Autorità, Gentili ospiti, cari amici,
ospito davvero con molto piacere in Senato la presentazione della Relazione annuale della Corte dei Conti europea, una occasione significativa perché permette di coinvolgere il parlamento italiano nelle questioni legate all’esecuzione del bilancio europeo e al controllo sulla gestione dei fondi europei, ambiti che sono anche oggetto di nuove forme di cooperazione fra i parlamenti nazionali e la Commissione Controllo sui Bilanci del Parlamento europeo. La correttezza dei conti dell’Unione è un presupposto fondamentale per promuovere una gestione più efficiente e trasparente delle risorse, particolarmente in un momento in cui i cittadini europei sono spesso critici sull’operato delle istituzioni europee. Io sono convinto che lo scrutinio democratico e il controllo sull’impiego dei fondi pubblici siano necessari per verificare i risultati dei progetti finanziati dall’Unione e la congruenza delle spese rispetto ai benefici. Più in generale è necessario enucleare le priorità su cui impostare le politiche di spesa, nel rispetto del principio di sussidiarietà e sempre per garantire “beni pubblici europei”, nell’interesse dell’Unione e dei suoi cittadini.
La Relazione annuale della Corte dei Conti sull’esecuzione del Bilancio 2015, che verrà a breve presentata dal Presidente Russo, segnala dei miglioramenti nell’impiego e nella gestione dei fondi europei ed esprime un giudizio positivo sull’affidabilità dei conti e la gestione delle entrate. La Corte indica che alcune criticità permangono nella regolarità delle operazioni di spesa, ma registra un progresso positivo dovuto alle azioni correttive delle autorità nazionali e della Commissione europea, impegnata nella semplificazione delle procedure. L’Italia è fra i cinque Paesi membri che incontrano più difficoltà nella capacità di spesa dei fondi europei relativi alla Politica di Coesione e all’utilizzo degli strumenti a gestione concorrente. La Corte segnala che oltre metà del totale degli impegni inutilizzati si concentra proprio nei fondi relativi alla Politica di coesione e che riguardo agli Strumenti Finanziari a gestione concorrente, alla fine del 2014 risultavano inutilizzati 6,8 miliardi di euro, ottanta per cento dei quali dovuti a cinque Paesi membri. Parlamento e Governo sono pienamente consapevoli del tema della capacità di spesa e hanno adottato con ottima sinergia un ampio ventaglio di correttivi al sistema di gestione dei fondi strutturali e d’investimento europei. Penso all’istituzione del Dipartimento per le politiche di coesione e dell’Agenzia per la coesione territoriale, alla riorganizzazione del Nucleo tecnico di valutazione degli investimenti del Ministero del Tesoro, e all’istituzione di una Cabina di regia per le risorse del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione destinate al finanziamento di grandi progetti strategici, aggiuntivi rispetto all’ordinario finanziamento nazionale ed europeo dei fondi strutturali.
Il Senato, grazie al lavoro della Commissione per le Politiche dell’Unione, ha approfondito le questioni connesse alla partecipazione italiana alla politica di coesione europea individuando diverse criticità, fra cui: la sospensione dovuta a eventuali procedimenti giurisdizionali, la lentezza della fase progettuale, il ricorso esiguo ai servizi di assistenza tecnica ai progetti; la scarsa capacità progettuale e gestionale delle amministrazioni; la frammentarietà delle varie competenze e la complessità dei relativi procedimenti amministrativi; il tasso di imprecisione nella gestione procedurale dei programmi; il disallineamento delle priorità fra autorità centrali e locali e la debolezza del coordinamento centrale. Il Senato continuerà in questo lavoro, vigilando sulla funzionalità dei nuovi meccanismi per assicurare il miglioramento sostanziale delle modalità di investimento e di gestione dei fondi da parte dell’Italia.
Da ultimo, desidero ricordare che il Comitato nazionale per la repressione delle frodi nei confronti dell’Unione europea, istituito presso il Dipartimento per le Politiche dell’Unione europea, ha presentato di recente al Parlamento la Relazione annuale 2015 segnalando che i casi di irregolarità e frode nei fondi strutturali e di investimento europei in Italia risultano diminuiti del quaranta per cento rispetto al 2014. Mi sembra che il risultato dimostri che le autorità di controllo al livello nazionale devono agire più in sinergia. Tanto vale anche al livello europeo. Io penso sia urgente e indifferibile dare un contenuto alle previsioni del Trattato di Lisbona istituendo una Procura europea contro i reati che colpiscono gli interessi finanziari dell’Unione, come il Governo italiano sta sostenendo con grande determinazione a Bruxelles. Anche la mia personale esperienza di repressione e prevenzione dei delitti transnazionali mi spinge a dire con chiarezza che sono anacronistiche e pericolose le resistenze a dotare l’Unione dell’unico strumento idoneo a proteggere adeguatamente ciascuno dei Paesi membri dalla criminalità economica, cui si associa la corruzione e la criminalità organizzata. Si illude, cari amici, chi si considera immune dai rischi e pensa di poter fare da solo. Concludo ringraziando la Corte dei conti europea per il lavoro che essa svolge nel garantire la correttezza e l’efficienza nell’uso delle risorse pubbliche della Unione europea, così come la Corte dei conti italiana fa a livello nazionale. Il mio auspicio è che, in Unione europea e nel Paese, ci si concentri sui tanti cittadini europei in difficoltà che la crisi ha spinto verso la marginalizzazione, l’incertezza e l’insofferenza per le politiche e le istituzioni europee. Il nostro dovere è guardare al futuro del Paese e dell’Europa ripartendo dalle persone e in particolare dai più giovani, con i loro bisogni e le loro aspirazioni. Grazie.