Intervista rilasciata a Il Dubbio il 14 dicembre 2018
Per il ministro Bonafede il Dl Anticorruzione è un messaggio importante per i cittadini onesti, lei invece non sembra altrettanto entusiasta, avrebbe preferito che il testo fosse inserito in un contesto molto più ampio di riforma del processo penale. Cosa non la convince?
«Il problema è la prescrizione. Lo stesso disegno di legge, del resto, riconosce la necessità di una riforma organica del processo penale, visto che la sospensione della prescrizione dovrebbe entrare in vigore a partire dal primo gennaio del 2020, all’indomani di una fantomatica riforma del processo. Dico fantomatica perché nutro forti dubbi che questa maggioranza possa fare in 10 mesi quello che un insigne giurista come Vassalli ha fatto in 10 anni, anche se spero che ci si riesca».
Come andrebbe riformato il processo?
«Il nostro processo ha mantenuto tutte le garanzie del processo inquisitorio sommate a quelle dell’accusatorio. La verità è che oggi esistono due tipi di processo: uno documentale e garantito, in cui si può chiedere anche il rito abbreviato, nella prima fase delle indagini, e un altro, in dibattimento, in cui è tutto da rifare e il tempo viene scandito dai tempi della prosa orale e con tutte le garanzie previste. A partire dai tre gradi di giudizio di merito, perché anche la Cassazione giudica sulla motivazione e in pratica si trasforma in un terzo giudizio di merito. Mentre negli altri paesi il giudizio di merito è solo uno: al primo grado. Noi dunque dobbiamo fare una scelta epocale, non possiamo introdurre un limite di sei anni per la ragionevole durata, come prevede la legge Pinto, se per fare un processo se ne impiegano mediamente sette. Secondo i dati del ministero della Giustizia, un processo su dieci non arriva a termine e la metà di questi non arriva nemmeno al primo grado per prescrizione».
Col voto di fiducia lei non ha potuto presentare i suoi emendamenti. Cosa aveva proposto?
«Intanto un pacchetto di proposte per diminuire i tempi dei processi da subito. Poi, dato che molti reati, specialmente quelli legati alla corruzione, vengono scoperti molto tempo dopo essere stati commessi, avevo proposto di far decorrere la prescrizione a partire dalla scoperta del reato e con l’inizio delle indagini. Perché alcuni tipi di reato non esistono finché non vengono scoperti, a differenza di altri, come il furto, che presuppongono la denuncia delle parti lese».
Perché la maggioranza ha avuto fretta di approvare il Dl?
«C’è stato un dl sicurezza, serviva compensarlo con quello corruzione. Il governo non funziona in base a delle intese programmatiche, ma a un accordo contrattuale in cui ognuno si gestisce la parte di propria competenza. Quindi le misure contro l’immigrazione servono alla Lega, quelle sulla corruzione al Movimento 5 Stelle».
Rispetto agli equilibri di governo, lei si è chiesto quanto durerà ancora ancora il gioco delle parti tra «finti giustizialisti da una parte e veri inquisiti dall’altra?». Ha trovato una risposta?
«Tempi certi non ne so prevedere, posso solo dire che non durerà a lungo, perché se si comincia con le fiducie significa che già non c’è certezza sui numeri, inizia a traballare qualcosa. Oggi (ieri, ndr) il governo ha chiesto per ben due volte la fiducia: una alla Montecitorio e una a Palazzo Madama. Io sono stato presidente del Senato nella scorsa legislatura e ricordo benissimo le contestazioni feroci che subivo in occasione di ogni fiducia richiesta dal precedente governo. Vedere oggi quelle stesse persone chiedere il voto di fiducia così tante volte fa un certo effetto. È segno di una mancanza di fiducia tra alleati».
È una delle incoerenze del Movimento 5 Stelle che segnalerà sulla piattaforma Rousseau, come ha detto provocatoriamente in Aula?
«Dubito mi facciano entrare su quella piattaforma, ma lo segnalo pubblicamente attraverso voi. Stanno tutti tradendo i principi iniziali di quel Movimento».
Gli stessi principi che convinsero una parte del gruppo parlamentare grillino a votare Piero Grasso Presidente del senato nella scorsa legislatura?
«Questo non lo so, lo dice lei. Certo, qualche voto in più di quelli che mi aspettavo è arrivato».
Mentre Lega e M5S occupano tutti gli spazio politici, però, l’opposizione sembra inesistente. Perché la sinistra continua a essere così frammentata?
«È il momento più difficile per la sinistra in questo paese. L’opposizione c’è ma non ha voce. Io faccio opposizione ogni giorno in Parlamento. Le ragioni che ci hanno portato a far nascere Liberi e uguali restano ancora valide. Mdp, invece, ha scelto di far nascere una nuova forza basandosi su due scommesse esterne: la spaccatura del Pd e quella del Movimento 5 Stelle. A me non piace scommettere, tanto meno su quanto succede in casa d’altri. Per questo non mi appassiono al dibattito interno al Pd. Voglio andare avanti con lo stesso spirito di un anno fa, nella speranza di far nascere un partito politico autonomo e certamente alternativo al Pd, perché non vedo grosse novità provenire da quel confronto congressuale. Mi auguro solo che quel partito posso cambiare».
Ma cosa è rimasto di Liberi e Uguali oggi?
«È rimasta l’idea di di offrire un punto di riferimento per le idee e i valori della sinistra: solidarietà, tutela dei diritti, eguaglianza tra i cittadini. Pensiamo si possa continuare a percorrere quella strada, anche se viviamo una fase di grandi cambiamenti».