Commemorazione di Stefano Gaj Taché

Onorevoli Colleghi,

ricorreva ieri il 35° anniversario dell’attentato al Tempio Maggiore di Roma del 9 ottobre 1982, considerato il più sanguinoso attacco antisemita verificatosi in Italia nel corso del secondo dopoguerra. Il vile atto criminale fu perpetrato nel cuore della Capitale, nelle stesse strade che anni prima, il 16 ottobre del 1943, avevano assistito alla vergogna della deportazione degli ebrei romani nel campo di concentramento di Auschwitz.  Il 9 ottobre del 1982 era un sabato, tradizionale giornata dello shabbat, che coincideva con le celebrazioni legate alla “festa delle capanne”. Non era stato organizzato alcun servizio di sicurezza fuori dal Tempio: poco prima di mezzogiorno le famiglie cominciarono a uscire quando la barbarie assassina si scatenò per circa cinque interminabili minuti con il lancio di bombe a mano e una serie di raffiche di mitra sparate sulla folla.

La cieca e feroce violenza terroristica colpisce sempre cittadini innocenti: in quell’occasione l’unica vittima dell’ignobile attentato fu un inerme bambino di soli due anni, Stefano Gaj Taché, mortalmente colpito dalla scheggia di una bomba a mano. Una quarantina di persone vennero ferite e tra loro anche i genitori della piccola vittima ed il fratello, Marco Gadiel, che all’epoca aveva quattro anni, che oggi sono qui con noi: li saluto con affetto. Per riprendere le parole del Presidente della Repubblica nel discorso di insediamento del 3 febbraio 2015, Stefano Gaj Taché “era un nostro bambino, un bambino italiano” suo malgrado tristemente assurto a simbolo del prezzo pagato dal nostro Paese sull’altare dell’odio e dell’intolleranza. L’anniversario del tragico attentato non può non indurre le Istituzioni e i cittadini ad una serie di riflessioni e ad un rigoroso esame di coscienza collettiva: l’attacco al Tempio Maggiore di Roma risveglia in noi l’incubo del mostro antisemita i cui rigurgiti, seppure isolati, purtroppo persistono ancora nella nostra società e, più in generale, nel mondo occidentale. Riemergono le assonanze con gli atti terroristici che, in tempi recenti, hanno funestato diverse città d’Europa e di altri continenti. Ad accumunarli è il medesimo sentimento di odio e la volontà di annientamento del nemico, il tutto ammantato dall’utilizzo della violenza come arma di lotta politica e dalla esaltazione del fanatismo religioso.

La ricorrenza di ieri rappresenta quindi un monito a tutti noi per riaffermare il primato dei valori della libertà, della pacifica convivenza tra popoli e religioni, della tutela dei diritti di tutte le minoranze, oltre che del fermo rifiuto di qualunque tentativo volto a giustificare la violenza quale strumento di affermazione politica o di prevaricazione di un credo religioso. A trentacinque anni dall’attentato al Tempio Maggiore di Roma, appare doveroso rinnovare, a nome dell’intero Senato della Repubblica, un sentito e profondo sentimento di cordoglio alla famiglia del piccolo Stefano, vittima innocente della ferocia terroristica, e rivolgere un abbraccio e un pensiero di stretta vicinanza a tutte le persone colpite, ai loro cari, alla comunità ebraica – rappresentata oggi in Senato dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e dalla presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello – e ai cittadini di Roma.

Invito, pertanto, l’Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento.

Incontro con una delegazione di People4Soil

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi una delegazione di “People4Soil“, la coalizione di oltre 300 organizzazioni non governative, istituti di ricerca, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti che chiedono l’introduzione di una specifica legislazione a tutela del suolo in Europa.

La delegazione ha consegnato al Presidente Grasso le 82.000 firme raccolte nel nostro Paese in calce all’Iniziativa dei Cittadini Europei, lo strumento ufficiale per invitare la Commissione Europea a proporre nuovi atti legislativi.

L’Iniziativa deve essere sostenuta da almeno un milione di cittadini europei. Il numero dei firmatari italiani – affermano i promotori – eccede largamente il quorum fissato per il nostro Paese dalla Commissione Europea (54.750 firme).

La delegazione ricevuta oggi dal Presidente Grasso a Palazzo Madama era composta da rappresentanti di ACLI, Coldiretti, Fondo Ambiente Italiano (Fai), Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, Slow Food, WWF, riuniti nella coalizione “#salvailsuolo”.
Il Presidente del Senato ha assicurato la propria massima attenzione ai temi sollevati dall’iniziativa, anche in relazione all’iter del disegno di legge recante “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato”, approvato dalla Camera dei deputati e ora all’esame delle Commissioni riunite Agricoltura e Ambiente di Palazzo Madama.

