Libano. Forze italiane svolgono ruolo vitale e strategico

Saluto al personale italiano di stanza al Comando UNIFIL

Caro Generale Portolano, carissimi militari,

devo confidarvi che provo molta emozione nel trovarmi oggi qui fra voi, in questa terra meravigliosa per decenni dilaniata dalla guerra, dalla violenza e segnata dal sangue e dal dolore. Ma provo anche vero orgoglio perché l’Italia contribuisce alla pacificazione e alla ricostruzione di questa nazione con le sue migliori energie, con le nostre donne e i nostri uomini migliori che hanno lasciato a casa affetti, amicizie e la propria vita per affrontare una sfida che è insieme quella personale di ognuno di voi e quella comune di tutte le persone e di tutti gli Stati che partecipano alla missione UNIFIL.

Io credo fermamente nel ruolo che l’Italia ha svolto e continua a svolgere in questa regione. La nomina nel luglio di quest’anno del Generale di Divisione Luciano Portolano, che è succeduto nel comando della forza ONU ai Generali di Divisione Claudio Graziano e Paolo Serra, è un prestigioso attestato di stima e di fiducia della comunità internazionale per l’azione e l’impegno dell’Italia per la stabilità e la sicurezza del Grande Mediterraneo. Ebbi modo di parlarne più volte l’anno scorso con il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon e ho accolto con gioia la nomina del Gen. Portolano. A lui, e a tutti voi, rivolgo un sentito apprezzamento per il prezioso lavoro svolto finora.

Qui la comunità internazionale, con un forte contributo italiano svolge un lavoro vitale, politico, militare, tecnico e strategico, affiancando istituzioni ed esercito libanesi per determinare stabili condizioni di pace. E dai miei colloqui di ieri con le massime personalità politiche libanesi ho raccolto l’apprezzamento per il lavoro italiano di sostegno alle forze armate libanesi nelle operazioni di sicurezza e stabilizzazione dell’area a sud del Paese e per l’assistenza umanitaria alla popolazione civile. Gli importanti risultati conseguiti sono stati possibili solo grazie alla capacità di adattamento, alla dedizione e alla propensione al dialogo e alla comprensione, all’umanità  che contraddistingue il nostro popolo e i nostri militari.

Oggi si profilano all’orizzonte le drammatiche minacce dell’ISIS, che sta esponendo il Paese al pericolo di infiltrazioni e di atti terroristici, anche per il rischio che il fondamentalismo attecchisca fra i rifugiati siriani e le fasce più povere della popolazione sunnita. Mentre il protrarsi della crisi siriana rischia di minare la sicurezza del territorio, sia per l’ingresso nel Paese di numerosi elementi armati, sia perché il vicino conflitto rischia di rafforzare le contrapposizioni interne, in particolare tra sunniti e sciiti libanesi.

Io sono certo che saprete, tutti insieme, con i colleghi di altre nazionalità e sotto la guida esperta e saggia del Gen. Portolano, affrontare queste sfide al meglio, con professionalità e competenza facendo tesoro dell’esperienza e dell’identità italiana. Con questa convinzione, mi stringo a tutti voi in un abbraccio ideale che vuole essere anche un caro augurio per Natale e per il Nuovo Anno. So che trascorrerete questo periodo lontani dalle vostre famiglie, ma sono qui per testimoniare l’ammirazione e l’affetto con cui io e il Paese vi seguiamo. Grazie.

 

 

 

 

Concerto di Natale 2014

Il Concerto di Natale in Senato, giunto ormai alla sua diciottesima edizione, è ormai una consolidata tradizione, che si rinnova anno dopo anno, con l’intento di coniugare l’arte con la solidarietà. Sono particolarmente orgoglioso di aver avuto come ospiti, alle prove generali che si sono svolte ieri pomeriggio, circa 250 ragazzi che crescono quotidianamente tra i disagi e le difficoltà delle realtà periferiche delle grandi città in cui vivono: proprio a loro, alle loro scuole e associazioni, saranno destinati tutti i proventi di questa giornata di festa.

Il Concerto rappresenta e vuole continuare a rappresentare una preziosa occasione per avvicinare i giovani non solo alla musica ma anche alle Istituzioni: è importante non lasciare indietro nessuno e porre proprio i ragazzi al centro della nostra attenzione, facendoli protagonisti e non spettatori della vita del nostro Paese.

Per questi motivi, e grazie anche alla loro disponibilità, abbiamo scelto come interpreti i ragazzi de “Il Volo”, un gruppo di cantanti italiani composto da tre talenti che rappresentano il nostro Paese nel mondo: Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble. “Il Volo” sarà accompagnato dall’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta diretta dal Maestro Diego Basso e dal Coro delle Mani Bianche del 173° Circolo didattico ISISS di Roma, diretto da Lucrezia Di Gregorio e Enza Campana. É la seconda volta che quest’Aula ospita un Coro delle Mani Bianche: come avvenuto lo scorso anno avremo modo di ammirare ed emozionarci con un gruppo di bambini con disabilità uditiva, che interpreteranno la musica con una melodia di gesti che ci dimostra come si possa affrontare con energia, impegno e passione, ogni difficoltà.

Con l’auspicio che l’esecuzione possa toccare i cuori di noi tutti, auguro a voi e alle vostre famiglie un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo.

