Incontro con il Sottosegretario di Stato Marco Minniti

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Il Presidente del Senato nell’esercizio delle funzioni del Presidente della Repubblica, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi nel suo studio di Palazzo Giustiniani il Sottosegretario di Stato con delega alla Sicurezza della Repubblica, Marco Minniti, che lo ha aggiornato sulla situazione della sicurezza nazionale e internazionale.

Liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

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Il Presidente del Senato nell’esercizio delle funzioni del Presidente della Repubblica, Pietro Grasso, ha accolto con grande soddisfazione e sollievo la notizia della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite in Siria il 31 luglio scorso. Il Presidente Grasso ha altresì espresso vivissimo apprezzamento per il costante e decisivo impegno che il Governo, l’Unità di Crisi della Farnesina e i Servizi di Informazione e Sicurezza  hanno profuso al fine di ottenere questo importante risultato.

Presidente della Repubblica supplente: l’arrivo a Palazzo Giustiani

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi a Palazzo Madama, alle ore 11,  il  Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra. Il Consigliere  Marra ha consegnato al Presidente  Grasso l’atto di dimissioni firmato da Giorgio Napolitano.

Il  Presidente  Grasso  ha  pertanto assunto temporaneamente le funzioni di Presidente  della  Repubblica,  ai  sensi  dell’art. 86, primo comma, della Costituzione. Il  Presidente  si  è  recato  negli  uffici  di  Palazzo  Giustiniani dove eserciterà le proprie funzioni fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Le funzioni di Presidente del Senato saranno ricoperte dalla Vice Presidente Valeria  Fedeli,  ai sensi dell’art.9, secondo  comma, del Regolamento del Senato.

 

La memoria e l’immagine: scuole per la storia

Cara Ministro, gentili colleghi, autorità, cari ragazzi,

è per me veramente un piacere poter accogliere anche quest’anno in Senato il progetto dal titolo “La memoria e l’immagine – Scuole per la storia”, che quest’anno si arricchisce di numerose iniziative che saranno successivamente presentate, frutto del prezioso lavoro di recupero e valorizzazione degli archivi storici e delle biblioteche scolastiche, che da qualche anno il MIUR svolge in collaborazione con le scuole. Un’iniziativa che ci offre numerosi spunti di riflessione sulla centralità del sistema scolastico nella vita italiana e testimonia il cammino che insieme, il mondo della Scuola e il nostro Paese, hanno percorso dalla fine dell’800 fino ai nostri giorni.

Anche quest’anno, il Senato ha l’onore e il privilegio di ospitare nuovi materiali sulla storia della scuola italiana e un’anteprima delle foto della mostra monografica su Don Milani, che sarà inaugurata nel corso del mese di febbraio presso il MIUR. Febbraio, ci dice la cronaca, è proprio il mese che il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro Giannini hanno individuato per portare in Consiglio dei Ministri il risultato del lungo confronto iniziato mesi fa sui temi de “La buona scuola”. Un lavoro lungo, un dibattito aperto, che mi auguro possa trovare davvero le migliori soluzioni ai molti problemi che affliggono la scuola italiana.

Quella di oggi però è l’occasione per sottolineare ancora una volta l’importanza, la forza e l’attualità del messaggio di Don Milani. Aldilà dell’immagine buonista ed edulcorata che di lui viene proposta, la sua vita, il suo pensiero e il suo impegno furono pieni di vero fervore: cristiano da un lato – perché non dimenticò mai di essere un prete, un pastore di anime inviso alle gerarchie e mandato per punizione in quella Barbiana che da borgo sconosciuto lui ha trasformato in un modello di riferimento nella riflessione pedagogica nazionale e internazionale – e sociale dall’altro. Non aveva paura di schierarsi, sempre dalla parte dei più deboli e degli oppressi, non aveva paura di andare contro le regole e non aveva paura di forzare i limiti della legge per affermare un concetto, un’idea, e per educare i ragazzi al senso della legalità più profondo, come dice lui stesso nella famosa “Lettera ai giudici”:

“La scuola è diversa dall’aula di tribunale. La scuola siede tra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare il loro senso della legalità, dall’altra la volontà di leggi migliori, cioè di senso politico.” 

