Pio La Torre, siciliano onesto e politico coraggioso

Discorso alla cerimonia di intitolazione dell’aeroporto di Comiso a La Torre

Sono davvero felice che l’aeroporto di Comiso sia di nuovo intitolato a Pio La Torre. Lo era stato per un breve periodo: da siciliano – e all’epoca da Procuratore nazionale antimafia – vissi con profondo rammarico la polemica sul suo nome e sul fatto che potesse essere considerato in qualche modo divisivo perché appartenente ad un partito politico.

L’onorevole Pio La Torre, prima di tutto, era un siciliano onesto e un politico coraggioso, che aveva individuato come essenziali per un reale sviluppo dell’isola due temi: la lotta alla mafia e la lotta per la pace, dando forza a un movimento contro l’installazione dei missili “Cruise” proprio qui a Comiso. Due temi per lui strettamente intrecciati, perché, dati gli stretti legami tra i gruppi mafiosi operanti in Sicilia e negli Usa, considerava la creazione della base missilistica a Comiso, oltre che sotto l’aspetto pacifista, come occasione di crescita del potere mafioso e dei relativi interessi.

Il delitto La Torre, come del resto quello di Mattarella, ha una sua connotazione specifica che lo fa definire omicidio politico-mafioso, nel senso che sono la reazione, con connotazioni anche terroristiche o intimidatorie, all’azione di quelle persone che hanno tentato un’opera di rinnovamento della realtà siciliana e messo in pericolo gli interessi dei gruppi di potere mafiosi presenti nell’Isola senza subirne le lusinghe, le intimidazioni, le pressioni. Egli era fermamente convinto, e non ne faceva mistero,  dell’esistenza di strettissimi rapporti di affari tra esponenti politici regionali e locali con elementi mafiosi, inseriti negli appalti e nella vita economica dell’isola. In questi giorni in cui emergono inchieste che hanno a che fare con la corruzione e il voto di scambio fa bene ricordare un uomo come La Torre, perché la politica sa essere anche altro, e va spiegato soprattutto ai più giovani che se ne allontanano sempre di più.

Dentro l’Assemblea Regionale Siciliana lottò per evitare manovre connesse all’appalto per il Palazzo dei Congressi di Palermo, aggiudicato a favore dell’impresa Costanzo di Catania: comportamento emblematico dell’attenzione di La Torre al delicato tema degli appalti pubblici e della sua decisione nell’intervenire direttamente ove ritenesse di essere in presenza di episodi di corruzione. Più volte, pubblicamente, aveva fatto specifici riferimenti al ruolo nefasto esercitato da Ciancimino nell’ambito del suo partito, come esempio evidente delle connivenze tra ambienti politici e mafiosi, chiedendone apertamente l’espulsione e l’allontanamento da incarichi di responsabilità. Insistette più volte con l’allora ministro degli Interni sulla necessità della nomina del gen. Dalla Chiesa a prefetto di Palermo.

Ma soprattutto fu il primo firmatario di quella proposta di legge che per prima affrontava la mafia sul terreno più sensibile, il denaro, e che poi costituì il nucleo centrale della legge n. 646 del 1982, che ha istituito il reato di associazione mafiosa (il famoso 416 bis). Fu lui a proporre, tra l’altro, l’istituzione a Palermo di una efficace struttura di coordinamento nella lotta alla mafia, con compiti di indagini permanenti e sistematiche, estensibili anche all’estero; il risanamento del sistema carcerario, con particolare riguardo alla struttura dell’Ucciardone; l’aggravamento delle sanzioni penali e, per converso una riduzione di pena per i c.d. “pentiti”, nonché la revisione e la ridistribuzione degli organici di magistratura e polizia.

Insomma egli aveva già ideato ed espresso, con impressionante lucidità e determinazione, quella strategia antimafia che si riuscirà ad attuare in maniera completa soltanto dieci anni dopo. Ci vollero le stragi di Capaci e  di via D’amelio per risvegliare le coscienze dei cittadini e per rendere ineludibile ed improcrastinabile l’intervento del Governo e del Parlamento per una seria e concreta politica antimafia.

Nonostante gli anni passati dal suo assassinio il suo messaggio, la sua visione strategica sono quanto mai attuali. Tutti i collaboratori di giustizia sono stati concordi nel riferire che la Commissione aveva deciso questo omicidio a causa dell’impegno profuso dal parlamentare contro Cosa Nostra e, particolarmente, per la proposta di legge, da lui presentata e sostenuta, riguardante la confisca dei beni illecitamente accumulati dagli uomini d’onore. In merito a questa proposta di legge, Salvatore Greco – detto “il senatore” – aveva appreso da ambienti politici che l’orientamento del Parlamento, originariamente contrario, era divenuto ad un certo punto favorevole, sicché era quasi certo che la legge sarebbe stata approvata: venne riferito ai mafiosi anche che Pio La Torre avrebbe addirittura preso per il bavero alcuni esponenti politici per indurli energicamente ad approvare la legge. Eppure nemmeno il suo omicidio provocò un’accelerazione dell’iter legislativo; soltanto la nuova emergenza criminale determinata dall’omicidio Dalla Chiesa riuscì a smuovere e motivare la politica al punto da far approvare senza più alcuna discussione la legge Rognoni-La Torre.

Da presidente del Senato voglio indicare come esempio quello di un Segretario regionale di partito che prende per il bavero i politici timidi contro la mafia e contro la corruzione: i recenti fatti ci hanno dimostrato che il malcostume è diffuso in tutto il paese, ad ogni livello, e che è necessario un impegno preventivo e repressivo mai messo in pratica finora. C’è un Disegno di legge che nasce da una mia proposta in materia di corruzione, falso in bilancio – che lo voglio ricordare è l’anticamera della corruzione – riciclaggio e autoriciclaggio che è ora in fase avanzata di discussione in commissione Giustizia al Senato, stiamo aspettando un ddl del Governo sugli stessi temi, l’Autorità Anticorruzione sta finalmente prendendo forma. Non c’è più spazio per dubbi o perplessità: è il momento di dare segnali forti, e in questo senso apprezzo molto l’idea del Presidente Renzi del DASPO per le imprese ed i politici corrotti. Anzi, possiamo fare anche un passo ulteriore: La politica quando ha veramente voluto reprimere un fenomeno ha saputo trovare risorse tecnico-giuridiche, materiali e umane, come ha fatto per la criminalità organizzata. Abbiamo la soluzione si tratta di avere la concorde volontà politica di attuarla, peraltro secondo le indicazioni a livello europeo e internazionale: basta inserire i reati di corruzione tra quelli di competenza delle direzioni distrettuali antimafia. Ma si può fare anche di più:inserire un codicillo che blocchi, da subito e per sempre, ogni tipo di vitalizio per i politici condannati per reati di mafia e di corruzione, estendere la decadenza e la incandidabilità  ai parlamentari senza alcun limite, così come per i sindaci ed i consiglieri regionali.

Voglio chiudere con una breve frase presa dalla relazione tenuta da La Torre al IX Congresso regionale del Partito Comunista, il 14 gennaio 1982, in cui così si esprimeva: “Si tratta di spostare forze decisive su posizioni più avanzate, impegnandole a prendere le distanze dai gruppi conservatori, parassitari e mafiosi, che dall’interno dei partiti bloccano ogni processo di rinnovamento”.

Facciamo nostro questo impegno: solo così potremo dire di onorare davvero il sacrificio e il ricordo di Pio La Torre.

Grazie.