Concerto di Natale 2014: avviciniamo i giovani alla musica e alle Istituzioni

Concerto di Natale in  Senato alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio  Napolitano,  della  Presidente  della Camera, Laura Boldrini e del Presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo

E’  stata una meravigliosa mattinata di musica e solidarietà, i ragazzi de “Il  Volo”  sono stati straordinari. I bambini del coro delle mani bianche, con  la  loro  melodia  di  gesti,  hanno  commosso  profondamente  tutti i presenti.  L’anteprima  di ieri per le scuole delle periferie e il concerto di  oggi sono stati due momenti entusiasmanti: due piccoli ma significativi messaggi   di   come  le  Istituzioni  possano  avvicinarsi  ai  giovani  e incoraggiarli  a  coltivare  il  proprio  talento.

Dopo  l’esecuzione  ormai  tradizionale  dell’Inno nazionale, i tre giovani tenori  de  “Il  Volo”, Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, hanno eseguito   magistralmente   brani   natalizi  e  non,  accompagnati dall’Orchestra Regionale  Filarmonia  Veneta,  diretta  dal  maestro Diego Basso. Particolarmente apprezzati, sono stati salutati dal pubblico con applausi scroscianti. Emozionante  l’esecuzione  del  Piccolo  Coro  delle  Mani bianche del 173° Circolo  Didattito ISISS di Roma, diretto da Lucrezia Di Gregorio e da Enza Campana,   composto   da   bambini  con  disabilità  acustiche,  che  hanno accompagnato le canzoni, con il loro linguaggio gestuale. Nell’emiciclo  erano  presenti, tra gli altri, i Vice presidenti del Senato Linda  Lanzillotta,  Valeria  Fedeli  e Maurizio Gasparri, il Capo di Stato Maggiore  della  Difesa,  Luigi Binelli Mantelli, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,  Claudio  Graziano,  il  Comandante  Generale  dell’Arma dei Carabinieri,  Leonardo  Gallitelli, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, il Direttore Generale della Rai, Luigi Gubitosi, e il Direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone. Al  termine  dell’esibizione  il Presidente della Repubblica, il Presidente del  Senato  e le altre cariche istituzionali hanno salutato i protagonisti del XVIII Concerto di Natale nella Sala Pannini. Al termine della cerimonia il brindisi di Auguri. Il  ricavato  della  vendita dei biglietti sarà interamente donato a realtà didattiche  delle  periferie  di Roma e di Napoli che ieri pomeriggio hanno assistito  nell’Aula  del Senato all’anteprima del Concerto: l’I.C. Antonio Gramsci  (Corviale),  le  scuole  Salvo  D’acquisto  (Tor Sapienza) e Carlo Pisacane  (Tor  Pignattara).  Inoltre  il  contributo  andrà  anche al 173° Circolo  Didattico  di Roma, che ha partecipato attivamente al concerto con il Piccolo Coro delle Mani Bianche e all’Associazione Foqus che opera con i ragazzi dei quartieri “spagnoli” di Napoli. Il  Concerto  di  Natale  è  stato trasmesso da Rai Uno. La diretta è stata condotta da Francesca Fialdini.

 

 

 

 

Antivigilia di Natale con i militari italiani

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Lunedì  22  e  martedì 23 dicembre in visita ufficiale in Libano. Nel primo giorno sono in programma una serie  di  colloqui  con  le  autorità  politiche e religiose del Paese: il Presidente  del  Parlamento,  Nabih  Berri, il Presidente del Consiglio dei Ministri,  Tammam Salaam, il Ministro della Cultura, Raymond “Rony” Arayje, il Patriarca Maronita, Cardinale Mar Bechara Boutros El Rai.

La giornata di martedì sarà invece interamente dedicata agli incontri con i militari  italiani.  Si inizia con il Comandante della forza multinazionale Unifil,  Generale di Divisione Luciano Portolano, e gli alti ufficiali alla base  di  Naqoura.  Il  Presidente  Grasso  si  rivolgerà  poi al personale italiano  di  stanza  al Comando Unifil. Subito dopo, è previsto l’incontro con  il  Comandante del Settore Ovest, Generale di Brigata Stefano Del Col.

La  visita  si concluderà alla base di Shama, con il saluto e gli auguri di Natale alle truppe schierate.

 

Necessario convergere sulle riforme strutturali

Incontro con la stampa parlamentare

Cari giornalisti, cari colleghi,

sono felice di essere con voi a questa ormai consolidata tradizione dello scambio di auguri. Porgo il mio personale benvenuto a tutti i componenti dell’Associazione Stampa Parlamentare e alla presidente Alessandra Sardoni, il cui articolato intervento pone molte domande sull’attualità parlamentare e il futuro del Paese. Lei ha utilizzato il termine “complicato” riferendosi all’anno che si sta concludendo, sia in relazione ai profili economici che istituzionali.

Condivido appieno questa sua valutazione: come ha accennato poco fa la crisi economica si è aggravata, non solo nel nostro Paese ma in tutta l’Unione Europea: questo ha peggiorato di conseguenza la situazione occupazionale e accresciuto le diseguaglianze, non senza forti ricadute sulla tenuta del Paese, consegnando alla marginalità e all’incertezza importanti fasce della popolazione, soprattutto tra i più giovani. Una situazione che deve preoccuparci, e spingerci a guardare ai prossimi passi con ancora maggior responsabilità. Proprio alla responsabilità delle forze politiche e sociali del Paese ha inteso rivolgersi il presidente della Repubblica quando ha chiesto di “non attentare alla stabilità”.