D’altronde la sua idea di scuola, che per lui era sacra come un “ottavo sacramento”, è un’idea radicale. Sapeva essere anche duro con i suoi ragazzi – anche se in punto di morte confessò di aver amato più loro di Dio – duro perché vedeva nell’educazione l’unica arma democratica di riscatto per i figli della povera gente che frequentavano le sue lezioni. Per questo nella famosissima “Lettera a una professoressa” si scagliò contro la scuola che perdeva gli ultimi come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, e indicava come il problema vero della scuola “i ragazzi che perde” e purtroppo, ci dicono le statistiche sulla dispersione, ancora troppi vengono persi per strada.

Il suo pensiero in anticipo sui tempi non può che essere un punto di riferimento per chi opera nella scuola, e l’impegno che ogni giorno, nelle migliaia di classi delle scuole del nostro Paese, gli insegnanti mettono nel loro lavoro costituisce il modo più significativo per assicurare continuità alla sua preziosa opera. Solo attraverso la conoscenza e il sapere, essenziali per conseguire ogni traguardo di vita, i nostri figli potranno diventare cittadini consapevoli e uomini liberi. L’esperienza educativa di Barbiana rappresenta in questo senso una concreta opportunità di crescita civile, una speranza che garantisce ai nostri figli l’eguaglianza delle opportunità e lo sviluppo di un pensiero autonomo, critico e libero, nella scia dell’insegnamento di don Milani quando scrisse che:

“Insegnando imparavo molte cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”

Anche in considerazione della rivoluzione tecnologica – siamo passati dalla lavagna di ardesia a quella multimediale – e dell’evoluzione sociale degli anni relativamente recenti, la scuola è cambiata da molti punti di vista, ma quello che non potrà mai cambiare è proprio la centralità del suo ruolo. Ogni giorno nelle aule scolastiche si costruisce il futuro, si educano ragazze e ragazzi, si formano coscienze e senso critico, si creano legami e rapporti, si preparano alla vita coloro che saranno i cittadini di domani.

In questi giorni in cui il terrore e l’odio hanno dato atroce prova di se nel cuore dell’Europa dobbiamo dare concreta e quotidiana testimonianza dei valori al centro della rivoluzione francese – libertà, uguaglianza, fraternità – e di quelli al centro del sogno europeo – integrazione, pace, rispetto dei diritti umani.E non c’è luogo migliore della scuola per darne testimonianza, dove ogni mattina si incontrano ragazzi con diverse provenienze, religioni, tradizioni, per ricevere quelle splendide “armi” per affrontare la vita, le uniche lecite, che sono l’educazione e la cultura.

Augurando il miglior successo al progetto “La memoria e l’immagine – le scuole per la storia”, ringrazio i gentili ospiti per essere intervenuti, i ragazzi e tutti coloro che si impegnano quotidianamente per una scuola davvero “buona”.

 

 

Il Presidente Grasso domani al Convegno “Le scuole per la storia”

Sarà  l’intervento  del  Presidente  del Senato, Pietro Grasso, ad aprire i lavori del Convegno ‘Le scuole per la storia’ che si terrà domani, alle ore 11, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. L’incontro,  che  fa  parte  del ciclo ‘La memoria e l’immagine’, vedrà gli interventi  anche  del  Ministro  dell’Istruzione  Stefania  Giannini,  del Professor Roberto Sani, coordinatore del Comitato scientifico del MIUR, del professor  Carlo  Bugatti,  direttore  dell’Osservatorio  fotografico,  di Federico Luciano, studente dell’Ipsia Cine Tv Rossellini e della dottoressa Sandra  Gesualdi,  direttore  del Comitato scientifico della Fondazione Don Milani. Presiederà l’iniziativa la senatrice Silvana Amati. I  relatori  presenteranno  i lavori del Comitato scientifico MIUR relativo alla  storia  della  scuola,  il  Dizionario  Biografico  degli Educatori e Pedagogisti, annunciando il concorso ‘FotografiAMO la scuola’. All’ingresso  della  Sala  Zuccari sarà allestita un’anteprima delle mostre sulla storia della scuola e su Don Milani, iniziative organizzate dal MIUR. L’incontro  offrirà anche l’occasione per costituire una rete di scuole per il recupero della memoria.

