Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà presente all’incontro che avrà luogo domani, giovedì 15 maggio, nella Biblioteca del Senato, per la presentazione del libro “Quintino Sella Ministro delle Finanze. Le politiche per lo sviluppo e i costi dell’Unità d’Italia” di Fernando Salsano. Il convegno sarà aperto dal Presidente del Senato, Pietro Grasso. Interverranno il Presidente del Gruppo Banca Sella, Maurizio Sella, il prof. Gianni Toniolo e il prof. Franco Gallo. Sarà presente l’Autore. L’appuntamento è alle ore 17,30, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva (piazza della Minerva).
Vorrei una legge che… la premiazione 2014
I bambini delle scuole primarie italiane saranno i protagonisti a Palazzo Madama per la sesta edizione del progetto ”Vorrei una legge che…”, un’iniziativa promossa dal Senato della Repubblica in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Venerdì 16 maggio alle 11.30 si svolgerà la cerimonia di premiazione.
Sarà il Presidente del Senato Pietro Grasso a consegnare nell’Aula di Palazzo Madama, che per l’occasione ospiterà più di duecento bambini accompagnati dai loro docenti, i riconoscimenti ai primi classificati. Lasciati liberi di esprimersi i giovanissimi hanno avanzato proposte di legge attraverso filmati, disegni, poesie, canti e cartelloni corredati da un ‘diario delle discussioni’ che testimonia il percorso di approfondimento e le modalità di decisione adottati dagli studenti nelle varie fasi di realizzazione.
Dieci i lavori selezionati, che otterranno il riconoscimento per questa sesta edizione. Gli elaborati saranno esposti dal 13 al 16 maggio nella Sala Koch di Palazzo Madama. Riceveranno i riconoscimenti le scuole primarie provenienti da Molinella (Bologna); Falerone (Fermo); Marcianise (Caserta); Voghera (Pavia); San Salvo (Chieti); Miggiano (Lecce); ‘Plesso Novello’ di Cuneo; Barga (Lucca); Santa Margherita di Belice (Agrigento); ‘Cosma e Damiano’ di Latina; ‘Belluno 3’ di Belluno; Poggibonsi (Siena); Portella della Ginestra (Ragusa). Tutti i lavori selezionati sono stati raccolti in una pubblicazione curata dal Senato e sono consultabili dal sito www.senatoperiragazzi.it. Ma non è tutto. Il progetto ‘Vorrei una legge che…” proseguirà nei prossimi mesi quando saranno i senatori ad incontrare i giovanissimi nelle loro scuole.
Quotidiano contro criminalità e racket: è la strada giusta, sono con voi
Aderisco con entusiasmo e convinzione alla mobilitazione lanciata da Quotidiano contro la criminalità e il racket del pizzo. Il coinvolgimento di decine di commercianti e imprenditori, delle istituzioni locali, delle scuole e dei cittadini di Lecce è l’unico segnale in grado di mandare un messaggio forte e chiaro a chi pensa di piegare una comunità con minacce e intimidazioni. Un messaggio inequivocabile: “noi non ci stiamo, non pagheremo, non permetteremo che l’economia di questa terra diventi preda di organizzazioni che utilizzano il pizzo per controllare il territorio, accumulare denaro e infiltrarsi nelle aziende e negli esercizi commerciali, con richieste sempre più esose che finiranno per costringere i titolari a svendere le proprie attività”. E’ possibile contrastare queste richieste: con l’aiuto dello Stato, delle Forze dell’ordine, della magistratura e con il sostegno dei cittadini.
Dieci anni fa Palermo si risvegliò grazie all’impegno di un gruppo di giovanissimi ragazzi che tappezzò la città di manifesti listati a lutto con la scritta “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”: una denuncia forte che ha portato ad un risveglio della cittadinanza e degli operatori commerciali. Oggi quasi 900 imprese e più di 10.000 cittadini palermitani hanno aderito alla campagna di “Addio Pizzo” e dichiarano da una parte di non essere disposti a pagare, dall’altra di sostenere questi commercianti rivolgendosi solo a loro per le spese quotidiane. Una forma di consumo critico e di riscossa che ha portato a decine di denunce e di arresti. Ma soprattutto alla consapevolezza che, facendo i propri acquisti, non si dia nemmeno un euro alle casse della criminalità.