La legislatura è iniziata da meno di due anni, il Governo Renzi si è insediato meno di un anno fa. In questo breve lasso di tempo sono stati approvati, avviati o annunciati importanti progetti di riforma: quello costituzionale, quello del lavoro, della Pubblica Amministrazione, del Fisco, del terzo settore, dell’istruzione, della giustizia civile e penale. La situazione del Paese ci impone di continuare, con rapidità e determinazione, su questa strada, cercando le più ampie convergenze con le opposizioni e con tutti coloro che sono coinvolti dai cambiamenti, senza tralasciare il ruolo centrale dei corpi intermedi che hanno, per converso, il dovere di collaborare senza preconcetti o chiusure pretestuose.

Non riesco ad immaginare quale tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione possa davvero prendersi la responsabilità politica di costringere gli italiani a tornare alle urne prima di aver portato a termine le riforme strutturali, a partire da quella costituzionale. Non credo che i cittadini tornerebbero volentieri, dopo aver seguito per mesi accesi dibattiti nelle aule parlamentari – a volte anche troppo accesi – in merito al superamento del bicameralismo paritario, a votare come se nulla fosse mai avvenuto. Sul piano internazionale, da lei richiamato, finiremmo per dare l’immagine di un paese instabile e impossibilitato a programmare le proprie politiche anche solo a medio termine, consegnandoci a turbolenze, anche economiche, che non potremmo sostenere.

Presidente Sardoni,

vengo ora a quella che ha definito “spinosa questione della legge elettorale”, che era già tale più di un anno e mezzo fa quando ne parlammo in occasione del Ventaglio del 2013, per poi tornarci anche un anno fa nella stessa occasione di oggi. Lo sottolineo per dare il senso del tempo passato a discuterne. Da lungo tempo sostengo che occorre sgombrare il campo da quelle che ho definito “biforcute argomentazioni secondo le quali chi vuole la legge elettorale subito vuole andare alle elezioni”. Nel caso estremo e irresponsabile di una fine della legislatura che preceda l’approvazione in via definitiva del nuovo assetto costituzionale, non resta che affidarci a quanto scritto dalla Corte Costituzionale nella sentenza pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio scorso, dove si legge:

“La normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale delle disposizioni oggetto delle questioni sollevate dalla Corte di cassazione è «complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo»”.

Poco più avanti, in relazione all’introduzione della preferenza unica e alla redazione delle schede elettorali, precisa che

“simili eventuali inconvenienti potranno, d’altro canto, essere rimossi anche mediante interventi normativi secondari, meramente tecnici ed applicativi della presente pronuncia e delle soluzioni interpretative sopra indicate”.

Sottolinea infine, cito, che

“[…]una nuova consultazione elettorale, […] si dovrà effettuare o secondo le regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione, ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere.”

L’interpretazione letterale della sentenza sembrerebbe consentire quindi la possibilità teorica di indire elezioni in qualsiasi momento. Sono invece diverse tra loro le interpretazioni dottrinali di costituzionalisti di chiara fama e, come lei ha sottolineato, di esponenti politici di diverse aree di appartenenza. Nel mio ruolo non posso che lasciare alla dialettica parlamentare il compito di individuare soluzioni condivise. Sottolineo però che sul punto la posizione del presidente Renzi e della maggior parte delle forze politiche ha sempre guardato alla fine naturale della legislatura nel 2018.

Quando il presidente Napolitano ha accettato di essere rieletto, a seguito della richiesta di tutte le forze politiche, ha messo in chiaro sin da subito che il secondo mandato non avrebbe completato il suo corso. La scelta del tempo e del modo in cui dovrà terminare spetta solo a lui. Quando deciderà, affronterò quei giorni di supplenza nel pieno rispetto delle prassi costituzionali e con il massimo impegno. Auspico che il Parlamento dia una prova di maturità, convergendo in breve tempo su una personalità condivisa e autorevole.

Cambiando argomento, presidente Sardoni, lei ha ricordato con sintesi efficace la difficoltà del nostro Parlamento, e non da oggi, nel legiferare sui temi di giustizia penale, soprattutto su quelli che hanno a che fare con la criminalità economica e organizzata, se non in conseguenza di sentenze o inchieste che suscitano particolare sdegno. E’ così, purtroppo, da sempre: tutta la nostra eccezionale legislazione antimafia è stata approvata all’indomani di fatti eclatanti e dolorosi. La logica emergenziale però rischia di portare ad un’approssimazione fatta  di interventi stratificati l’uno sull’altro con il rischio di perdere la visione complessiva. Purtroppo in Italia la corruzione è un tema attuale da molti decenni, e merita una adeguata attenzione per la ricerca di soluzioni efficaci e sistemiche, sia sul piano repressivo che su quello preventivo  – anche ricorrendo ad una legislazione premiale per chi denuncia tali comportamenti, come avviene per la criminalità organizzata – perché costa sia per il sistema paese, in termini economici e di credibilità internazionale, che per i cittadini, costretti a un carico fiscale maggiorato, a una carenza di servizi, infrastrutture e prospettive occupazionali.