 

Uniti per sconfiggere le mafie

Intervista a “Press & Imprese” – Periodico sulla legalità e sulla cultura d’impresa – di Eliana Marino

“Quando vedi i tuoi amici morire, capisci che non puoi fare altro che ricercare peer il resto della tua vita la verità”. I suoi amici, i suoi “maestri”, come lui stesso li definisce, sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I loro corpi sono stati distrutti da centinaia di chili di esplosivo, le loro idee no, mai. “Pensando a loro, ogni giorno, io continuo nella mia azione”.  Lui è Pietro Grasso, 69 anni di cui 44 trascorsi in magistratura, sette come procuratore nazionale antimafia e da oltre un anno presidente del senato. “Legalità, verità e giustizia – dice – sono gli obiettivi da perseguire da parte di tutti i cittadini, ma ancora di più quando si decide di scendere in politica”. Di certo, di questo è consapevole, “il problema principale, oggi, è quello di provare a risolvere problemi di sussistenza di buona parte della popolazione. Quando per poter ottenere i propri diritti non si avrà più bisogno di ricorrere a qualcuno, mafioso, politico o amministratore che sia, là comincerà il cambiamento. E non basta la repressione, ci vuole soprattutto il coinvolgimento”.

Presidente, rispetto agli anni ’80 e ’90 che l’hanno vista in prima fila nel contrasto alla criminalità insieme a Falcone e Borsellino, in Sicilia e in Sicilia e più in generale in Italia,quali obiettivi sono stati raggiunti?

Nel corso di questi ultimi anni, sono stati fatti dei fondamentali passi avanti nel contrasto alla criminalità organizzata e sono stati inferti alcuni colpi durissimi alle mafie. Falcone e Borsellino ci hanno lasciato un patrimonio comune fatto di conoscenze, di intuizioni, di rigoroso metodo investigativo che ancora oggi deve far parte del bagaglio professionale di ogni magistrato. Non bisogna dimenticare che molte delle iniziative immaginate e intraprese in quegli anni si sono poi realizzate tanto sul piano legislativo che su quello investigativo e strategico: un esempio su tutti, la Direzione Nazionale Antimafia, che ho avuto il privilegio di dirigere per alcuni anni. D’altro canto ora le mafie sono diventate internazionali e dobbiamo fare in modo che gli strumenti legislativi e repressivi del nostro ordinamento, proprio quelli disegnati da Falcone e Borsellino, siano adottati da tutti gli altri paesi europei. Penso in particolar modo alla creazione di un Procura Europea, una struttura che innalzerà il livello dell’azione di contrasto ai delitti contro gli interessi finanziari dell’Unione e garantirà risultati che nessuno Stato da solo potrà mai realizzare.

A suo giudizio gli imprenditori che ruolo hanno e hanno avuto nella diffusione dei principi di legalità?

La criminalità organizzata fiorisce proprio dove c’è la ricchezza, questa è ormai una verità acquisita. Spesso dico che per colpire i mafiosi bisogna “mettergli le mani in tasca” e, sotto questo profilo, il mondo dell’imprenditoria è investito di una grandissima responsabilità. Nella nostra Sicilia abbiamo avuto esempi di altissimo profilo come Libero Grassi, che ebbe il coraggio di denunciare e la forza e di rifiutare qualunque commistione tra la sua impresa e il mondo criminale. All’epoca Grassi fu colpevolmente lasciato solo dalle Istituzioni e dalle associazioni di categoria, ma questo oggi non accadrebbe più: gli imprenditori stessi hanno capito che anche da loro dipende l’esito della sfida alla criminalità e l’affermazione della cultura della legalità e l’impegno di Confindustria Sicilia lo dimostra da anni.

