Libertà di coscienza e di religione. Ragioni e proposte per un intervento legislativo

Presidente Amato, autorità, gentili ospiti,

  sono lieto di aprire i lavori di questa giornata, frutto dell’impegno della Fondazione Astrid che ringrazio per la sua capacità di fornire sempre importanti spunti di riflessione. Il seminario di oggi, articolato in due momenti, si propone di affrontare un tema centrale che tocca la vita di ciascun essere umano e, di conseguenza, quella della comunità alla quale appartiene: la libertà religiosa e di coscienza. C’è infatti un piano puramente personale, che ha a che fare con le parti più profonde dell’animo umano e i convincimenti più intimi di ogni individuo, e un piano pubblico, che invece costituisce la cornice entro la quale sviluppare le relazioni tra gruppi sociali, nell’ottica di una promozione della convivenza civile e pacifica e del mutuo riconoscimento. Tale osservazione pone in capo alle Istituzioni l’obbligo – politico prima ancora che etico e culturale – di interrogarsi, di riflettere, di agire per essere all’altezza di una sfida, quella del pluralismo religioso e culturale, che richiede realismo ma anche lungimiranza.

Come sappiamo, il nostro sistema è regolamentato da una legge del 1929, elaborata attorno alla logica della tolleranza piuttosto che sull’idea della libertà di culto: le norme di allora sono state nei fatti superate dalla nostra Costituzione, che codifica l’importanza di questo diritto richiamandolo in maniera esplicita sia nei principi fondamentali (art 2,3,7,8) sia nella Parte I (art. 19 e 20). C’è poi una ampia e ormai consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale che ha tracciato un vero e proprio percorso interpretativo, anche alla luce del quadro normativo di riferimento fornito dall’evoluzione delle norme elaborate in seno alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa e all’Unione europea.  Tutti questi testi proteggono in modo unitario la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, un complesso inscindibile che la Corte europea dei diritti dell’uomo considera una delle basi della società democratica, affermando che la libertà (cito una sentenza del 1993): “nella sua dimensione religiosa, figura fra i principali elementi dell’identità dei credenti e della loro concezione della vita, ma è un bene prezioso anche per gli atei, gli agnostici, gli scettici o gli indifferenti”.  Da ultimo, in questa e nella precedente Legislatura, il Parlamento ha approvato alcune intese con diverse confessioni come gli ortodossi, i buddisti e gli induisti, espressioni della nuova realtà multiculturale che caratterizza sempre di più l’Italia e ancora di più l’Europa. Il Ministro Minniti ha poi recentemente firmato un patto con le principali associazioni e organizzazioni di musulmani che rafforza un dialogo necessario e che, mi auguro, possa presto condurre ad una intesa.

Come ho già detto in passato, sono profondamente convinto che proprio a partire dalle diverse intese, che ricordo sono state licenziate nelle Commissioni in sede deliberante e quindi all’unanimità, si possa ricavare un complesso articolato di previsioni ampiamente condivise da utilizzare per una rapida e necessaria revisione della legge del 1929, allo scopo di garantire appieno i principi costituzionali in materia di libertà religiosa e di affrontare, in modo pragmatico e realistico, un tema complesso e tuttavia decisivo per lo sviluppo della società italiana ed europea di fronte alle sfide poste dal pluralismo religioso e culturale. In questo senso il vostro lavoro –  scaturito dall’incontro di un ampio gruppo di docenti universitari, di rappresentanti di associazioni e delle istituzioni – si è posto non solo l’obiettivo di dar nuovo vigore alla riflessione pubblica su questo tema ma anche quello, più ambizioso, di dare alla politica un testo-base dal quale far scaturire la propria azione. Sarà compito dei relatori illustrare le specificità di questa proposta, mettere in luce gli elementi di novità che si intende introdurre e la ratio che li ha guidati nell’elaborazione dell’articolato.  Sono sicuro che tali interventi sapranno essere preziosi e mi auguro possano essere accolti sia a livello governativo che parlamentare. Grazie e buon lavoro a tutti voi.