Il Presidente del Senato incontra i vertici dell’Unione Camere Penali

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi nel suo studio di Palazzo Madama il Presidente dell’Unione Camere Penali, Beniamino Migliucci, il Vicepresidente Domenico Ciruzzi e il Segretario Francesco Petrelli, che gli hanno rappresentato le loro posizioni sui temi della riforma della giustizia penale.

Roma, 28 ottobre 2014

Cantata delle parole chiare. Voci dal teatro di Eduardo in Senato, il 31 ottobre

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Il  Senato  della Repubblica ricorda Eduardo De Filippo a trenta anni dalla sua  scomparsa.  Venerdì  31  ottobre  l’Aula  di  Palazzo  Madama ospiterà “Cantata delle parole chiare. Voci dal teatro di Eduardo in Senato”. Per  il  Presidente  del  Senato  Pietro  Grasso, che con il suo intervento aprirà  la  celebrazione,  ”il  ricordo  di  Eduardo – scrittore, regista, attore,  uomo  di  teatro  e  di  cultura,  senatore  a  vita – rappresenta un’occasione importante per ricordare la sua grande arte e le sue battaglie civili  e  politiche,  soprattutto  a  favore  dei  più  giovani  e dei più disagiati.  Ringrazio  gli  artisti  e quanti si sono adoperati, con grande generosità, per rendere possibile questa iniziativa.” Sarà  Luca  De  Filippo  a  ricordare la figura del padre. Lo farà leggendo alcuni  passaggi dell’intervento in Aula svolto da Eduardo il 23 marzo 1982 quando il senatore a vita affrontò, in un’interpellanza all’allora ministro di  Grazia  e  Giustizia,  la condizione dei giovani detenuti nell’Istituto “Filangieri” di Napoli, i ragazzi di Nisida. L’opera  del  grande artista, mai disgiunta dall’impegno politico e civile, rivivrà  nell’emiciclo  attraverso  le  voci  di  Giorgio  Albertazzi, Anna Bonaiuto,   Mariangela   D’Abbraccio,   Luca  De  Filippo,  Carlo  Giuffrè, Gianfelice Imparato, Silvio Orlando, Umberto Orsini, Angela Pagano, Massimo Ranieri,  Mariano Rigillo, Fausto Russo Alesi, Lina Sastri e Toni Servillo, che  interpreteranno  brani  tratti  da  Filomena  Marturano, Gli esami non finiscono  mai,  La  paura  numero  uno,  Napoli milionaria, Natale in casa Cupiello,  Figlio di Pulcinella, l’Arte della Commedia, insieme alle poesie e  alle  lettere  scritte  da  Eduardo De Filippo, che fu nominato nel 1981 senatore a vita dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il Maestro Nicola Piovani eseguirà un estratto riarrangiato della sua opera tratta  dal  poemetto  di  De  Filippo dal titolo “Padre Cicogna”, poemetto scritto  da  Eduardo,  presentato  per  l’occasione  nella  versione  per pianoforte  insieme  al  contrabbasso,  Marco  Loddo,  al  flauto,  Alessio Mancini,  al  violoncello,  Luca  Pincini, alla tastiera Aidan Zammit, alla chitarra,  Nando  di  Modugno  e  alle  voci:  soprano, Valentina Varriale, mezzosoprano, Susy Sebastiano, tenore Pino Ingrosso, basso Mauro Utzeri. Antonio  Audino raccoglierà le testimonianze di Francesco Rosi, Raffaele La Capria,  Luigi di Filippo, Angelica Ippolito, Paola Quarenghi e Andrée Ruth Shammah.  La  manifestazione  è stata curata da Luca De Filippo e Francesco Tavassi.

La cerimonia, con inizio alle ore 11, sarà trasmessa in diretta televisiva, realizzata  da  Rai Parlamento, da RaiTre e Rai5 e dal canale satellitare e webtv del Senato.

 

 

Riunione Presidenti Commissioni competenti su agricoltura, sviluppo industriale e piccole e medie imprese

Autorità, Gentili ospiti, Cari colleghi, Cara Laura,

Con molto piacere vi porgo un caloroso benvenuto in Senato per questo quarto appuntamento della dimensione parlamentare del Semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, dedicato ad alcuni nodi essenziali del dibattito sull’economia europea: agricoltura e tutela delle produzioni tipiche europee; sviluppo industriale; ruolo ed internazionalizzazione delle imprese, le piccole e medie in modo particolare.

