Relazione annuale dell’Autorità nazionale Anticorruzione

Relazione al Parlamento per l'anno 2015 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione

Autorità, Signore e Signori,

partecipo con molto piacere alla presentazione della Relazione annuale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, un’occasione importante per riflettere insieme su un argomento davvero centrale per il Paese. Ringrazio il Presidente dell’Autorità, Raffaele Cantone, i componenti del Consiglio, il Segretario Generale e tutto il personale per il lavoro svolto durante l’anno scorso, il primo a pieno regime dopo la riconfigurazione dell’Autorità del 2014. Il raddoppio dei fascicoli aperti rispetto al 2014 mi sembra un segno molto positivo di efficienza e di crescente fiducia dei cittadini e degli operatori in questa istituzione. Quanto alle funzioni dell’Autorità, gli interventi del legislatore che ne hanno ridisegnato nel tempo la missione hanno dato vita ad un’istituzione molto avanzata che è adesso considerata da altri Paesi come modello positivo di prevenzione della corruzione, grazie all’esercizio congiunto del potere regolatorio, della tutela della trasparenza, dei poteri di vigilanza, della tenuta dell’albo dei commissari e società in-house, delle raccomandazioni, della qualificazione delle stazioni appaltanti, e del rating degli operatori economici.

La corposa relazione approfondisce le varie forme di prevenzione della corruzione rimesse all’Autorità. Vorrei brevemente soffermarmi su alcuni aspetti. Quanto al potere regolatorio, ora finalizzato alla semplificazione delle norme e alla flessibilità della loro attuazione e che ruota intorno al Piano Nazionale Anticorruzione, segnala la Relazione che il piano nazionale del 2013 è stato considerato dalla maggior parte delle amministrazioni come un mero adempimento formale, manifestandosi un disinteresse degli organi di indirizzo politico rispetto all’operato del responsabile della prevenzione della corruzione chiamato a formare ed applicare il Piano. In materia di trasparenza non ha ancora avuto successo il cosiddetto whistleblowing, la possibilità per il dipendente pubblico di segnalare illeciti. L’Autorità ritiene che questo sia imputabile alla scarsa tutela del denunciante e ha segnalato alle Commissioni parlamentari, i possibili correttivi legislativi per migliorare questo sistema. Servono infatti strumenti ben più efficaci per far emergere un fenomeno così pervasivo, dannoso per l’economia, le casse dello Stato e i servizi ai cittadini.

Sul piano della trasparenza, la Relazione segnala la diffusa inadempienza di molti titolari di incarichi di indirizzo politico degli enti controllati rispetto agli obblighi di pubblicazione dei dati patrimoniali, in seguito alla quale il Garante deve innescare un procedimento sanzionatorio; e lo scarso successo del cosiddetto “accesso civico”, la possibilità per chiunque di chiedere documenti, informazioni e dati nei casi di omessa pubblicazione, un meccanismo che è stato visto come un aggravio burocratico da parte delle amministrazioni. Per quanto attiene ai contratti pubblici, l’ANAC ha posto in essere un’attività di vigilanza puntuale, di consulenza, e di indagine su fenomeni di interesse nazionale o regionale. Di particolare rilievo è l’attività di controllo preventivo definita “vigilanza collaborativa”, cui le stazioni appaltanti richiedenti possono volontariamente sottoporsi. Vi hanno aderito ad esempio anche INPS, Roma Capitale ed alcune Regioni. Infine mi sembra importante ricordare le collaborazioni nazionali ed internazionali dell’Autorità per favorire lo scambio di informazioni e la prevenzione e il contrasto della corruzione, così come quelle con le Università per diffondere la cultura della legalità e risvegliare le coscienze dei cittadini.

Personalmente ho sempre considerato la lotta alla corruzione un tema fondante dell’affermazione della legalità, dell’interesse pubblico e del bene generale. Come sapete di corruzione mi sono occupato per quarantatré anni da magistrato, ma ho continuato ad interessarmene molto da Presidente del Senato.

Nel primo e unico giorno da senatore ho presentato un disegno di legge contro corruzione, economia illecita, riciclaggio. Il Parlamento, con lentezza, ha recepito alcune delle soluzioni che io avevo proposto, ma vorrei ricordare quale fosse la logica dietro il disegno di legge che ho proposto. Credo infatti sia necessario guardare al fenomeno corruttivo nello stesso contesto della criminalità economica, che da un lato favorisce la creazione di fondi neri per la corruzione e dall’altro utilizza i metodi della criminalità comune o organizzata per occultare o riciclare i relativi profitti. Inoltre gli stessi fenomeni corruttivi hanno costituito un complemento di un sistema criminale come quello di “mafia capitale”, fatto di violenza, tangenti, appalti truccati, sperpero del denaro pubblico, accordi e connivenze con la politica e l’amministrazione pubblica. Infine, sul piano penale io credo che sia determinante perseguire attraverso gli interventi legislativi non tanto il semplice innalzamento dei livelli sanzionatori ma un rafforzamento degli strumenti giuridici per fare emergere i fenomeni corruttivi.

Rinnovo quindi il mio apprezzamento a tutti coloro che lavorano per l’Autorità e con l’Autorità, spronandoli a continuare con indipendenza e serietà l’alto dovere di garanti e custodi di trasparenza e legalità che è loro rimesso dalla legge. Grazie.