Per uscire dalla zona grigia fatta di commistioni e confini flebili tra diritti e favori, secondo lei quali misure bisognerebbe mettere in campo?

Sono da sempre convinto che all’antimafia della repressione, di cui si deve occupare la magistratura coadiuvata dalle forze dell’ordine, si deve accompagnare quella della speranza, alla quale ognuno di noi, secondo le proprie possibilità, deve contribuire. La criminalità organizzata si può battere solo con uno sforzo condiviso di Istituzioni, scuola, società civile, associazioni di categoria, mondo imprenditoriale e informazione.  Ogni iniziativa in grado di rendere più conveniente rispettare le leggi piuttosto che infrangerle è essenziale perché aiuta a ridefinire, in senso positivo, il rapporto del cittadino con la propria comunità e con le Istituzioni. Devo dire che in questi anni, grazie allo straordinario impegno di molte associazioni di volontariato, stiamo ottenendo risultati che ci fanno ben sperare per il futuro: penso a realtà consolidate come Libera, AddioPizzo e anche, naturalmente, ai vostri progetti. Tutto questo prima non c’era e ancora non c’è in altre regioni dove, nonostante i segnali positivi, il coinvolgimento fa ancora fatica. Ma è questa la strada maestra.

Eppure c’è ancora chi pensa che la mafia dia lavoro e lo Stato lo tolga.

Questa è una sfida che lo Stato non può perdere: bisogna sradicare la convinzione che la mafia dia lavoro e protezione. Una cosa difficile quando, come avviene soprattutto nel Sud Italia, non c’è uno Stato che riesca ad essere, nel welfare, presente come dovrebbe. Bisogna uscire da questa forma di schiavitù psicologica ed economica. Insieme dobbiamo evitare che il sistema mafioso inquini quello legale.

Il concetto di sicurezza partecipata, così come inteso nel progetto Pon “Caltanissetta e Caserta sicure e moderne” rappresenta una modalità operativa in linea con la sua importante iniziativa denominata “Piattaforma della Giustizia”, che mira a realizzare una riforma partecipata del sistema giustizia in Italia..

La piattaforma della giustizia, che lanciai nel febbraio del 2013, nasceva proprio con l’obiettivo di stimolare il dibattito su temi cruciali quale la lotta alla corruzione, il voto di scambio e l’introduzione nel nostro sistema del reato di auto-riciclaggio. Credo che un ampio confronto su questi temi, in grado di raccogliere opinioni e orientamenti divergenti, non possa che essere salutare.

 

 

Parigi. Attacco allo spirito democratico e ai valori fondanti dell’integrazione europea

Messaggio inviato al Presidente del Senato francese, Gérard Larcher, e al Presidente dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone

L’attentato di oggi contro la sede del settimanale Charlie Hebdo ci ha lasciati attoniti e increduli. Qualsiasi attacco rivolto a minare la libertà di manifestazione del pensiero e di stampa attenta a quello spirito democratico che è il valore fondante dei nostri ordinamenti costituzionali e la premessa stessa dell’integrazione europea.

Le atrocità come quella di oggi a Parigi devono indurci a rafforzare ancora di più il comune impegno a livello europeo ed internazionale per la difesa dei diritti umani contro ogni tentativo di prevaricazione fondato sulla violenza e l’offesa alla dignità umana, per proteggere ogni individuo, ovunque nel mondo e a prescindere dall’appartenenza nazionale, etnica e religiosa, dall’intolleranza, dal terrorismo e dalla barbarie.

Stringendomi in un abbraccio ideale al popolo francese, a nome mio personale e dell’intera Assemblea che rappresento le rivolgo le mie più sincere e profonde condoglianze.