Per questo auguro un grande successo a questa iniziativa. Non potrò essere presente per impegni istituzionali, ma consideratemi con voi, tra le vie della città, a sostenere questo vostro impegno.
No alla querela al Presidente del Consiglio, richiamo a Calderoli e Gasparri
Non bisogna travalicare i limiti della contesa politica e rispettare le istituzioni, questo il senso della telefonata del presidente Grasso ai vice presidenti Gasparri e Calderoli.
Come ieri, sono intervenuto con forza a difesa della serietà e della competenza degli uffici del Senato e delle prerogative dei senatori, perché ritengo che la difesa delle Istituzioni sia irrinunciabile. Oggi ho chiamato i vicepresidenti Gasparri e Calderoli per chiedere loro di fare un passo indietro rispetto all’idea della querela al Presidente del Consiglio. Il dibattito tra maggioranza e opposizione, anche in campagna elettorale, non può e non deve arrivare al conflitto e alla delegittimazione tra le Istituzioni fino al punto di pensare di rimettere all’autorità giudiziaria temi che possono essere mantenuti all’interno di un dibattito pre-elettorale.
Nomina dei tre membri dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio
Non appena completata la selezione da parte delle Commissioni Bilancio, il Presidente del Senato Pietro Grasso e la Presidente della Camera Laura Boldrini si sono incontrati a Montecitorio per procedere, secondo quanto previsto dall’articolo 16 della Legge 24 dicembre 2012, n. 43, alla nomina dei tre membri dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio.L’eccellente lavoro delle Commissioni di Camera e Senato, che hanno selezionato dieci nominativi di altissimo profilo secondo i criteri di riconosciuta indipendenza e comprovate competenza ed esperienza in materia di economia e finanza pubblica sia a livello nazionale che internazionale previsti dalla legge, ha reso molto difficile la scelta ai due Presidenti. Tra i nominativi inseriti nella rosa delle Commissioni i Presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini hanno deciso di nominare Giuseppe Pisauro – con funzioni di presidente – Chiara Goretti e Alberto Zanardi. A loro vanno i più sentiti auguri di buon lavoro.
Padiglione della Società Civile fondamentale contributo a Expo 2015
Discorso alla presentazione nazionale, in Senato, del padiglione della società civile di Expo 2015
Signor Ministro, Gentili ospiti,
è con grandissimo piacere che oggi il Senato, nella splendida cornice della Sala Zuccari, ospita la presentazione nazionale del Padiglione della Società Civile Expo Milano 2015, intitolato “Cascina Triulza”. Per la prima volta le organizzazioni nazionali e internazionali della Società Civile avranno uno spazio interamente loro dedicato all’interno di una Esposizione Universale, nel quale potranno valorizzare le proprie migliori esperienze ed eccellenze sui temi della cooperazione, dello sviluppo sostenibile, della salute e dell’alimentazione.
Nel rivolgere un saluto cordiale e grato a tutti gli ospiti e i relatori, che contribuiranno ad arricchire l’incontro odierno, desidero ringraziare la Fondazione Triulza per lo straordinario contributo alla realizzazione e coordinamento di questo spazio espositivo, che sono certo costituirà una concreta e preziosa opportunità di visibilità per la Società civile di tutto il mondo. Come è noto, Expo Milano 2015 si propone di affrontare il problema della nutrizione per l’Uomo, nel rispetto della Terra sulla quale vive e dalla quale attinge le sue risorse vitali che, come tutti sappiamo, sono esauribili. Alimentazione, sostenibilità, ricerca e sviluppo sono i temi centrali su cui si concentra l’Esposizione Universale. Sono profondamente convinto che sia impossibile affrontare un tema tanto centrale per il futuro dell’umanità come “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” senza la partecipazione e il contributo fondamentale della società civile. Le organizzazioni del Terzo settore potranno e dovranno svolgere un ruolo di primo piano all’interno di Expo Milano 2015. Non a caso il tema centrale scelto dalla Fondazione Triulza è “Exploding Energies to change the world”, ovvero, con una libera traduzione, “Far esplodere le energie per cambiare il mondo”.
