Intervista di Claudia Fusani per L’Unità
Nei luoghi difficili il giudice poi procuratore è nato, cresciuto e diventato grande. In omaggio al suo passato, in onore di un futuro prossimo, Piero Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, capo lista nel Lazio al Senato per il Pd, ha deciso di cominciare la campagna elettorale dal municipio di Tor Bella Monaca. Un luogo che è bene descrivere con cifre e fatti: VIII municipio di Roma, 250 mila abitanti, oltre la metà dei residenti è precaria e con gravi problemi di reddito. Quartiere di negozi e servizi, ha oggi circa la metà delle saracinesche chiuse. E non sono turni di riposo. In un posto così la camorra, dicono le inchieste della magistratura, si è prima allungata e poi allargata: estorsioni, usura, traffico di droga, prostituzione, usura, gioco illegale, riciclaggio.
Ecco che la saletta di quartiere con le luci al neon zeppa di giovani, anziani, stranieri, dev`essere sembrata al procuratore quanto di più simile a una Scampia napoletana o a uno Zen palermitano trasportati nella Capitale. È un filo emozionato Grasso, si capisce da come posta il suo primo tweet, «per il mio primo comizio pubblico ho scelto Tor Bella Monaca». Ma in fondo stare qui vuol dire anche non correre il rischio di soffrire di certe nostalgie. Quella che segue è una chiacchierata pochi minuti prima di affrontare la prima piazza della sua campagna elettorale.
«Ho – spiega – idee e progetti maturati in 43 anni da magistrato. Le diagnosi sono fin troppo chiare, adesso è il tempo delle cure e di riforme decisive. Contro le economie criminali, ad esempio».
A quanto ammonta oggi il fatturato delle mafie? Le ultime stime di Transcrime parlano di reddito pari a 30 miliardi…
«Le economie criminali non sono solo le economie mafiose. La voce comprende anche le stime della corruzione, tra i 50 e i 60 miliardi l`anno; quelle dell`evasione fiscale, 120 miliardi l`anno di cui 40 solo per l`Iva. Ecco se sommiamo queste cifre siamo intorno ai 210 miliardi l`anno».
Circa il 20 per cento del nostro Pil.
«Di più, se potessimo recuperare anche solo la metà di quei soldi avremmo potuto evitare al paese tutte le manovre del governo dal 2011 a oggi. Avremmo un paese meno devastato dalla crisi».
Legalità come voce di sviluppo?
«Non ci sono dubbi. Ma per uscire dalle parole, dovremmo tutti, soprattutto in posti come questo, comprendere fino in fondo queste cifre. Diventerebbe così chiaro a tutti che evadere le tasse, non pagare l`Iva, anche queste sono forme di economia criminale. La conquista illegale, sotto ogni forma, di spazi di potere economico inquina tutto, il tessuto sociale, la politica e le istituzioni. Quindi il risanamento dell`economia, ma anche una maggiore uguaglianza sociale e contributiva, passano anche per il contrasto e l`aggressione alle economie criminali».
Ha detto, “diagnosi chiara, adesso è il tempo delle cure”. Quali?
«Le elenco: una legge contro l`autoriciclaggio, contro il falso in bilancio, la frode fiscale e le false fatturazioni che sono sempre strumenti per creare soldi a nero».
Sfugge, spesso, il peso della norma contro l`autoriciclaggio. Può spiegarla?
«Al momento il nostro codice esclude che si possa procedere per riciclaggio contro chi ha commesso l`attività criminosa da cui provengono i beni occultati cioè contro chi occulta o investe danaro provento di attività illecite. Esempio: la legge consente di indagare sul rapinatore che ha preso 100 milioni in banca ma non sulla successiva attività di occultamento o impiego magari in attività lecite, di quei 100 milioni. Questa successiva attività finisce con l`inquinare l`economia e va quindi punita ulteriormente, come avviene ormai in quasi tutti i paesi del mondo, trattandosi di un altro reato. Oggi è molto importante collegando l`autoriciclaggio con i reati di frode fiscale o di corruzione, avere uno strumento ulteriore per sequestrare e confiscare i capitali criminali».
Sembra ovvio e scontato. Perché non s`è fatto finora?
«Da anni richiedo invano al Parlamento questi provvedimenti. Adesso finalmente potrò proporre io la legge che ritengo più giusta in quadrando il reato di auto riciclaggio fra i reati contro l`economia pubblica, l`industria e il commercio».
Gli strumenti investigativi? Sufficienti?
«Manca ancora un vero coordinamento e accentramento delle fonti informatiche esistenti. Mi riferisco, soprattutto, al fatto di poter dare all`autorità giudiziaria le stesse potenzialità informatiche che ha l`Agenzia delle entrate. Sarebbe utile inoltre scambiare i risultati degli accertamenti amministrativi con quelli delle indagini patrimoniali».
Anche questo sembra l`uovo di Colombo. Perché non s`è fatto finora?
«Credo per una malintesa forma di garantismo in nome della privacy, che non consente all`autorità giudiziaria di entrare nel rispetto della legge nei segreti delle banche. In Italia deve passare il concetto che chi fa una dichiarazione dei redditi fasulla non è un furbetto ma uno che tradisce il proprio paese. È così negli Stati Uniti, così in Germania. Chi ha tradito la fede del mercato non può tornare sul mercato».
E per utilizzare al meglio i beni confiscati?
«Serve più managerialità presso l`Agenzia nazionale dei beni confiscati, più liquidità ma anche rivedere il codice delle leggi antimafia. Ogni tanto sarebbe utile anche vendere qualcosa. Se la mafia lo riacquista, lo sequestriamo di nuovo».