Il rilancio dei settori produttivi primario e secondario è senza alcun dubbio indispensabile per uscire dalla gravissima crisi che affrontiamo. In questo difficile momento restano poi ancora sullo sfondo le questioni irrisolte da cui dipendono il futuro, anzi la sopravvivenza dell’Unione e delle comunità nazionali: prevenire i rischi drammatici della deflazione che si sta prospettando; promuovere la crescita e l’occupazione, quella giovanile in modo particolare. Credo dunque che sia essenziale che il nostro dibattito oggi ma anche la nostra quotidiana azione parlamentare si conformino a quel senso di estrema urgenza e di seria responsabilità richiesti dalla situazione, non solo da parte dei governi e delle istituzioni europee ma anche dei diversi parlamenti nazionali nel ruolo di stimolo e di controllo democratico degli esecutivi.

Alcune azioni immediate e profonde sono ormai indifferibili: un ruolo più marcato della BCE che, a parere di analisti ed osservatori, dovrebbe procedere a consistenti acquisti di fondi sovrani per avversare la deflazione e stimolare le economie; una giusta ridefinizione delle regole europee di bilancio per escludere dal deficit gli investimenti, senza i quali non sarà possibile riavviare la produzione e la domanda, affidando alla BCE adeguati meccanismi di salvaguardia; una forte accelerazione delle riforme strutturali al livello nazionale. Operazioni queste ultime che in Italia stanno fortemente impegnando il Parlamento e l’esecutivo.

Nella prima sessione di questa giornata di lavori, vi sarà modo di discutere le iniziative e le misure per il rafforzamento del comparto agricolo europeo, con particolare riguardo all’alimentazione di qualità, all’agricoltura ecocompatibile e alla protezione delle eccellenze produttive europee. Noi crediamo sia prioritario che l’Unione Europea continui a praticare e promuovere modelli incentrati sulla qualità della produzione, la tutela dei lavoratori e dei consumatori, il rispetto per l’ambiente e la difesa delle risorse naturali, piuttosto che sulla quantità del prodotto. Le sfide che l’Unione ha davanti sono complesse. Dobbiamo adottare modelli che coniughino la crescita della produzione e della trasformazione con la tutela dell’ambiente e della biodiversità e con lo sviluppo delle aree rurali. Dobbiamo difendere la produzione agricola dalle penetrazioni della criminalità organizzata, il cui peso è stato quantificato solo in Italia in un giro d’affari di 14 miliardi di euro l’anno, 7 dei quali provenienti dal mercato produttivo primario. Una realtà che riguarda tutti i paesi europei.

Proteggere gli interessi economici del settore, la sicurezza e la salute dei consumatori dalle contraffazioni e dalle frodi. Tutelare le esportazioni europee dal rischio che le quote di mercato perse nella contingenza della crisi e di sanzioni economiche correlate a controversie internazionali siano stabilmente sostituite da produttori extra europei, con un perverso incremento del commercio di prodotti falsificati e di bassa qualità. Contribuire all’impegnativo processo il cui obiettivo è sfamare la popolazione mondiale che, nel 2050, avrà raggiunto la cifra di nove miliardi. Preoccupazioni e proposte che l’Italia pone al centro della propria azione, e che costituiscono il tema portante di Expo Milano 2015 che non casualmente è “Nutrire la terra”.

Le altre due sessioni saranno dedicate al rilancio del settore industriale, con l’ambizioso obiettivo di portarlo al valore del 20% del PIL europeo entro il 2020; e all’internazionalizzazione delle imprese, prima di tutto piccole e medie, come elemento chiave per la competitività dell’Europa. Credo che sia diffusa la consapevolezza che in assenza di un’industria europea forte e integrata non sarà possibile la ripresa economica. La Commissione Europea ha correttamente individuato quattro pilastri per il rinascimento industriale europeo: investimenti sulla ricerca e l’innovazione, migliori condizioni di mercato, accesso facilitato al capitale e sviluppo di nuove e mirate competenze. Assolutamente essenziale sarà la valorizzazione delle piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale dell’agricoltura e dell’industria europea e che stanno reagendo con ammirevole energia alla crisi espandendosi verso nuovi mercati, esportando, diversificando e ammodernando le attività. Un processo, quello per l’internazionalizzazione, che richiede anche un rafforzamento della qualità e della coerenza della politica estera comune europea che deve adottare nuove strategie nei rapporti con gli altri paesi per incidere positivamente sulle grandi trasformazioni geopolitiche e promuovere l’interesse europeo.

Concludo. Il Presidente Giorgio Napolitano ha invocato più volte un salto di qualità nell’integrazione europea, per acquisire maggiore autorevolezza politica anche rispetto agli elettori; e per stimolare la capacità delle istituzioni europee di attirare capitali, risorse tecnologiche e umane e di determinare e sostenere la ripresa, l’occupazione, l’innovazione. Quel salto di qualità si rivela ancora incompiuto e sempre più urgente sotto diversi profili.