 

Discorso di fine anno. Fare tesoro delle parole di Napolitano per affrontare nuove sfide

Commento al messaggio di fine anno del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano 

Ancora una volta il Presidente Napolitano ha saputo interpretare le aspettative e le esigenze più profonde del Paese. Dall’alto di una esperienza politica e istituzionale che non ha confronti nel mondo attuale, il Capo dello Stato ci invita a guardare al futuro con fiducia, a recuperare energia e ottimismo, lasciando alle spalle i sentimenti negativi che hanno dominato troppi anni della nostra storia recente.

E’  un appello di straordinaria efficacia, quello che abbiamo ascoltato questa sera, e ne siamo profondamente grati al Presidente della Repubblica. Ci ricorda, senza nascondere le difficoltà che abbiamo attraversato e quelle che ci aspettano, che siamo una Nazione di grandi risorse e una comunità che sa chiamare a raccolta le energie migliori nelle situazioni più difficili, come è avvenuto anche nei giorni scorsi al largo del mare Adriatico. Da fedele interprete della Costituzione e supremo garante dell’Unità nazionale ha richiamato, come più volte in passato, tutte le forze politiche ad uno sforzo unitario per portare a compimento quelle riforme che il Paese aspetta da anni.

Durissime le parole del Presidente contro gli ‘italiani indegni’, i corrotti, e quel ‘sottosuolo marcio e corrosivo della società’ che ci chiede di ‘bonificare’: parole forti alle quali il Parlamento dovrà dare seguito con azioni e scelte legislative di pari livello. Dobbiamo fare tesoro di queste parole e ricordarcene per le sfide che ci attendono nel 2015.

L’Italie tient toutes ses promesses au Liban

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RENCONTRE

En visite à Beyrouth pour s’entretenir avec les responsables et visiter le contingent italien de la Finul à la veille des fêtes de fin d’année, le président du Sénat italien Pietro Grasso a affirmé à « L’Orient-Le Jour » que l’Italie est convaincue que toutes les crises doivent être résolues par le dialogue, y compris en Syrie.

Au bout de deux jours passés au Liban, le premier consacré aux entretiens politiques et le second à une inspection du contingent italien de la Finul, en compagnie du commandant en chef de cette force, le général Portolano, Pietro Grasso a tenu à exprimer sa solidarité (et celle de son pays) avec le Liban en cette période critique qu’il traverse.

Avant de reprendre l’avion pour Rome, il a affirmé à L’Orient-Le Jour, à l’aéroport, qu’il repart relativement rassuré car il a constaté, à travers les entretiens qu’il a eus à Beyrouth, que toutes les parties sont convaincues que la vacance à la tête de l’État est le problème le plus pressant, qu’il faut donc régler au plus tôt. En même temps, il est heureux d’apprendre « la bonne nouvelle de l’ouverture d’un dialogue entre le courant du Futur et le Hezbollah. Ce qui donne beaucoup d’espoir pour l’avenir du Liban car cela montre que les Libanais savent que le dialogue est la seule solution possible ». Mais le président du Sénat italien a ajouté que cela n’élimine pas pour autant les nombreux problèmes auxquels est actuellement confronté le Liban, notamment la menace que représente le groupe État islamique (EI – Daech) et le poids des réfugiés syriens.