VI edizione della Campagna “InDifesa – di Terre des Hommes”

Gentili ospiti,

anche quest’anno ho accolto con molto piacere l’invito della dottoressa Vergari ad aprire questa conferenza. Terre des Hommes ha una lunga storia fatta di decenni di impegno in favore dei minori: questa attività è cresciuta nel tempo, prosegue attraverso numerose iniziative e si rafforza con la campagna “indifesa”, lanciata nel 2012 e giunta oggi alla sua sesta edizione.

Leggere il vostro dossier, lo dico senza alcuna accortezza retorica, è un colpo al cuore. Da essere umano, prima che da uomo delle istituzioni, non posso non sentire il peso delle umilianti condizioni di così tante persone e della gravità delle vessazioni che subiscono. Le storie di Gift, Beki, Blessing, quella di Amara, pronta a tutto per evitare che sua nipote Kirmani subisca il suo atroce destino: sono il racconto di singole vicende che illuminano e spiegano le statistiche e i numeri, ci fanno capire l’orrore che coinvolge milioni di bambine e adolescenti.

Le conseguenze di una mancata protezione e promozione del benessere infantile sono pesantissime e si ripercuotono nelle fasi successive della vita, oltre a rappresentare un gravissimo danno alla società. Ogni bambina strappata alla violenza è una speranza di riscatto per tutti noi. Ricordiamolo sempre: le bambine di oggi saranno le donne di domani, abbiamo il dovere di combattere tradizioni, pratiche e comportamenti che negano loro i diritti fondamentali come quello all’integrità fisica e psichica, alla salute, all’istruzione. Non siamo mai abbastanza preparati a confrontarci con questa realtà e, troppo spesso, pensiamo – sbagliando – che essa si consumi a così tanti chilometri di distanza da non riguardarci. Emerge chiaramente invece che, con le dovute differenze, ogni Paese del mondo, e quindi anche il nostro, deve prendere coscienza di quanto avviene e agire di conseguenza.

Sia chiaro. Se anche una sola bambina al mondo subisse la mutilazione genitale; se anche una sola fosse costretta al matrimonio in tenera età; se solo una fosse venduta, reclutata come nelle milizie armate e violentata tanto nel corpo quanto nello spirito; se anche solo ad una fosse negato di studiare, non sarebbe diverso, saremmo egualmente indignati. Quando il diritto ad una esistenza libera di un singolo è minacciato, tutti noi siamo minacciati. Se non siamo capaci di difendere la dignità di tutti i bambini, allora stiamo letteralmente distruggendo il nostro futuro. Nessuno di loro deve essere privato della speranza, della felicità, dell’opportunità di coltivare i propri talenti e realizzare i propri sogni. Le pagine del dossier sono di dolore ma anche di speranza. Ci inducono a riflettere, a impegnarci, a far sentire la nostra voce; mostrano come siano stati raggiunti alcuni importanti e incoraggianti risultati, anche grazie a realtà come Terre des Hommes. In particolare credo siano molto significativi gli obiettivi conseguiti sul delicatissimo versante dell’accesso all’istruzione, quello che è ampiamente riconosciuto come il prerequisito fondamentale per poter assicurare ad ogni individuo un futuro migliore. Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più giusto e soprattutto più equo.

Lascio ai relatori che animeranno con i loro interventi questa conferenza il compito di descrivere il significato delle statistiche contenute nel dossier, così come riflettere sulla strada che dobbiamo percorrere nei prossimi anni. Concludo questo mio indirizzo di saluto con esprimendo un sincero sentimento di gratitudine verso Terre des Hommes. Il vostro è lavoro encomiabile, importantissimo, decisivo: lasciatemi dunque ringraziare di cuore – a nome mio e del Senato – tutte le persone che mettono a disposizione di questo progetto e della società le loro competenze e il loro tempo.

Grazie.

Contrasto alle mafie: gli strumenti nella dimensione istituzionale nazionale e regionale

Autorità, gentili ospiti,

ho accolto con molto piacere l’invito della Presidente Bindi ad aprire questa giornata che si inserisce nel solco tracciato due anni fa dalla Commissione.

Il tema – non credo sia necessario dirlo – mi sta molto a cuore: più di quattro decenni come magistrato antimafia e questi anni come presidente del Senato mi fanno ritenere che molte delle speranze di crescita e di prosperità della nostra nazione siano indissolubilmente legata al successo che dobbiamo conseguire nel contrasto alla criminalità organizzata.

L’Italia ha maturato una grande esperienza nell’analisi dell’evoluzione del fenomeno: sono molti i Paesi – e anche l’Unione Europea – che guardano con attenzione e interesse al complesso normativo sul quale poggiano le attività repressive e anche alle modalità attraverso le quali cerchiamo di comprenderne le nuove dimensioni. È un risultato che deve renderci orgogliosi e per il quale dobbiamo ringraziare la magistratura, gli investigatori, le forze dell’ordine e anche le istituzioni come la Commissione Antimafia. Abbiamo sconfitto la mafia stragista – quella che per decenni ha insanguinato la nostra penisola e causato un dolore incolmabile al nostro Paese – ma oggi siamo chiamati ad affrontare una sfida per certi versi ancor più insidiosa. La strategia violenta ha lasciato il passo ad una che aggredisce direttamente il patrimonio e che si insinua nel cuore della Pubblica Amministrazione.