Non crediate che sia ironico se dico che questo, a mio parere, deve essere davvero il fine delle riflessioni e delle azioni verso, intorno e durante l’Expo. Cercare e valorizzare le idee e le innovazioni che possano affrontare e vincere le sfide globali sul tema dell’alimentazione, dell’energia, dello sviluppo sostenibile, del dialogo e della cooperazione tra i popoli, della produzione e del consumo responsabile. Cambiare le pratiche attuali, che ormai è evidente, aldilà di ogni ideologia, che semplicemente non funzionano, non hanno funzionato. Faccio solo alcuni esempi, già noti: come superare la contraddizione di una parte del pianeta che lotta contro l’obesità mentre l’altra lotta contro la fame? Come garantire ovunque nel mondo standard di dignità del lavoro nella produzione di cibo? Come vogliamo affrontare l’enorme tema della scarsità idrica? Come possiamo immaginare un altro secolo in cui non sia garantita a tutti la sopravvivenza e la qualità della vita?
Ragionare intorno a questi temi, anche e soprattutto per il tramite del cibo inteso come cultura, è una sfida affascinante e soprattutto necessaria se vogliamo immaginare un futuro più giusto, più equo e più sicuro. Perché sappiamo che Expo2015, che deve ancora iniziare, durerà sei mesi, e noi abbiamo il dovere di fare in modo che non lasci solo un bel ricordo, buone entrate, ottime occasioni di incontro e magari di affari, ma che lasci soprattutto un patrimonio immateriale di idee, di soluzioni, di energie.
Per tutti questi motivi è evidente come sia imprescindibile il ruolo delle organizzazioni che hanno dato vita alla Cascina Triulza nel promuovere un sistema sociale ed economico che si fondi sui principi di uguaglianza e di partecipazione, anche attraverso uno sviluppo armonioso della personalità umana. Un ruolo fondamentale troppo spesso e troppo a lungo sottovalutato dalla politica e dalle Istituzioni.
I dati emersi dal 9° Censimento generale dell’Industria e dei Servizi dell’Istat dimostrano, infatti, come il Terzo settore sappia offrire risposte efficaci alla crisi economica e dei valori che stiamo vivendo. Un settore sempre più rilevante nella nostra società che riesce a muovere l’economia e a promuovere l’occupazione. Un esercito di operatori e figure sempre più specializzate e professionali, che operano al servizio di un fine sociale, per la valorizzazione e il sostegno della persona e della comunità.
Il mio auspicio è che le Istituzioni e la politica sappiano riconoscere, e per certi aspetti anche migliorare, l’importanza sociale, culturale ed economica del Terzo Settore, offrire risposte concrete che supportino e potenzino lo straordinario dinamismo del mondo dell’economia sociale e solidale, anche attraverso politiche legislative coerenti con i bisogni espressi dalla collettività, per garantire realmente i diritti di libertà, la dignità della persona e il principio d’uguaglianza. Ce lo chiede la nostra Carta Costituzionale e ce lo indica anche la Commissione europea che da anni ha intrapreso una politica articolata di investimenti volta a potenziare l’accesso delle imprese sociali ai finanziamenti, a migliorare la visibilità e il contesto legale delle imprese sociali. Sono certo che la “Cascina Triulza” costituirà un luogo ideale d’incontro e di scambio in grado di mettere in luce le straordinarie potenzialità dell’economia sociale per una ripresa economica più attenta al benessere equo e sostenibile delle persone.
A tutti voi porgo i miei più sinceri auguri di buon lavoro.
Expo 2015, presentazione del Padiglione dedicato alla società civile
L’Expo di Milano sarà la prima Esposizione Universale ad ospitare un Padiglione dedicato alle organizzazioni nazionali e internazionali della società civile. Domani, martedì 29 aprile, il Presidente del Senato, Pietro Grasso, aprirà con il suo intervento l’incontro in programma alle ore 11 in Sala Zuccari (Palazzo Giustiniani), dedicato alla presentazione del “Padiglione della Società Civile Expo Milano 2015 – Cascina Triulza”. Dopo il Presidente Grasso, interverranno il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, il Presidente della Fondazione Triulza, Sergio Silvotti, il Direttore Affari Istituzionali Expo 2015, Roberto Arditti, e il Direttore del “Padiglione Società Civile – Cascina Triulza”, Chiara Pennasi.
