Il percorso costituente di Liberi e Uguali

L’Assemblea di Liberi e Uguali assume l’orientamento di proseguire il percorso unitario iniziato a dicembre 2017. A tale scopo i soggetti promotori si impegnano a promuovere una fase costituente aperta e democratica, attenta al coinvolgimento dei territori, del mondo dell’associazionismo, delle forze sociali e delle esperienze civiche. Tale processo dovrà prevedere:

1. La costituzione di un organismo provvisorio nazionale che rispetti la parità di genere e il pluralismo e sia aperto all’apporto anche di singole personalità;
2. La costituzione di analoghi organismi provvisori a livello territoriale;
3. La realizzazione del percorso in due fasi: la prima da concludersi entro il mese di settembre 2018, di definizione del profilo politico-culturale di fondo, mediante il voto su tesi degli aderenti al percorso; la seconda, come vera e propria stagione congressuale da concludersi entro il 2018, che individui linea politica e organi dirigenti di Liberi e Uguali;
4. L’attribuzione della piena titolarità del simbolo di Liberi e Uguali alle decisioni democratiche della fase costituente.
5. La realizzazione di campagne politiche nazionali e tavoli tematici che rilancino il progetto, ispirando e supportando l’attività parlamentare.

Assemblea Nazionale di Liberi e Uguali

Buongiorno a tutte e a tutti, finalmente ci siamo ritrovati.
Mentre siamo qui, si sta definendo la lista dei ministri di un Governo che ci vedrà sicuramente e fieramente all’opposizione. Lega e 5 Stelle hanno deciso di mettere da parte il loro furore ideologico contro tutto e tutti e si sono accordati su un programma politico che hanno voluto chiamare “contratto”, pensando così di nobilitarlo. In quelle pagine c’è un’idea di democrazia che non ci piace, c’è un attacco ai principi costituzionali che abbiamo sempre difeso e continueremo a difendere, come la libertà di mandato. È di questi giorni la pretesa di contestare le prerogative del Presidente della Repubblica, che vanno difese strenuamente.
Nel programma c’è la volontà di fare ulteriori discriminazioni tra coloro che vivono nel nostro Paese, c’è l’errata convinzione che l’Italia sia più sicura armando le persone, che i ricchi debbano pagare le stesse tasse dei poveri, e che comunque tutto si risolverà cacciando qualche migliaio di stranieri.
Li incalzeremo, li sfideremo, in Parlamento e nel Paese, sui temi che toccano la vita dei cittadini: il diritto al lavoro, la lotta alla precarietà, il contrasto alle diseguaglianze, la sanità pubblica, il superamento della Legge Fornero, il rilancio del Mezzogiorno, un piano verde di investimenti pubblici, i temi dell’ambiente, della sicurezza, della giustizia e i diritti civili e di cittadinanza. Non è il momento di restare inermi
Noi abbiamo imparato a conoscerci in questi mesi nei quali abbiamo lavorato fianco a fianco. Spero di avervi restituito l’idea dell’uomo che sono stato per tutta la vita e che – con la stessa coerenza e trasparenza – si presenta a voi usando il linguaggio della verità e dell’onestà intellettuale.
Oggi è la terza assemblea nazionale di Liberi e Uguali.

Nella prima, a dicembre, in un clima di grande speranza e di enorme entusiasmo, vi dissi che aprivo con voi una nuova fase della mia vita, convinto che insieme avremmo potuto fare qualcosa di straordinario. Vi dissi che non avevo un ego da soddisfare, rendite di posizione da preservare, ambizioni personali da seguire: valeva allora e, ve lo garantisco, vale ancora oggi.
Quel 3 dicembre abbiamo posto insieme delle belle premesse per un progetto aperto, plurale, innovativo. Premesse che sono state tradite dopo poche settimane, ben prima delle elezioni, contribuendo al pessimo risultato ottenuto.
Nella seconda, quella del 7 gennaio, abbiamo condiviso la linea programmatica, i criteri per le candidature e l’impegno a costruire le liste a partire dalle rose di nomi inviate dai territori. Poi le eccezioni al limite dei mandati e alle pluricandidature sono diventate la regola, e le rose sono appassite al tavolo nazionale delle liste.
Nonostante ciò non è mancato da parte vostra l’impegno. Per questo devo dirvi Grazie. Ho scoperto mio malgrado che non è così frequente in politica o si usa farlo con evidente ipocrisia.
Grazie. Grazie del supporto, dei consigli, della partecipazione che avete dimostrato in campagna elettorale. Grazie anche delle critiche che mi avete rivolto: qualcuno mi ha definito “un leader impacciato”, altri hanno sottolineato giustamente la mia difficoltà nel “bucare lo schermo”. Forse è vero ma vi garantisco che ce ho messo tutto l’entusiasmo, la passione e l’energia per dare l’avvio ad un progetto ambizioso in poco tempo e in un momento davvero difficile. In ogni nostro incontro – da Pordenone ad Agrigento – ho sentito il vostro affetto, per nulla scontato o dovuto. Quindi grazie, grazie davvero.
Senza ciascuno di voi, senza la vostra pazienza, la vostra caparbietà, la vostra passione, la bandiera della Sinistra sarebbe rimasta calpestata, a terra, fuori dal Parlamento. Senza di voi non ci sarebbe alcuna comunità dalla quale ripartire, nessuna possibile prospettiva di rimetterci in cammino.