La grande forza delle mafie consiste infatti nella loro abilità nell’adattarsi al contesto socio-culturale ed economico nel quale operano. Cambiano pelle, si inabissano, fanno sparire le proprie tracce attraverso complesse operazioni; sono inoltre in grado di confrontarsi con il mondo globalizzato e al tempo stesso di dominare nelle realtà locali.

Già due anni fa la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta del Senato sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali aveva confermato che gli interessi delle organizzazioni criminali si manifestano sempre di più nell’inquinamento delle gare d’appalto e nella costruzione di reti corruttive, che soffocano la crescita e la prosperità di alcune delle nostre città, come ormai evidente non solo nel meridione. La stragrande maggioranza degli amministratori locali onesti difende la dignità della funzione e l’interesse dei cittadini. Altri, purtroppo, entrano a far parte della rete illecita determinando un doppio danno.

Il primo è legato al vero e proprio reato: aumentano i costi delle opere pubbliche, si abbassa sensibilmente la qualità dei servizi offerti, si premiano “gli amici” e non i migliori, a spese della collettività. Ci ricordiamo degli effetti devastanti di queste condotte quando leggiamo i disastrosi bilanci di alcune pubbliche amministrazioni o quando ormai è troppo tardi e dobbiamo fare i conti con tragedie che avremmo potuto evitare. Il danno più grave e troppo spesso sottaciuto è quello che si consuma a danno della credibilità delle istituzioni, ancora più drammatico se si considera che il Comune e la Regione sono per definizione le realtà di governo più vicine alle persone. Va da sé che quando manca la fiducia viene meno anche l’impegno verso il prossimo, in una crescente spirale negativa che attanaglia la nostra società, minacciandone le fondamenta.

La politica può – anzi deve – fare moltissimo per reagire, sotto tutti i punti di vista. Può innanzitutto stare al fianco dei sindaci e dei governatori onesti che ogni giorno combattono l’illegalità. Può compiere scelte radicali in tema di selezione delle classi dirigenti che devono essere non solo competenti ma anche ineccepibili sotto il profilo etico. Può, poi, rinsaldare la collaborazione tra il livello nazionale e quello regionale e locale al fine di rilanciare una strategia complessiva di lotta al fenomeno mafioso. Può, infine, scegliere di proseguire coraggiosamente sulla strada che la Commissione Antimafia promuove ormai da tempo e che si rinnova anche con l’iniziativa di oggi. Sono convinto che ogni sforzo possa e debba essere compiuto, in gioco c’è il futuro del nostro Paese. Lascio ora la parola ai relatori che, ne sono certo, arricchiranno con le loro esperienze e considerazioni questa giornata di approfondimento e riflessione.

Grazie.
 

Child Dignity in the Digital World

Cardinale Parolin, autorità, gentili ospiti,

è un onore prendere la parola in questo prestigioso consesso che intende promuovere – con i dibattiti e i lavori dei prossimi tre giorni – maggiore consapevolezza rispetto a uno dei più gravi problemi che affliggono la nostra società: l’abuso sui minori. La violenza sessuale è tra i reati più inaccettabili e drammatici, sotto tutti i profili. È l’umiliazione e la sopraffazione di una persona su un’altra, la negazione stessa di una comune radice di umanità che lega tutti noi. Non importa se sia frutto di una preponderanza fisica o di una sottomissione psicologica: è sempre e comunque una dolorosa ferita che non si rimargina mai del tutto e che si insinua nella parte più profonda dell’animo delle vittime, costrette, loro malgrado, a sperimentare l’inferno. Non ci sono giustificazioni, distinguo, eccezioni: l’abuso sessuale è sempre un crimine insopportabile e lo è ancor di più quando è perpetrato su un minore. I bambini sono custodi di speranza, sono sinonimo di futuro: segnare la loro esistenza in tenera età con la violenza significa ipotecare il loro domani e quello di tutti noi. Dall’intensità e dal tipo di violenza subita scaturisce infatti una fragilità che non rimane certo confinata alla singola esistenza ma che si riversa inevitabilmente sull’intera società: anche per questo non possiamo voltare le spalle a un fenomeno gravissimo che produce effetti devastanti.

Abbiamo allora davvero bisogno di approfondimenti e di riflessioni, non solo per conoscere meglio un fenomeno complesso e in continua evoluzione ma anche e soprattutto per definire risposte più efficaci da parte della società vista nel suo complesso. Internet e i social media sono oggi terreno fertile per nuove forme ed espressioni di abuso sessuale e rappresentano anche il campo della sfida più difficile che le famiglie e le istituzioni devono affrontare. Secondo i dati dell’Internet Watch Foundation sarebbero più di 34mila le pagine web che mostrano abusi sessuali oggi localizzate in Europa: numeri che danno l’immediata dimensione di una vera piaga sociale. Un recente dossier di Telefono Azzurro – che da oltre trent’anni svolge uno straordinario lavoro di sostegno dei bambini e di denuncia sociale per il quale mi sento di ringraziare in questa sede il professor Ernesto Caffo – ha restituito il quadro di un fenomeno in forte crescita, dai contorni non sempre definiti e molto insidioso. Si moltiplicano dunque le possibilità di essere vittime; è decisamente più complicato riconoscere i segnali di possibili situazioni a rischio; è, infine, molto più semplice per un minore finire nei guai, passo dopo passo e in maniera del tutto inconsapevole.