Dopo il Palermo aspetto anche i nerazzurri in serie A
di Antonio Bertizzolo per Oggi Latina
Segue il Palermo da quando era ragazzo. Il papà lo portò allo stadio che ancora si chiamava Michele Marrone e che poi divenne La Favorita. Fu amore a prima vista. “E io allo stadio ci ho portato anche mio figlio”, racconta lui. La patente di supertifoso, il presidente del Senato Pietro Grasso, l’ha conquistata da una vita. La passione per quei colori lo ha portato a sostenere il Palermo in trasferta, anche al Provinciale di Trapani perchè La Favorita si stava rifacendo il trucco per Italia ’90. Ricorda tutto o quasi della gloriosa storia rosanero, alti e bassi, fallimenti e rinascite, è passato dai teatri del calcio fino ai campi di serie C, compreso l’anno della promozione nella terza serie dopo che il club siciliano ripartì dall’inferno.
“Perdemmo a Latina – racconta al telefono dal suo ufficio di Presidenza – ma vincemmo il campionato con quattro punti di vantaggio sulla seconda”. Manca poco, pochissimo alla attesissima sfida del Francioni: le celebrazioni del 25 aprile sono finite, la giornata è stata impegnativa, domani (oggi ndr) è un altro giorno, c’è Latina-Palermo. Per un quarto d’ora l’ex Procuratore Nazionale Antimafia mette in un angolo la vita istituzionale e i pensieri di un uomo coraggioso che ha dichiarato guerra alla Mafia e apre il cuore, sfoglia il libro dei ricordi e delle emozioni. Si parte: stadio Francioni. Lui ci sarà. “Certo: tra il 25 aprile e la canonizzazione dei Papi del 27 resto a Roma e come faccio a perdermi questa partita…“. E poi chiede: “Ma Crimi gioca?”
La politica estera ed europea di De Gasperi
Discorso in occasione della presentazione del libro sulla politica estera di Alcide De Gasperi curato da Giuseppe Petrilli
Signora De Gasperi, Eminenza, Signore e Signori,
ho accettato con piacere di partecipare a questo vostro incontro in occasione della ripubblicazione del pregevole libro di Giuseppe Petrilli sulla politica estera ed europea di Alcide De Gasperi.
Ringrazio l’onorevole Fioroni e il senatore D’Ubaldo per essersi fatti promotori di questa iniziativa che cade in un momento significativo. Significativo per la nostra memoria: celebriamo infatti il sessantesimo anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, ma ricordiamo che proprio in quell’anno, il 1954, si bloccò il processo di ratifica della Comunità europea di difesa, l’ultima grande battaglia politica dello statista trentino che avrebbe dato una dimensione politica e addirittura costituzionale al processo di integrazione europea, che invece è proseguito privilegiando una dimensione essenzialmente economica.
E oggi il problema dell’Europa è proprio la debolezza di questa dimensione politica, di un dibattito pubblico incapace di scaldare gli animi e farli appassionare a un progetto al quale si lega invece, e in modo indissolubile, il destino del nostro paese e più in generale il futuro di tutti i popoli europei: siamo chiamati infatti a rilanciare un modello europeo di sviluppo frutto del felice connubio tra democrazia e stato sociale. Dicevo, questo è un momento significativo, e lo è per delle ulteriori ragioni. Celebriamo quest’anno infatti anche i quarant’anni del progetto Spinelli, quel primo progetto organico di Trattato costituzionale europeo dopo il fallito tentativo della CED (Comunità Europea di Difesa). Ma soprattutto siamo alla vigilia di una competizione elettorale, quella per il Parlamento europeo, che è un’occasione da non perdere per dare finalmente quel respiro politico di cui l’Unione, la nostra Unione europea, ha bisogno.