La crisi dell’occupazione rischia di consegnare un’intera generazione all’incertezza e alla marginalità. L’assenza della ripresa alimenta il grave senso di insicurezza dei cittadini e i sentimenti di disaffezione, scetticismo ed ostilità verso il progetto europeo, di cui abbiamo avuto prova e misura nelle ultime elezioni. Il forte crescere delle diseguaglianze anche in quei paesi che hanno, inizialmente, sofferto meno gli effetti della crisi, incide gravemente sulla coesione sociale, svuota dall’interno la democrazia, sconfessa gli ideali dell’integrazione europea ed i valori primari su cui poggiano le nostre costituzioni e comunità.

Noi che rappresentiamo i cittadini nelle assemblee legislative, sedi fondanti della democrazia, abbiamo la speciale responsabilità di impegnarci per rimuovere tutti gli ostacoli economici e sociali che impediscono nei fatti la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini e, per conseguenza, la loro capacità di partecipazione alla vita politica, economica e sociale della nostra Europa e dei nostri Paesi. Sono certo che nel dialogo di questa giornata di lavori e nella nostra continuativa cooperazione futura noi tutti sapremo tenere sempre a mente questa che è la più grande sfida di civiltà che abbiamo mai avuto davanti.

Grazie e buon lavoro.

Contromafie: Stati Generali dell’Antimafia

Care ragazze, cari ragazzi, Autorità, carissimo Luigi,

ho partecipato a tutte le edizioni di Contromafie, ma questa per me è comunque una prima volta: sono qui nella veste di presidente del Senato ma con gli stessi valori e obiettivi di sempre, caro Luigi, quelli che condividiamo di giustizia, legalità, ricerca della verità.

Ho sempre ritenuto importante questo appuntamento perché riunisce insieme e mette a confronto, per qualche giorno, centinaia di persone provenienti da settori diversi, a discutere ed approfondire tutti gli ambiti della lotta alla criminalità organizzata. Io credo che proprio in questo momento di grave crisi, non solo economica e politica ma soprattutto etica e culturale del Paese, noi abbiamo bisogno di idee, riflessioni e approfondimenti da opporre all’autoreferenzialismo, all’approssimazione, al vuoto di strategie, alle risposte dettate dall’emergenza. Abbiamo bisogno di una visione, di una prospettiva di cambiamento. E sappiamo bene che quando si affrontano i temi della corruzione, del riciclaggio, dello strapotere economico delle mafie, dell’utilizzo sociale dei beni confiscati, delle intimidazioni ai giornalisti locali o di piccole testate, di formazione, di cultura, di solidarietà e di sviluppo economico, stiamo parlando non solo di sicurezza e di giustizia ma anche, e nel modo più alto, di politica, di libertà, di democrazia. Perchè la corruzione, l’illegalità diffusa, l’abuso della funzione e dei fondi pubblici, l’infiltrazione della politica e delle istituzioni da parte di associazioni criminali, l’inquinamento dell’economia da parte di capitali illeciti, sono catene da cui dobbiamo liberare la nostra democrazia.

Il ritardo nel contrasto all’economia criminale ha un costo altissimo: quella mafiosa è un’economia che distorce i mercati e impedisce lo sviluppo di una società, ma la sua perversa efficienza produce consenso – specialmente in tempi di crisi, quando lavoro, reddito e credito si fanno ancora più scarsi. Così la mafia si fa cultura. Se vogliamo sconfiggere la cultura mafiosa, dobbiamo rendere la mafia superflua. Ma ciò implica rimpiazzarla con lo Stato, implica che la politica si faccia coraggio e si riappropi dei tanti territori lasciati indietro, ricostruisca un rapporto di fiducia e legittimazione, risponda ai bisogni, curi l’interesse collettivo.

Spostandomi in politica dopo 43 anni di magistratura avevo ben chiare in mente quali fossero le urgenze: sono stato senatore solo un giorno, e quel giorno ho presentato un disegno di legge proprio sulla corruzione, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, il falso in bilancio e l’evasione fiscale. E’ passato più di un anno e mezzo e ancora ne stiamo parlando. La notizia che finalmente si è iniziati ad intervenire sulla giustizia, partendo da quella civile, è una buona notizia. Così come lo è la volontà del ministro Orlando di proseguire ed affrontare i delicati punti della riforma della giustizia penale. Nei mesi passati lo scontro tra le diverse posizioni politiche ha impedito di giungere ad un risultato soprattutto in materia di auto-riciclaggio e di falso in bilancio: è davvero urgente invece trovare al più presto soluzioni che siano certamente condivise, ma soprattutto efficaci per spezzare il nesso devastante fra mafie, economia sommersa, evasione fiscale, ineguaglianze sociali, lavoro nero, inefficienza, corruzione, deriva etica della vita pubblica.