Abbiamo perso. Mettiamo insieme a fuoco le ragioni della nostra sconfitta, a partire dalle mie responsabilità.
E’ una discussione reclamata in tutte le decine di documenti che ho ricevuto in queste settimane da moltissime parti d’Italia. La sensazione che ne ho tratto è che dai territori, dai militanti e dagli elettori c’è una spinta forte e consapevole ad andare avanti, coscienti del ruolo che questa comunità potrà svolgere nelle nostre città e a livello nazionale. Voi siete sicuramente pronti a mischiare le appartenenze e a impegnarvi in un progetto davvero comune.
Liberi e Uguali è stata fino a ora una lista elettorale, nata dalla volontà di tre forze politiche che avevano – mi avevano – manifestato l’intenzione di porre le basi per un processo unitario di più ampio respiro. Non è stato così.
Liberi e Uguali è giuridicamente un’Associazione composta da 4 persone: Pietro Grasso, Roberto Speranza in rappresentanza di Mdp, Nicola Fratoianni per Sinistra Italiana, Pippo Civati come Possibile.
E poi ci siete voi, tutte e tutti voi, che, al momento non avete un vero diritto di incidere giuridicamente sul percorso di questa nostra comunità perché non abbiamo ancora scritto le regole del nostro stare democraticamente insieme. Poteva essere comprensibile all’inizio non ora. Non più. Non so come spiegarlo a chi mi chiede come dare il suo contributo, come unirsi a noi, come allargare l’azione e la forza di Liberi e Uguali.
Spesso in campagna elettorale, ma incredibilmente anche dopo, mi sono sentito chiedere “non sono iscritto a nessun partito, come posso iscrivermi a Liberi e Uguali?”. Al momento l’unica risposta è “non puoi”. Il paradosso è che invece di allargare le braccia e accogliere nuove energie le stiamo respingendo.

Eppure tutti noi ci siamo assunti l’impegno di dar vita ad un soggetto unico e aprire un percorso realmente democratico. Ho taciuto in queste settimane, generando, lo so, alcuni malumori. Forse anche altri avrebbero fatto bene a parlare un po’ meno, a non annunciare troppo presto il fallimento del nostro progetto e l’irresistibile voglia di tornare nel Pd, ma non sono qui per fare polemiche.
Nonostante tutto, la mia unica certezza è che non esista per noi altro futuro che costruire per davvero Liberi e Uguali. Credo nella democrazia e nei suoi riti, anche quando è scomoda e “rischiosa”: per questo ho aspettato che si concludesse il necessario dibattito interno a ciascuna forza politica senza interferire.
È vero: la nostra sfida è iniziata in un contesto di grande arretramento delle forze della sinistra, in Italia così come in grande parte del mondo.
È vero: gran parte di noi sapeva che il Movimento 5 Stelle e Lega avrebbero riscosso un grande consenso nel Paese.

Sono forze che hanno fatto leva sulla paura, sulla rabbia e che hanno promesso misure irrealizzabili. Ma veramente possiamo pensare che la Flat Tax sia la soluzione per rendere l’Italia un Paese più equo? O che migliori, alla fine, la qualità della sanità pubblica? O della scuola? La risposta è No. Assolutamente no! Dobbiamo riconoscere, però, che M5S e Lega hanno saputo intercettare il desiderio di protezione e la drammaticità della condizione economica e sociale dei nostri concittadini. Mi ha fatto male vedere che qualcuno ha preso in giro le decine di persone che si sono recate il 5 marzo ai Caf per chiedere il reddito di cittadinanza. Non dobbiamo commettere anche noi l’errore di quelli che tifano per il disastro stando alla finestra, mangiando pop corn o facendo battute su Twitter, di quelli che rinfacciano agli ex elettori di sinistra di essersi fatti fregare votando i 5 stelle. Non è colpa loro. E’ il frutto di questi anni confusi in cui il centrosinistra ha assunto temi, proposte e slogan di destra. In cui ha ignorato il malessere diffuso, gli effetti della crisi economica, la precarietà crescente del lavoro che diventa precarietà di vita, continuando a raccontare un Paese che non c’era. Nonostante gli indicatori e gli zero virgola di una crescita impercettibile, ci sono storie e vite difficili che non hanno avvertito alcun miglioramento e che vanno rispettate.
Abbiamo anche noi molte responsabilità: noi – io per primo – abbiamo commesso errori gravissimi. Abbiamo vissuto, sin dal principio una crisi di identità: da un lato c’era chi pensava di costruire un “pd delle origini”, dall’altro chi immaginava una proposta radicalmente alternativa a quell’esperienza; siamo stati per questo incapaci di connotare la nostra proposta in modo chiaro e forte; la composizione delle liste in molti casi ha umiliato le decisioni dei territori, che pure avevamo coinvolto.