Il maggior pericolo deriva dal fatto che è più imponente la pervasività delle minacce nella vita della vittima: gli abusi ora infrangono ogni confine e barriera, con un’esposizione potenzialmente continua in ogni ambito e in ogni momento. Non c’è scampo, non c’è rifugio, non c’è pace perché la rete non dimentica e rende molto più complicato difendersi. L’innovazione tecnologica mi affascina, sono un convinto sostenitore della rete, dei social network, dei forum, delle App, dei servizi di messaggistica: sono luoghi di scambio, di socializzazione, di incontro, di scoperta e di informazione formidabili, offrono stimoli e conoscenze impensabili per la mia generazione, mettono a disposizione di ciascuno l’accesso alla conoscenza e al confronto. Come tutti i mezzi, però, possono essere usati in modo distorto e diventare un incubo per chi è fragile in un certo momento della sua esistenza o del suo percorso di crescita. Il dilagare repentino di questo fenomeno richiede certamente un intervento che non può limitarsi a quello messo in campo, per esempio, da Telefono Azzurro o dalle forze dell’ordine. La nostra società – nel suo complesso – deve assumersi la responsabilità di questa battaglia per prevenire gli abusi e dare il massimo sostegno a chi purtroppo ne è vittima.

Occorre uno sforzo collettivo – dalle associazioni alla scuola, dalle istituzioni alla Chiesa, dalle forze di polizia ai media: tutti sono indispensabili per affrontare questo grande problema. Il punto non è – e non può essere – frenare l’entusiasmo per il progresso e la tecnologia ma, piuttosto, quello di educare i ragazzi ad un uso consapevole di questo straordinario strumento. Solo così, infatti si possono ridurre e individuare i pericoli; solo così, eventualmente, si può agire tempestivamente nelle situazioni che lo richiedano. D’altro canto è fondamentale costruire un dialogo costante con i ragazzi perché talvolta è nell’assenza di comunicazione che si annidano i rischi. Dobbiamo ascoltare di più i nostri figli e nipoti, dobbiamo parlarci di più, dedicare loro più tempo e attenzioni. Nelle situazioni difficili, spesso la reazione dei più giovani è quella di chiudersi in un silenzio di vergogna e di paura, di isolarsi e di non riuscire più a mettere nella giusta prospettiva il peso delle situazioni e lasciarsi sopraffare dagli eventi. Non dobbiamo permetterlo, non possiamo permetterlo.

Lascio ora la parola a chi interverrà dopo di me, convinto che questa tre giorni di confronto – che culmineranno con l’udienza di Papa Francesco che ha espresso molto chiaramente e in modo inequivocabile la posizione della Chiesa in tema di abusi sui minori – sapranno rafforzare il dibattito pubblico, la coscienza collettiva, le speranze di non dover mai più leggere negli occhi di uno dei nostri ragazzi il dolore che questo genere di violenze infligge. Grazie.

Terza edizione Premio “Cuore Digitale”

Autorità, gentili ospiti,

è con grande piacere che vi do il benvenuto alla terza edizione del Premio “Cuore Digitale”, ospitata nella nostra splendida Sala Zuccari. Ringrazio Gianluca Ricci per avermi coinvolto nella manifestazione di cui è il promotore. Un saluto particolare voglio rivolgere a Giusy Versace, madrina dell’evento di oggi, che, con la sua collezione di 11 titoli e svariati record italiani, ha rappresentato con onore l’Italia nel campo dell’atletica anche a livello internazionale. Il tema di questa edizione è: “Scienza per la Vita, la tecnologia che ha a cuore la vita delle persone, raccontata dalle donne”. Saranno infatti sei donne a presentare le innovazioni tecnologiche realizzate dalle proprie start-up candidate al Premio.