E’ una partita difficile quella che abbiamo di fronte ma voi, lo dico con affetto e con sincera ammirazione, voi che siete qui sapete come giocarla. Perché siete tanti, e andate tutti nella stessa direzione: nessuno da solo può cambiare le cose, io stesso ho provato più volte in questi mesi momenti di frustrazione soprattutto per non aver potuto, in ragione del ruolo istituzionale, incidere direttamente su alcuni provvedimenti. Il successo delle campagne di Libera, la consapevolezza che ha portato nella società, il lavoro continuo con migliaia di scuole, l’esempio delle cooperative sulle terre confiscate, sono tutte azioni di cambiamento, sono tutti inviti alla responsabilità.

Dobbiamo quindi seguire il consiglio di don Luigi, che ci invita a mettere al centro questo concetto: la responsabilità. Perché essere responsabili significa tante cose: adempiere ai propri doveri, difendere i propri diritti, coltivare e trasmettere insieme la memoria del passato e la speranza del futuro, avere un percorso di vita coerente con i propri principi e avere come bussola i valori della Costituzione.

Gustavo Zagrebelsky, con un’immagine fascinosa, ha raffigurato la democrazia come un compito mai finito, un processo in continuo svolgimento: la più democratica delle costituzioni è destinata a morire, se non è animata dall’energia che è compito dei cittadini trasmetterle. Dovrete essere voi quindi a dare nuova energia alla nostra democrazia e alle istituzioni con la cultura della partecipazione, della trasparenza e della responsabilità, riavvicinandovi alla politica, facendola vostra, portando dentro i partiti, i movimenti, i giornali, le imprese, il vostro entusiasmo e i vostri valori, e pretendendo l’impegno di tutti i cittadini onesti che, non dimenticatelo mai, sono molti di più dei criminali. Dopo la notizia delle minacce, don Luigi, a tutti coloro che gli si sono stretti attorno, ha detto sempre una frase: “Libera non è un Io, è un Noi”. Mi è subito tornata in mente una frase di Dom Helder Cãmara, chiamato “il vescovo delle favelas” brasiliane: “Se uno coltiva dentro un sogno che non condivide con gli altri, il suo resta “solo un sogno”. Ma se molti hanno lo stesso sogno, allora lì comincia a nascere qualcosa di concreto, di vero, di reale”.

“Contromafie” è un luogo dove si lavora molto e si sogna in grande, e lo si fa insieme. La mia speranza e il mio augurio è che da qui possa davvero germogliare il cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Grazie.

 

Semestre europeo: riunione su agricoltura, sviluppo industriale e PMI

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Il  presidente  del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini  apriranno  lunedì  27  ottobre  l’incontro  dei  presidenti delle Commissioni parlamentari dei Paesi Ue competenti in materia di agricoltura, sviluppo industriale, piccole e medie imprese (PMI). La  riunione si terrà nell’Aula di Palazzo Madama, a partire dalle ore 9, e vi  prenderanno parte i rappresentanti dei Parlamenti nazionali degli Stati membri  e  del  Parlamento  europeo,  nonché dei Paesi candidati. I lavori, articolati  in  tre  sessioni,  saranno  introdotti  dai  presidenti  delle Commissioni agricoltura e delle Commissioni industria e attività produttive del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, i senatori Roberto Formigoni e Massimo Mucchetti e i deputati Luca Sani e Guglielmo Epifani. Si tratta del quarto incontro che si svolge a Roma – il secondo ospitato in Senato   –  nell’ambito  della  dimensione  parlamentare  del  semestre  di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

Nella  prima  sessione  – dal titolo “La via europea ad un’alimentazione di qualità:  presidio  dei  territori, agricoltura ecocompatibile e biologica, tutela  delle  produzioni  tipiche”  –  sono  previsti  gli  interventi del ministro  delle  Politiche  agricole,  alimentari  e  forestali,  Maurizio Martina, del presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento  europeo,  Czesław  Adam  Siekierski,  del  vice  presidente  di Confindustria  e  presidente del Comitato tecnico per la tutela del Made in Italy,  Lisa  Ferrarini, e del presidente del Gruppo di lavoro “Agricoltura biologica”  di COPA COGECA (European Farmers e European Agri-Cooperatives), Edouard Rousseau. La  seconda sessione, con inizio previsto alle 11,45, sarà dedicata al tema dell’internazionalizzazione delle PMI. Interverranno il Vice Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, l’onorevole Paolo De Castro, membro della Commissione  Agricoltura  e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, e Marta Marti  Carrera,  presidente   della  Commissione  Impresa  e  PMI di BusinessEurope.

