Delitti contro l’ambiente. Prospettive di una riforma attesa

Autorità, Ministri, gentili ospiti,

è per me un grande piacere ospitare questo convegno dedicato al tema dei delitti contro l’ambiente. Non è la prima volta che ci confrontiamo su questa tematica di drammatica attualità e urgenza, che incide sulla tutela di un bene comune a tutti noi: il nostro territorio e, di conseguenza, la nostra salute.

Il tema della protezione in sede legale dell’ambiente è stato oggetto di attenzione, dibattiti, appelli, che per lungo tempo sono rimasti inascoltati. Gli illeciti ambientali sono particolarmente insidiosi perché offendono una pluralità di beni che possiamo davvero definire comuni – dalla salute all’incolumità pubblica, dalla conservazione dell’ecosistema all’economia del Paese. Eppure per molto tempo sono stati considerati reati “minori”. Per imprenditori e associazioni criminali privi di scrupoli, gli illeciti ambientali costituiscono una preziosa opportunità di lucro. Il fenomeno delle “Ecomafie” è ormai presente da molti anni e io stesso ho avuto modo più volte di denunciarlo nelle introduzioni ai rapporti annuali di Legambiente, che spesso negli anni scorsi ho firmato in veste di Procuratore Nazionale Antimafia. Quante audizioni, quanti documenti lasciati agli atti delle commissioni parlamentari sui rifiuti delle varie legislature…!!!

Negli ultimi tempi nel nostro paese si è diffusa la piena consapevolezza dell’entità del fenomeno per colpa di dolorosi fatti di cronaca cui abbiamo assistito impotenti, come il processo Ilva, il caso Eternit, la Terra dei Fuochi e il tragico destino del poliziotto che ne è divenuto vittima e simbolo, Roberto Mancini.

Non potrò mai dimenticare l’incontro con la delegazione dei parenti delle vittime dell’amianto e lo sguardo di Romana Blasotti, che ha perso 5 familiari  a causa di malattie connesse all’amianto, e mi ha detto: “non ho più lacrime”. Da più parti, a forte voce, si è chiesto un cambio di prospettiva, un approccio strategico diverso, a cominciare dagli strumenti giuridici che finora si sono dimostrati del tutto carenti. E finalmente qualcosa è cambiato.

Anche su questo tema il percorso non è stato né breve né facile, molte resistenze, tante paure, critiche ingenerose all’impianto sanzionatorio – giudicato troppo duro – e agli aspetti preventivi, – ritenuti, al contrario, troppo carenti. Le stesse difficoltà e le stesse critiche incontrate nel percorso delle norme anticorruzione. C’è sempre qualcuno pronto a dire che non servono, che ci vuole ben altro, che occorre semplificare altre leggi, rivedere altri codici. Bene, facciamolo, muoviamoci in parallelo su tutti i fronti: da parte mia posso assicurare  massima attenzione e massimo impegno nel sostenere queste riforme, a cominciare da quella del Codice degli appalti attualmente in (VIII) Commissione in Senato. L’altra risposta sempre pronta è: “se scoppia lo scandalo si vede che le norme ci sono e funzionano, quindi non ne sono necessarie di nuove”. Vero, ma fino a un certo punto. Anche lo scandalo Eternit è scoppiato, ma abbiamo visto come è andato a finire, almeno per ora. Ogni cambiamento, ogni legge che ci fa fare un passo avanti nella serietà e nella forza di contrasto a questi fenomeni è necessario, nessuno è da solo sufficiente.

Per questo sono orgoglioso di poter dire che un primo importantissimo passo contro gli ecoreati è stato compiuto. Il disegno di legge sui reati ambientali è stato approvato in Senato e attende adesso la lettura definitiva da parte della Camera dei deputati. Sono molte le novità, direi rivoluzionarie, che mi auguro verranno confermate, come se lo augurano le decine di associazioni che hanno lanciato una campagna affinché non si cambi “neanche una virgola” del testo per farle diventare definitivamente legge. Qui mi limiterò a citarne qualcuna. Il testo inserisce nel codice penale un nuovo titolo, dedicato ai delitti contro l’ambiente, all’interno del quale vengono previsti i nuovi delitti di inquinamento ambientale, di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale radioattivo e di impedimento al controllo.

Da domani si potrà contare su un termine di prescrizione più ampio per questi reati, così da non avere mai più un secondo caso Eternit. Un’ulteriore aggravante riguarda i casi di associazione per delinquere o associazione mafiosa finalizzate a commettere delitti ambientali. E’ ormai noto che i proventi generati dall’illecito ambientale rafforzano le mafie e inoculano nel tessuto economico e finanziario enormi capitali illeciti. Ulteriori circostanze aggravanti riguardano i casi in cui siano coinvolti pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio. Seguendo, infatti, l’evoluzione di questo triste fenomeno, ci si è resi conto che il mondo dei rifiuti si è andato popolando di una pluralità di soggetti esterni al mondo criminale: uomini d’affari, imprese legali, operatori del settore, trasportatori, mediatori, tecnici di laboratorio, dipendenti pubblici e così via.

Inoltre, nel corso dell’esame del provvedimento in Senato è stato introdotto il delitto di ispezione di fondali marini con l’uso di tecniche esplosive, come l’air gun, al fine di coltivare idrocarburi. Ora la magistratura e le forze di polizia avranno più strumenti per indagare e per condannare chi specula sul traffico e l’illecito smaltimento dei rifiuti pericolosi, sull’abusivismo edilizio, il saccheggio dei beni archeologici, il commercio illegale di specie animali e vegetali protette, i traffici nella filiera agroalimentare, gli incendi dolosi e le altre attività comprese nel termine “ecoreati”. Le organizzazioni criminali ormai si possono paragonare a “multiservizi” che si mettono a disposizione degli imprenditori fornendo intermediari, faccendieri, società di comodo, partite di giro che hanno sostenuto l’infiltrazione della criminalità fuori dalle originarie aree d’influenza, grazie alla leva della convenzienza – non quella dell’intimidazione – con la formula magica del “che vi serve? ci pensiamo noi”. Con i proventi generati dai reati ambientali le mafie ottengono il duplice scopo di rafforzarsi e di ripulire enormi capitali illeciti inoculandoli nel tessuto economico e finanziario, mentre gli imprenditori senza scrupoli  abbattono i costi, risparmiando risorse funzionali anche alla creazione di fondi neri da utilizzare per tangenti e corruzione.

Questo consesso vede oggi riuniti gli attori politici, le parti sociali, gli esperti tecnico-giuridici e le associazioni e le forze operative; tutti hanno , ho la presunzione di dire abbiamo, contribuito a raggiungere questo prezioso, sebbene ancora fragile, risultato. Desidero ringraziare la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati per questa iniziativa; l’incontro di oggi rappresenterà un’occasione per fare il punto e analizzare, tutti insieme, ognuno con il proprio specifico contributo, quanto finora siamo riusciti fare e per capire come le nuove norme potranno influenzare il nostro futuro. Ancora molto si può fare, ne siamo consapevoli, ma siamo sulla buona strada. Buon lavoro.