Per impegni istituzionali, sfortunatamente, non mi potrò trattenere abbastanza per poter ascoltare tutti gli interventi, che saranno indubbiamente di grandissimo interesse, ma mi sono state illustrate le soluzioni tecnologiche altamente innovative che verranno presentate in questa occasione: dispositivi da utilizzare negli ambiti dell’oncologia, delle limitazioni sensoriali dell’udito, dell’ictus, del Parkinson, dell’autismo e delle limitazioni sensoriali della vista, invenzioni geniali che utilizzano la tecnologia per migliorare la vita delle persone che si trovano in situazioni di difficoltà, e possiamo comprendere quale possa essere la ricaduta positiva di queste innovazioni. Hanno tutta la mia ammirazione le donne e gli uomini che mettono al servizio della collettività – in particolare di chi è più fragile – la loro creatività, le loro competenze e il loro ingegno. Grazie al loro impegno, è cambiata in meglio la vita di molte persone per le quali sono cadute molte barriere, molti ostacoli prima considerati insormontabili. E non parlo solo di imprese straordinarie come quelle a cui ci ha abituato un’atleta come Giusy Versace. Mi riferisco a quelle piccole e ripetitive attività quotidiane che si tende a dare per scontate mentre per alcuni, senza questi preziosi ausili, sono esse stesse – ognuna di esse, ogni singola volta – un’impresa. Voglio sottolineare anche l’importanza che le soluzioni digitali applicate alla disabilità o alla malattia rivestono in termini di indipendenza. Ritengo, infatti, che abbia un valore incommensurabile il potersi riappropriare di uno spazio privato, il non dover dipendere sempre da qualcuno, il poter riassaporare il gusto della libertà. E ciò vale anche per le famiglie, sollevate fisicamente nell’assistenza costante che con amore e dedizione prestano ai propri cari, ma sollevate anche psicologicamente, profondamente rasserenate nel momento in cui constatano come essi possano godere della propria vita in autonomia. Ho iniziato manifestando la mia gratitudine a Gianluca Ricci per avermi voluto rendere partecipe di questo evento così significativo e voglio concludere ringraziando tutti voi che vi adoperate ogni giorno per rendere migliore la vita degli altri.

Buon lavoro!

Festa dei nonni

Cara nonne, cari nonni, cari nipoti, gentili ospiti, “Nonno Libero”,

che piacere avervi qui per festeggiare insieme la nostra festa! Il Parlamento, nel 2005, ha scelto il 2 ottobre per celebrarla: è un riconoscimento piccolo ma profondamente simbolico, oltre ad essere un’occasione per godere della gioia di vedere riunite le nostre famiglie.

Dal 2006, quando è nato mio nipote Riccardo, sono orgogliosamente iscritto alla vostra categoria. Quello tra nonni e nipoti è un rapporto speciale, profondo, reciproco; è un legame bellissimo che meritava un giorno per essere celebrato.

Essere nonno per certi aspetti è ancora più appagante di essere padre perché ci regala una seconda giovinezza e ci consente di accendere nuovamente la nostra curiosità verso il mondo: abbiamo più consapevolezza, maggiore disponibilità, più tempo per rimetterci in gioco.

I nostri ragazzi aprono una finestra sul presente e sul futuro, ci fanno emozionare, sfidano la nostra cultura fatta di poesie imparate a memoria e interminabili ore sulle enciclopedie con i loro smartphone, la connessione veloce a internet, i social media, i film coi supereroi.

Ci danno un nuovo punto di vista e, molto spesso, hanno idee decisamente migliori delle nostre: mentre fatichiamo a superare prospettive ormai obsolete, loro abbattono naturalmente ostacoli e diffidenze, prendendo il meglio da ciascuna cultura. Ci arricchiamo a vicenda, giovani e meno giovani.

Siete – siamo – infatti per i più piccoli un punto di riferimento, un esempio, spesso i custodi di piccoli segreti e grandi sogni che non si sentono di condividere con i loro genitori. Si potrebbe dire che i nonni sono – metaforicamente – le radici di un albero: rappresentano la memoria, la saggezza, l’esperienza necessaria al fusto e alle foglie per crescere sane e forti. Senza una profonda connessione – dalle radici ai fiori – nessun albero può resistere alle difficoltà della vita e dare buoni frutti.

Sono sicuro che voi, come me, siete felicissimi di sostenere i vostri nipoti nella loro crescita così come nei momenti di sconforto, di studio, di svago.  Il mio, ad esempio, mi “costringe” a nuotare oltre le mie possibilità o a infinite partite di calcio, ma sono sforzi che compio davvero molto volentieri! Mi ha fatto sorridere lo spot interpretato da Giovanni Vernia con il quale sono state promosse le iniziative per la “festa dei nonni” di quest’anno: racconta con ironia e semplicità la miriade di occasioni nelle quali siete chiamati a essere cuochi, tassisti, professori, confidenti, amici, compagni di giochi. È davvero così!

Troppo spesso siamo abituati a pensare alla terza età come ad un peso per la società in termini di assistenza e costi: bisogna invece guardarla come una risorsa nella quotidianità di tanti nuclei familiari; il vostro sostegno, nelle piccole come nelle grandi cose, è fondamentale tanto per i vostri figli quanto per i vostri nipoti.

Non solo in famiglia ma anche nei nostri quartieri e nelle nostre città ci sono “nonni e nonne speciali” che hanno saputo fare cose straordinarie, lasciando un segno indelebile nella vita di tante persone.  Vale per quelli – e sono tantissimi – che dedicano il loro tempo al volontariato, alle associazioni, ai progetti con le scuole, alla difesa degli animali o si prendono cura di parchi e giardini.