Le indagini recenti legate ad Expo, al Mose e a Mafia Capitale hanno evidenziato quanto sia alta l’infiltrazione di organizzazioni criminali ramificate nelle pubbliche amministrazioni, e come sia urgente dotarsi di strumenti tecnico-giuridici più sofisticati e di un raccordo operativo sempre più stretto fra Autorità giudiziaria, forze dell’ordine, Autorità anticorruzione e Autorità Antitrust: proprio per questo ho visto con molto favore il protocollo di intesa firmato da Pitruzzella e Cantone lo scorso 11 dicembre sulle attività di contrasto alla corruzione negli appalti pubblici e sui nuovi criteri per il rating di legalità alle imprese.

Ho accolto con piacere la forte determinazione del Governo ad intervenire legislativamente su questi temi: aspetto di leggere il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e, senza entrare nel merito delle scelte specifiche che è bene siano rimesse interamente al dibattito parlamentare, condivido con tutti i cittadini onesti la speranza che possa essere davvero, una volta per tutte, “la volta buona”, e che la politica mostri di saper reagire, in modo compiuto, con rapidità e severità, a  fenomeni di questo genere, cercando in futuro di arrivare prima della magistratura.

L’inchiesta su Mafia Capitale ha fatto emergere un “mondo di mezzo” che non fatico a identificare come mafia, perché anche le mafie sono cambiate: il volto violento e brutale della criminalità organizzata non è il più grave pericolo. E’ il volto oscuro delle mafie a doverci spaventare, quello che si infiltra dentro la società, dentro le istituzioni, dentro l’economia, che controlla territori e impedisce lo sviluppo e una piena  democrazia, che cerca di radicarsi, espandersi e sopravvivere nel tempo, che intrattiene relazioni con il potere sociale, economico, politico e istituzionale. Questo è il tipo di mafia che ha speculato per anni sulla Capitale, una criminalità mafiosa di tipo diverso rispetto a quella che siamo abituati a conoscere e a rappresentare, ma che, aldilà delle connessioni – che pure ci sono – con le 4 mafie storiche, ha un’identità di “metodo” con le mafie tradizionali. E’ come se quella che una volta veniva definita l’ “area grigia” della mafia  si fosse resa completamente autonoma: sarebbe un errore grave sottovalutarne la pericolosità e sminuire il tutto a qualche episodico caso di corruzione o criminalità comune. Temo che il fenomeno sia molto più diffuso di quanto non appaia.

In relazione alla sentenza Eternit e all’introduzione dei reati ambientali nel codice penale da lei citata ricordo che io stesso, in occasione dell’incontro che ho avuto con il sindaco e una delegazione di familiari delle vittime di Casale Monferrato, avevo previsto che, essendo calendarizzata la sessione di bilancio, sarebbe stato difficile trattare il Disegno di legge in aula a dicembre e invece possibile a gennaio. Siamo ancora nei tempi previsti, e spero davvero che il Senato possa, alla ripresa dei lavori, mantenere questo impegno morale con i cittadini di tante città del nostro Paese, da nord a sud, colpiti da reati davvero odiosi come quelli contro l’ambiente, la natura e la salute.

In merito al finanziamento dei partiti, invece, credo che se si vuole mantenere la scelta dell’abolizione del finanziamento pubblico – già da alcune parti messa in discussione per le possibili ricadute sul sistema democratico – sia necessario prevedere immediatamente regole certe su quello privato, regolamentando le lobby, costringendo i partiti e i movimenti alla trasparenza su ogni singolo finanziamento, vigilando soprattutto sul rischio che ve ne siano di illeciti. Occcorre fare davvero molta attenzione a due pericoli: quello di consegnare le politiche pubbliche agli interessi privati, da un lato, e quello di veder vanificato il risparmio ottenuto, dai maggiori costi per i cittadini a causa di fenomeni di corruzione.

Prima di salutarci voglio ringraziare per l’onore riservatomi da Ossigeno per l’informazione: loro sanno che sin da quando ero Procuratore ho sempre seguito con grande attenzione il problema delle minacce ai giornalisti, che nel nostro Paese tocca numeri impressionanti sia tra le grandi firme che nelle piccole redazioni di provincia. Sono davvero onorato di entrare a far parte di una associazione così attiva e vitale, e lo sono ancora di più perchè presidente onorario di Ossigeno è il collega senatore Sergio Zavoli – che ringrazio – un maestro del giornalismo, dell’inchiesta, dell’analisi, che ha saputo raccontarci magistralmente i cambiamenti del nostro Paese e quella terribile stagione della “notte della Repubblica”. Grazie presidente.

Voglio infine ringraziare voi giornalisti che ogni giorno seguite con attenzione i lavori del Senato, e le complicate vicende della politica, con acume, fiuto, attenzione. I cittadini confidano nel vostro lavoro per essere informati in maniera corretta, e questa è una grande responsabilità che non deve essere asservita a interessi di parte. Nel sistema democratico il vostro è un ruolo importante, e sono certo che continuerete a svolgerlo con la stessa passione e precisione che avete sempre dimostrato.

Concludo con i più sinceri e sentiti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi e ai vostri cari.

