Autorità, gentili ospiti,
è per me un grande piacere accogliere in Senato il convegno “Proteggere i giornalisti, conoscere le verità scomode”, promosso dall’Associazione “Ossigeno per l’informazione” e dal Centro europeo per la Libertà di stampa e dei Media di Lipsia, con l’adesione della Rappresentante della libertà dei Media dell’Osce, delle Associazioni “Libera”, “Giornalisti europei”, “Articolo 21” e dell’Unione Cronisti italiani. Permettetemi di rivolgere un affettuoso saluto al Senatore Sergio Zavoli che mette a disposizione del Senato, e quindi di tutti noi, uno straordinario patrimonio intellettuale fatto di competenza, esperienza e sensibilità: nessuno meglio di un grande giornalista come lui poteva presiedere questo incontro. Caro Don Luigi, a te un caloroso abbraccio di benvenuto: conosciamo tutti la passione che sai trasmettere a migliaia di persone, da tanti anni, e che si traduce in un prezioso impegno civile di cui, credo di poterlo dire a nome di tutti i presenti, ti ringraziamo.
Come sapete il tema della libertà di stampa e della tutela dei giornalisti mi è molto caro, tanto per la mia precedente funzione di magistrato che per quella attuale di presidente del Senato. Queste due esperienze mi hanno infatti dato l’occasione di approfondire questa tematica da punti di vista differenti ma, per molti aspetti, convergenti. Nei tantissimi anni di magistratura ho avuto modo di confrontarmi molto spesso con storie di intimidazioni e violenze a danno di chi fa informazione e di maturare la convinzione che una stampa libera, indipendente e corretta sia un primo, insostituibile e formidabile antidoto all’affermazione della cultura dell’illegalità; d’altro canto, da quando mi sono “spostato” in politica, ho avuto più volte il compito e la possibilità di riflettere sul ruolo vitale che l’informazione ha nella definizione dei temi e nella qualità del dibattito pubblico e, quindi, della democrazia in cui viviamo, coi suoi pregi e difetti, e di quella che desideriamo lasciare in eredità alle generazioni future.
Tra i relatori che prenderanno la parola dopo di me c’è Claudio Fava. Approfitto di questa occasione per prendere ancora una volta a prestito, come tante volte ho fatto soprattutto parlando ai più giovani, alcune significative parole di suo padre, che nel 1981 scrisse: “Un giornalismo fatto di verità impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato in grado di combattere”.
Se dunque a ciascun giornalista si chiede di essere libero e di assolvere un così alto compito per la vita democratica di un Paese civile si deve, allo stesso tempo, assicurargli in qualunque circostanza la possibilità di poterlo essere completamente. Se ne stiamo parlando oggi, nel 2015, a così tanti anni dai primi giornalisti uccisi dalla criminalità – un elenco lunghissimo di cronisti coraggiosi – è perchè ancora non siamo stati capaci di trovare soluzioni adeguate.
In Italia abbiamo troppo spesso sottovalutato l’entità e la diffusione del fenomeno delle intimidazioni agli operatori dell’informazione. A ben vedere, e di questo non possono che essere grato ad Ossigeno e ai suoi due instancabili animatori – Alberto Spampinato e Peppino Mennella – i numeri, le modalità e le aree in cui questi veri e propri “attentati alla democrazia” si verificano sono davvero preoccupanti: secondo i recenti Rapporti annuali di “Ossigeno” tra il 2006 e il 2014 sono stati registrati 2.300 casi accertati di violenza, con una stima di altri fatti che eleverebbe il numero a circa diciottomila episodi intimidatori.
Questo stato di cose costringe tutti noi non solo a riflettere ma anche ad agire. In questo senso sono particolarmente lieto che siano qui riunite oggi Istituzioni, Associazioni e professionisti che provengono da realtà nazionali e internazionali: mi sembra questa la migliore testimonianza dell’esigenza condivisa di ampliare il dibattito e arricchirlo di orientamente diversi, elevandolo ad argomento centrale e non più marginale del futuro dell’Unione Europea.
Sotto il profilo legislativo il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge appena tornato in Senato che intende essere un passo, nè il primo ma sicuramente nemmeno l’ultimo, nella elaborazione di norme che sappiano dotare il nostro Paese di strumenti efficaci per rispondere alle sfide contemporanee e future. Non spetta a me, in qualità di Presidente del Senato esprimere un giudizio nel merito, ma so per certo che alcuni aspetti non sono ancora soddisfacenti e immagino che saranno trattati negli interventi successivi; mi auguro però che la giornata di oggi, attraverso la competenza dei relatori che interverranno, sappia offrire spunti che possano essere utili ai colleghi che esamineranno nelle prossime settimane il testo scaturito dalla deliberazione della Camera dei Deputati.
Vi ringrazio per la vostra presenza e auguro a tutti voi buon lavoro.
Grazie.