Le istituzioni, così come tante altre realtà sociali, possono fare molto per aiutarvi a partecipare attivamente alla vita del nostro Paese e a darvi l’occasione per riscoprirvi utili e importanti oltre le mura delle vostre abitazioni. Ogni essere umano è custode di una grande ricchezza, di storie personali uniche, di un capitale sociale preziosissimo: a noi spetta la scelta se disperderlo e lasciarlo avvizzire o dargli una chance dalla quale possono scaturire risultati entusiasmanti.

Nei nostri nipoti riponiamo una percezione di eternità, quella che i nostri valori e i nostri insegnamenti possano vivere dopo di noi e oltre noi stessi. Le istituzioni possono e devono quindi impegnarsi di più per tutelare la dignità di tutte le persone, promuovendo la cultura dell’inclusione e della solidarietà tra le generazioni.

Grazie allora di essere venuti qui in Senato, grazie per quello che fate ogni giorno e buona festa dei nonni a tutti noi!

Trasformazione digitale – efficienza e innovazione: esperienze a confronto

Gentili ospiti, signore e signori,

ho accolto con piacere la proposta di ospitare in Senato un convegno sul tema della trasformazione digitale e dell’innovazione. Quella di oggi è una occasione di riflessione su un argomento di grande importanza per la nostra Istituzione, la Pubblica amministrazione e l’intero sistema Paese. La trasformazione digitale è innanzitutto cambiamento, nel modo di concepire le attività di una organizzazione e nel modo di offrire i risultati di tali attività ai propri utenti. Nel caso del settore pubblico, ad esempio, si tratta di indurre una trasformazione che possa favorire nuove modalità di interazione e di offerta di servizi verso cittadini ed imprese.

Se il mondo delle imprese ha mosso già da qualche tempo importanti passi in avanti sul percorso dell’innovazione e della informatizzazione, le Amministrazioni pubbliche da anni inseguono l’obiettivo di una loro piena digitalizzazione. Il Codice dell’amministrazione digitale, le cui disposizioni entrarono in vigore il 1° gennaio 2006, ne è un chiaro esempio. Al Codice, aggiornato da poco meno di un anno, si affianca il più recente Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione, prodotto dal Team per la trasformazione digitale guidato dal dott. Diego Piacentini, Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale.

Viviamo oggi una fase particolare in cui questi obiettivi possono finalmente tradursi in realtà. Da un lato l’evoluzione e lo stadio di maturità della tecnologia costituiscono un fattore abilitante essenziale. Dall’altro, registriamo in modo evidente la maggiore propensione al consumo digitale da parte degli utenti. Tutti noi ci aspettiamo quasi istintivamente di poter fare acquisti o di trovare risposte alle nostre curiosità in una App. Ecco, il cittadino si aspetta di poter ottenere informazioni o utilizzare un servizio pubblico allo stesso modo. A tale proposito penso che la responsabilità della politica sia indicata nella nostra Costituzione, che affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita politica, economica e sociale del Paese. Dobbiamo dunque impegnarci con convinzione per realizzare al meglio quella che oggi possiamo definire una vera e propria “cittadinanza digitale”. L’evoluzione della scienza e della tecnologia diventa infatti vera innovazione solo con applicazioni che contribuiscono al progresso della società.

Perché ciò diventi possibile è necessaria dunque una trasformazione del settore pubblico al proprio interno per proporsi in modo nuovo all’esterno. Questa trasformazione richiede l’impegno di tutti i soggetti coinvolti. E’ impensabile che l’innovazione “calata dall’alto” possa avere successo ed una strategia inclusiva è la via giusta da seguire. Nessuno deve essere lasciato indietro. Da una parte dunque l’introduzione di strumenti e tecnologie avanzati, dall’altra iniziative di divulgazione, di formazione e coinvolgimento degli utenti.

Il Senato è certamente parte attiva in questo processo di cambiamento. La produzione degli Atti Parlamentari, ad esempio, avviene da tempo in forma dematerializzata. Abbiamo di recente rinnovato le infrastrutture informatiche progettandole, come sarà illustrato nel corso del Convegno, con lo sguardo rivolto proprio alla trasformazione digitale. I risultati ottenuti, in termini di innovazione ma anche di efficienza e contenimento della spesa, sono stati molto positivi. Non dobbiamo però trascurare la necessità di governare il percorso di digitalizzazione dei servizi pubblici affinché ne siano sempre garantite la sicurezza, la piena fruibilità da parte di tutti i cittadini e la costante disponibilità. Una corretta digitalizzazione del Paese deve tradursi dunque in una azione di sistema che veda coinvolti in modo sinergico attori pubblici e realtà imprenditoriali al fine di contribuire non solo ad una efficace realizzazione di nuovi servizi digitali ma anche ad una sicura, diffusa e opportuna gestione di tali servizi. Prima di lasciare la parola ai relatori del convegno concludo con un’ultima considerazione. Ci confrontiamo con la posizione dominante degli Stati Uniti ma anche con la fortissima vitalità dei Paesi asiatici e giungono importanti segnali anche dal continente africano. Quella della trasformazione digitale è quindi una sfida globale, rispetto alla quale il nostro Paese e l’Unione europea tutta non possono e non devono restare indietro.

