia elezione non ho avuto alcun avvicinamento con loro. Poi, dopo essere stato eletto, ho parlato con Crimi che si è congratulato con me. Gli ho detto che c’è molto da fare e che ci sono anche molti temi in comune che possiamo affrontare. Siamo tutti e due palermitani e veniamo entrambi dal mondo della giustizia. Le condizioni per una possibile affinità ci sono e i punti su cui poter lavorare pure, quelli che ho citato nel mio discorso, la trasparenza, la necessità di diminuire i costi per una nuova politica, l’obiettivo di trasformare il Senato in un casa di vetro, i diritti che non devono diventare mai privilegi».

Progetti di lungo respiro, ma lei non fa i conti con una legislatura che potrebbe essere brevissima?
«C’è molto da fare certo, ma io lavorerò come se questa legislatura dovesse essere piena. I cittadini che hanno votato hanno espresso un disagio che va recepito e deve trovare una risposta. Adesso è importante che il Parlamento cominci subito a lavorare e che si faccia il governo».

Ne ha già discusso con il capo dello Stato?
«L’ho fatto, ma ne riparleremo non appena cominceranno le consultazioni».

Ha un segreto da rivelarci?
«Ho portato con me, nel taschino della giacca, l’accendino che fu di Falcone».

Pietro Grasso Presidete del Senato: il discorso di insediamento

“Care senatrici, cari senatori,
mi scuserete, ma voglio rivolgere questo mio primo discorso soprattutto a quei cittadini che stanno seguendo i lavori di quest’Aula con speranza e apprensione per il futuro del nostro Paese.

Il Paese mai come oggi ha bisogno di risposte rapide ed efficaci all’altezza della crisi economica e sociale, ma anche politica, che sta vivendo. Mai come ora la storia italiana si intreccia con quella europea e i destini sono comuni, mai come oggi il compito della politica è quello di restituire ai cittadini la coscienza di questa sfida.

Quando ieri sono entrato per la prima volta da Senatore in quest’Aula mi ha colpito l’affresco sul soffitto, che vi invito a guardare. Riporta quattro parole che sono state sempre di grande ispirazione per la mia vita e che spero lo saranno ogni giorno per ciascuno di noi nei lavori che andremo ad affrontare: Giustizia, Diritto, Fortezza e Concordia.
Quella concordia, e quella pace sociale, di cui il Paese ha ora disperatamente bisogno.

Domani è l’Anniversario dell’Unità d’Italia, quel 17 marzo di 152 anni fa in cui è cominciata la nostra Storia come comunità nazionale dopo un lungo e difficile cammino di unificazione. Nei 152 anni della nostra Storia, soprattutto nei momenti più difficili, abbiamo saputo unirci, superare le differenze, affermare con fermezza i nostri valori comuni e trovare insieme un sentiero condiviso. Il primo pensiero va sicuramente alla fase costituente della nostra Repubblica, quando uomini e donne di diversa cultura hanno saputo darci quella che è ancora oggi considerata una delle Carte Costituzionali più belle e moderne del mondo.

Lasciatemi in questo momento ricordare Teresa Mattei, che dell’Assemblea Costituente fu la più giovane donna eletta, che per tutta la vita è stata attiva per affermare e difendere i diritti delle donne, troppo spesso calpestati anche nel nostro Paese, e che ci ha lasciato pochi giorni fa.

Siamo davanti a un passaggio storico straordinario: abbiamo il dovere di esserne consapevoli, il diritto e la responsabilità di indicare un cambiamento possibile perché in gioco è la qualità della democrazia che stiamo vivendo e che lasceremo in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti.

La crisi è a un punto tale che potremo risalire solo se riusciremo a trovare il modo di volare alto e proporre soluzioni condivise, innovative e, lasciatemi dire, sorprendenti che sappiano affrontare le priorità e allo stesso tempo avviare un cammino a lungo termine: dobbiamo davvero iniziare una nuova fase costituente che sappia stupire e stupirci.

Oggi è il 16 marzo e non posso che ringraziare il Presidente Colombo che stamattina ci ha commosso con il ricordo dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro e della strage di via Fani che provocò la morte dei 5 agenti di scorta Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Al loro sacrificio di servitori dello Stato va il nostro omaggio deferente e commosso. Oggi bisogna ridare dignità e risorse alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura.