Siamo anche alla vigilia del semestre italiano di Presidenza del Consiglio: un’ulteriore occasione per il nostro Paese di rilanciare il progetto europeo, nel solco di quel ruolo federatore che l’Italia repubblicana ha storicamente svolto seguendo proprio la lezione di De Gasperi. E’ stata infatti, questa per l’integrazione europea, la battaglia che più ha segnato l’impegno politico del grande statista trentino. Trovatosi alla guida dell’Italia repubblicana, uscita distrutta e umiliata dalla guerra mondiale in cui l’aveva precipitata il regime fascista (e lo dico con una certa emozione, alla vigilia della Festa nazionale della liberazione), De Gasperi capì – come bene scrive Petrilli – che l’apertura verso la cooperazione internazionale era un compito fondamentale della nuova classe dirigente: da qui nasce la mirabile formulazione dell’art. 11 della nostra Costituzione.
Di fronte alle macerie e alle distruzioni cui avevano condotto le degenerazioni nazionalistiche, De Gasperi è convinto, e cito Petrilli, che “l’instaurazione di un ordine internazionale più equo postula necessariamente non solo la trasformazione dei singoli Stati in senso liberale, ma il loro aprirsi a più organiche forme di solidarietà internazionale” . Questa aspirazione alla solidarietà internazionale trova in De Gasperi motivazioni innanzitutto morali che affondano le proprie radici nella sua profonda cultura e fede cristiana. La cooperazione tra i popoli è infatti intesa da De Gasperi “come la più alta e la più larga forma dell’amore del prossimo”. Questo orientamento ideale è alla base delle scelte compiute da De Gasperi, che hanno orientato e segnano ancora oggi la politica estera dell’Italia repubblicana: l’atlantismo e l’europeismo. Scelte che divisero la politica italiana, e la divisero sino agli anni in cui Petrilli scrive, ma che dalla fine degli anni Settanta sono invece un motivo di unità e di fondamentale solidarietà nazionale tra le principali forze politiche del Paese. La scelta atlantica e l’europeismo per De Gasperi non erano frutto solo di motivazioni ideali, ma anche di una realistica considerazione delle condizioni dell’economia italiana, che solo attraverso una larga partecipazione agli scambi tra le nazioni e sulla base di una forte apertura alla cooperazione internazionale avrebbe potuto riprendersi.
Con realismo dunque De Gasperi, da Ministro degli Esteri del Governo Parri e poi dal 1945 come Presidente del Consiglio, inizia ad affrontare la spinosa questione del Trattato di Pace. Lo fa con sobrietà e sincerità, nella consapevolezza dei sacrifici che l’Italia deve fare. Con questo stile riesce subito a garantire all’Italia credibilità creando così quelle condizioni che, nel corso degli anni, permisero di attenuare tante delle stringenti clausole del Trattato.
Lucidamente individuò poi negli Stati Uniti l’interlocutore privilegiato della politica estera nazionale. Coerenza e affidabilità, questa è la cifra che De Gasperi seppe affermare, una qualità – come nota giustamente Petrilli – che permise all’Italia di presentarsi “all’opinione pubblica internazionale in una luce ben più favorevole di quella che le è stata purtroppo consueta in tempi meno calamitosi”. Tensione ideale unita a pragmatismo, un comportamento coerente e affidabile, permisero a De Gasperi di rompere l’isolamento politico dell’Italia, grazie al decisivo aiuto statunitense. Un’Italia che, come disse De Gasperi alla Camera l’8 febbraio del 1947, “vuol dar prova di buona volontà e di ogni sforzo ragionevole e possibile per liquidare la guerra, poiché l’Italia – nonostante il contenuto del Trattato – non dispera, non vuole disperare dell’avvenire”.
L’esame parlamentare della ratifica del Trattato di Pace fu un dibattito alto e forte; come efficacemente scrive Petrilli, questo dibattito fu un vero “esame di coscienza del Paese”. Il profondo realismo, ma anche la concezione ampia e solidaristica dei rapporti internazionali permise poi a De Gasperi di cogliere il senso politico profondo dell’iniziativa del Piano Marshall. Le risorse fornite dagli Stati Uniti per la ricostruzione europea erano e furono il volano che permisero una complessiva riorganizzazione economica dell’Europa occidentale e l’avvio del processo di integrazione politica. Petrilli descrive bene il contributo determinante di De Gasperi. Ricorda Petrilli che De Gasperi “muovendo, come era nel suo costume di realismo politico, dalla considerazione delle condizioni oggettive del Paese e degli stessi interessi nazionali (…) giungeva ad indicare chiaramente l’esigenza di un parallelismo fra i due momenti fondamentali dell’integrazione economica: la rimozione degli ostacoli ai movimenti dei fattori della produzione e il progressivo coordinamento delle politiche economiche nazionali”.