Grazie.

Presentazione del libro “Governare la Cina”

Ho accolto con piacere la proposta dell’Ambasciatore Li Ruiyu di ospitare in questa Sala la presentazione del libro “Governare la Cina” del Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping.

Si tratta di una organica raccolta di interventi tenuti tra il 2012 e il 2014 che offrono una panoramica degli orientamenti e della personalità dell’autore e permettono di comprendere vari aspetti dell’agenda politica della Cina: le riforme, lo sviluppo sostenibile, la lotta alla corruzione, le relazioni estere.   Negli interventi del Presidente cinese mi hanno colpito due aspetti: una profonda e meditata prospettiva storica e il fiducioso atteggiamento verso il  futuro. Nella visione di Xi Jinping la Cina andrà lontano perché viene da lontano. La ricchezza della tradizione storica e culturale cinese diventa infatti, nella prospettiva del presidente cinese, inestimabile alimento propulsivo. Come tale essa va preservata, valorizzata e attualizzata. La consapevolezza della propria storia – cristallizzata nella citazione di specifici episodi e di massime filosofiche  – costituisce la premessa per affrontare le sfide del futuro, un futuro che la Cina sa immaginare in una maniera che è al contempo ottimistica e ardita. Proprio gli italiani che condividono con i cinesi storia millenaria e ricchezza culturale possono trarre esempio e motivo di incoraggiamento dall’atteggiamento positivo con cui da parte cinese si guarda all’avvenire e si costruisce con lungimiranza strategica il futuro attraverso piani quinquennali. Alcune sezioni di questa ricca antologia di interventi, nella mia  personale prospettiva, appaiono di particolare interesse. Ad esempio, quelle relative alla costruzione di uno stato di diritto e alla lotta alla corruzione. Si tratta di temi che in occasione della mia visita in Cina nel dicembre del 2015 ebbi il privilegio di trattare in un mio intervento alla Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese a Pechino.  I principi dello stato di diritto e dell’indipendenza della magistratura e la tutela dei diritti fondamentali sono al cuore della concezione italiana dello stato e dell’evoluzione del pensiero moderno, trasfuso nelle principali convenzioni internazionali.

Tornando al libro, come ho accennato, noi italiani dovremmo riflettere sulla capacità di impulso con cui la dirigenza cinese affronta le sfide del nostro tempo. La riflessione su ritardi ed errori del passato – nel libro si parla dei ritardi tra la fine della dinastia Ming e l’inizio della dinastia Qing nel 1600 – conduce l’autore a ricordare che “scienza e tecnologia devono associarsi allo sviluppo sociale, poiché le conoscenze per quanto ricche non possono influenzare la società reale se sono archiviate come curiosità, interessi raffinati o addirittura come abilità rare e peculiari” (pag. 155). Xi Jinping insiste sulla necessità di stringere “il legame tra anelli dell’innovazione e della trasformazione”, di superare dunque le barriere istituzionali e strutturali per porre l’innovazione scientifica e tecnologica al centro della strategia generale di sviluppo del Paese, per una produzione di sempre maggiore qualità che tenda principalmente a diminuire le diseguaglianze sul piano sociale ed economico.

Ma per far questo, ricorda Xi Jinping, occorre investire sulle persone, sui talenti innovatori. E qui ritorna il richiamo alla tradizione:  Xi Jinping ricorda come “il rispetto verso le persone di talento è un’antica tradizione della Nazione cinese. Maggiore sarà il numero di persone di talento, più vaste saranno le loro competenze, meglio si realizzerà il grande ringiovanimento della Nazione cinese”. Ora, la centralità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, principi e valori su cui si fonda la Costituzione italiana, sono essenziali per progettare anche il nostro futuro e rimangono la chiave di volta cui si ispira l’azione dell’Italia nel mondo. Anche nel libro che oggi presentiamo, passato e futuro si legano in modo coerente. Si dice infatti nel libro: “continuiamo allora per la nostra strada, che ha una storia lunga e complessa e che oggi, pur snodandosi in un’arena di vastità senza precedenti, viene percorsa da un popolo – quello cinese – con una grandissima determinazione ad avanzare” (pag. 217). L’arena vasta è il mondo ormai globalizzato, una realtà nuova anche per la millenaria civiltà cinese, che presenta grandi sfide: si pensi innanzitutto alla questione ambientale. Qui Xi Jinping espone una linea molto chiara, parla di una vera e propria “linea rossa ambientale”, consapevole che per un paese delle dimensioni demografiche della Cina “nemmeno tutte le risorse del mondo basterebbero”. Occorre dunque percorrere nuove vie, fondate sull’innovazione scientifica e tecnologica, accelerando “la transizione da uno sviluppo basato sui fattori produttivi e sugli investimenti a uno sviluppo sostenuto dalla innovazione” (pag. 149). Si tratta di una visione che è pienamente condivisa da parte italiana e non a caso proprio quello ambientale e quello della sicurezza alimentare sono due dei principali settori della cooperazione tra i nostri due Paesi. Alla consapevolezza della sfida ambientale si accompagna la fiducia nei processi di governance della globalizzazione, poiché lo sviluppo in un mondo globalizzato, deve realizzarsi – come si afferma nel libro – in modo pacifico, civile e armonioso