Nel pomeriggio, a partire dalle 15, si terrà la terza sessione – dal titolo “Il rinascimento industriale e le PMI: come raggiungere l’obiettivo del 20% del  PIL  entro  il  2020?” – che sarà aperta da un indirizzo di saluto del vice  presidente  del  Parlamento  europeo  ed  ex  commissario  europeo all’industria,  Antonio  Tajani,  promotore  della  comunicazione  “Per una rinascita industriale europea”, adottata dalla Commissione Ue il 22 gennaio 2014.  E’ previsto l’intervento del Vice Ministro dello Sviluppo economico, Claudio  De  Vincenti,  e  del  direttore  emerito  dell’Ufficio  Studi  di Mediobanca, Fulvio Coltorti. L’incontro  sarà  trasmesso in diretta dal canale satellitare e dalla webtv del  Senato e dal canale YouTube del Parlamento.

Il programma dettagliato e altre informazioni sono disponibili nel sito ue2014.parlamento.it.

Attacco al Parlamento canadese

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In seguito al drammatico attacco al Parlamento canadese, costato la vita ad un  militare,  il  presidente  Pietro  Grasso  ha inviato un messaggio allo Speaker  del  Senato,  Noël  A.  Kinsella,  e allo Speaker della Camera dei Comuni,  Andrew Scheer, per “esprimere la più piena solidarietà e vicinanza mia personale e di tutto il Senato della Repubblica”.  “Resto profondamente convinto – si legge nel messaggio del presidente Grasso – che i valori e le ragioni  della  democrazia,  di cui l’istituzione parlamentare è il massimo simbolo, si rafforzeranno e prevarranno contro ogni forma di intolleranza e di violenza”.

 

Visita istituzionale in Argentina

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E’ cominciata oggi la visita istituzionale del presidente del Senato, Pietro Grasso, in Argentina, che prevede incontri con i massimi esponenti politici, istituzionali e giudiziari del Paese e con la collettività italiana, profondamente radicata nell’imprenditoria, nella cultura e nella vita sociale. La visita del presidente Grasso si propone di rafforzare ulteriormente i rapporti e i legami politici, istituzionali, economici e sociali con un paese nel quale oltre metà della popolazione ha origine italiana. Nel corso della visita il Presidente lancerà inoltre alcune tra le iniziative di cooperazione culturale e accademica portate avanti dall’ambasciatore d’Italia a Buenos Aires, Teresa Castaldo, e consegnerà al governo argentino l’ultima tranche dei documenti conservati negli archivi del Ministero degli esteri italiano relativi a casi di desaparecidos di origine italiana.

Incontro con il premier cinese Li Keqiang

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Il  presidente  del  Senato,  Pietro  Grasso,  ha ricevuto questa mattina a Palazzo  Giustiniani il primo ministro della Repubblica Popolare Cinese, Li Keqiang.  Al  centro  del cordiale colloquio, i rapporti Italia-Cina. Erano presenti   il   ministro   degli    affari   esteri   cinese,   Wang  Yi, l’ambasciatore  cinese  in  Italia,  Li  Ruiyu, e l’ambasciatore d’Italia a Pechino, Alberto Bradanini. Al  termine  dell’incontro,  il  primo  ministro  Li Keqiang ha salutato il presidente  dell’Associazione  parlamentare  “Amici  della Cina”, onorevole Paolo  Peluffo,  la  vice  presidente,  senatrice  Maria  Rizzotti,  e  il segretario dell’Associazione, Aldo Nicoletti.

Presentazione del volume del Patriarca di Gerusalemme Foud Twal

Caro Patriarca, gentili ospiti,

è un vero onore ospitare in Senato la presentazione di questo libro del Patriarca di Gerusalemme. In quella Terra Santa, che oggi è attraversata da così tanti problemi, ci siamo incontrati il 26 giugno di quest’anno.

In quel luogo straordinario ed in un momento particolarissimo, segnato da eventi e tragedie che avrebbero portato di lì a poco al drammatico conflitto che ha segnato una volta di più la Striscia di Gaza, ho voluto rinnovare con la mia visita quel rapporto fra l’Italia e il Patriarcato Latino di Gerusalemme che è sempre vitale e  che si nutre non solo di un costante dialogo a livello istituzionale, ma anche dell’apostolato in Terra Santa di centinaia di religiosi italiani.