De Gasperi è in prima linea ed è animatore del negoziato del Trattato istitutivo della CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio) e quindi poi di quello istitutivo della CED (Comunità Europea di Difesa). In quest’ultimo negoziato, come ricorda Petrilli, De Gasperi “scrisse alcune delle pagine più alte della sua carriera di uomo politico”.
Voglio chiudere questo intervento ricordando le parole di un discorso che egli tenne nell’Aula del Senato nel novembre del 1950:
“Qualcuno ha detto che la Federazione Europea è un mito, è vero. E se volete che un mito ci sia, ditemi un po’ quale mito dobbiamo dare alla nostra gioventù per quanto riguarda i rapporti tra Stato e Stato, l’avvenire della nostra Europa, l’avvenire del mondo, la sicurezza, la pace, se non questo sforzo verso l’Unione. Volete il mito della dittatura – proseguiva De Gasperi – il mito della forza, il mito della propria bandiera sia pure accompagnato dall’eroismo? Ma noi allora creeremmo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra. Io dico che questo mito è il mito di pace; questa è la pace e questa è la strada che dobbiamo seguire”. (fine della citazione)
È una lezione straordinaria questa di De Gasperi, ancora attualissima, capace di coniugare e risolvere, in una sintesi felice, la capacità di governo, fatta di realismo e pragmatismo, con un’alta tensione ideale. Quella tensione di cui oggi sentiamo tanto la mancanza nel dibattito pubblico europeo, che pure oggi ha un’occasione imperdibile nelle prossime elezioni per il Parlamento europeo.
Oggi più che mai la costruzione europea è a un punto di svolta, sotto assedio. Deve fronteggiare questioni epocali: la crisi economica e finanziaria, le migrazioni, la criminalità organizzata, l’instabilità geopolitica alle nostre porte causata da conflitti, da povertà, terrorismo, violazioni dei diritti e della dignità umana. Ed è minacciata da nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto a volte percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini. La campagna per le elezioni europee del 25 maggio si apre così in un clima di disorientamento che rischia di far dimenticare ai nostri cittadini gli enormi progressi realizzati da un progetto appassionante che ha garantito al “vecchio continente” un periodo di pace e di stabilità prima inimmaginabili. E credo che noi tutti dobbiamo proprio in questo momento sentirci investiti della responsabilità individuale e collettiva di affrontare certi nodi irrisolti nell’edificio istituzionale dell’Unione e restituire così alla coscienza dei nostri cittadini fiducia nei valori di libertà, giustizia e dignità umana che sono alle fondamenta del progetto europeo.
Per affrontare la crisi di fiducia che investe il progetto europeo dobbiamo ripartire dalla riscoperta dei meccanismi democratici di base, dalle assemblee rappresentative che sono funzionali a trasformare le domande degli elettori in politiche comuni di intervento. In questa direzione, nell’ambito del confronto politico e parlamentare in atto a proposito di una sostanziale riforma dell’attuale sistema di bicameralismo paritario e di una revisione delle funzioni del Senato, è condivisa da tutte le forze politiche l’esigenza di un rafforzamento dell’impegno europeo del Senato sia nella fase ascendente sia in quella discendente del procedimento legislativo.
Solo se sapremo farci trovare preparati ad affrontare queste istanze di rinnovamento istituzionale potremo trovare soluzioni comuni per affrontare le sfide che oggi la storia pone di fronte al progetto europeo. Un’Unione che si fonda, come recitano i Trattati “sui valori del rispetto della dignità umana, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani” deve riscoprire meccanismi decisionali funzionali a riaffermare quella dimensione politica dell’integrazione europea che è coessenziale a rendere effettiva la clausola di solidarietà sancita dai Trattati fondativi.