Contrasto alla corruzione: necessario rafforzare repressione e prevenzione

Presentazione del libro “Il contrasto alla corruzione nel diritto interno e nel diritto internazionale

Autorità, gentili ospiti, cari amici,

Con molto piacere ho accettato l’invito ad aprire, nella storica Sala Zuccari del Senato, questo incontro di presentazione dell’interessante volume collettaneo realizzato dalla “comunità di ricerca” in diritto internazionale del Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS Guido Carli, curato da Angela del Vecchio e Paola Severino. I numerosi contributi scientifici, stimolati da un importante progetto internazionale svolto dalla LUISS insieme ad altre quattro università europee sotto l’egida delle Nazioni Unite, affrontano con rigore e competenza i profili principali, sostanziali e processuali, del contrasto alla corruzione, sia in chiave interna, sia in quella comparata e internazionale. Il libro contribuisce così alle riflessioni su un fenomeno rispetto al quale si intrecciano temi tecnici, politici, criminologici, economici. Io sono convinto che il Paese abbia bisogno, proprio in questa fase di crisi così profonda che attraversa, di idee, di approfondimenti e strategie, da contrapporre all’approssimazione e alle logiche emergenziali. E da sempre credo che gli studi accademici possano e debbano fornire un valido apporto alle scelte democratiche che spettano alla politica.

La questione della corruzione purtroppo in Italia è attuale da molti decenni, e a non ha finora trovato soluzioni efficaci e sistemiche, sul piano repressivo e sul piano preventivo. Io stesso di questo tema, e delle connessioni con il fenomeno mafioso, il riciclaggio, l’economia sommersa e altre forme di illegalità, mi sono occupato a lungo sia nella mia lunga esperienza da magistrato, sia in quella più breve da politico. Sono convinto che la questione etica e la corruzione che ne è conseguenza, siano fra le emergenze più profonde che deve affrontare il Paese. Gli abusi dei poteri pubblici conseguenti a una deriva etica e una diffusa perdita di valori, si sono tradotti in un forte freno alla crescita economica, in un danno alla democrazia e nella tangibile perdita di influenza internazionale che all’Italia spetta per la sua storia, la sua posizione geografica e la sua identità.

La corruzione non solo danneggia le istituzioni, ledendone integrità, prestigio e buon andamento ma, quando è diffusa, inquina i meccanismi di produzione della ricchezza. Elevati livelli di corruzione distorcono l’allocazione efficiente delle risorse, sottraendole alle attività produttive, ai servizi per i cittadini, alla occupazione giovanile. Gli elementi di contesto che incidono negativamente sul caso italiano sono noti: l’ipertrofia normativa, spesso vessatoria, instabile e opaca, che genera oneri burocratici ridondanti e costosi; procedimenti amministrativi farraginosi, che rimettono eccessivi margini di discrezionalità alla P.A.; scarsa effettività delle sanzioni penali, vanificate da termini di prescrizione eccessivamente brevi. Un terreno di coltura ideale perché la corruzione si diffonda, determini assuefazione e sostanziale accettazione, il pericolo più grave che sia possibile immaginare.

Il raffronto tra i dati giudiziari (denunce e condanne) e quelli relativi alla percezione del fenomeno corruttivo rivela un rapporto di proporzione inversa fra corruzione “praticata”, ampiamente lievitata, e corruzione “denunciata e sanzionata”, che si è costantemente ridimensionata negli ultimi venti anni. Così si evince dall’indice sulla corruzione percepita di Transparency International, che ci vede al posto peggiore in Europa (con Bulgaria e Grecia).Sono convinto che l’entrata in vigore della legge Severino, l’impegno del Governo attraverso l’Autorità Anticorruzione e il continuo lavoro di magistratura e polizia giudiziaria possano contribuire, a rafforzare repressione e prevenzione e a migliorare la percezione da parte di cittadini e imprese sull’andamento del fenomeno.

I costi del fenomeno corruttivo sono impressionanti. Secondo le stime fornite proprio ieri dal Centro Studi di Confindustria la corruzione è costata al Paese negli ultimi venti anni circa 300 miliardi di euro. Voglio anche approfittare per dire che considero molto importante l’impegno su questi temi dell’associazione degli industriali, che ieri, attraverso il proprio delegato per la legalità, Antonello Montante, ha annunciato che si costituirà parte civile nel procedimento penale contro “Mafia Capitale”, al fine di “tutelare la reputazione delle imprese e la leale concorrenza sul mercato”.

La corruzione in essenza consiste nello scambio tra l’esercizio abusivo, deviato, del potere e una prestazione di danaro o di altra utilità. Da un punto di vista tecnico il fenomeno si accompagna agli espedienti utili a nascondere l’origine illecita del danaro: società fiduciarie, sovra o sotto fatturazioni, operazioni di finanza strutturata, cessioni di crediti e di garanzie, paradisi fiscali, operazioni e compensazioni estero su estero. Le tangenti sono correlate ad artifici di ogni genere. Presuppongono condotte di falso in bilancio, procedure contrattuali alterate, trattamenti preferenziali negli appalti, collusioni con i fornitori, illecite aggiudicazioni, false emergenze di lavori e conseguenti premi-truffa, collaudi addomesticati. Per questo ritengo auspicabile un raccordo operativo sempre più stretto fra i diversi attori istituzionali: Autorità giudiziaria, forze dell’ordine, Autorità anticorruzione, Autorità Antitrust, per creare una linea di continuità tra la prevenzione e la repressione della corruzione.