Non siamo stati in grado di rappresentare agli occhi degli elettori una vera alternativa all’offerta politica esistente. Alle nostre prime elezioni siamo stati vissuti come parte integrante del sistema – anche per la scelta di aver tenuto i nuovi volti in panchina – e non come quelli che volevano veramente cambiare politiche; abbiamo vissuto l’imbarazzo di scagliarci contro leggi che alcuni avevano votato in Parlamento; non siamo riusciti a superare la logica del manuale Cencelli su ogni decisione: questo, per me che non avevo mai vissuto la politica così prima d’ora, è stata ed è ancora la cosa più incomprensibile.
Da me ci si aspettava altro ma io non potevo e non volevo essere soltanto il “giudice di Cassazione” di Liberi e Uguali, quello a cui rimettere l’ingrato compito di risolvere le controversie insanabili.
Come capo politico della lista elettorale me ne assumo tutta la responsabilità. Vi chiedo scusa: pur muovendomi dentro paletti stretti, come vi ho raccontato, avrei dovuto interpretare meglio il nostro progetto, sotto il profilo della comunicazione ma non solo. La campagna elettorale è stata breve, non esaltante: non ricordo quante volte mi abbiano chiesto con chi ci saremmo alleati e non cosa volevamo fare per il Paese. Il grande rimpianto è non aver avuto i giusti spazi per parlare del nostro programma che, pur frutto di molti compromessi, era e resta un ottimo programma, a tutela dei più deboli, con misure concrete e realizzabili per diminuire le disuguaglianze. Eppure quelli cui pensavamo di rivolgere il nostro messaggio non ci hanno votato. Non mi pento però di non aver ceduto a “sparate” populiste: chi le ha fatte in campagna elettorale ha già dovuto fare enormi passi indietro.
Oggi credo che abbiamo il dovere di rispettare gli impegni presi con i nostri elettori e andare avanti. Ricordo a tutti che la metà di poco è pochissimo, e un terzo di niente è niente. Ne possiamo bloccarci in attesa che succeda qualcosa in altri partiti.

A quelli che temono una sfida democratica, senza rete; a chi prima di convocare un’assemblea vuole essere certo del suo esito; a tutti voi e a me stesso, voglio rileggere la premessa del programma che abbiamo depositato per le elezioni del 4 marzo.
“Liberi e Uguali partecipa alle elezioni politiche con una proposta autonoma e alternativa ai partiti esistenti, con una lista che è il primo passo verso la costruzione di un nuovo soggetto politico comune delle forze progressiste, civiche e di sinistra nel nostro Paese”.
Ecco. Io non ho sigle di appartenenza. Il 3 dicembre non avevo una casa ma l’ho scelta. Quella casa si chiama Liberi e Uguali. L’ho pensata come realmente spalancata alle esperienze della società civile e dell’associazionismo, l’ho sognata aperta al contributo e alla valorizzazione dei militanti; l’ho desiderata come alternativa nelle forme e nei contenuti a ciò che ha reso la sinistra inconsistente nel dibattito pubblico e incapace di connettersi sentimentalmente ai cittadini, alle loro esigenze e alle loro paure. E ho scoperto in questi mesi di non essere solo.
Ad Agrigento ho incontrato un signore di 80 anni, venuto da Licata, che mi ha preso da parte e mi ha detto: “Piero diglielo a Roma che sono qui perché pure a 80 anni voglio continuare a votare a sinistra senza turarmi il naso”.

Qui in sala c’è un gruppo di ragazzi di 20 anni che viene da Venezia. Hanno preso il treno ieri notte per esserci. Non hanno incarichi, non hanno rimborsi. Oggi è sabato. Eppure sono qui, dopo aver mandato a tutti i dirigenti nazionali la loro idea sul futuro di Liberi e Uguali. Dovremmo ascoltarli questi ragazzi, avere il coraggio di lasciarci guidare dalla loro fantasia, dalla loro voglia di cambiarlo in meglio questo mondo. Qui si sono sentite a casa qui e qui vogliono crescere. Qui vogliono essere rappresentate. Qui vogliono portare le loro idee, la loro passione, il loro impegno. E se noi neghiamo ai 18enni che ci hanno offerto pieni di entusiasmo il primo voto la prospettiva di una comunità vera, forte, libera, noi gli neghiamo il futuro, allontanandoli forse per sempre dalla politica.
Ci siamo impegnati pubblicamente a realizzare un progetto presente a tutti i livelli territoriali e profondamente radicato in una cultura di sinistra e nei valori dell’uguaglianza, della solidarietà e dell’inclusione.
Anche perché l’alternativa, fatevelo dire, è ridicola: viene in mente Guzzanti, la scissione dell’atomo, lo “scindetevi e moltiplicatevi, creando migliaia di microscopici partiti di sinistra che cambiano continuamente nome e forma, per attaccare la destra come fanno i virus e gli insetti”.