Con questo spirito ci prepariamo al semestre di presidenza italiana che si terrà durante la delicata fase di transizione delle istituzioni europee e che deve segnare l’avvio di una legislatura europea dedicata all’occupazione giovanile, alla crescita, alla politica industriale, ai temi energetici, allo sviluppo sostenibile e insieme al rafforzamento delle istituzioni europee. Non più Europa o meno Europa, dunque, ma un’Europa migliore, meno chiusa dentro le logiche istituzionali e più aperta al dialogo con i cittadini e con i loro rappresentanti.
Giuseppe Petrilli, che fu anche lui protagonista della vita pubblica nazionale (da Presidente dell’Iri e da Senatore), ma anche europea (fu Commissario europeo e a lungo Presidente del Consiglio del Movimento europeo), conclude il suo saggio affermando che “a vent’anni di distanza dalla sua morte, e in una situazione interna e internazionale per tanti aspetti mutata, la lunga gestione politica degasperiana spicca sempre più nella nostra storia recente come un isolato monolito”. Due settimane fa ero a Praga, in occasione della cerimonia per il decennale dell’ingresso della Repubblica Ceca nell’Unione europea. Durante il suo intervento, il presidente del Parlamento europeo ha, non a caso, citato proprio De Gasperi e il suo impegno europeista: vi confesso che, da italiano, questa cosa mi ha riempito d’orgoglio. E’ il segno che ancora oggi, a sessanta anni dalla sua morte, lo dobbiamo riconoscere con chiarezza, De Gasperi continua a rimanere un termine di paragone e un riferimento essenziale per l’azione politica di qualsiasi governo e di ogni uomo politico, italiano ed europeo.
Stragi nazifasciste, reati da perseguire
Intervento a 70 anni dalle stragi nazifasciste
Autorità, gentili ospiti,
con intensa e profonda commozione sono oggi qui, insieme a voi, per ricordare con questo incontro il periodo forse più tragico della nostra storia. Il periodo tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945, durante il quale l’esercito tedesco, in ritirata, faceva terra bruciata sul suo percorso, distruggendo paesi e borghi e commettendo stragi atroci e sanguinarie di civili inermi, per lo più di donne, bambini e anziani.
Voglio subito ringraziare per la loro presenza Franco Giustolisi e Pier Vittorio Buffa, autori di indagini giornalistiche e di libri che ci aiutano a far chiarezza e soprattutto a non dimenticare i tragici fatti di quel periodo. Ringrazio Marco De Paolis, Procuratore militare che ha svolto una decennale attività giudiziaria presso varie procure militari e si è occupato di oltre 450 procedimenti per crimini di guerra. Ringrazio Virginia Piccolillo che modererà questo incontro e Pamela Villoresi che leggerà alcune memorie dei sopravvissuti.
Ma soprattutto voglio ringraziare i sopravvissuti che hanno accettato di partecipare oggi a questo incontro, accompagnati dai sindaci di alcuni paesi dove quelle stragi sono state perpetrate. Grazie per la vostra partecipazione e per la vostra testimonianza. La vostra presenza, in quanto testimoni di quei fatti atroci, è importante e commovente: i giorni in cui commemoriamo la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista sono anche i giorni in cui dobbiamo ricordare e onorare quanti, in quei drammatici mesi, persero la vita a causa della follia umana, dell’insensata barbarie di un regime atroce e totalitario, che aveva smarrito qualsiasi scintilla di umanità, di carità, di ragione. Non possiamo, e non dobbiamo, dimenticare e cancellare nulla: ciascun Paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo.
Il ricordo è per me un dovere come Presidente del Senato, ma prima ancora come uomo, come cittadino. E’ un monito per tutti noi, affinché l’ignoranza e l’indifferenza non prevalgano e simili orrori non si ripetano mai più, restando ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana. Quello della memoria è un dovere nei confronti dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime, oltre che un dovere nei confronti delle migliaia di caduti.
Si stima che le vittime civili di quelle stragi siano in numero non inferiore a 15.000. Migliaia furono i comuni colpiti e non voglio in questa occasione citarne alcuno: taluni sono noti a tutti, altri, la maggior parte, non lo sono. In questa giornata voglio che il nostro ricordo e il nostro pensiero siano rivolti a tutti, nessuno deve essere dimenticato. Dietro quei numeri giganteschi, quelle statistiche agghiaccianti, dietro la tragedia collettiva, dobbiamo ricordare le vite dei singoli, spezzate senza motivo e senza ragione.
