Contrasto alle mafie: gli strumenti nella dimensione istituzionale nazionale e regionale

Il presidente del Senato Pietro Grasso durante il convegno "Contrasto alle mafie: gli strumenti nella dimensione istituzionale nazionale e regionale" nella sala Koch del Senato, Roma, 5 ottobre 2017. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Autorità, gentili ospiti,

ho accolto con molto piacere l’invito della Presidente Bindi ad aprire questa giornata che si inserisce nel solco tracciato due anni fa dalla Commissione.

Il tema – non credo sia necessario dirlo – mi sta molto a cuore: più di quattro decenni come magistrato antimafia e questi anni come presidente del Senato mi fanno ritenere che molte delle speranze di crescita e di prosperità della nostra nazione siano indissolubilmente legata al successo che dobbiamo conseguire nel contrasto alla criminalità organizzata.

L’Italia ha maturato una grande esperienza nell’analisi dell’evoluzione del fenomeno: sono molti i Paesi – e anche l’Unione Europea – che guardano con attenzione e interesse al complesso normativo sul quale poggiano le attività repressive e anche alle modalità attraverso le quali cerchiamo di comprenderne le nuove dimensioni. È un risultato che deve renderci orgogliosi e per il quale dobbiamo ringraziare la magistratura, gli investigatori, le forze dell’ordine e anche le istituzioni come la Commissione Antimafia. Abbiamo sconfitto la mafia stragista – quella che per decenni ha insanguinato la nostra penisola e causato un dolore incolmabile al nostro Paese – ma oggi siamo chiamati ad affrontare una sfida per certi versi ancor più insidiosa. La strategia violenta ha lasciato il passo ad una che aggredisce direttamente il patrimonio e che si insinua nel cuore della Pubblica Amministrazione.

La grande forza delle mafie consiste infatti nella loro abilità nell’adattarsi al contesto socio-culturale ed economico nel quale operano. Cambiano pelle, si inabissano, fanno sparire le proprie tracce attraverso complesse operazioni; sono inoltre in grado di confrontarsi con il mondo globalizzato e al tempo stesso di dominare nelle realtà locali.

Già due anni fa la relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta del Senato sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali aveva confermato che gli interessi delle organizzazioni criminali si manifestano sempre di più nell’inquinamento delle gare d’appalto e nella costruzione di reti corruttive, che soffocano la crescita e la prosperità di alcune delle nostre città, come ormai evidente non solo nel meridione. La stragrande maggioranza degli amministratori locali onesti difende la dignità della funzione e l’interesse dei cittadini. Altri, purtroppo, entrano a far parte della rete illecita determinando un doppio danno.

Il primo è legato al vero e proprio reato: aumentano i costi delle opere pubbliche, si abbassa sensibilmente la qualità dei servizi offerti, si premiano “gli amici” e non i migliori, a spese della collettività. Ci ricordiamo degli effetti devastanti di queste condotte quando leggiamo i disastrosi bilanci di alcune pubbliche amministrazioni o quando ormai è troppo tardi e dobbiamo fare i conti con tragedie che avremmo potuto evitare. Il danno più grave e troppo spesso sottaciuto è quello che si consuma a danno della credibilità delle istituzioni, ancora più drammatico se si considera che il Comune e la Regione sono per definizione le realtà di governo più vicine alle persone. Va da sé che quando manca la fiducia viene meno anche l’impegno verso il prossimo, in una crescente spirale negativa che attanaglia la nostra società, minacciandone le fondamenta.

La politica può – anzi deve – fare moltissimo per reagire, sotto tutti i punti di vista. Può innanzitutto stare al fianco dei sindaci e dei governatori onesti che ogni giorno combattono l’illegalità. Può compiere scelte radicali in tema di selezione delle classi dirigenti che devono essere non solo competenti ma anche ineccepibili sotto il profilo etico. Può, poi, rinsaldare la collaborazione tra il livello nazionale e quello regionale e locale al fine di rilanciare una strategia complessiva di lotta al fenomeno mafioso. Può, infine, scegliere di proseguire coraggiosamente sulla strada che la Commissione Antimafia promuove ormai da tempo e che si rinnova anche con l’iniziativa di oggi. Sono convinto che ogni sforzo possa e debba essere compiuto, in gioco c’è il futuro del nostro Paese. Lascio ora la parola ai relatori che, ne sono certo, arricchiranno con le loro esperienze e considerazioni questa giornata di approfondimento e riflessione.

Grazie.