Su giustzia necessarie scelte coraggiose

Interventi sulla relazione del Ministro Bonafede sull’amministrazione della giustizia

[su_accordion][su_spoiler title=”DISCUSSIONE GENERALE” open=”no” style=”default” icon=”plus” anchor=”” class=””]

Ministro Bonafede,

ho ascoltato attentamente la sua relazione, che ci restituisce un quadro che sta gradatamente migliorando, ma non abbastanza.

Penso in primo luogo alla lotta alla corruzione (sulla quale mi auguro possano essere prese in considerazioni alcune delle osservazioni, come la proposta di far decorrere il termine di prescrizione non dalla commissione del fatto ma dall’acquisizione della notizia di reato, come già previsto per i reati in danno dei minori, osservazioni che espressi e che continuo a credere renderebbero ancora più efficace la normativa vigente. L’elemento chiave nel combattere la corruzione consiste infatti nella possibilità di far emergere il reato, per questo non si deve sottovalutare l’importanza di poterlo perseguire efficacemente una volta che esso si sia manifestato).

Penso all’approvazione del codice rosso, un risultato importante che contribuisce a potenziare gli strumenti per combattere una battaglia difficile e complessa – quella della violenza sulle donne – che attraversa quotidianamente le cronache del nostro Paese e non può essere relegata alla sola dimensione del dolore privato di chi la subisce.

Penso al Decreto Fiscale, nel quale è stato previsto un sensibile aumento delle pene per i grandi evasori: un passo in avanti che, ancora una volta, testimonia la necessità di lavorare in modo sistemico e non con misure di corto respiro.

Abbiamo poi lavorato sul voto di scambio. Anche in quella occasione avevo sottolineato come alcune soluzione tecniche sarebbero state funzionali al lavoro dei magistrati e, anche in questo caso, signor Ministro, la invito a tenere in considerazione ciascun contributo che possa perfezionare gli strumenti a disposizione dello Stato per combattere la criminalità organizzata. Proprio in relazione alla criminalità organizzata, ad esempio, la Commissione Antimafia è impegnata nell’elaborazione di una proposta per rivedere – a fronte delle recenti pronunce della Corte Costituzionale e della Cedu – dell’articolo 4bis dell’Ordinamento Penitenziario: mi auguro che anche su questo tema si possa aprire una proficua collaborazione anche a partire dalla mia proposta.

Sempre rispetto alla lotta alla mafia, lei ha menzionato la convenzione di Palermo. La cooperazione tra Stati è indispensabile nella lotta al crimine organizzato. Lo aveva capito Giovanni Falcone che negli anni 80 collaborò con gli investigatori americani nell’inchiesta Pizza Connection. Proprio alcuni giorni fa eravamo in missione con la commissione antimafia ed è con un certo orgoglio che ho potuto rivedere la statua situata nel quartier generale dell’FBI a Quantico. Una colonna spezzata, simbolo del lavoro interrotto con la sua morte.

Sarebbero molti altri i profili da richiamare, avremo modo di confrontarci sui tanti dossier su cui dobbiamo lavorare. Mi limito solo a citarne un altro: la nuova disciplina della lite temeraria, sulla quale proprio in questi giorni sono stati compiuti dei decisivi passi in avanti.

Non è una novità che il nostro sistema abbia lacune enormi, frutto innanzitutto di mancanza di visione e di volontà politica. È proprio questo di cui abbiamo bisogno ora: visione strategica e volontà di realizzarla. In una sola parola, abbiamo bisogno di coraggio.
D’altro canto gli effetti negativi di una giustizia inefficace ed inefficiente travalicano i confini delle aule dei tribunali colpendo l’economia, gli investimenti e, più in generale, la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni.

Questi primi mesi del Governo nato a settembre sono stati dominati dalle schermaglie sulla prescrizione. La mia posizione è nota. Mi sembra invece utile a tutti noi ricordare – ancora una volta – che la prescrizione è un importantissimo tassello della riforma della giustizia ma che, da sola, non ha alcun effetto davvero rilevante. Infatti il principio costituzionale della ragionevole durata del processo va interpretato in senso relativo rispetto alle risorse umane e materiali impiegate nella giustizia e alle indispensabili riforme di regole processuali che senza pregiudizio del basilare diritto alla difesa possano eliminare quegli ostacoli che determinano quella sostanziale odiosa impunità non rispettosa dei diritti delle vittime e delle aspettative dei cittadini.
È profondamente sbagliato e fuorviante considerare questa o quella soluzione come la panacea a mali antichi e complessi o come il più drammatico colpo allo Stato di diritto.

Mettiamo da parte le polemiche e approfittiamo invece di questa occasione offertaci dalla sua relazione per superare ogni strumentalità, nell’interesse dei cittadini. Il tavolo che lei ha aperto con le forze politiche della maggioranza ha svolto fino ad ora una buona istruttoria, pur al netto di qualche inevitabile incomprensione. Voglio guardare ai prossimi mesi con fiducia, convinto che si possa dare presto al Parlamento una seria riforma che non si limiti a toccare questo o quel comma ma che miri invece a risolvere gli annosi problemi sistemici che affliggono nel suo complesso il sistema giustizia.
Dipende da noi, proseguiamo nel lavoro.

