Un’ Europa finalmente unita

 2004-2014: il decennale dell’adesione all’Unione Europea di dieci nuovi Paesi membri

Cara Presidente Boldrini, Autorità, Signore e Signori,

Ho accolto con molto piacere l’invito della Presidente Boldrini a questo evento che si propone di ricordare e celebrare, dopo dieci, intensi anni, una delle tappe più emozionanti della storia dell’Europa e della nostra Unione. Il 1° maggio del 2004 con l’entrata in vigore del trattato firmato ad Atene, si completava il più grande allargamento nella storia dell’Unione Europea, e si componevano le dolorosa fratture dei conflitti mondiali e della Guerra fredda.

Il processo di allargamento, pur con i suoi tempi e le sue complessità, ha migliorato la vita dei nostri cittadini. Ha consentito di affermare un unico mercato di rilievo genuinamente continentale; ha contribuito a modernizzare i Paesi che erano più indietro; ha garantito stabilità geopolitica e dato corpo al grande sogno di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, una vasta area geografica dentro la quale sono garantiti uniformemente i diritti di ogni persona. Per queste stesse ragioni io sono fermamente convinto della necessità di avanzare l’integrazione europea dei paesi dei Balcani occidentali e della Turchia.

L’Italia, un paese fondatore caratterizzato da una solidissima tradizione europeista, è da sempre impegnata in questa direzione convinti come siamo che questa fosse allora e resti ancora la strada per affrontare le grandi sfide che attendono l’Unione. Penso alla crisi economica e finanziaria, alle migrazioni, alla criminalità organizzata, alla grave instabilità geopolitica che alle nostre porte è causata da conflitti, da povertà e terrorismo. Penso alle politiche di vicinato, alla imperativa necessità di strategie unitarie per il Grande Mediterraneo e la nostra frontiera orientale. Penso ai nazionalismi, ai populismi, ai sentimenti di disaffezione e di sfiducia che oggi minacciano il progetto europeo e che dobbiamo contrastare per prima cosa riaffermando un’identità culturale comune, una vera comune anima europea che prevalga sugli egoismi nazionali nel nome di solidarietà, libertà, eguaglianza, giustizia, valori così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi e dalle persecuzioni.

Con questo spirito ci prepariamo ad affrontare il semestre di presidenza italiana che si aprirà fra poche settimane. Dobbiamo anzitutto puntare a un vero e incisivo salto di qualità nel governo economico dell’Unione. Le misure di contenimento della spesa pubblica devono adesso essere adeguatamente bilanciate da azioni energiche per stimolare gli investimenti, la competitività e la crescita, allentando i vincoli di bilancio con una maggiore flessibilità del patto di stabilità, escludendo i costi delle riforme strutturali dal calcolo del deficit pubblico. La nuova legislatura europea dovrà essere dedicata alla occupazione giovanile, alla politica industriale, allo sviluppo sostenibile, alla politica energetica. Occorre inoltre rilanciare la presenza e il peso dell’Unione nel mondo, a partire dai nostri confini meridionali ed orientali, per governare e non subire le trasformazioni degli equilibri mondiali.

In questa direzione il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si prepara ad illustrare al Parlamento europeo il 2 luglio un programma ambizioso che punta a ridurre la distanza che i cittadini avvertono rispetto alle istituzioni europee, puntando sull’efficienza e la democraticità dei processi decisionali. La Presidenza italiana intende proporre un’agenda di politica economica incentrata al tempo stesso sulla crescita e la qualità della protezione sociale specie per le giovani generazioni; una politica dell’immigrazione più incisiva e solidale, con la piena condivisione dei problemi che affrontano i Paesi più esposti, la gestione integrata delle frontiere dell’Unione, un unitario sistema di asilo europeo e lo sviluppo dei rapporti con i Paesi di origine e transito; ed una politica estera comune più autorevole.

Io concordo pienamente con questa visione strategica del Presidente Renzi e posso sin d’ora assicurare che farò uso del mio ruolo di Presidente del Senato per assicurare che il Parlamento italiano sostenga l’impegno della Presidenza europea e accentui ulteriormente le proficue interazioni con il Parlamento europeo. Concludo. L’anima dell’Europa pulsa nei valori e nei principi che ancora oggi, come dieci anni fa, sono capaci di esercitare una potente attrazione dei cittadini ai confini dell’Unione verso di noi e verso l’integrazione. E credo che il nostro comune dovere sia quello di mantenere vivo il meraviglioso sogno dell’Europa, cui rivolgiamo il nostro impegno e affidiamo la nostra speranza.

Grazie.