Au sujet des réfugiés syriens, l’Italie, déclare le président du Sénat, est totalement solidaire du Liban et cet appui ne s’exprime pas seulement verbalement. Il se traduit aussi concrètement, à travers l’action des ONG et des institutions de l’Onu, mais aussi dans la coopération bilatérale entre les deux pays. Dans ce contexte, les efforts de l’Italie se concentrent dans deux directions, celle du ministère des Affaires étrangères et celle du ministère de la Défense qui financent tous les deux des projets de développement, non seulement pour les réfugiés, mais aussi pour les Libanais.
Lorsqu’on lui fait remarquer que les Libanais estiment que la plupart des promesses d’aides financières qui leur ont été faites dans le cadre des conférences internationales de soutien n’ont pas été tenues, M. Grasso précise que le monde entier et l’Europe traversent actuellement une crise économique globale qui fait que les pays sont en général soucieux de limiter leurs dépenses. « Les Occidentaux, dit-il, font donc beaucoup d’efforts pour se serrer la ceinture, mais, concernant le Liban en particulier, l’Italie a tenu ses promesses. « Nous avons respecté nos engagements et nous continuons de le faire », insiste encore M. Grasso, qui ajoute qu’au contraire, l’Italie vise à renforcer ses liens avec le Liban et que sa mission s’inscrit dans ce cadre. D’ailleurs, l’Italie donne des sessions de formation militaire aux forces armées libanaises, qu’il s’agisse de l’armée ou des FSI.

Au sujet de la possibilité de l’ouverture d’un nouveau foyer de tension au Sud, via le Golan et les fermes de Chebaa, Pietro Grasso raconte qu’il était au Sud dans la matinée (d’hier) et qu’il a constaté que la situation y était stable. Ses entretiens avec le contingent italien et le commandant en chef de la Finul l’ont conforté dans cette impression. Il estime donc qu’il n’y a pas de craintes particulières à avoir, d’autant que la Finul joue parfaitement son rôle et veille à la stabilité tout en parrainant une sorte de dialogue entre l’armée libanaise et l’armée israélienne. « Il faut préserver ce contact, même élémentaire, car c’est la seule voie qui peut mener vers les solutions, celles-ci supposant des concessions de toutes les parties », ajoute-t-il.
Pietro Grasso affirme qu’il n’a pas évoqué ni avec la Finul ni avec le président Berry le tracé des frontières maritimes entre le Liban et Israël, ainsi que les informations faisant état d’un vol du pétrole par l’État hébreu au large des côtes libanaises.

Est-il question de retirer le bras armé du Hezbollah de la liste des organisations terroristes de l’Union européenne comme cela a été le cas pour le Hamas ? Le président du Sénat italien répond que la question du Hamas relève de la compétence de la Cour de justice européenne. Il s’agit d’un dossier technique. « Mais concernant le Hezbollah, il s’agit d’une question qui relève de la compétence de l’Union européenne. »
Selon le président du Sénat italien, son pays base sa politique étrangère sur le dialogue. « En ce qui nous concerne, dit-il, nous prônons un dialogue avec toutes les parties, y compris en Syrie. » Dans ce contexte, l’Italie considère que l’émissaire de l’Onu chargé du dossier syrien, l’Italo-Suédois Staffan de Mistura, effectue un travail important pour trouver le moyen d’orienter le conflit syrien vers une solution politique. « Et l’Italie espère participer à cette solution en même temps que toutes les forces régionales », conclut-il.

Le président du Sénat italien s’était donc rendu au Liban-Sud dans la matinée pour inspecter le contingent italien au sein de la Finul en compagnie de l’ambassadeur Giuseppe Morabito. Reçu par le commandant en chef de la Finul, le général Luciano Portolano, au siège principal de Naqoura, M. Grasso s’est informé au sujet de la mission des Casques bleus et du contingent italien en particulier. Il a ensuite réaffirmé l’engagement de son pays aux côtés du Liban, ajoutant que la stabilité du Liban est significative pour toute la région. Il a aussi rendu hommage aux soldats italiens au Liban qui œuvrent pour la paix, souhaitant aux Libanais et aux Italiens de joyeuses fêtes.

De retour à Beyrouth, le président du Sénat, toujours accompagné de l’ambassadeur d’Italie, s’est rendu au musée national qu’il a visité avec intérêt avant de se rendre au déjeuner donné en son honneur par le ministre de la Culture Rony Araiji, en présence du nonce apostolique, de l’ambassadrice de l’Union européenne, du député Alain Aoun et de l’ancien ministre Ziyad Baroud.