Un incontro che voleva essere una testimonianza ulteriore dell’importanza che l’Italia riserva al dialogo con il Patriarcato Latino di Gerusalemme e che assume una valenza del tutto eccezionale in ragione della sua presenza nella Terra in cui affondano le radici di tutte le religioni abramitiche.

Quella terra dove oggi il Patriarca svolge al massimo livello l’attività pastorale è anche la Sua terra, la terra dei suoi avi. Fouad Twal nasce a Madaba, vicino a quel monte Nebo che segnò e per sempre la vita di Mosè. E oggi guida la Chiesa di Gerusalemme, come ricorda nel suo libro: “Città Santa per gli Ebrei poiché è la terra dei loro antenati; per i cristiani, perché è la terra dove Gesù è cresciuto, dove le comunità cristiane hanno avuto la loro origine. Per i musulmani questa è la terra dove vivono da più di mille anni, una terra benedetta da Dio, da dove credono che il loro Profeta sia partito in Cielo”.

Il libro che oggi presentiamo ripercorre questa esperienza straordinaria. Di un uomo che nasce in una grande famiglia beduina cristiana in Cisgiordania, un’esperienza così particolare che è anche stata l’oggetto della Sua tesi di laurea, in quella terra è ordinato sacerdote e fa le sue prime esperienze nella città di Ramallah. Roma la conosce bene, è qui che fa i suoi studi universitari e si forma nella Segreteria di Stato ove intraprende la sua attività di diplomatico. Ed è proprio l’amore per questa terra, dopo aver percorso il mondo da diplomatico della Santa Sede, lo riporta lì, nella terra degli avi, nella Terra Santa, per svolgere al più alto livello la sua missione pastorale.

Dice Twal parlando di questa sua esperienza “è triste dire che siamo Chiesa del Calvario“. Tutto il Medioriente è Calvario a causa della situazione politica, anche della divisione tra cristiani e dell’emigrazione dei cristiani stessi, un fenomeno questo sempre più preoccupante e intenso. Ma Twal ci ricorda anche che i cristiani non devono dimenticare che dopo il Calvario vi è il sepolcro vuoto, e cioè “la resurrezione e la speranza“. Ecco il messaggio profondo che questo libro  ci rinnova.

È giunto il tempo di in cui dobbiamo trovare un equilibrio nuovo, in attesa di un avvenire basato sul bene comune di entrambi i popoli che vivono in quella terra”. Bisogna “creare i presupposti perché i bambini arabo-palestinesi possano giocare in tutta libertà con i loro coetanei israeliani”.

Non è un caso come il Patriarca evidenzi in tante pagine di questo libro prezioso l’attività del patriarcato a favore dell’educazione. Le 45 scuole sparse in tutto il territorio, che riescono a costruire amicizie tra ragazzi di religioni diverse; anche in contesti difficilissimi come la Striscia di Gaza. Parlando in particolare delle scuole di Gaza, Twal ricorda l’essenziale ruolo “dell’educazione nelle scuole dove si apprende anche l’apertura verso gli altri. I bambini che a scuola imparano a giocare insieme – ricorda Twal – sono più inclini al dialogo“.

Lo stesso spirito anima l’iniziativa della creazione di una nuova università in Giordania che, come ci ricorda il Patriarca “intende essere un foro vivente di dialogo e di apertura con l’obiettivo di fornire alla società del medioriente professionisti capaci e aperti alla tolleranza e all’impegno a favore del bene comune”. Cultura, dialogo e tolleranza, questo è l’impegno dei cristiani in Terra Santa: è solo riconoscendo e rispettando la diversità delle culture che si può progettare un futuro affrancato dalla violenza”.

Questo messaggio così prezioso Sua Beatitudine lo rivolge anche alla nostra Europa che sempre più si trova ad affrontare il delicato problema di integrare flussi di immigrati che conservano gelosamente la loro identità. Nel libro che oggi presentiamo acutamente Twal ci ricorda che: “non si può parlare di Europa unita o di Europa delle diversità senza porsi le questioni delle identità culturali e delle minoranze all’interno di ciascuna paese”. Questo problema per molti dei nostri Paesi e per una gran parte dell’opinione pubblica è ancora percepito come una novità. E qui soccorre la millenaria esperienza dei cristiani di Terra Santa raccolta in una frase molto felice che voglio ricordare di questo libro “l’ideale sarà raggiunto quando i tesori di una cultura saranno di profitto per l’altro”. In questa prospettiva va letta e affrontata la globalizzazione che va intesa sopratutto, ci ricorda Sua Beatitudine, “come la l’occasione per il rispetto della diversità delle culture“.