Sono trascorsi 35 anni da quel tragico giorno che non fu solo il dramma di un uomo e di una famiglia, ma dell’intero Paese: in Aldo Moro il terrorismo brigatista individuò il nemico più consapevole di un progetto davvero riformatore, l’uomo e il dirigente politico che aveva compreso il bisogno e le speranze di rigenerazione che animavano dal profondo e tormentavano la società italiana. Come Moro scrisse in un suo saggio giovanile «Forse il destino dell’uomo non è di realizzare pienamente la giustizia, ma di avere perpetuamente della giustizia fame e sete. Ma è sempre un grande destino».

Oggi inoltre migliaia di giovani a Firenze hanno partecipato alla“Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, e mi è molto dispiaciuto non poter essere con loro come ogni anno. Hanno pronunciato e ascoltato gli oltre 900 nomi di vittime della criminalità organizzata. Nomi di cittadini, appartenenti alle forze dell’ordine, sindacalisti, politici, amministratori locali, giornalisti, sacerdoti, imprenditori, magistrati, persone innocenti uccise nel pieno della loro vita. Il loro impegno, il loro sacrificio, il loro esempio dovrà essere il nostro faro.

Ho dedicato la mia vita alla lotta alla mafia in qualità di magistrato. E devo dirvi che dopo essermi dimesso dalla magistratura pensavo di poter essere utile al Paese in forza della mia esperienza professionale nel mondo della giustizia, ma la vita riserva sempre delle sorprese. Oggi interpreto questo mio nuovo e imprevisto impegno con spirito di servizio per contribuire alla soluzione dei problemi di questo Paese. Ho sempre cercato Verità e Giustizia e continuerò a cercarle da questo scranno, auspicando che venga istituita una nuova Commissione d’Inchiesta su tutte le Stragi irrisolte del nostro Paese.

Se oggi, davanti a voi, dovessi scegliere un momento in cui raccogliere la storia della mia vita professionale precedente non vorrei limitarmi a menzionare gli amici e i colleghi caduti in difesa della democrazia e dello Stato di diritto che ho conosciuto. Non c’è infatti un solo nome e volto che può racchiuderli tutti e purtroppo, se dovessi citarli tutti, la lista sarebbe troppo lunga. Mi viene piuttosto in mente e nel cuore un momento che li abbraccia uno a uno ed è il ricordo della voce e delle parole di una giovane donna. Mi riferisco al dolore straziato di Rosaria Costa, la moglie dell’agente Vito Schifani morto insieme ai colleghi Rocco Dicillo e Antonino Montinaro nella strage di Capaci il 22 maggio 1992 in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo.
Non ho dimenticato le sue parole il giorno dei funerali del marito, quel microfono strappato ai riti e alle convenzioni delle cerimonie:
«chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare…Ma loro non cambiano… […] …loro non vogliono cambiare…Vi chiediamo […] di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l’amore per tutti»

Giustizia e cambiamento, questa è la sfida che abbiamo davanti. Ci attende un intenso lavoro comune per rispondere, con i fatti, alle attese dei cittadini che chiedono anzitutto più giustizia sociale e più etica, nella consapevolezza che il lavoro è uno dei principali problemi di questo Paese.

Penso alle risposte che al più presto, ed è già tardi, dovremo dare ai disoccupati, ai cassintegrati, agli esodati, alle imprese e a tutti quei giovani che vivono una vita a metà: hanno prospettive incerte, lavori, chi ce l’ha, poco retribuiti, quando riescono a uscire dalla casa dei genitori vivono in appartamenti che non possono comprare, cercando di costruire una famiglia che non sanno come sostenere.

Penso all’insostenibile situazione delle carceri nel nostro Paese, che hanno bisogno di interventi prioritari, a una giustizia che oggi va riformata in modo organico, agli immigrati che cercano qui una speranza di futuro, ai diritti in quanto tali, che non possono essere elargiti col ricatto del dovere e che non possono conoscere limiti, altrimenti diventano privilegi.

Penso alle Istituzioni sul territorio, ai Sindaci dei Comuni che stanno soffrendo e faticano a garantire i servizi essenziali ai loro cittadini. Sappiano che lo Stato è dalla loro parte, e che il nostro impegno sarà di fare il massimo sforzo per garantire loro l’ossigeno di cui hanno bisogno.

Penso al mondo della Scuola, nelle cui aule ogni giorno si affaccia il futuro del nostro Paese, e agli insegnanti che fra mille difficoltà si impegnano a formare cittadini attivi e responsabili

Penso alla nostra posizione sullo scenario europeo: siamo tra i Paesi fondatori dell’Unione e il nostro compito è portare nelle Istituzioni comunitarie le esigenze e i bisogni dei cittadini. L’Europa non è solo moneta ed economia, deve essere anche l’incontro tra popoli e culture.

