Il ruolo del Senato nel processo di decisione parlamentare

Cari Colleghi,

vorrei per prima cosa ringraziare ancora il Presidente Comte e tutto il Consiglio degli Stati per l’ospitalità. Questa è una bella occasione per dialogare sul ruolo dei Senati nei processi parlamentari, ma anche sul presente e sul futuro delle nostre democrazie in un momento in cui il nostro grande continente vive una prolungata turbolenza politica e geopolitica che minaccia la stabilità, la crescita economica e sociale, la sicurezza e i diritti in ciascuno dei nostri Paesi.

Credo che la cooperazione interparlamentare, con il suo carattere di informalità e pacatezza, costituisca una buona opportunità per discutere anche di argomenti controversi fra i nostri Paesi, così da comprendere meglio il punto di vista altrui e da avvicinare le posizioni in vista del dialogo intergovernativo. Al medesimo tempo io penso che la ricchezza delle riflessioni alla conferenza di ieri sul controllo parlamentare delle politiche di sicurezza e sull’antiterrorismo sia la prova dell’utilità di questi scambi di esperienze e opinioni per rafforzare la capacità delle nostre assemblee di analisi dei fenomeni e di controllo dell’operato dei governi. Spero che iniziative simili di carattere tematico su specifici settori delle politiche pubbliche o temi di relazioni internazionali possano divenire una prassi anche per le prossime riunioni della nostra Associazione.

A proposito del tema odierno, devo subito dire che in Italia è stata approvata dal Parlamento ad aprile una legge costituzionale che, fra le altre cose, rivede tanto la composizione quanto le funzioni del Senato della Repubblica. L’entrata in vigore della legge è condizionata all’approvazione dalla maggioranza dei voti (non è previsto un quorum partecipativo) di un referendum confermativo (fissato al 4 dicembre), come prevede la Costituzione allorché le leggi di revisione costituzionale non siano state approvate nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei componenti. Il popolo italiano si è già espresso su riforme costituzionali di tale portata, sia in senso positivo nel 2001 sia in senso negativo nel 2006.

In attesa che i cittadini si esprimano, posso dire che comunque vada il Parlamento avrà molto lavoro nella parte residua della legislatura (si conclude a marzo 2018). Se la riforma non fosse approvata, ci si dovrà occupare della legge elettorale per il Senato perché la precedente legge elettorale fu dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale e le forze politiche hanno voluto provvedere solo per la Camera dei Deputati.

Se invece la riforma verrà accolta, il Parlamento dovrà attuarne alcune previsioni fondamentali, come le modalità di elezione indiretta dei senatori, e dovrà conseguentemente rivedere i regolamenti parlamentari. A prescindere dalla riforma, l’amministrazione del Senato, che vanta professionalità particolarmente elevate, sta rafforzando le competenze del personale nelle funzioni di controllo, nella valutazione delle politiche pubbliche, e negli affari regionali ed europei. Già prima che il percorso della riforma cominciasse si era inoltre dato avvio, con la Camera dei deputati, a un percorso per istituire un ruolo unico del personale e unificare molti servizi (uffici studi, uffici del personale, biblioteca, centrale acquisti, logistica e altri), in modo da conseguire rilevanti risparmi di spesa e razionalizzare il funzionamento delle amministrazioni parlamentari.

Tornando alla situazione attuale, vorrei segnalare alcune trasformazioni politiche e istituzionali che caratterizzano il ruolo del Senato nei processi parlamentari (tema che ci occupa oggi). Un primo elemento caratterizzante della nostra camera alta è l’altissima mobilità dei senatori nei gruppi, dovuta alla legge elettorale del 2005, che non permette la formazione di solide maggioranze, e al forte frazionamento del sistema dei partiti.

La mobilità dei gruppi e un quadro politico molto diverso da quello della Camera dei deputati determinano un’imprevedibilità nelle dinamiche di Aula che rendono particolarmente strategico il ruolo del Presidente quale organo di garanzia e di conciliazione fra le istanze di maggioranza e opposizione.

Spesso nel corso della legislatura sono stato chiamato ad assumere decisioni estremamente delicate sul piano procedurale sui provvedimenti politici più controversi, e proprio durante l’iter piuttosto turbolento della riforma costituzionale ho dovuto assicurare un corretto equilibrio fra il diritto della maggioranza di andare avanti e quello delle opposizioni di disporre di tempi adeguati di riflessione e di dibattito. Un secondo tratto dell’attività del Senato in questa legislatura è il continuo ricorso del governo allo strumento dei decreti legge (di produzione governativa) e al voto di fiducia al fine di evitare la discussione e la votazione degli emendamenti, spesso numerosi.

Avviandomi a concludere vorrei citare due settori importanti di attività del Senato. Il primo è quello degli affari europei nel quale si registra un positivo dinamismo: il Senato anche nel 2015 continua ad attestarsi fra le Camere degli Stati membri dell’Unione europea più attive nell’attività di controllo di sussidiarietà degli atti e dei documenti trasmessi dalla Commissione europea. Inoltre, il Governo riferisce regolarmente alle camere, in Aula o nelle commissioni, sulle posizioni che intende assumere o che ha assunto nelle competenti sedi europee.

Il secondo settore di attività che mi sembra interessante condividere è quello delle funzioni di controllo nei confronti del Governo. Riferendomi a un caso interessante, segnalo che la legge che ha incluso nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio ha istituito un Ufficio Parlamentare di Bilancio composto da un collegio di tre membri nominati dai presidenti delle Camere, che vigila sulla finanza pubblica in modo del tutto indipendente: un ulteriore strumento di democrazia.

Concludo. Dagli interventi che mi hanno preceduto ho potuto apprezzare quanto le storie e le dinamiche di ogni Paese abbiano forgiato le camere alte in modo unico e specifico ad ogni ordinamento. Credo però che tutte siano accomunate dal ruolo di ponderazione e controllo degli esecutivi, e sono convinto che dobbiamo lavorare tutti insieme, in questa nostra associazione, perché le nostre assemblee diventino sempre di più luogo di rafforzamento della democrazia e di dibattito delle questioni sovranazionali dalle quali dipende il futuro dei nostri Paesi e dell’umanità. Grazie.