Liberiamoci allora dalle paure. Andiamo in mare aperto. Iniziamo per davvero un percorso democratico che faccia tesoro degli errori di questi mesi.
Discutiamo insieme delle modalità, dei tempi, delle forme e delle regole attraverso le quali costruire un soggetto politico che metta radici, rappresentando i sogni, le speranze e i bisogni dei nostri figli e nipoti. E che lo faccia da SI – NI – STRA.
Mettiamo in discussione tutto. Facciamolo con intelligenza e coraggio, senza ridurre tutto all’ennesima prova di forza tra dirigenti, all’ennesima conta. Partiamo da una definizione libera del nostro profilo politico, di ciò che ci unisce nel profondo. Facciamolo parlando di temi, di politica, di futuro e non di tattica, di elezioni, di liste. E allora io immagino una prima fase ampia, aperta il più possibile a nuove adesioni, nella quale ci si confronti e si voti sulle idee, non sulle persone. Avremo così creato insieme il documento su cui fondare la nuova forza politica.
Al termine di questa fase, sarà il momento di scegliere la classe dirigente per guidare la nostra comunità.
Facciamolo in tempi stabiliti, senza correre ma avendo un cronoprogramma definito, che ci impegni tutti a terminare il percorso entro la fine dell’anno. E vincano le idee migliori, le donne e gli uomini migliori. Solo così, vincerà Liberi e Uguali.
Io accompagnerò questo percorso, con la speranza che a guidare Liberi e Uguali non sia il più giovane di una vecchia generazione ma il primo – o la prima – di una nuova classe dirigente di una nuova sinistra.
Voi sapete che ho accettato di inserire il mio nome nel simbolo perché a poche settimane dal voto si sperava di dare maggiore riconoscibilità a una lista nuova, ma abbiamo depositato sin da subito anche la versione senza il nome perché il simbolo non è mio, ne’ di chi era con me dal notaio quel giorno.

Questo simbolo è delle centinaia di militanti che hanno passato l’inverno impegnandosi in campagna elettorale, che hanno montato gazebo e distribuito volantini, che ci hanno scritto di andare avanti e non disperdere le energie raccolte. Questo simbolo è di quel milione di persone che lo hanno barrato in cabina elettorale. Questo simbolo è di tutti noi.
C’è la tentazione, da parte di qualcuno, di tenerlo in ostaggio. C’è, in questa tentazione, tutta la tattica che ha per ora tarpato le ali del nostro progetto. E allora, rendiamolo davvero di tutte e di tutti. Lo faccio io per primo, in modo pubblico davanti a voi, rinunciando al mio diritto di veto. Non sarò io io, né ora né mai, a mettere un qualsiasi ostacolo al percorso costituente di Liberi e Uguali, che per me inizia oggi. Sono certo che Nicola, Roberto e Beatrice faranno lo stesso, liberandolo dalla stessa possibilità di veto che gli riconosce l’atto notarile. In questa sala nessun delegato è un “grassiano”, nessuno ha la tessera del mio partito, che non esiste, ma credo di interpretare oggi il desiderio di molti se non di tutti.
Vi lascio la mia proposta di percorso che spero possa incontrare la vostra adesione.
Buona fortuna e buon dibattito a tutte e a tutti!

 

25 anni dalla strage di Via dei Georgofili

È con grande dispiacere che quest’anno non prenderò parte alle celebrazioni in ricordo della drammatica e dolorosa strage di Via dei Georgofili.

Sono passati venticinque anni da quella notte nella quale Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio furono uccisi dallo scoppio dell’autobomba nei pressi della Galleria degli Uffizi.  Firenze e l’Italia intera non possono dimenticare lo sgomento di quei giorni, il dolore straziante per la morte di così tanti innocenti, la paura e l’incertezza che aleggiava nel nostro Paese.

Questi venticinque anni sono trascorsi senza che si sia giunti a disvelare tutte le verità sulla stagione delle stragi. Non sappiamo ancora descrivere pienamente la strategia eversiva che intendeva colpire il cuore della nostra nazione; non abbiamo saputo assicurare tutti i colpevoli, mafiosi e non, alla giustizia. Ai familiari delle vittime e dei feriti, ai cittadini e alle cittadine di Firenze, a quanti oggi si uniranno al ricordo della strage, invio il mio più caloroso abbraccio e un sentito ringraziamento.

È trascorso molto tempo da quel biennio maledetto ma nulla potrà mai spegnere la determinazione di chi porta avanti il ricordo e continua a cercare la verità, dando speranza e una grande lezione di impegno civico a tutti noi.

Consultazioni: fallimento legge elettorale e classe politica irresponsabile

Intervento al termine delle Consultazioni al Quirinale del 7 maggio 2018

Noi di Liberi e Uguali abbiamo ribadito la stessa posizione di sempre: i nostri voti, per quanto non dirimenti ai fini delle maggioranze parlamentari, non sono, come è ovvio, a disposizione di alcuna maggioranza che coinvolga le forze di centrodestra.

Vogliamo ringraziare il presidente della Repubblica che in queste settimane è chiamato a gestire una fase difficile, e ulteriormente complicata dall’atteggiamento irresponsabile delle forze politiche che, in un sistema proporzionale, si comportano come se fosse maggioritario.

Riteniamo profondamente irrispettoso vedere,come avviene in queste ore, leader di partito indicare date delle prossime elezioni, prima ancora che il presidente abbia tutti gli elementi per pronunciarsi su un eventuale scioglimento di una Legislatura che, nei fatti, non è ancora partita.

È la dimostrazione del fallimento di una pessima legge elettorale e di una classe politica in grado solo di far campagna elettorale e non di assurmersi le responsabilità conseguenti dai risultati. Crediamo che i cittadini sapranno valutare, anche in termini elettorali, il comportamento tenuto in questi mesi da ciascuna forza politica.