Penso a questa politica, alla quale mi sono appena avvicinato, che ha bisogno di essere cambiata e ripensata dal profondo, nei suoi costi, nelle sue regole, nei suoi riti, nelle sue consuetudini, nella sua immagine, rispondendo ai segnali che i cittadini ci hanno mandato e ci mandano in ogni occasione. Sogno che quest’Aula diventi una casa di vetro, e questa scelta possa contagiare tutte le altre Istituzioni.

Di quanto radicale e urgente sia il tempo del cambiamento lo dimostra la scelta del nuovo Pontefice, Papa Francesco, i cui primi atti hanno evidenziato un’attenzione prioritaria verso i bisogni reali delle persone.

Voglio in conclusione rivolgere a nome dell’Assemblea dei senatori e mio personale un deferente saluto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, supremo garante della Costituzione e dell’unità italiana che con saggezza e salda cultura istituzionale esercita il suo mandato di Capo dello Stato.

Desidero anche ringraziare il mio predecessore, il senatore Renato Schifani, per l’impegno profuso al servizio di questa assemblea.

Un omaggio speciale indirizzo ai Presidenti emeriti della Repubblica, ai senatori a vita e a Emilio Colombo che ha presieduto con inesauribile energia la fase iniziale di questa XVII legislatura, lui che ha visto nascere la Repubblica partecipando ai lavori dell’Assemblea Costituente.

Chiudo ricordando cosa mi disse il Capo dell’ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo Antonino Caponnetto, poco prima di entrare nell’aula del maxi processo «Fatti forza, ragazzo, vai avanti a schiena dritta e testa alta e segui sempre e soltanto la voce della tua coscienza».

Sono certo che in questo momento e in quest’Aula l’avrebbe ripetuto a ciascuno di noi.”

 

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Corruzione. Messaggio a don Luigi Ciotti

Sull’iniziativa di Libera e Gruppo Abele “Riparte il futuro”

Caro Luigi,

per la prima volta quest’anno non sarò sul palco con voi a ricordare il nome delle troppe vittime della criminalità. Non potrò essere con voi perché sarò impegnato in Senato per l’avvio di una legislatura che si annuncia molto complessa. Come sai ho aderito immediatamente all’appello lanciato da voi di Libera e dal Gruppo Abele per far “ripartire il futuro” nel nostro Paese con l’impegno di approvare, nei primi 100 giorni del nuovo governo, leggi più severe contro il voto di scambio e la corruzione.

Il dispiacere per non poter testimoniare con la mia presenza la vicinanza a ciascuno dei familiari delle vittime si accompagna in me alla certezza che onorerò il loro sacrificio ogni giorno nella mia attività parlamentare: il mio lavoro quotidiano sarà teso a raggiungere quelli che sono stati sempre i nostri obiettivi comuni contro la criminalità e per affermare nei giovani e nella società i principi della legalità e del bene comune.

Per questo il mio primo atto da Senatore è stato depositare un Disegno di Legge a mia firma su quattro temi: corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e autoriclaggio, al quale spero aderiranno tutti i “braccialetti bianchi”.

Un caro saluto a te, ai volontari e a tutti i presenti.

Disegno di Legge su corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e autoriciclaggio

L’ azione del primo giorno in Senato

Nel mio primo giorno al Senato ho depositato un Disegno di Legge contro la corruzione, il voto di scambio, il falso in bilancio e l’autoriciclaggio. Il Paese non può attendere oltre: la corruzione ha un costo economico e sociale altissimo, altera il mercato, deprime gli investimenti e lascia ampi spazi di manovra alla criminalità, soprattutto in un periodo di crisi profonda come quello che stiamo attraversando.

La proposta presentata oggi ha al suo interno anche la riforma dell’articolo sul voto di scambio politico-mafioso così come richiesto da Libera e dal Gruppo Abele con la campagna Riparte il futuro, che ha raccolto l’adesione di 276 parlamentari e più di 161 mila cittadini. Invito quindi tutti i miei colleghi con il braccialetto bianco a firmare con me il Disegno di Legge e tutti i cittadini che vorranno approfondire la proposta a lasciare i loro commenti e osservazioni sul sito www.piattaformaperlagiustizia.it, che sarà attivo già da domani.

Appena entrato in Senato ho visto che sul soffitto sono affrescate quattro parole: giustizia, diritto, fortezza e concordia. Hanno ispirato da sempre la mia vita e il mio lavoro, spero varrà lo stesso per i miei colleghi, di tutti gli schieramenti. Il Paese ha bisogno di risposte rapide.

