Intervento alla presentazione del documentario sulla Grande Guerra di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon
Presidente Marini, Sottosegretario Baretta, Professor Mondini,
vorrei come prima cosa rivolgere un sentito ringraziamento al Circolo dei veneti a Roma per aver organizzato questa giornata e al Comitato Storico Scientifico per gli Anniversari di Interesse Nazionale per aver offerto il proprio patrocinio a questa iniziativa.
Sono molto lieto di essere qui con voi alla presentazione di questo documentario, frutto di un lavoro lungo e meticoloso, che ci offre una prospettiva inedita degli anni della Grande Guerra. È uno sforzo prezioso che ripercorre un evento che ha cambiato la storia del nostro continente, modificando i confini geografici, geopolitici, culturali e sociali dei popoli coinvolti. La principale eredità della guerra fu proprio la dissoluzione dell’ordine europeo allora esistente, il suicidio dell’Europa, come venne definito.
Questo documentario contribuisce a trasmettere l’orrore del conflitto mondiale a chi non l’ha vissuto, descrivendone con rigore storico il suo divenire, il suo volto più crudo. Sono passati cento anni eppure, attraverso un racconto semplice ed efficace, supportato da filmati e fotografie originali di altissimo valore culturale, ci è offerta l’opportunità di calarci pienamente nell’atmosfera di allora. L’Italia – così come le altre potenze protagoniste del conflitto – non sarebbe stata più la stessa. Il nostro fronte fu il luogo sul quale si consumò una vera e propria tragedia nazionale che ha segnato la nostra comunità con profonde ferite. Mi ha colpito molto la metafora di una “fornace che inghiottiva migliaia di soldati”. È stato proprio così: a ben guardare ognuno di noi – nella propria famiglia – custodisce i racconti di chi visse in prima persona quell’orrore.
La Storia della Grande Guerra – quella con la s maiuscola – si compone infatti di un mosaico di migliaia e migliaia di singole storie di uomini che combatterono nelle trincee, si fecero coraggio nonostante le difficoltà e le privazioni, resistettero in condizioni difficilissime e difesero fino allo stremo il nostro Paese. La durezza e le privazioni di quei mesi ci convinsero che la guerra non aveva nulla di positivo ma era solo veicolo di morte e sofferenza.
Concludo ringraziando Giorgia Lorenzano e Manuel Zarpellon – autori e registi del documentario – e con loro il professor Mondini, che hanno saputo restituirci un affresco così potente ed evocativo, così reale e profondo. Grazie perché raccontare e approfondire la storia della nostra terra, delle sue ferite, della sua gente è la premessa per mettere le giovani generazioni e quelle future nella condizione di non ripetere gli errori del passato.
Buon lavoro a tutti.