(foto: LaPresse)

A Berlusconi nessun premio speciale

Gentile direttore,

ritorna in questi giorni da parte di molti esponenti di Forza Italia l’equivoco del fantomatico “premio speciale a Berlusconi per la lotta alla mafia” che avrei assegnato da Procuratore nazionale antimafia, nonostante le molte precisazioni già fatte negli anni e la facilità nel recuperare l’audio originale di quell’intervista.

Nel corso di una puntata de “La zanzara” del 2012, trasmissione sempre sopra le righe, mi venne chiesto ironicamente se l’ultimo Governo Berlusconi meritasse un premio e io risposi, con onestà intellettuale, che solo sul lato del sequestro e della confisca dei beni furono adottati miglioramenti nel 2008 (il passaggio della competenza alle Direzioni distrettuali antimafia e alla Procura nazionale) ma allo stesso tempo elencai i temi sui quali ero, da magistrato, ancora in attesa di modifiche normative: autoriciclaggio, norme contro la corruzione, aggravamento dei reati fiscali e voto di scambio politico-mafioso. Nessun premio speciale, quindi, se non da parte dei conduttori della trasmissione.
Dispiace che a distanza di anni venga ancora utilizzata da molti esponenti politici una notizia già smentita molte volte. Sottolineo infine che parte delle norme che da magistrato avevo invocato molte volte sono state approvate solo nella scorsa legislatura e su mia proposta (il cosiddetto “Ddl Grasso” contro la corruzione).

Pietro Grasso

(Rettifica con preghiera di pubblicazione integrale ai sensi dell’Articolo 8 della legge 47/1948)

Lavoro, lavoro, lavoro

Lavoro, lavoro, lavoro. Non è il ritornello di una brutta canzone intitolata Jobs Act ma dei pensieri costanti degli italiani che non ne trovano uno decente, che lavorano a part-time, a termine o che, dopo un ciclo di studi, si trovano a fare lavoretti. Oppure a essere impiegati senza una paga adeguata. È anche il pensiero fisso di noi di Liberi e Uguali. Vogliamo restituire dignità e diritti a chi lavora e abbiamo idee e proposte per crearne di nuovo. Vogliamo un contratto unico, investimenti in economia verde, assunzioni e rinnovo della pubblica amministrazione, cura del territorio, incentivi a chi innova e assume. E poi un fisco più giusto.

Ecco le nostre idee:

– ripristinare il divieto di licenziamento senza giusta causa (art.18);

– un contratto unico: dopo un periodo di prova il lavoro diventa a tempo indeterminato e a piene tutele;

– lavoratori autonomi e partite IVA hanno diritto ad una paga giusta ed alle stesse tutele dei lavori salariati (maternità, inattività, cessazione temporanea, invalidità o infortunio);

– parità retributiva tra donne e uomini;

– diritto alla genitorialità (più servizi per l’infanzia e di conciliazione lavoro/famiglia per madri e padri)

– sblocco delle assunzioni pubbliche (50mila posti nelle amministrazioni a vantaggio di laureati e diplomati soprattutto nel Mezzogiorno);

– Riduzione dell’orario e redistribuzione del lavoro: l’automazione renderà obsoleti nei prossimi 15 anni più di tre milioni di occupati nei settori tradizionali.

– banca pubblica che finanzi investimenti di lungo periodo.

– holding di gestione delle partecipazioni pubbliche che promuova investimenti di lungo termine in settori innovativi e in ricerca e sviluppo, al fine di aumentare la produttività del sistema.

– Svincolo dei dividendi delle partecipate dal Tesoro da investire in ricerca e sviluppo.

RICERCA È SVILUPPO
La mancanza di spesa in ricerca deteriora la capacità competitiva, con una conseguente perdita dei lavoratori più produttivi e qualificati. LeU propone un piano pluriennale per portare la spesa in R&S dal 1% fino al 3% del PIL in 5 anni.

L’EUROPA CHE VOGLIAMO
Altre risorse dipendono da un cambio di marcia in Europa: basta chiedere flessibilità a Bruxelles in modo episodico; NO AL FISCAL COMPACT, introduciamo la GOLDEN RULE EUROPEA: le risorse investite in infrastrutture e tutela ambientale devono uscire dal computo dei parametri di Maastricht.

BASTA DELOCALIZZAZIONI
Basta multinazionali che delocalizzano dopo aver ottenuto sgravi fiscali e soldi pubblici. Serve una nuova normativa e un intervento europeo: le imprese che non rispettano gli impegni presi devono restituire i contributi pubblici ricevuti e pagare una sanzione.

UN GRANDE PIANO VERDE
Per immaginare l’Italia del futuro serve una conversione ecologica dell’economia, capace di liberare l’enorme potenziale di cui dispone il Paese. Un Grande Piano Verde, per energia, rifiuti, trasporti, edilizia, agricoltura, è la via maestra per il rilancio delle eccellenze industriali italiane, per la creazione di posti di lavoro diffusi, stabili, per la promozione delle economie sane.

· efficientamento energetico per mobilità e trasporti

· manutenzione e messa in sicurezza del territorio

· bonifica di zone di territorio compromesso da inquinamento

· recupero di strutture pubbliche da destinare ad uso abitativo

· Programma di riqualificazione energetica su interi edifici su tutto il territorio nazionale, in modo da ottenere risparmi dei consumi energetici dell’ordine del 60-70%.

