Cari amici,
è con vivo piacere che partecipo, oggi, alla presentazione dell’audiolibro “Ipotesi di lavoro” dedicato a Giorgio La Pira. Ringrazio la Caritas e la Rete Europea Risorse Umane per l’invito ad essere oggi qui con voi e per l’impegno dedicato a questo importante progetto. Giorgio La Pira spicca, per statura culturale e morale, tra le figure più significative del secolo scorso. Il convinto impegno antifascista, la testimonianza in favore della pace tra i popoli, la fede cattolica e l’insostituibile apporto in sede di assemblea costituente sono solo alcuni degli aspetti della sua straordinaria esperienza umana, spirituale e politica.
Giovanni Paolo II lo ha definito una “figura esemplare di laico cristiano”, indicandolo come modello per tutti i sindaci d’Italia. Con il suo impegno di amministratore, come Sindaco di Firenze, ha dimostrato la possibilità di attuare gli ideali più alti e nobili nella dimensione concreta della vita dei cittadini. La profonda religiosità che lo animava ha sostenuto la sua azione sociale e politica, ispirata agli ideali di pace, dialogo e solidarietà. Ha difeso con energia i più deboli, i senza tetto, i disoccupati. Sempre fedele a se stesso e ai suoi ideali, nei suoi scritti rivela tutta la forza e l’attualità di un contributo, umano e civile, che continua ad essere un punto di riferimento per tutti noi.
Ieri sono stati eletti decine di nuovi sindaci, altri li andremo a eleggere fra pochi giorni al ballottaggio. Ecco, sarebbe davvero bello se questi neo eletti vedessero in Giorgio La Pira il loro modello. Voglio leggere alcuni estratti da quegli appunti che costituiscono la quintessenza del modello di amministratore che era La Pira:
“Signori, io dico a voi, chiunque voi siate: se voi foste sfrattati? Se l’ufficiale giudiziario buttasse sulla strada voi, la vostra sposa, i vostri figli, i vostri mobili, voi che fareste?È possibile che un Sindaco, di qualunque parte sia, se ne resti indifferente davanti a tanta cruda sofferenza? Non si sbaglia mai quando si sbaglia per eccesso di generosità e di amore: si sbaglia sempre, invece, quando si sbaglia per difetto di comprensione e di amore! Ebbene, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: se c’è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l’amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c’è!”
Potete immaginare che sarebbe il nostro Paese se questo spirito fosse pienamente condiviso da ciascun amministratore, funzionario pubblico, politico, cittadino. Mi sento di dire che vivremmo in un Paese completamente diverso. Quando ho letto il copione dell’audiolibro, vi confesso, ho avuto alcuni momenti di forte emozione, cogliendo come un’eco di miei pensieri e riflessioni che spesso ho voluto condividere, soprattutto di fronte a platee di giovani. Due soprattutto: l’idea che le nuove generazioni siano portatrici di utopie, anzi, per usare le parole di La Pira, dell’ “epoca storica cioè nella quale l’«utopia» viene, in certo modo, trascritta nella storia;[…] esse (ovvero le generazioni nuove) si muovono verso il continente storico nuovo della speranza, dell’unità, della giustizia, della bellezza, della grazia e della pace”.
Ne sono, forse ingenuamente, pienamente convinto. Ricordo quanto mi diceva un mio vecchio professore di storia e filosofia: la qualità più importante che possiedono i giovani oltre all’entusiasmo è l’ingenuità. Alla mia richiesta di chiarimenti, mi spiegò: vedi i giovani, non ancora dotati del tipico scetticismo degli anziani, credono, nella loro ingenuità, che i loro sogni, le loro utopie siano realizzabili e ciò costituisce l’unica speranza che riescano a realizzare quelle cose che per il resto dell’umanità appaiono impossibili. L’altra immagine che mi ha colpito per risonanza è quella del fiume: io la uso per spiegare ai ragazzi che il percorso della vita è imprevedibile, che ci sono momenti di difficoltà, momenti in cui siamo costretti a cambiare percorso – La Pira dice “attraverso frequenti e spesso dolorose anse” -, momenti in cui il fiume sembra sparire, si fa carsico, ma non perde mai il proprio obiettivo: il mare. Lui usa la stessa immagine allargando i confini della metafora fino a renderli quelli più vasti della storia dei popoli.
L’ultimo passo che voglio ripercorrere qui con voi è forse quello che mi ha toccato di più. Giorgio La Pira, un uomo di grande cultura e di grandi esperienze, dice di se stesso:
“Ho attraversato varie volte con vario affanno i sotterranei del pensiero: ho bussato a molte porte, come un povero mendicante, per avere pane di sapere, ho rifatto mille strade, mille mondi, ho amato mille cose”
Quanta umiltà in queste parole: “ ho bussato a molte porte, come un povero mendicante, per avere pane di sapere”! Noi invece viviamo in un’epoca in cui la frase che sentiamo più di frequente, soprattutto nei dibattiti pubblici, è “non accetto lezioni”: esattamente l’opposto. Eppure quanto avremmo bisogno di lezioni, di maestri, di testimoni, di confronto, di scambio e di apertura verso gli altri. Quanto sarebbe utile se tutti fossimo più disposti a confrontarci, a mettere in discussione i nostri pregiudizi, ad allargare i nostri orizzonti. Credo che grazie a questa opera, che ci ricorda Giorgio La Pira nella sua dimensione pubblica e istituzionale, ma anche in quella più intima e spirituale, potremo comprendere meglio la sua straordinaria figura di politico e cattolico, e forse questo ci aiuterà a capire meglio noi stessi. L’audiolibro ci offre un intenso ed emozionante viaggio nel suo pensiero e nelle sue opere. Ascoltare le parole di Giorgio La Pira, lette da attrici e attori di straordinario talento, ci aiuterà a coltivare i valori che hanno ispirato la sua vita e a mantenere vivi i suoi preziosi insegnamenti.