Dobbiamo rivedere subito la legge contro la corruzione

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Intervista rilasciata a La Repubblica dell’8 marzo 2013

“La mia critica su questa riforma del codice penale non è di oggi. Ho avanzato la mia contrarietà non appena ho letto il testo. Lo spacchettamento sta producendo solo guasti. Per questo la norma va cambiata al più presto.”

Queste le prime parole dell’intervista del neo senatore PD Pietro Grasso pubblicata su La Repubblica di venerdì 8 marzo

Clicca qui per leggere l’intervista completa in formato PDF

Usiamo i pentiti contro le tangenti

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Occorre discontinuità con il PDL. Monti ammetta gli ostacoli frapposti alla riforma

di Paolo Cucchiarelli

Il nuovo governo deve marcare una discontinuità con gli anni di potere di Berlusconi e riscrivere subito le norme contro la corruzione, deve dare un segnale immediato al paese e all’Europa’’. Dopo 43 anni Piero Grasso vedrà le elezioni dall’altra parte del tavolo; non piu’ da magistrato e da Procuratore nazionale Antimafia. All’ANSA, in attesa di poter far proposte operative, spiega che la legge sui pentiti deve essere rivista e adeguata superando le pressioni che ci sono state da parte dei “colletti bianchi” che hanno fatto nascere una legge inadeguata su quel delicato e decisivo fronte che è la corruzione.

La vecchia legge del “segui i soldi” va perseguita dal nuovo esecutivo perché -dice- la corruzione e’ una emergenza che mina qualsiasi capacita’ di iniziativa se non adeguatamente fronteggiata; “è come sciare su un solo sci”, dice l’ex magistrato. “Insieme al tema del lavoro, è la principale emergenza nazionale. Perciò il nuovo Parlamento ha il compito chiaro di colpire il diffusissimo sistema di corruzione che autorevoli istituzioni quantificano in 50/60 miliardi l’anno, un danno drammatico per l’intero sistema economico che pesa sulle spalle dei cittadini che vivono onestamente”.

Il capolista al Senato del Pd nel Lazio spiega che c’è una grave debolezza nella attuale normativa che va corretta quanto prima: “La corruzione non ha parti lese ma si configura come un accordo tra due persone che vengono punite con la stessa pena. Pertanto, per farla emergere, è necessario innanzitutto prevedere dei benefici premiali per chi la denuncia”. Insomma i pentiti della tangente potrebbero aiutare molto a “rovesciare” il tavolo della corruzione.

“Inoltre vi e’ una pletora di dipendenti e impiegati che dall’interno della pubblica amministrazione percepiscono l’esistenza di pratiche corruttive e per spingerli a segnalarle occorre garantire loro una protezione, uno scudo che li difenda dalle ritorsioni. Bisogna perciò chiedersi: perché fino ad oggi non si è mai parlato di benefici premiali? E perche’ sono stati abbreviati i termini per la prescrizione?”.

La risposta che si da’ l’ex Procuratore Antimafia e’ disarmante: “Credo che nel Parlamento uscente abbia agito un blocco di potere che non ha voluto un sistema giudiziario adeguato e davvero efficace contro i corrotti. Non si spiega altrimenti lo sdoppiamento delle ipotesi di concussione, che ha finito per punire anche chi è costretto a pagare per ottenere un suo diritto, così come l’introduzione di nuove figure di reato come il traffico di influenza e la corruzione tra privati, che hanno bisogno di una più rigorosa formulazione”.

Il governo Monti – spiega ancora – “ha perso un’occasione e il ministro Severino ha fatto quel che ha potuto: forse è arrivato il momento che Monti ammetta la difficoltà e gli ostacoli creati dal Pdl. Il Partito democratico aveva presentato emendamenti che non sono stati accolti: tra pochi giorni avremo però la possibilità di scrivere una legge efficace, senza condizionamenti, per fare una lotta vera contro i corrotti”.

fonte: ANSA

Incontri elettorali a Fondi, Latina e Borgo Sabotino

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Il 20 febbraio 2013 sarò a Fondi, Latina e Borgo Sabotino per partecipare ad alcuni incontri ed appuntamenti.
Questo il calendario:

Fondi
Alle 9.00 incontro con gli operatori del MOF – Mercato Ortofrutticolo di Fondi

Latina
Alle 11,00 incontro con gli Avvocati al tribunale di Latina

Borgo sabotino
Alle 16,00 a Borgo Sabotino per la visita al villaggio della legalità più volte vandalizzato dalla criminalità

Latina
Alle ore 19:00 incontro con i cittadini di Latina presso l’Auditorium Liceo D. Alighieri di via Mazzini, 4.
Insieme a me saranno presenti Donatella Ferranti, capolista PD Senato 2 ed Enrico Gasbarra, segretario PD Lazio