· Crescita della mobilità sostenibile: rinnovo e integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani e extraurbani.

Combattiamo la corruzione! È il male più antico di questo Paese

La corruzione è il male più antico di questo Paese. Un male che lo consuma da dentro, che sfianca l’economia, che umilia gli onesti, che mette all’angolo le persone per bene in favore di chi non ha scrupoli e non ha dignità.
Guardiamoci attorno: il problema non nasce solo dai reati commessi, ma dagli effetti che producono nel sentimento collettivo, nella testa dei cittadini. Una tangente è come un sasso lanciato in uno stagno: si propaga a cerchi concentrici e dà a migliaia di persone l’idea che non vi sia alternativa, che il diritto non conti, che la legge esista solo per i deboli, che serva sempre e comunque qualche amico per avere un letto in ospedale, un posto di lavoro, una casa popolare.

Io ho 73 anni, ne ho viste molte, moltissime. Ho visto la mia Sicilia bagnarsi di sangue, ricordo il sacco di Palermo, gli scandali delle tangenti. Quei momenti in cui sembrava che nulla sarebbe cambiato.
Io non ho smesso di credere che esista un altro modo di amministrare lo Stato. Noi non ci arrendiamo. Noi non ci voltiamo dall’altra parte e soprattutto non cediamo alla tentazione di accettare le cose come sono ora.

Ho parlato con la redazione di FanPage. Quei giornalisti coraggiosi hanno dato visibilità a qualcosa che giaceva sotto pelle in questa regione e che sicuramente accade anche altrove. Chi li aggredisce e minaccia – come ha fatto Vincenzo De Luca – deve sapere che noi siamo con loro perché una stampa libera, autorevole e forte è un fondamentale presidio di democrazia.

C’è un “però” sul quale tutti dobbiamo riflettere che viene subito dopo l’aver visto il primo video dell’inchiesta sui rifiuti. C’è ormai una confusione di ruoli, c’è un cortocircuito pericoloso che fa male, malissimo all’Italia. E bisogna fare ordine, portare il dibattito e l’indignazione sul binario giusto altrimenti nessuno scandalo, nessuna inchiesta, nessuna denuncia è sufficiente a dare ai cittadini l’orgoglio e gli strumenti necessari per cambiare le cose.
Chiariamoci, una volta per tutte: la magistratura indaga e punisce i reati; la stampa descrive la realtà e aiuta i cittadini a comprendere ciò che accade; la politica assume decisioni (non gli amici), governa il territorio, guida una comunità. E in questo nostro Paese questa chiarezza di ruoli è venuta meno.

Fa male vedere un dirigente pubblico essere così a suo agio mentre discute di come avvelenare ancora la nostra terra o di come eludere la legge. Anzi, fa schifo. E’ la politica, prima ancora della magistratura o di un giornalista caparbio a dover dare delle risposte. Se lasciamo che il compito della politica sia svolto dalla stampa o dalla magistratura i danni poi sono incalcolabili.

Su tutto questo c’è stato un assordante silenzio del Partito Democratico: il garantismo non c’entra nulla, è un’argomentazione che con me non funziona visto che ho svolto per 40 anni la professione di magistrato e so bene cosa significa la parola garantismo. Le poche parole pronunciate da Renzi sono solo un goffo tentativo di mettere la testa sotto la sabbia.

Noi abbiamo un’altra idea. Siamo i soli in questa campagna elettorale ad aver parlato di lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.
La questione morale, quella che Berlinguer denunciò più di 30 anni fa, è ancora qui. Quella di Berlinguer non era una semplice denuncia della corruzione di politici, imprenditori e amministratori. C’era una cosa ben più grande e forte in quel messaggio: c’era il pericolo insito nell’uso privato delle istituzioni.
La corruzione frena lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. La corruzione blocca l’ascensore sociale. E per rimettere al centro la dignità delle persone la dobbiamo combattere. Una mazzetta offerta e accettata si trasforma immediatamente in servizi pubblici peggiori, o nella terra dei fuochi. O negli ospedali che cadono a pezzi, nelle scuole con l’amianto, nelle case “antisismiche” che vengono giù come birilli.
Papa Francesco l’ha riassunta così : “Chi paga la corruzione? La paga il povero. Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione”.

Noi la parola legalità non la urliamo nelle piazze. Noi la realizziamo ogni giorno con i comportamenti e le azioni. Per farlo bisogna aggredire il fenomeno tutto italiano delle emergenze programmate. Siamo sempre in emergenza, fateci caso: una volta è l’acqua, poi la siccità, poi ancora i rifiuti, gli incendi, l’immigrazione.
Chi ha visto i video di Fanpage lo sa benissimo: “siamo in emergenza, possiamo fare le chiamate dirette, poi ci sono le proroghe”.

Questi potentati sono la commistione, l’intreccio strettissimo rivelato da indagini e da processi fra mafie, criminalità comune, politica, mondo dell’economia, funzionari pubblici, professionisti, legami familiari. Reti di interessi che sono avvinte da rapporti di corruzione. Nel momento in cui l’emergenza diventa un business, chi ci guadagna ha un unico interesse: fare in modo che quell’emergenza resti tale. Fare in modo che quel problema non sia mai risolto.