Ha quindi senz’altro ragione la Prof. Severino a indicare, nella sua introduzione, di quanto si sia ampliato il novero dei beni giuridici protetti dalla fattispecie di corruzione, che oggi comprende, accanto all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, beni di carattere economico: libertà d’impresa, e leale concorrenza. Ed è altrettanto vero quanto segnala la Prof. Del Vecchio nel suo contributo, che sono le evoluzioni dei mercati globali e del sistema geopolitico mondiale ad avere favorito il rilievo internazionale della corruzione e della criminalità economica. L’azione delle organizzazioni internazionali e il diritto convenzionale si muovono lungo due assi paralleli. Da una parte, il riconoscimento dell’incidenza della corruzione quale fattore distorsivo della concorrenza e ostativo dello sviluppo economico e sociale. Dall’altra parte, la considerazione dell’effetto di svuotamento e corrosione della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti individuali, della cura dell’interesse generale. Profili entrambi fondati. E proprio per queste ragioni, ritengo necessario contrastare e prevenire non solo le condotte di abuso di poteri pubblici, ma anche quelle ad esse strumentali o connesse. E prevedere in ogni caso un uso esteso e incisivo della confisca.

Le indagini, anche al Centro-Nord (Expo, Mose, Roma capitale), evidenziano la pesante infiltrazione di organizzazioni criminali, che usano il metodo mafioso, nel settore della pubblica amministrazione. Devianza, prassi illecite, mercimoni sono il terreno ideale entro cui si innesta l’azione della criminalità. D’altronde, le recenti indagini mostrano come sempre più la corruzione abbia perso la sua dimensione “bilaterale” in cui corruttore e corrotto si scambiano vantaggi o denaro per assumerne una “poligonale” o “circolare” in cui più soggetti (con metodi operativi propri della criminalità organizzata) entrano “in rete” senza scambi diretti, ma solo con cessioni di atti e vantaggi “monodirezionali”. E’ una strategia difficile da smascherare, perché non si riesce a collegare l’illecito e ingiustificato arricchimento del pubblico ufficiale con la serie di favori e privilegi indebitamente ottenuti da privati. Per tali motivi è necessario fare emergere il fenomeno con strumenti tecnico-giuridici e mezzi investigativi più sofisticati di quelli che la legge oggi consente.

Tornando all’attualità politica, se la legge anticorruzione che porta il nome della allora Ministra Severino (la 190 del 2012) è da considerare un risultato utile, perché é riuscita ad inserire nell’ordinamento figure di reato già utilizzate nella maggior parte dei Paesi europei e da tempo richieste, adesso è necessario rendere questa legge ancora più incisiva e completa, per una svolta decisiva nel contrasto alla corruzione. Ho già avuto modo di dire che accolgo con molto favore la forte determinazione del Governo ad intervenire legislativamente su questi temi.Naturalmente non posso entrare nel merito delle scelte specifiche che è bene siano rimesse interamente al dibattito parlamentare, ma auspico che si colga l’occasione per legiferare nel modo più compiuto e coerente, con una visione strategica e sistemica che è resa necessaria dall’incrocio su questi temi di profili giuridici, economici, sociali e politici. La politica ha il dovere di reagire con energia al radicarsi della corruttela, alla sottocultura del profitto ad ogni costo, al disprezzo per la cosa pubblica e il bene comune. Ma é anche indispensabile investire in cultura, istruzione e ricerca per formare le giovani generazioni, le nuove classi dirigenti, a una cittadinanza più consapevole e per determinare quella rivoluzione morale che può far riacquistare la fiducia nel nostro Paese e che è la vera speranza per il nostro comune futuro. Io sono fermamente convinto che anche su questo terreno si misurerà la capacità della politica di colmare quel vuoto di rappresentatività e di legittimazione etica che la separa dai cittadini. E questo considero, da oltre quarant’anni, il mio impegno più grande.

Grazie e buon lavoro

Pakistan. Combattere uniti il terrorismo, la barbarie e l’intolleranza

Messaggio al Presidente  del  Senato  del  Pakistan,  Syed  Nayyer Hussain Bokhari, e al Presidente  dell’Assemblea  Nazionale  Pakistana,  Sardar  Ayaz  Sadiq, per esprimere  le  più  sincere e profonde condoglianze a nome mio personale e dell’intera Assemblea che rappresento

Qualsiasi forma di violenza, qualsiasi atrocità che colpisca i più deboli, i  bambini,  nei  quali  riponiamo  tutte le nostre speranze per il futuro, offende  l’intero  genere  umano,  senza confini.   

La strage di innocenti a Peshawar ci ha lasciati attoniti, increduli. In questo momento così   drammatico  condividiamo il dolore e la disperazione dei superstiti e dei familiari e ci  stringiamo con un abbraccio ideale al popolo pakistano. Le assicuro, Signor Presidente,   che  questo  evento  rafforzerà  la  nostra  ferma determinazione  a  combattere uniti il   terrorismo,  la barbarie e l’intolleranza e a promuovere la dignità umana e i diritti fondamentali delle persone, ovunque essi si trovino.

Natale 2014. Incontro con la Stampa Parlamentare

Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, incontrerà i giornalisti della Stampa Parlamentare venerdì 19 dicembre alle ore 12 a Palazzo Giustiniani per il tradizionale scambio di auguri in occasione delle festività di fine anno.
Nota per le segreterie di redazione:

Le richieste di accredito di giornalisti non iscritti all’Associazione Stampa Parlamentare devono essere inviate al fax 06.6706.3494, o all’indirizzo e-mail accrediti.stampa@senato.it, e devono contenere gli estremi del tesserino dell’Ordine dei Giornalisti. Le richieste di accredito di fotografi e operatori televisivi devono essere inviate al fax
06.6706.2947 o all’indirizzo e-mail accrediti.stampa@senato.it, con i dati anagrafici completi, gli estremi del documento di identità, l’indicazione della testata di riferimento e un numero telefonico o di cellulare. L’ingresso a Palazzo Giustiniani avverrà da via della Dogana Vecchia 29.

