Discorso in occasione della presentazione della biografia a fumetti di Rita Levi Montalcini
Autorità, gentili ospiti,
sono davvero felice di presentare con voi questa splendida iniziativa dell’EBRI (European Brain Research Institute) e del Senato della Repubblica, nata allo scopo di portare la storia e la personalità di Rita Levi Montalcini alle generazioni più giovani attraverso questo splendido fumetto. In questo modo le ragazze e i ragazzi potranno conoscere una piccola grande donna, la cui immagine e personalità hanno impresso un segno indelebile nei campi della cultura, della scienza e dell’impegno politico e sociale. Rita Levi Montalcini affascinava per l’eleganza, incantava per l’intelligenza, la tenacia, lo slancio verso il futuro a dispetto dell’età.
Laureata in medicina e chirurgia a Torino nel 1936, come scoprirete leggendo le pagine che seguono, ha dovuto affrontare gravi difficoltà, alle quali seppe rispondere sempre con coraggio e capacità di resistenza. Fu vittima delle leggi razziali, per meglio dire, razziste del fascismo che le vietarono ogni prospettiva di ricerca, costringendola dapprima a recarsi in Belgio, poi a rientrare in Italia, arrangiandosi un laboratorio attrezzato nella sua camera da letto. E lei – dotata di quello spiccato senso dell’ironia che contraddistingue solo le persone particolarmente intelligenti – ha sostenuto, testuale: “Paradossalmente dovrei dire grazie a Hitler e a Mussolini che, dichiarandomi di razza inferiore, mi preclusero le distrazioni, la vita universitaria e mi condannarono a chiudermi in una stanzetta dove non potevo far altro che studiare”. Lasciatemi qui invece, fuori dalla sua superba ironia, fare una considerazione di carattere generale: di quanta intelligenza, di quanta forza, di quante potenzialità l’Italia si è privata con quelle leggi vergognose che hanno condannato prima all’esilio, poi alla prigionia e alla morte, una parte della sua popolazione?
Rita Levi Montalcini aveva 30 anni e un obiettivo dal quale non l’avrebbero distolta neanche i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Voleva capire come si formano le fibre nervose quali fattori che regolano la crescita del sistema nervoso. In quella stanza, china sul microscopio a studiare i neuroni di embrioni di pollo, avrebbe compiuto esperimenti decisivi per la scoperta che le sarebbe poi valso il Premio Nobel.
Si trasferì successivamente negli Stati Uniti, continuando la sua attività di ricercatrice. Il suo grande e costante impegno è stato quello di trasmettere il suo sapere ai giovani, di formare una nuova generazione di scienziati, lottando contro nepotismi, pressioni politiche, consorterie. La vita, soleva ripetere, ha un valore se non concentriamo l’attenzione soltanto su noi stessi ma anche sul mondo che ci circonda. La sua figura illustre ha sempre costituito un’alta testimonianza delle conquiste del genio italiano nel mondo e un monito a continuare ad investire energie e fondi nella ricerca scientifica, in particolare in quella direttamente rivolta a comprendere i meccanismi di funzionamento del nostro corpo e della nostra mente e a combattere le malattie più gravi. Nel settembre del 2001 fu nominata senatrice a vita dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi per altissimi meriti in campo scientifico e sociale. Il Senato italiano ha in questo un primato assoluto al mondo: nella sua storia sono ben sei i premi Nobel che sono diventati senatori.
Dietro l’apparente fragilità di Rita Levi Montalcini si nascondeva un uragano di idee, di stimoli a fare, a sapere, a conoscere. La sua eredità sopravvivrà al tempo che passa. Lei non ha mai temuto la morte, diceva sempre che quando muore il corpo rimane quello che hai lasciato, e lei ha lasciato tanto. Come scrisse Primo Levi nel 1986, all’indomani del conferimento del premio Nobel, in Rita Levi Montalcini convivevano “una volontà indomita e un piglio principesco, accanto a quella rara combinazione di pazienza ed impazienza che è propria di grandi innovatori: tutte qualità necessarie ad infrangere la barriera dell’ignoto e ad avvicinare l’umanità alla meta più evanescente e gelosa, quella della mente umana che comprende se stessa”.
Tocca ai più giovani raccogliere il suo esempio e portare avanti le proprie ambizioni con la sua stessa passione e la sua stessa tenacia. Grazie.