Voterò al Referendum come ho votato in Senato: NO

Il 20 e il 21 settembre siamo chiamati a esprimerci sulla modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, ossia sulla riforma del taglio dei parlamentari.

Voterò no e per spigarvi il perché faccio un passo indietro.
Quando si è discusso e votato in Senato il taglio dei parlamentari ho votato no sia alla prima che alla terza lettura. Pur non essendo in linea di principio contrario a una riduzione del numero dei parlamentari penso che questa misura da sola non basti. Anzi, che da sola non faccia che aggravare i problemi di funzionalità del Parlamento (che è fatto soprattutto di Commissioni, Bicamerali e Giunte, oltre che dell’Assemblea) e che incida negativamente sulla reale rappresentanza dei cittadini.

Quando un anno fa è nata l’attuale maggioranza, l’impegno condiviso era di lavorare, sin da subito, anche alla legge elettorale, ai regolamenti parlamentari, a norme che equiparassero l’elettorato di Camera e Senato: tutte cose rimaste sulla carta e che solo ora sono tornate precipitosamente al centro del dibattito, ma senza alcuna speranza di essere approvate: non sarà certo una lettura in Commissione a tranquillizzarmi quando si incide sulla Costituzione.

Non essendo cambiato nulla in questo anno, non cambia nemmeno il mio giudizio sul taglio: era e resta un no convinto.

Per queste ragioni ho sottoscritto l’appello di Rosy Bindi che ha invita a votare no per difendere i principi della democrazia parlamentare, i valori della rappresentanza popolare e il libero confronto fra tutte le forze politiche. In pochi giorni le nostre voci si sono unite a quelle di tanti altri: esponenti del mondo politico, dell’associazionismo e del volontariato, dell’ecologismo, dell’antimafia, del mondo accademico, amministratori locali, dirigenti sindacali. “Noi per il no” possiamo diventare tantissimi e fare la differenza.
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