Cardinal Ravasi, Ministro Lorenzin, Presidente Amato, Presidente Manconi, autorità, gentili ospiti,
sono davvero felice che il Senato ospiti in una delle sue sale più prestigiose, questo incontro su un tema così delicato e così importante e che quindi la Sala Zuccari oggi si sia trasformata nel Cortile dei Gentili.
Conosco bene la sensibilità e l’attenzione che il Senatore Manconi dedica al complesso rapporto tra medico e paziente: lo ringrazio per il suo impegno in qualità di Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani per aver, oggi come in altre occasioni, dato modo al Senato di essere protagonista e partecipe di un’importante opportunità di riflessione e approfondimento.
Confesso che ho un rapporto di lunga data con le iniziative del Cortile dei Gentili: più volte sono stato relatore a convegni organizzati dalla Fondazione e tante altre volte ho partecipato in veste di semplice spettatore, ma sempre ho potuto apprezzare come, in questi anni, il “Cortile dei Gentili” abbia saputo costruire uno spazio libero e autorevole di dialogo tra credenti e non credenti, tra sensibilità profondamente diverse, su temi complessi tanto nella loro dimensione giuridica quanto in quella filosofica e morale.
Concedetemi una battuta: in questi giorni così convulsi – e i prossimi temo saranno anche peggio – guardo con una certa invidia all’atmosfera distesa e propositiva che sempre anima questo consesso. Nonostante tutto però resto un inguaribile ottimista – l’ottimismo della volontà, per usare una nota citazione – e coltivo la remota speranza che la politica, chiamata proprio in queste ore a compiere scelte fondamentali per il futuro istituzionale del nostro Paese, possa far sua questa stessa capacità di fare del confronto leale e della comprensione reciproca la modalità principale della sua azione, piuttosto che far trapelare la prospettiva che si possa addirittura fare a meno delle Istituzioni relegandole in un museo.
Il tema “Doveri della medicina e diritti del paziente” è di una estrema delicatezza, come tutto ciò che ha direttamente a che fare con la vita, la malattia, il dolore, la sofferenza, la morte. Per questo ho apprezzato profondamente la saggezza delle linee propositive che oggi vengono presentate e discusse.
E’ sul fragile equilibrio tra i doveri dei medici – che non dimentichiamo sono anch’essi uomini e donne – e i diritti del malato che si muovono le considerazioni espresse dal documento. In esso si si sono esplorati i confini delle cure e le condizioni necessarie a stabilire una relazione positiva tra chi ha competenza e professionalità e chi vive la difficile condizione di malato. Personalmente trovo particolarmente interessante l’idea di incoraggiare e valorizzare al massimo l’alleanza” tra medici e paziente: è proprio da questa relazione positiva che si può costruire, nel pieno rispetto delle valutazioni scientifiche, il migliore trattamento sanitario per ciascun individuo, tenendo nella dovuta considerazione anche i suoi convincimenti etici e morali. Curare qualcuno non significa semplicemente attuare con freddezza un protocollo medico quanto, piuttosto, assisterlo nella sua più ampia dimensione di essere umano. Per questo è decisivo tenere conto dei principi di dignità, di libertà e di salute della persona che possono però esser esercitati pienamente solo quando il malato ha la possibilità di conoscere completamente la propria condizione e di partecipare all’elaborazione del proprio percorso terapeutico, nella ricerca di una autodeterminazione consapevole che possa arrivare fino al rifiuto delle cure, anche attraverso il ricorso a una persona di fiducia nel caso in cui il soggetto non sia più nelle condizioni di esprimersi. Prima di chiudere il mio breve saluto e passare la parola al ministro e a Sua Eminenza, nonché caro amico, Gianfranco Ravasi, voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa riflessione, che sarà di certo utile anche al legislatore nella definizione di interventi normativi in materia.
Grazie.