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[su_spoiler title=”DICHIARAZIONE DI VOTO” open=”no” style=”default” icon=”plus” anchor=”” class=””]

Presidente, Ministro Bonafede, colleghi,

esprimo il mio apprezzamento per quanto messo in campo con la Legge delega di riforma del processo civile, e le ribadisco la nostra intenzione di intervenire sulla bozza di Legge delega di riforma del processo penale e del progetto di riforma del Csm, attualmente in discussione con i colleghi della maggioranza di Governo, che deve ancora essere presentata  – speriamo al più presto – al Consiglio dei ministri prima e all’attenzione del Parlamento poi.

Nelle due Leggi delega sono contenuti passi in avanti importanti, che potranno migliorare aspetti importanti soprattutto in tema di durata ragionevole dei processi.

Il “sistema giustizia” del nostro Paese soffre problemi antichi e stratificati, e solo un intervento deciso e coraggioso ci consentirà di affrontarli con spirito costruttivo e risolutivo, senza l’ansia di sventolare bandierine di parte ma con la piena consapevolezza dell’importanza che riveste nel tessuto economico e sociale una giustizia efficiente ed equilibrata.

E’ proprio l’equilibrio la chiave di volta di una riforma complessiva non più rinviabile: intervenire sui singoli punti, come si è fatto negli ultimi quindici o venti anni, rischia infatti di rendere ancor più precario il delicato bilanciamento tra i diritti della difesa e il dovere dell’accertamento della verità con conseguenti eventuali responsabilità.

L’elefante nella stanza si chiama prescrizione. Non c’è discorso sulla giustizia negli ultimi mesi che non parta e non finisca su quel punto. Ma quando parlo di equilibrio e bilanciamento intendo proprio invitare ciascuno di noi a fare proposte di modifica che possano far superare il tema: perché se la giustizia funziona, se le risorse impiegate sono sufficienti – sia in tema di tecnologie che di risorse umane a tutti i livelli – il problema sarà superato nei fatti.

Al di là delle posizioni personali, la mia come noto è favorevole al blocco dopo il primo grado, è interesse di tutti – voglio sperare – che si possa intervenire sui principali nodi, che sono gli stessi da molto tempo.

Oltre alle risorse, è doveroso – per quanto difficile, lo comprendo – ridefinire l’interesse dello Stato nel perseguire alcune tipologie di delitti puniti con la sola pena della multa o alternative alla reclusione attraverso l’istituto dell’oblazione. Allo stesso tempo, è importante ridurre il numero e i tempi dei procedimenti con una serie di interventi normativi drastici sul codice di procedura penale in tema di nullità e di notificazioni, valorizzando i riti  alternativi e premiali, accorciando i tempi del dibattimento, inserendo maggiori limiti deflattivi dell’appello e del ricorso per cassazione.

Ho già avuto modo, nel confronto con Lei signor Ministro e con i colleghi di maggioranza di proporre anche una riforma dell’istituto del patteggiamento, proponendo un modello all’americana fondato sull’ammissione di colpevolezza dell’imputato e limitandone il ricorso per cassazione nei soli casi di violazione di legge.

Tra le priorità, ministro, vorrei ricordarle le questioni relative alle necessarie e urgenti modifiche all’articolo 4 bis dell’Ordinamento Pentienziario – il cosiddetto ergastolo ostativo. E’ importante infatti adeguarlo alle indicazioni della Corte Costituzionale, ma senza che questo metta in discussione la sua ratio e la sua funzione, almeno per quanto riguarda le organizzazioni criminali di stampo mafioso. La Commissione antimafia sta lavorando in questo senso: io stesso ho presentato un progetto di riforma, e spero che possa essere condiviso e portato presto all’attenzione del Parlamento.

Le ricordo inoltre l’urgenza di completare l’ormai annoso progetto di istituire una banca dati nazionale dei carichi pendenti, strumento indispensabile; infine, è da più parti segnalata l’importanza di implementare e rendere operativo il fascicolo elettronico del detenuto.

Concludo con due brevi accenni al dibattito in corso nella maggioranza. Lei saggiamente non si è esposto sul tema delicato della riforma del Csm, lasci però che dica che ritengo positivo aver superato l’illogica proposta del sorteggio, allo stesso tempo le segnalo che il meccanismo del ballottaggio non risolve da solo il problema delle possibili degenerazioni del correntismo, cosa che l’elezione con doppio livello farebbe. Infine, le sottolineo che non potrà mai la sola azione disciplinare a risolvere gli antichi problemi della velocità dei processi.

Tutto ciò che ha a che vedere con il Diritto e con i diritti dei cittadini non può essere oggetto di contrattazione politica di basso profilo.

Dobbiamo assumere l’impegno di proporre riforme importanti, condivise, equilibrate, ragionevoli e risolutive, cercando la più ampia condivisione non solo a livello politico ma anche con gli operatori del diritto, a partire dall’avvocatura e dall’associazione nazionale magistrati.)

Chi, come me, ha passato parte importante della sua vita lavorando come magistrato, sa bene quanto le aspettative dei cittadini, la loro richiesta di giustizia e verità, da un lato, e il loro timore di affrontare la macchina della giustizia, dall’altro, incidano in maniera deflagrante sia sulle vittime che sugli imputati, sia sugli innocenti che sui colpevoli.

In uno stato di diritto come il nostro il sistema della giustizia e la situazione delle carceri devono avere un posto prioritario nell’attenzione del Governo e del Parlamento, senza timore di prendere scelte impopolari.

Per tutti questi motivi, annuncio il voto di Liberi e Uguali alla risoluzione presentata dalla maggioranza come favorevole.

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