“Europa, Politica e Passione” : il volume di Giorgio Napolitano

Presentazione del libro di Giorgio Napolitano

Signor Presidente della Repubblica, Presidente Emerito, Autorità, Signore e Signori,

Ho accolto davvero con piacere l’opportunità di ospitare in Senato la presentazione del volume “Europa, Politica e Passione” nel quale il Presidente Napolitano ha raccolto le sue più recenti riflessioni sul presente e il futuro dell’Europa, arricchendole con un’introduzione storico-biografica ricca e appassionata. Gli interventi racchiusi nel volume offrono una ricostruzione ragionata dei problemi e dei fenomeni che i Paesi europei si trovano davanti, e sono caratterizzati dalla ferma convinzione che la via dell’unione sia l’unica credibile ed efficace soluzione.

Nel libro il Presidente Napolitano, di fronte alla “tentazione di far tabula rasa” rispetto a quel che è stato costruito e alla “tentazione del catastrofismo”, pone come unica alternativa l’impegno di un’Europa capace di rinnovarsi restando se stessa e analizza puntualmente le prospettive che si aprono per restituire vigore all’Unione. Il libro ricorda a più riprese che le nazioni sovrane del passato non rappresentano più il quadro entro il quale possono risolversi i problemi del presente, dunque per sfuggire alla marginalità geopolitica in un mondo che ribolle attorno a noi, non c’è alternativa a un’Europa sempre più unita. Ricorda ancora l’Autore che l’Europa del diritto e dei diritti è figlia dell’incontro di civiltà e popoli e deve giocoforza raccogliere la sfida della solidarietà, nel segno della sua migliore storia, con un “nuovo umanesimo europeo” che dia respiro ad un’ambizione politica da rafforzarsi “su basi più ricche di democrazia partecipata”.

Sulle migrazioni il Presidente Napolitano ricorda che sulla nostra comune capacità di affrontare un fenomeno di lungo periodo attraverso risposte strutturali, si gioca non solo l’essenza e il futuro del progetto europeo ma anche la credibilità dell’Europa e il suo ruolo nel mondo. Riflettendo sui tragici eventi di Parigi chiude una delle sue lezioni chiedendo: “Europa, se non ora quando?”. E qui risuona netto il suo richiamo al ruolo storicamente svolto dall’Italia “portatrice delle istanze più avanzate per il progresso dell’integrazione e dell’unità europea” (sono sue parole) e la sua convinzione che spetti al nostro Paese un compito propositivo, indirizzato a costruire soluzioni realistiche nel segno della condivisione e della responsabilità.

Sono fermamente convinto che il nostro Paese debba tenere in Europa una tale posizione di avanguardia e vedo con favore le iniziative già adottate dal Governo, che il Parlamento ha condiviso, come quella sulla governance economica e quella sulle politiche migratorie, che sono ora al centro del dibattito europeo.

Fra pochi giorni parteciperò in Lussemburgo all’annuale Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione e sulla linea delle riflessioni del Presidente Napolitano avrò modo di ribadire che la mancanza di un pensiero strategico condiviso, di comuni prospettive di lungo respiro basate sulla consapevolezza della nostra storia, della nostra identità, e delle nostre responsabilità nei confronti dei cittadini europei e della comunità internazionale ha danneggiato la proiezione geopolitica dell’Europa e la nostra immagine nel mondo e ha fatto venir meno la fiducia delle persone, specie dei più giovani, nella bellezza di un sogno che ha accompagnato molte generazioni di europei. Insisterò sul dovere di accoglienza dei rifugiati, vittime di atrocità che noi non abbiamo saputo prevenire, secondo principi di solidarietà e di efficienza; e sulla necessità di affrontare le diverse minacce che incombono sull’Europa, terrorismo, criminalità organizzata, economia illegale, attraverso una cooperazione più sincera e completa, ma sempre solo con gli strumenti del diritto e dello Stato di diritto. Asseriti stati di emergenza non devono mai essere la scusa per comprimere immotivatamente diritti e libertà fondamentali.

Ringrazio dunque il Presidente Napolitano per avere dato alle stampe questo bel volume e per il contributo di riflessione e passione che quotidianamente offre ai lavori del Senato, in particolare nei dibattiti di politica europea e politica estera.

Concludo con le parole autorevoli del Presidente Mattarella che nel suo intervento al Parlamento europeo a Strasburgo ha voluto sottolineare che “sessant’anni di progressiva integrazione nel rispetto delle differenze, specificità e tradizioni hanno creato un demos europeo: una crescente fusione delle nostre società”. Ebbene, io credo fermamente che sia dovere primario della politica affrontare quest’epoca di dissoluzioni e di frammentazioni seguendo la via della fiducia e dell’impegno che ci ha mostrato Altiero Spinelli, edificando progetti per il futuro attorno a quell’idem sentire europeo che è tanto profondamente radicato nelle coscienze individuali, quanto spesso drammaticamente assente in politiche governative divisive, egoiste e dimentiche del passato. Grazie.