Per fare dell’Università una risorsa che genera risorse

Autorità, cari amici, gentili ospiti,

è con grande piacere che vi do il benvenuto nella Sala Zuccari del Senato in occasione di questa giornata di studio in cui si alterneranno docenti e interlocutori istituzionali per fare il punto sull’Università italiana a quattro anni dalla riforma: un tempo utile per rilevare i punti di criticità e di forza non sulla base di pregiudizi o di idee preconcette ma sulla base di dati reali ed oggettivi.

È utile partire dalle cifre più recenti rese disponibili dall’Istat. Il primo fenomeno che immediatamente ci colpisce è quello dei giovani che abbandonano precocemente gli studi. Apprendiamo che è in calo, ma le percentuali sono ancora lontane dall’obiettivo stabilito dalla Strategia Europa 2020, che è quello di un valore inferiore al 10 per cento: in Italia ben il 17,6 per cento di giovani ha interrotto prematuramente gli studi nel 2012. Se tale fenomeno è più marcato nel Mezzogiorno, non ne sono esenti le regioni economicamente più prospere. Se consideriamo che già l’Unione europea guarda con preoccupazione al fatto che meno di un terzo dei suoi cittadini tra i 25 e i 34 anni abbia conseguito un diploma universitario – a fronte del 40% degli Stati Uniti e oltre il 50% del Giappone – e che si è prefissata come obiettivo per il 2020 un’istruzione universitaria per almeno il 40% dei 30-34enni, ci rendiamo conto che c’è ancora molta strada da fare. Eppure non ce ne sono altre che si possano seguire.

È, dunque, indispensabile mettere a punto strategie che favoriscano la permanenza degli studenti all’interno del circuito scolastico sino, almeno, al completamento del ciclo universitario. Per questo è necessario riuscire a superare la concezione secondo cui la spesa per l’istruzione è un mero costo. Si tratta, al contrario, dell’investimento più proficuo e produttivo che si possa concepire, poiché si investe in capitale umano, il capitale che sta alla base di tutto, quello che, alla fin fine, dimostrerà di rendere possibile la maggior ricaduta economica ed occupazionale che si possa ottenere. E non intendo confinare il mio discorso al conseguimento della laurea e, magari, di uno o anche più diplomi post-lauream, ma estenderlo al campo della ricerca, che è l’unica forma per fare progressi nella cultura, nella scienza e nell’innovazione produttiva.

Come ho già osservato in un precedente convegno sulla lotta all’emigrazione delle eccellenze, tenuto il mese scorso in questa stessa sala, l’attività di ricerca assume un valore particolarmente importante nel nostro Paese perché contribuisce a rinsaldare il senso del bene comune e dell’impegno diretto al benessere della collettività. Anche per questo la lotta all’emigrazione delle eccellenze si conduce non solo ricorrendo alle risorse economiche ma anche garantendo l’alta levatura dell’ambiente scientifico, in cui i giovani ricercatori possano trovarsi a operare con colleghi preparati e stimolanti. Le potenzialità nel nostro Paese ci sono tutte. Le risorse umane in primis. Ne sono prova i risultati conseguiti dai nostri docenti, dai ricercatori e dai professionisti che eccellono in patria e all’estero. È necessario individuare le forme e i mezzi per consentire anche ad altri, che ne abbiano le capacità, di seguire il loro esempio avviando così quel circuito virtuoso necessario non solo per rilanciare la nostra cultura ma anche la nostra economia.

Lascio subito la parola agli addetti ai lavori, sia del versante accademico che istituzionale, perché possano ricercare, insieme, vie percorribili. Fiducioso che da questo convegno emergeranno indicazioni utili anche al legislatore, auguro a tutti un buon lavoro.

 

 

 

Necessario superare la crisi con le migliori energie del Paese

Gli auguri di Natale e di fine anno al Capo dello Stato alla presenza delle alte cariche dello Stato

Signor Presidente della Repubblica,

per me è davvero un onore e un piacere poterle formulare gli auguri più sinceri in occasione delle feste del Santo Natale e di fine anno, anche a nome della Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte Costituzionale, delle Autorità civili e militari della Repubblica, e di tutti i presenti.

Quello che volge al termine è stato un anno complesso e impegnativo. La crisi economica che interessa il Paese e l’Unione Europea si è aggravata, provocando un ulteriore calo dell’occupazione e il crescere delle diseguaglianze. Fenomeni che, come lei ha costantemente avvertito, mettono in pericolo la coesione sociale e rischiano di sottrarre dalla cittadinanza attiva larghe fasce della popolazione, in particolare le più giovani, consegnandole alla marginalità e all’incertezza. Le profonde tensioni e crisi geopolitiche ai confini meridionali e orientali dell’Europa non solo incidono negativamente sugli scambi commerciali e sulle prospettive di crescita, ma stanno seriamente minando la stabilità mondiale, rafforzando gli estremismi, intensificando le violazioni della dignità umana e determinando una forte pressione migratoria che si scarica in larga misura sull’Italia.