Servono, invece, investimenti pubblici programmati e strutturali, e dobbiamo sottrarli a ogni rischio di uso illegale e clientelare. Lo dobbiamo dire senza avere paura: siamo persone sufficientemente serie da sapere come si fa a farli funzionare, senza che degenerino in nuove occasione per sprechi e clientele.

E gli investimenti devono essere gestiti da una nuova amministrazione pubblica. Serve un piano di assunzioni, attraverso l’Agenzia per la Coesione, per dare al sud e ai suoi Comuni 50 mila giovani laureati e diplomati pronti ad ammodernare l’amministrazione pubblica locale. Questa è un’emergenza a cui far fronte subito. Una proposta che, per fortuna, ho sentito ribadita più volte anche a Napoli.

Noi di Liberi e Uguali non faremo neanche un solo passo indietro. Riprendiamo le redini di questo Paese, facciamolo da sinistra. Facciamolo recuperando l’orgoglio dell’onestà e la competenza che serve per far bene le cose. Siamo noi l’argine.
Il 4 marzo dobbiamo porre le basi per ricostruire una politica saggia nel metodo, attenta nei toni e radicale nei contenuti.
Gramsci diceva che ”il Mezzogiorno non ha bisogno di leggi speciali e di trattamenti speciali. Ha bisogno di una politica generale, estera ed interna, che sia ispirata al rispetto dei bisogni generali del Paese”.

Con Liberi e Uguali combatterò per la questione morale

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da Il Corriere della Sera del 25 febbraio 2018

ROMA «Ho anche cantato “Bella ciao”».
Presidente Pietro Grasso, era al corteo antifascista con il Pd, ma alle urne arrivate divisi. Non le dispiace?
«L’antifascismo è un valore comune tra Liberi e uguali e Pd, che va ben oltre il centrosinistra. Chi non si riconosce nell’antifascismo non può avere spazio politico. La divisione è sulle politiche degli ultimi anni. Noi siamo coerenti con i princìpi della sinistra, mentre il Pd li ha traditi».

Avete rinunciato a lottare uniti contro le destre per rancori personali?
«No, non c’è odio e non ci sono problemi personali. A Londra ho visto Corbyn e ci siamo trovati d’accordo su lavoro, sanità, casa, diritto allo studio. Per contrastare la destra è necessario che la sinistra faccia cose di sinistra e non scelte che vanno verso lidi di destra. Riforme come il jobs act e la buona scuola hanno tradito la sinistra, mentre il leader laburista in Gran Bretagna ha fatto perdere consensi alla destra».

Mai al governo con il Pd?
«Nel programma e nelle parole di Renzi non c’è autocritica. E dire che bastava un segnale. Abbiamo chiesto di reintrodurre l’articolo 18 e di eliminare i superticket sanitari, ma niente. Da Nicola Zingaretti invece i segnali su mobilità, sanità e lavoro li abbiamo avuti, quindi lo sosteniamo, senza pregiudiziali».

Zingaretti sarà l’uomo del dialogo tra voi e il Pd?
«Alle Regionali certamente, poi si vedrà».

Gentiloni ha aperto al dialogo con voi. Lei sosterrebbe un bis del premier uscente?
«Ha portato al governo uno stile diverso, ha dato serenità al Paese e ai rapporti con gli altri partiti. Ma le politiche sono state in piena continuità con quelle di Renzi, basti ricordare le otto fiducie sulla legge elettorale o il mancato voto di fiducia sullo ius soli. Se poi le politiche dovessero cambiare…».

Un governo con il M5S potrebbe mai avere i voti di Liberi e uguali?
«La vedo difficile, noi ai nostri princìpi e valori non siamo disposti a rinunciare. Ma lei ha capito cosa pensano i Cinque Stelle su Europa, immigrazione, diritti civili? Cambiano sempre idea e su troppi temi guardano a destra».

Lei vorrebbe al governo Boldrini, ma non Bersani e D’Alema. Perché?
«Questo gioco lo lasciamo fare a Di Maio, che va a presentarsi al Quirinale e viene ricevuto dal segretario generale. Non è una cosa seria, ma una forma di propaganda. Che senso ha? I tempi della Costituzione devono essere rispettati, non si può fare campagna coinvolgendo così pesantemente il ruolo prezioso e delicato del Quirinale».

Concorda con D’Alema, che ha aperto al governo del presidente?
«Se lo scopo fosse cambiare la legge elettorale in modo condiviso saremmo responsabili, perché siamo una sinistra di governo».

La preoccupa tutta questa violenza in vista del voto?
«Mi preoccupa che ci siano forze che si ispirano chiaramente al fascismo e inneggiano all’odio razziale, prosperando sul disagio e cavalcando le paure. Un atteggiamento irresponsabile e, in alcuni casi, fuori dalla legge e dalla Costituzione. L’antifascismo è un valore che non può essere sporcato da atti violenti e la violenza va condannata, sempre. La manifestazione di Roma è stata una grande lezione di democrazia».

