Autorità, cari colleghi, Signore e Signori,
ho accolto con molto piacere la proposta del Sen. Francesco Amoruso, Presidente onorario dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo di ospitare, a due anni di distanza dal lancio del progetto avvenuto proprio qui in Senato, il terzo seminario sul terrorismo promosso dall’Assemblea insieme all’Ufficio delle Nazioni Unite sulle Droghe e il Crimine, con il sostegno dell’Unione europea e in coordinamento con il Comitato Anti-terrorismo delle Nazioni Unite. Saluto in particolare e con cordialità i colleghi dei Parlamenti del Mediterraneo e le personalità degli altri Paesi invitati.
L’intenso programma dei lavori, grazie a relatori autorevoli, coprirà temi cruciali: il ruolo dei Parlamenti nazionali nella lotta al terrorismo, le misure di attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la condivisione delle informazioni fra comunità, forze di polizia, magistrature e servizi, i fenomeni della radicalizzazione e dei “foreign fighters”, la prevenzione sul web per contrastare l’estremismo e la falsa retorica dello scontro di civiltà.
Credo che sia particolarmente importante che un dibattito di tale livello si tenga fra parlamentari in un Parlamento perché le assemblee elettive e la cooperazione interparlamentare sono i luoghi e gli strumenti più idonei a sviluppare riflessioni pacate e serie, fuori dalle strumentalizzazioni, che non esito a definire irresponsabili, di chi vuole sfruttare a fini elettorali il comprensibile smarrimento dei nostri cittadini, per ingenerare odio contro la diversità e giustificare compressioni inaccettabili delle libertà individuali, così cadendo nelle provocazioni terroriste. Al contrario, penso che ponderare collettivamente le politiche pubbliche comuni ai nostri Paesi sia la via da perseguire per difendere insieme le nostre civiltà, i diritti, la democrazia e la stabilità geopolitica del pianeta.
Il fenomeno che ci troviamo ad affrontare ha caratteri complessi e diversi da quelli cui eravamo abituati. Richiede interventi eterogenei: di carattere militare in modo da ridurre la capacità di attacco simmetrica di ISIS in Medio oriente; finanziari per colpirne le risorse economiche; di carattere giudiziario, informativo, investigativo per reprimere e prevenire attentati di carattere asimmetrico in Europa e nel mondo; interventi politici per favorire la soluzione dei nodi geopolitici che dividono le diverse potenze in gioco nei teatri di conflitto e per costruire istituzioni funzionanti nei territori più instabili in modo da garantire tutela equilibrata e rappresentanza ai diversi interessi etnici, sociali e religiosi. Servono anche interventi di natura sociale per attenuare le gravi diseguaglianze che caratterizzano anche i Paesi economicamente più solidi, e che determinano marginalità e vulnerabilità al radicalismo e all’illegalità.
Rendere la cooperazione politica e tecnica fra i nostri Paesi più rapida, concreta ed efficiente e assicurare un corretto bilanciamento fra sicurezza e libertà sono i due obiettivi da perseguire armonizzando gli strumenti legislativi. Interventi condivisi di carattere legislativo ed operativo si rendono in questo momento più urgenti per due ragioni, di recente espresse dal Ministro dell’Interno Minniti in un’audizione in Parlamento. Da una parte, l’arretramento territoriale di ISIS sta determinando una diaspora di ritorno, vale a dire il rientro dai teatri di conflitto nei Paesi di origine dei combattenti. Dall’altra parte, l’evoluzione della minaccia asimmetrica in forma di atti individuali auto-attivati, come tali non facilmente controllabili dai servizi di prevenzione. Si tratta di fenomeni che richiedono un’attenzione sovranazionale.
Concludo con la considerazione, che so essere condivisa in questa sala, che questo complesso impegno richiesto dal contrasto al terrorismo non è affatto esclusivo dei governi. La responsabilità dei Parlamenti è di vigilare sulle politiche dei governi e di assicurare la rispondenza delle norme legislative e delle politiche governative ai principi dei nostri sistemi costituzionali e del diritto internazionale. Il Parlamento italiano si è molto impegnato in questi mesi per trovare un punto di incontro fra la necessaria riservatezza dalle politiche di sicurezza e l’effettivo riconoscimento alle assemblee legislative di spazi pubblici di verifica dell’operato dei governi e di partecipazione alla definizione degli indirizzi politici. Il Governo è impegnato molto di frequente in informative all’Aula e alle commissioni competenti, mentre un ruolo pregnante è rimesso al Comitato Parlamentare per la Sicurezza, un organo che viene regolarmente informato in dettaglio dell’attività operativa svolta di servizi di intelligence nell’ambito di precise garanzie di segretezza.
Rinnovo dunque a tutti il benvenuto a nome mio e del Senato italiano e vi auguro buon lavoro. Grazie.