Autorità, Signore e Signori,
ho accolto davvero con piacere l’opportunità di ospitare in Senato la presentazione del “Rapporto Ecomafia 2016”, dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, uno strumento importante di riflessione e analisi che conosco e apprezzo da molto tempo, sin da quando ero Procuratore Nazionale Antimafia e denunciavo la pericolosità e pervasività della criminalità ambientale e le sue connessioni con le mafie transnazionali. Per prima cosa desidero ringraziare la Presidente Rossella Muroni, il Direttore Stefano Ciavani, i curatori del rapporto e tutti gli attivisti di Legambiente. La tenacia, la competenza, la passione con cui operate sono risorse preziose per il Paese e per l’affermazione di una cultura dell’ambiente che è anche cultura della legalità, un binomio (ambiente e legalità) che, ricorda la Presidente Muroni nella presentazione del volume, evoca nella mente degli italiani l’idea stessa di futuro. Saluto gli autorevoli relatori che offriranno le diverse prospettive che derivano dalla propria competenza ed esperienza, anche alla luce del nuovo quadro normativo, e vorrei cogliere l’occasione per ringraziare la magistratura, la polizia giudiziaria e le istituzioni governative e parlamentari del settore per quanto ciascuno sta facendo per contribuire ad una strategia condivisa.
Io credo che il rinnovato e corale impegno del sistema-Paese nel suo complesso in questo campo sia il segnale di un importante cambio di passo, del superamento di quelle convinzioni pericolosissime e infondate, contro le quali combatto da una vita, secondo cui quelli contro l’ambiente sarebbero “reati minori” e la tutela dell’ambiente sarebbe un costo aggiuntivo, un intralcio alla produzione, alla crescita. Io al contrario considero i crimini ambientali veri e propri “furti di futuro” reati gravissimi in quanto privano il Paese e i cittadini della bellezza del territorio e della propria salute. E credo fortemente che la conservazione e l’investimento nel patrimonio ambientale siano straordinari veicoli di sviluppo economico e di civiltà. Per fortuna, all’emersione, nella legislazione e nella giurisprudenza, di un bene giuridico “ambiente” complesso (che tutela salute, incolumità pubblica, l’ecosistema, i beni paesaggistici e archeologici, lo sviluppo economico) si è accompagnata una forte presa di coscienza collettiva che sta progressivamente radicandosi nei comportamenti e nelle convinzioni profonde dei cittadini, soprattutto dei giovani, che dimostrano una consapevolezza e una maturità che lasciano ben sperare per il futuro.
Il Rapporto restituisce un quadro puntuale e dettagliato delle illegalità ambientali nel Paese dal ciclo dei rifiuti all’abusivismo edilizio, dai delitti contro gli animali e la fauna selvatica alle archeo-mafie, dagli incendi alle agro-mafie, ai reati nel settore delle energie rinnovabili. Il volume segnala la diminuzione dell’illegalità ambientale diffusa, ma al tempo stesso la recrudescenza del coinvolgimento della criminalità organizzata nell’illegalità ambientale, che è evidenziato dal fatto che quasi un reato ambientale su due viene commesso nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, e che ha condotto di recente a gravi attentati e minacce contro gli amministratori pubblici che si impegnano contro gli abusivismi e i crimini ambientali e ai quali rivolgo un pensiero di gratitudine e di solidarietà.
Dal punto di vista degli strumenti giuridici, il Rapporto ricorda la storica introduzione nel codice penale, ad opera della legge 68 del 2015, di fattispecie incriminatrici che puniscono gli eco-reati. I dati segnalati sembrano confortare rispetto all’efficacia della via intrapresa perché indicano, da una parte, che aumentano le denunce e gli arresti (grazie al prezioso lavoro della magistratura e della polizia giudiziaria specializzata) e, dall’altra parte, che diminuiscono gli illeciti ambientali perché le imprese di fronte a un rischio penale consistente sono meno tentate di ricorrere all’illegalità ambientale. Io credo che per completare il quadro della difesa penale sia necessario rafforzare anche gli interventi contro la corruzione che è uno dei peggiori nemici dell’ambiente a causa di quelle collusioni nelle pubbliche amministrazioni e negli enti di controllo che fanno prevalere gli interessi privati delle imprese e dei corrotti su quelli generali. Sul piano legislativo ricordo altri due recentissimi importanti provvedimenti: il cosiddetto collegato ambientale (legge 221 del 2015), che promuove misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali; e la riforma delle agenzie ambientali regionali approvata dal Parlamento in via definitiva il 15 giugno scorso, che permetterà controlli ambientali più omogenei, trasparenti ed efficaci sul territorio e migliorerà la prevenzione e la repressione degli eco-reati.
Resta molto da fare. Punire i responsabili dei crimini ambientali è necessario, ma non basta: occorre che l’ambiente ferito sia ripristinato e riportato allo stato precedente. Penso alle demolizioni, che purtroppo in Italia ancora spesso non vengono eseguite, tanto che fa notizia l’iniziativa di quei sindaci o di quei magistrati che ordinano la distruzione di manufatti abusivi a distanza di decenni dalle sentenze. Penso alla necessità di un programma nazionale di bonifica dei territori inquinati che continuano a immettere veleni nell’acqua, nell’aria e negli alimenti. Penso alla difesa del nostro straordinario patrimonio agro alimentare, che è una risorsa ambientale, culturale ed economica per il Paese.
Concludo. Il nostro Paese deve alla natura, alla posizione geografica e alla storia una ricchezza incommensurabile di patrimoni ambientali, di culture, arti e pensiero: una bellezza che in Italia si sente, si vede, si respira ad ogni passo e che ha segnato la civiltà umana indelebilmente. Noi abbiamo il dovere di conservare e trasmettere alle future generazioni questa bellezza: ricostruire un equilibrio fra territorio e società, fra sviluppo e cultura, fra ambiente e diritti della persona è la grande impresa civica a cui è chiamato ciascuno di noi nelle piccole e grandi scelte della vita quotidiana. Ma è naturalmente sulla politica che grava la principale responsabilità: quella di porre tutte le condizioni, normative, strutturali e culturali, per riconvertire ecologicamente la nostra Penisola e costruire una società che riconduca ad unità la pluralità dei territori e delle culture, riunendosi intorno al futuro comune di tutti, alla solidarietà, ai valori condivisi, alle opportunità di crescita e realizzazione dei più giovani. Questo è il mio impegno personale, e questo, sono certo, il sentimento che qui ci accomuna tutti.
Grazie.