Allo stesso tempo è stato anche un anno importante e fruttuoso. Grazie alla sua opera autorevole ed instancabile, di cui le siamo tutti profondamente e sinceramente grati, il Paese ha cominciato a reagire, nonostante il frazionamento politico, con un programma di riforme e interventi ad ampio spettro. Nel mese di agosto il Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale di revisione del bicameralismo paritario, oggi all’attenzione dell’Aula della Camera dei Deputati. Contemporaneamente, cogliendo il suo costante richiamo alle forze politiche, la legge elettorale sarà discussa in Aula al Senato non appena la Commissione Affari Costituzionali ne avrà completato l’esame.

Dopo l’approvazione in via definitiva in Senato nei giorni scorsi della legge sul lavoro, altrettanto urgenti appaiono le riforme del sistema economico, della pubblica amministrazione e della giustizia, quest’ultima tesa anche a correggere l’irragionevole durata dei processi. La rapida adozione e attuazione di tali interventi strutturali, necessari per gli investimenti, lo sviluppo e l’occupazione, dunque per il futuro del Paese, è assolutamente indifferibile, perché azioni sistemiche di tale profondità hanno bisogno di tempo prima di avere effetto concreto nell’economia reale. Il mio auspicio, Signor Presidente, è che le forze politiche sentano l’urgenza e la responsabilità che la gravità della situazione impone, sperando che non si ripetano quegli atti concreti di intimidazione, di rifiuto di ogni regola e rispetto delle istituzioni, volti ad ostacolare il normale funzionamento delle Camere, che anche Lei ha recentemente  deplorato.

Per superare l’anti-europeismo, che non tiene conto dell’importante ruolo che l’Unione ha svolto dall’ultimo conflitto mondiale nel garantire pace e diritti a milioni di persone, e “per determinare e sostenere la ripresa, l’occupazione e l’innovazione” è imperativo anche quel “salto di qualità nell’integrazione europea” che Lei ha invocato più volte. Il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea che si avvia alla conclusione, anche se condizionato dal rinnovo delle istituzioni europee, ha visto la determinata azione del Governo a favore della crescita, della priorità strategica dei confini meridionali dell’Unione, di una autorevole guida della politica estera e del rafforzamento della legittimità democratica delle istituzioni europee. Confidiamo che il Consiglio Europeo del 18 dicembre approvi il pur limitato piano di investimenti straordinari proposto dalla Commissione, dando prova di quell’auspicata maturazione politica, nel senso di un orientamento delle strategie economiche europee al medio e lungo periodo. In questa direzione si dovrà puntare a rafforzare la capacità produttiva dell’Europa e a favorire la spesa pubblica per investimenti degli Stati membri, utilizzando appieno la flessibilità già prevista dal Patto di Stabilità e Crescita, senza abbandonare la via del rigore di bilancio.

A nome di tutti i presenti, Signor Presidente, mi permetta di rivolgere un caro augurio ai militari italiani impegnati nelle missioni internazionali di pace ed ai Marò che ancora dopo anni attendono un processo in stato di custodia cautelare. Ai nostri militari in missione ci rivolgiamo con gratitudine per il contributo alla sicurezza, alla stabilità geopolitica e alla realizzazione dei diritti fondamentali nelle aree più tormentate del pianeta.

Signor Presidente, un’altra emergenza profonda cui dobbiamo fare fronte è la questione etica. Preoccupa il consolidamento, svelato da indagini e processi anche nel corso di quest’anno, di un’area che coinvolge insieme a mafiosi e criminali anche politici, imprenditori, professionisti e amministratori pubblici, facendo ricorso a relazioni di favoritismo, collusione e corruzione. Fenomeni che sono il frutto anche della permeabilità di certa politica, specchio anche del degrado della vita sociale e di una “diffusa perdita di valori”. In questo contesto, è dovere delle istituzioni e della politica reagire con fermezza al malaffare, alla corruttela, al disprezzo per la cosa pubblica e per l’interesse generale. Accanto a interventi legislativi, da tempo attesi, contro la corruzione e i reati connessi, è fondamentale investire in cultura, in istruzione e ricerca, per formare adeguatamente le nuove classi dirigenti; moralizzare la politica e la pubblica amministrazione; ricostruire eticamente e giuridicamente i partiti e colmare quel vuoto di rappresentatività e di legittimazione che li separa dai cittadini.

Signor Presidente, sono certo di interpretare i sentimenti di tutti nel dire che noi siamo fermamente convinti che il Paese sia dotato di tutte le energie necessarie – umane, imprenditoriali, culturali e ideali – per superare la crisi e riconquistare quel ruolo e quell’influenza internazionale che sono dovuti alla nostra storia e alla nostra identità. Auspico che le forze politiche siano capaci di superare le contrapposizioni con lungimiranza e con responsabilità, per proporre ed attuare progetti attorno ai quali costruire quel senso di appartenenza ad una comunità e quell’idea di sacrificio per valori e interessi condivisi, che è il collante e il fondamento della Nazione.

Proprio in questa sede, Papa Francesco ha espresso l’auspicio che l’Italia, “attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali”, sappia “nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo” per “promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona”.

In questo percorso, Signor Presidente, noi ci ispiriamo agli insegnamenti e agli indirizzi che lei non ha fatto mai mancare nell’esercizio delle sue gravose responsabilità, seguendo la strada maestra che ha voluto indicarci delle “ragionevoli speranze”, da coltivare “con perseveranza” e con “ogni sobrietà, giorno per giorno”.

Con questi sentimenti di profonda gratitudine, Signor Presidente, le rinnovo, a nome di tutti, gli auguri più sinceri.