“Senza pace né la Cina né il resto del mondo possono svilupparsi con successo”.  Questo dice Xi Jinping. Tale affermazione ci appare ugualmente condivisibile: si tratta di principi chiaramente enunciati nella nostra Costituzione che esprimono appieno la fiducia che l’Italia ripone nelle istituzioni sovranazionali, a partire dalle Nazioni Unite. Una sede questa nella quale i nostri paesi devono agire e impegnarsi (come anche ricordato nel libro che oggi presentiamo) per promuovere la soluzione pacifica delle controversie internazionali.

Mi piace evidenziare come nel libro si ricordi l’importanza per il Rinascimento italiano ed europeo di quattro grandi invenzioni cinesi – la carta, la polvere da sparo, la stampa e la bussola. Nel libro si ricorda anche come “il Milione di Marco Polo ha da sempre suscitato un vivo interesse verso la Cina da parte di innumerevoli persone”.  Il presidente cinese ha dato poi personale testimonianza del valore che egli attribuisce al ruolo svolto dai padri Gesuiti italiani, tra essi  Matteo Ricci e Prospero Intorcetta (siciliano come me e primo traduttore delle opere di Confucio) nel dialogo interculturale tra Europa e Cina.

In questo dialogo il presidente cinese ha dimostrato di voler credere. I rapporti tra il nostro Paese e la Cina vivono oggi una nuova e rigogliosa fase. Le visite istituzionali reciproche offrono chiara rappresentazione della dimensione e della saldezza di relazioni che intercorrono tra i nostri Paesi. Io ricordo con grandissimo piacere la mia bella e lunga visita nella Repubblica Popolare Cinese, che è stata seguita da quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente Gentiloni. Una delle direzioni strategiche più importanti del futuro dei nostri rapporti attiene allo strutturale coinvolgimento italiano nelle nuove “Vie della Seta” o “Una cintura, una strada”, un percorso di scambi economici, commerciali e culturali cui si potranno affiancare altri rapporti politici, tecnologici, giuridici, in una molteplicità di ambiti nei quali l’Italia potrà contribuire allo sviluppo del diritto e dell’economia cinese.  Concludo rinnovando ai nostri amici cinesi sentimenti di amicizia, stima e rispetto, certo che su questa solida base sapremo insieme fare le scelte più giuste per il bene delle generazioni che verranno.

 

 

 

Sul caso Cuomo

In relazione alla decisione della Giunta delle Elezioni del Senato di concedere al Senatore Cuomo tre giorni per optare tra la carica di Sindaco di Portici e il mantenimento del seggio al Senato, e alle critiche rivolte dal Capogruppo del M5S alla Presidenza di Palazzo Madama, il Presidente Pietro Grasso – al di là di ogni giudizio di valore sulla questione legata al conseguimento del vitalizio – ricostruisce le fasi della vicenda.

Il Senatore Cuomo, proclamato Sindaco del Comune di Portici il 20 luglio 2017, dopo l’elezione in data 11 giugno 2017, è stato convalidato nella prima seduta consiliare del 7 agosto. Ai sensi dell’articolo 18 del Regolamento per la verifica dei poteri del Senato, il Senatore Cuomo ha comunicato la propria situazione al Presidente della Giunta, Senatore Dario Stefano, entro i trenta giorni previsti dalla norma, rimettendo all’organo preposto la decisione circa la sua incompatibilità, peraltro precisando di essere cessato “dalle funzioni e dalla carica di Senatore della Repubblica”.

Il Regolamento per la verifica dei poteri non prevede che delle questioni connesse alle cariche dei Senatori sia investita direttamente la Presidenza del Senato, ma solo l’organismo a ciò preposto, cioè la Giunta delle Elezioni e delle immunità parlamentari. Peraltro, il Presidente del Senato Pietro Grasso, venuto a conoscenza della procedura così avviata, ha immediatamente invitato il Presidente Stefano – con lettera in data 8 settembre – ad anticipare la convocazione della Giunta affinché il procedimento potesse concludersi nel più breve tempo possibile al fine di evitare ogni strumentalizzazione.

La concessione di tre giorni al Senatore Cuomo per esercitare la propria opzione deriva da una autonoma decisione della Giunta della quale la Presidenza del Senato non ha potuto che prendere atto. Naturalmente nulla vieta al Senatore Cuomo di esercitare la sua scelta in tempo utile per darne comunicazione all’Assemblea nella seduta di domani 14 settembre.