Dobbiamo ricordare che ognuna di quelle singole persone aveva sogni, affetti, progetti. A ciascuna di quelle persone è stato portato via tutto, brutalmente e senza motivo. Ai loro familiari, che continuano a soffrire della loro mancanza, resta una vita ferita, sconvolta, distrutta. E’ per questo che libri come quelli di Pier Vittorio Buffa e di Franco Giustolisi sono preziosi: raccogliendo le testimonianze e i ricordi dei singoli ci aiutano a ricostruire una tragedia collettiva, dell’intero Paese, che è talmente grande da rischiare di non essere compresa fino in fondo, talmente grande da rischiare di diventare soltanto un numero, una statistica. Evitare che questo accada è il nostro compito e, ne sono certo, la molla che spinge queste persone che sono qui oggi, nonostante il dolore, a raccontare alle giovani generazioni quanto è avvenuto: sono passati 70 anni, e noi possiamo ancora ascoltare la loro voce. Ma in futuro, quando il tempo dei testimoni sarà passato, le loro testimonianze non devono essere dimenticate.
A fronte di questa tragedia in Germania non venne celebrato alcun processo contro gli atti di violenza commessi in Italia. E quelli che si svolsero in Italia nei primi anni del dopoguerra, terminati con la condanna all’ergastolo di Walter Reder come responsabile della strage di Monte Sole, ripresero solo nel 1994, dopo il ritrovamento, avvenuto dopo quasi cinquant’anni per motivi mai del tutto chiariti (ma senz’altro vergognosi) del cosiddetto “Armadio della vergogna”: 695 fascicoli d’inchiesta conservati (o meglio: occultati) presso l’Archivio della Procura generale militare di Roma. Come sapete, tale “ritrovamento” rese possibile una nuova stagione processuale che portò alla irrogazione di condanne definitive all’ergastolo.
Purtroppo, per svariate ragioni, nessuna delle pene è stata eseguita. Come è stato scritto “Non sono latitanti. Non sono fuggiaschi. Non sono evasi”. Tuttavia sono condannati all’ergastolo, ma non sono in carcere.
Eppure, per saldare, almeno in parte, il nostro debito con le vittime e con i loro familiari è necessario proseguire, con tenacia e determinazione, su questa strada, inchiodare i responsabili alle proprie colpe, siano essi tedeschi o italiani, perché i crimini contro l’umanità non possono essere né prescritti, né archiviati. Né, tantomeno, dimenticati. Devono essere perseguiti, non per vendetta, ma per spirito di giustizia, anche decenni dopo che sono stati commessi.
I processi servono infatti, oltre che a sanzionare le responsabilità sia penali che civili, anche a definire meglio la verità storica, a cristallizzarla, attraverso la verità giudiziaria, in documenti e atti che restano a disposizione delle generazioni future.
Voglio ricordare che il Presidente della Repubblica Federale di Germania, lo scorso anno, in occasione della commemorazione dell’eccidio commesso a Sant’Anna di Stazzema, ha affermato di non dimenticare le responsabilità storiche del proprio Paese. E’ stato un momento di riconciliazione e di pace. Costruire una memoria condivisa nella nostra storia è indispensabile per realizzare insieme il futuro dell’Europa.
Come al termine del conflitto le parti politiche, pur su posizioni molto distanti tra loro, seppero trovare una sintesi dei diversi interessi attraverso la fase costituente che portò alla redazione della nostra Carta Costituzionale (basata ampiamente su quei valori di libertà e giustizia che ispirarono la Resistenza e la lotta dei partigiani), anche noi dobbiamo essere oggi in grado di superare la grave crisi politica e sociale che caratterizza questi anni. La memoria di quelle esperienze tragiche deve insegnarci a non rassegnarci all’accettazione di un passato disumano, dandoci la forza e la consapevolezza necessarie ad affrontare le sfide, individuali e collettive, del domani.
Sono certo che questo momento di incontro contribuirà a consolidare in tutti questa consapevolezza e rivolgo ai sopravvissuti e alle loro famiglie il mio pensiero più affettuoso.
Grazie a tutti.