Libano. Qui l’Italia ha dato il meglio di sé

Salut al personale italiano del Comando del settore Ovest

Caro Generale Portolano, caro Generale Del Col, carissimi militari,

Permettetemi di confidarvi la mia sincera emozione e il mio orgoglio per essere qui con voi. Vedo con piacere nei vostri giovani volti di donne e uomini forza, serenità, consapevolezza. Ho programmato la mia visita in Libano con due obiettivi.

Il primo, di carattere più personale: portare a voi tutti l’affetto e la riconoscenza del Paese per i sacrifici che affrontate ogni giorno e per l’onore con cui rappresentate in questa terra l’Italia, la nostra determinazione, la nostra identità, la nostra umanità.

Il secondo, politico e strategico: rinsaldare la continuità dei rapporti fra il nostro Paese e il Libano, in un momento difficile, nel quale a vecchi  problemi si è aggiunto l’afflusso di centinaia di migliaia di profughi provenienti dalla Siria e il fenomeno, qui inaspettato e insidioso, del terrorismo. Io seguo molto da vicino i temi internazionali, e con particolare interesse quanto riguarda la sponda sud del Mediterraneo, il mare nel quale svolgiamo un ruolo importante. Ho visitato quest’anno Israele e la Palestina, la Tunisia, il Marocco e adesso ho voluto verificare di persona i risultati del lavoro italiano in Libano, militare e civile.

Ieri l’Ambasciatore Morabito mi ha accompagnato ad una serie di incontri istituzionali di alto livello. Dal Presidente del Parlamento Berri, dal Primo Ministro Salam e da altri interlocutori ho raccolto apprezzamenti non solo sinceri ma anche affettuosi per l’impegno che ha contraddistinto la lunga presenza italiana in Libano. Tutti hanno ribadito sentimenti di profonda amicizia e di grande fiducia che nutrono per il nostro Paese, per il nostro popolo e per chi, come voi, qui applica tutte le proprie energie. E’ questo un capitale geopolitico molto prezioso che dobbiamo all’intelligenza della nostra diplomazia, alla vostra competenza e alla dedizione di tutti.

Dovete essere orgogliosi di questo successo, dovuto alla professionalità e dedizione vostra e di chi vi ha preceduto. Qui l’Italia ha dato il meglio di sé, affiancando le istituzioni e l’esercito con l’obiettivo di contribuire alla stabilità e alla pacificazione del territorio. Il nostro Paese ha investito in Libano risorse importanti, in termini politici, militari e soprattutto umane. Ha mandato in questa terra le sue donne e i suoi uomini migliori. Persone che, come voi, hanno lasciato a casa affetti, amicizie e abitudini di vita consolidate per lavorare al servizio dell’Italia, del Libano, dei diritti delle persone, della pace e della sicurezza internazionale.

La determinazione e la competenza che avete dimostrato qui ogni giorno hanno fatto dell’intervento italiano un riconosciuto modello di eccellenza nella costruzione e nel mantenimento di pace e sicurezza. Gli schemi di stabilizzazione, consolidamento e cooperazione hanno prodotto risultati concreti e preziosi. Non è un caso che, in deroga al principio di rotazione fra i Paesi membri dell’ONU un ufficiale italiano, il Generale di Divisione Luciano Portolano, sia subentrato al Generale di Divisione Paolo Serra, nella carica di Force Commander. Una scelta senza precedenti che è un bel riconoscimento delle nostre capacità politiche, militari, tecniche e di mediazione, e che io considero motivo d’orgoglio per il Paese intero.

Per queste ragioni sono sinceramente felice di essere oggi qui con voi, in questa base militare che ha i suoni, i colori e le sfumature dell’Italia. So quanto sia difficile, soprattutto all’approssimarsi delle festività natalizie, essere lontani dalle famiglie e dagli affetti più cari. È quindi con ancora più affetto che mi stringo a voi in un abbraccio che vuole essere anche un augurio per le festività e per l’anno che sta per iniziare. Grazie a voi io, noi, siamo orgogliosi di essere italiani. Grazie.