La ringrazio dunque di essere qui tra noi e sono sicuro che il dibattito che si aprirà, su un libro così ricco e stimolante, possa fornire elementi preziosi al dibattito pubblico anche del nostro Paese. Troppe volte ci concentriamo su questioni di corto respiro sui tanti problemi pratici dell’oggi, perdendo quell’orizzonte e quella prospettiva necessarie per rendere veramente vitale l’azione della politica.

 

Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di diritti fondamentali

Presidente Boldrini, Autorità, Gentili ospiti, Cari colleghi,

Con molto piacere vi porgo a nome mio e del Senato della Repubblica un caloroso benvenuto a Roma, unito all’augurio che questi due giorni di confronto su argomenti di tale profondità possano contribuire alla nuova legislatura europea e al nostro comune futuro. La scelta contenutistica delle sessioni che apriranno e chiuderanno la riunione credo offra una chiave di lettura precisa del nostro modo di intendere il tema dei diritti fondamentali: “combattere l’esclusione, lottare contro la discriminazione”. I diritti individuali sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine del lungo appassionante percorso dell’integrazione europea.

Nell’attuale momento storico di drammatico disorientamento e profonda sofferenza sociale per milioni di cittadini, credo che noi tutti dovremmo per prima cosa riflettere sul preoccupante crescere delle diseguaglianze, anche nei Paesi europei che hanno subito meno la crisi economica: un divario fra i cittadini che altera la coesione sociale, che svuota la democrazia dall’interno e che vanifica l’effettività dei diritti, consegnando tante, troppe persone alla marginalità e all’esclusione dalla cittadinanza attiva. Questa deve essere la nostra più urgente priorità: rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica, economica e sociale, delle comunità nazionali e dell’Unione Europea. Ciò vuol dire mettere tutti i cittadini, ma soprattutto i giovani, nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno delle medesime opportunità per sviluppare le proprie capacità.

Ma senza la tutela giurisdizionale e il controllo di legittimità non si potrà mai garantire l’effettività dei diritti né realizzare lo Stato di diritto. Pertanto, ritengo che sia necessario rafforzare l’efficienza, la correttezza, l’omogeneità della funzione giudiziaria in Europa, attraverso politiche che  attuino appieno lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, riconoscendo ai cittadini europei diritti e nuove tutele. Senza cadere in anacronistiche difese della sovranità nazionale, non é più eludibile il processo di avvicinamento, o meglio di omogeneizzazione, dei sistemi penali e processuali dei Paesi membri e di estensione del principio del mutuo riconoscimento.

Vanno, inoltre, rafforzati strumenti istituzionali comuni già esistenti, come Eurojust ed Europol, prevedendone nuovi, come una Procura Europea, una struttura di coordinamento che consenta di innalzare il livello dell’azione di contrasto comune ai delitti contro gli interessi finanziari dell’Unione Europea, nel rispetto dei principi della Carta dei diritti fondamentali, della Convenzione di Strasburgo e delle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Infine, credo che sia fondamentale affrontare con più determinazione e coordinamento, così in termini normativi come in termini operativi, fenomeni che indeboliscono la democrazia, influenzano la politica e inquinano il sistema economico-finanziario europeo, come la criminalità organizzata, la corruzione e l’abuso della funzione pubblica. E questo anche rafforzando le indagini sui patrimoni di provenienza  illecita e prevedendo un uso più esteso della confisca e degli altri strumenti idonei a colpire l’economia illegale e sommersa, che frena la crescita e determina una deriva etica delle istituzioni e della democrazia.

Il potere pubblico attraverso un sistema giudiziario efficiente deve garantire che i diritti vengano rispettati e tutelati. Se ci pensate la giustizia è la forza dei deboli,  delle vittime, degli ultimi, è il baluardo che possiamo opporre ai soprusi, alla sopraffazione, alla prepotenza, alla corruzione, alla violenza e al terrorismo. I “diritti fondamentali” non cadono dal cielo, devono essere conquistati e non sono dati per sempre, ma richiedono, tanto dalle istituzioni quanto dai cittadini, sia singoli che associati, un impegno quotidiano attraverso il quale consolidarli, aumentarli, ribadirli ogni volta in cui siano minacciati dalle contingenze della storia. Quando si parla di diritti fondamentali, mi viene in mente un sistema di principi, di idee, di comportamenti, che deve tendere alla realizzazione dei valori della persona, della dignità dell’uomo, dei diritti umani, dei principi di libertà, eguaglianza, democrazia, che devono trovare costante attuazione come metodo di convivenza civile, come un patrimonio insostituibile da difendere e da rafforzare da parte di tutti.