A vedere le liste, la questione morale sembra un tema impopolare. E’ così?
«C’è un’enorme questione morale e Liberi e Uguali la combatterà, in Parlamento e nel Paese. Per me è un tema centrale, le nostre sono liste pulite. Siamo gli unici ad aver parlato di mafia, corruzione, evasione fiscale. Lunedì a Napoli lo ribadirò con forza, il costo dell’illegalità cade tutto sui cittadini. Vedere che ci sono politici pronti ad accettare mazzette per il traffico di rifiuti in Campania è inaccettabile. Ogni giorno emerge un impresentabile nelle liste del M5S. Chi vota Cinque Stelle vota anche loro, che faranno gola per ogni inciucio futuro».

Lei sogna un grande partito unico della sinistra. Non c’è il rischio che in Parlamento Mdp e Sinistra italiana si dividano?
«Oggi Speranza, Fratoianni e Civati fanno una manifestazione insieme a Firenze. Siamo insieme perché abbiamo una visione comune del Paese e dal 5 marzo inizierà il percorso per fondare un nuovo partito unico a sinistra. Non saremo soli».

Leu viaggia ben al di sotto delle due cifre?
«I risultati li vedremo il 5 marzo e saranno una sorpresa. Abbiamo girato tutta l’Italia, incontrato migliaia di persone e tanti mi hanno detto “ora so per chi votare”. C’è bisogno di un’autentica forza di sinistra, che si batta per l’uguaglianza».

Ha sentito le critiche, più o meno esplicite, alla sua capacità di allargare e intercettare consenso?
«Berlusconi, Salvini, Renzi e Di Maio vanno in tv a promettere cose mirabolanti, fomentare cinicamente le paure, proporre soluzioni irrealizzabili. Illusioni alimentate da bugie, dietro le quali poi emergono episodi di corruzione, affarismo, familismo».

Lei, invece?
«Io non sono e non sarò mai così. È arrivata l’ora della serietà e della concretezza, per questo mi sono impegnato con spirito di servizio. È tempo di ricostruire la sinistra, radicale nei contenuti e con una cultura di governo».

La scuola al primo posto

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Un’istruzione gratuita e di qualità è l’arma più potente contro le diseguaglianze e il migliore investimento sul futuro. Gli investimenti sull’istruzione sono indispensabili per garantire un diritto fondamentale e per perseguire l’obiettivo della piena e buona occupazione.

Noi diciamo No alla “buona scuola” di Renzi che ha umiliato la scuola, leso la libertà di insegnamento e introdotto per legge il lavoro gratuito. Serve tutta un’altra scuola.

  • Istruzione gratuita dall’asilo nido all’università perché studiare è un diritto di tutti e la chiave per un futuro diverso;
  • Più scuola! Obbligo scolastico dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia fino all’ultimo delle scuole superiori e lotta alla dispersione. Per essere inclusiva la scuola ha bisogno di tempo pieno e metodi di valutazione trasparenti e formativi, di più organici e più insegnanti di sostegno. No alle classi pollaio!
  • Retribuzioni dignitose e basta precariato per gli insegnanti e tutti i lavoratori della scuola. Non può esistere una scuola di qualità senza la valorizzazione di chi ci lavora e senza continuità didattica.
  • La scuola è una comunità educante. Non servono presidi sceriffo, occorre valorizzare gli organi collegiali.
  • No a questa alternanza scuola-lavoro, che è sfruttamento e non ha alcuna valenza formativa.
  • Altro che INVALSI. Non servono classifiche, ma una valutazione di sistema per sostenere le scuole che ne hanno bisogno.
  • Un piano straordinario per l’edilizia scolastica: nuove scuole e messa in sicurezza degli edifici esistenti.

La salute non si paga

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12 milioni di italiani rinunciano alle cure a causa di costi sempre più elevati, di ticket che superano il prezzo delle prestazioni private, di liste d’attesa troppo lunghe, della mancanza di presidi sanitari sul territorio. Bisogna interrompere questa privatizzazione di fatto del sistema sanitario e riportare il finanziamento alla sanità nella media europea. Una specifica emergenza riguarda il Sud, dove l’aspettativa di vita è tornata a essere quella del dopoguerra e l’emigrazione sanitaria tocca livelli record. Vanno sostenute scelte che aiutino a migliorare la salute di tutti noi: riconversione verde delle industrie, lotta all’inquinamento urbano, prevenzione degli incidenti sul lavoro, educazione alimentare.

Ecco le proposte di Liberi e Uguali:

  • abolizione del superticket e riduzione dei ticket, per impedire che i costi siano più alti nel pubblico che nel privato
  • assunzione di almeno 40 mila medici e operatori sanitari e investimenti in strutture e tecnologie, per garantire su tutto il territorio nazionale il diritto alla salute (con un’attenzione specifica agli organici della guardia medica)
  • piano per la formazione dei medici di famiglia e dei pediatri: se non si agisce ora, il sistema entrerà in crisi nei prossimi 4 anni
  • sostegno alla diffusione dei farmaci generici per abbattere i costi per i cittadini (l’Italia è al penultimo posto in Europa nell’impiego dei farmaci generici)
  • stipulare nuovamente i contratti nazionali della medicina dei servizi, per rafforzare servizi di vaccinazioni, agli anziani, i consultori… e le altre strutture territoriali
  • piena attuazione della legge 194 sull’interruzione della gravidanza
  • piano di azione specifico per la salute mentale: in Italia la sofferenza psicologica è aumentata a partire dagli anni della crisi economica