In realtà oggi, la cultura dell’immagine, del benessere e del profitto a qualsiasi costo ci porta a pensare soltanto a noi stessi, ci rende insensibili all’altrui sofferenza, finisce per farci coltivare la neutralità, l’indifferenza, la rassegnazione. Ma attenzione non esiste diritto senza dovere, non esiste risultato senza sforzo, non esiste vittoria senza impegno. I diritti non vengono da soli, devono subito essere messi in relazione agli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale cui nessun cittadino può sottrarsi. In un sistema democratico non esistono “scorciatoie”: ogni deviazione dalle regole presuppone un torto, una scorrettezza, un illecito, un reato. Quante volte ci siamo trovati nella vita di fronte a un bivio: da una parte un favore, una raccomandazione, un sopruso. Dall’altra la dignità, la bellezza e la fierezza di un comportamento onesto, etico, responsabile. Sembra più facile e più comodo cedere, ma in realtà non c’è moneta che valga il rifiuto del compromesso morale, della corruzione e della complicità.

In base a tali principi d’ordine etico e politico si ha il dovere di affrontare il tema migratorio pensando non a ciò che è conveniente, ma a ciò che è giusto. Le possibili risposte a queste drammatiche sfide emergenti sono racchiuse in due parole chiave: solidarietà e responsabilità. Il principio di solidarietà impone di affrontare l’impatto che il fenomeno migratorio determina sugli ordinamenti nazionali in chiave di bilanciamento di diritti e valori in campo, ponderando le esigenze di sicurezza, di rispetto della legge e di protezione del territorio con la promozione della dignità umana e dei diritti fondamentali.

Nessuna regola giuridica può mai ignorare le tragedie umane, le storie e i valori universali. In questo senso il valore di solidarietà, che richiama il rapporto di ciascun ordinamento politico con i cittadini, si deve coniugare con il principio di responsabilità, che allude al rapporto fra gli Stati. Nessun ordinamento, nessuno Stato può considerarsi oggi immune da minacce da parte del terrorismo e della criminalità transnazionale né autosufficiente rispetto alla soluzione di questioni globali, epocali. Mi si affacciano alla memoria i tempi, non tanto lontani, in cui da magistrato coordinavo le indagini contro i trafficanti di esseri umani, moderni mercanti di schiavi e spesso di morte, e rilevo la nuova dimensione geopolitica del fenomeno migratorio, connotato da trasformazioni fortissime, da una progressiva diversificazione delle rotte, dall’emergere di nuovi conflitti, situazioni di instabilità, persecuzioni politiche e religiose, e da motivazioni individuali determinate dalla povertà, ma illuminate dalla luce della speranza di un futuro, qualunque esso sia.

L’Unione non può dunque che affrontare le fratture geopolitiche che sono all’origine di questi movimenti epocali di persone, con una visione strategica, e solidale rispetto ai Paesi membri più esposti. Sul piano giuridico l’Unione, attraverso la legislazione e la giurisprudenza della Corte di giustizia, ha già raggiunto importanti punti di convergenza: grazie alle direttive sulla condizione dei rifugiati e la concessione dell’asilo politico, sui permessi di soggiorno e sui ricongiungimenti familiari si sono armonizzate le condizioni di ingresso e soggiorno sul territorio europeo. Ma non basta. Oggi è necessario rilanciare la politica estera europea, particolarmente ai nostri confini orientali e meridionali, per contribuire a governare e non solo subire passivamente le trasformazioni degli equilibri geopolitici mondiali.

Nel mondo dei diritti si collocano molti temi, soltanto alcuni dei quali potranno essere discussi in questi due giorni. Tra quelli di più recente attualità, oltre le migrazioni, i diritti connessi alla società dell’informazione, che ripropongono le eterne aspirazioni di un equilibrio fra libertà del singolo e sicurezza della comunità. Oggi si parla tanto di istituzioni europee, di dati macroeconomici, di politiche, di fallimenti e proposte. Ma le istituzioni, l’economia, la politica non sono materia inerte: sono fatte da persone e per le persone. E noi potremo affrontare le gravi questioni che abbiamo davanti solo ripartendo dalla nostra capacità di solidarietà e di responsabilità, dalla nostra determinazione a tradurre in azioni idee e speranze, ma tutelando sopra ogni altra cosa la dignità umana, senza mai dimenticare che noi parlamentari non trattiamo soltanto di leggi, di politiche, di dati ma anche di viva realtà e pulsante umanità.

Grazie.