Caro Professor Manzella, docenti, carissimi studenti,
sono particolarmente lieto di potervi accogliere in Senato per l’inaugurazione del Master in Parlamento e Politiche pubbliche frutto della collaborazione tra la Luiss Guido Carli e questa istituzione parlamentare. Questo appuntamento è ormai una tradizione che si rinnova di anno in anno, di legislatura in legislatura, a conferma del legame profondo fra il Senato e il mondo universitario soprattutto in relazione a quelle iniziative di formazione specialistica che trovano nel Parlamento il proprio principale oggetto di studi. E questa è anche un’occasione importante di confronto sui problemi aperti del parlamentarismo contemporaneo nel dibattito interno ed internazionale. Mi sembra poi particolarmente significativo che l’incontro odierno si svolga in un’aula di commissione, vero motore pulsante dell’attività parlamentare. La capacità di analizzare il funzionamento del Parlamento non solo sul piano teorico, ma nella prassi quotidiana e nell’interazione con le dinamiche politiche, rappresenta, infatti, un valore aggiunto per un percorso di formazione specialistico sugli studi parlamentari.
Molti oggi affermano che siamo di fronte ad una crisi strutturale del Parlamento e addirittura a un problema di identità delle assemblee elettive causato da fattori politici e istituzionali. Sul piano politico, il Parlamento fatica a svolgere il suo ruolo tradizionale di mediazione, per una pluralità di fattori: la frammentazione partitica e il trasformismo parlamentare. La mediazione politica si svolge sempre di più al di fuori degli ordinari circuiti parlamentari e le forze parlamentari sono costrette in un ruolo più passivo che attivo. Le conseguenze di queste tendenze si avvertono non solo nel rapporto fra Parlamento e Governo, ma anche in quello fra elettori e rappresentanti. Alimentato della crisi etica dei partiti, il senso di disaffezione degli elettori nei confronti della politica si ripercuote in maniera crescente sull’istituzione parlamentare e investe la rappresentanza quale interprete e filtro dei bisogni e degli interessi della cittadinanza.
Sul piano istituzionale, il ruolo del Parlamento è sminuito in diversi ambiti. Nella produzione legislativa, le forzature spesso imposte al procedimento parlamentare dal ricorso strutturale alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia mortificano il ruolo primario del Parlamento come sede trasparente e pubblica di dibattito e conciliazione delle istanze politiche, nonché come luogo di ponderazione di soluzioni alternative. Rispetto alle funzioni non legislative, inoltre, i poteri di indirizzo e di controllo del Parlamento sono fortemente limitati dal crescente rilievo di sedi decisionali, quali le Banche centrali e le istituzioni finanziarie, sottratti agli ordinari circuiti di controllo democratico.
In questa difficile fase si registrano anche interessanti segnali di cambiamento che testimoniano la straordinaria vitalità di questa istituzione. Penso per esempio al crescente dinamismo nella gestione degli affari europei del Parlamento italiano, il Senato in primo luogo. Dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona le commissioni parlamentari hanno partecipato al controllo preventivo delle proposte legislative della Commissione europea, e hanno quindi discusso nel merito questioni politiche di primario interesse per il Paese. I recenti pareri della nostra Commissione Affari costituzionali in tema di asilo ed immigrazione lo confermano. L’interlocuzione con il Governo sui temi europei è stata rafforzata e resa strutturale, grazie soprattutto allo strumento delle “comunicazioni in aula” del Governo in corrispondenza delle riunioni del Consiglio europeo. Altri cambiamenti si registrano nella partecipazione del Parlamento alla definizione delle politiche finanziarie e di bilancio. I penetranti vincoli di bilancio dell’Unione offrono al Parlamento un parametro oggettivo per valutare le proposte legislative e programmatiche del Governo. Gli strumenti informativi analitici redatti in modo indipendente dall’Ufficio parlamentare di bilancio consolidano l’autonoma capacità valutativa del Parlamento e ne rafforzano i poteri di controllo sull’esecutivo.
Questi segnali che riguardano il Parlamento italiano devono essere contestualizzati ed interpretati alla luce delle tendenze in atto in altri Paesi europei. In Germania, il ruolo del parlamento è stato difeso in modo strenuo, con le sentenze del Tribunale costituzionale tedesco che rafforzano i poteri del Bundestag e del Bundesrat nel processo di integrazione europea. Mi sembra molto interessante la pronuncia della Corte suprema del Regno Unito secondo la quale sarebbe antidemocratico affidare solo al governo il potere di incidere sui diritti individuali come avverrebbe uscendo dall’Unione europea: si tratta di un’importante difesa della sovranità parlamentare e un’affermazione dell’irrinunciabilità della dimensione parlamentare. La politica può cercare negli strumenti di democrazia diretta, come le consultazioni popolari, un supporto rispetto a scelte strategiche, ma solo nel Parlamento risiedono le vere garanzie del pluralismo per la tutela dei valori fondamentali della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti e delle libertà, anche delle minoranze.
In conclusione, anche guardando allo scenario internazionale, il parlamento si conferma più che mai una istituzione strategica nelle dinamiche istituzionali che legano i cittadini a procedimenti decisionali complessi e sempre più globalizzati. Non vi è alternativa alla democrazia rappresentativa e al ruolo dei Parlamenti, che offrono al cittadino strumenti insostituibili per conoscere, comprendere, contribuire alle decisioni che li riguardano. Perché le assemblee rappresentative siano poste nelle condizioni di esercitare al meglio questa funzione, bisogna investire nella riscoperta della partecipazione alla dimensione pubblica che parta dalla base. E cioè che muova dalla formazione politica dei futuri parlamentari, e quindi dal recupero a favore dei partiti del ruolo di autentici intermediari delle istanze provenienti dal basso. E che parta dalla comunicazione politica, che deve abbandonare l’approccio demolitorio dell’anti-politica e degli attacchi alla casta per riappropriarsi del suo ruolo di strumento di informazione e sensibilizzazione. I cittadini devono poter conoscere in maniera sempre più trasparente l’operato degli eletti, coerentemente con quella visione del “Parlamento porticato” che più volte il prof. Manzella ci ha ricordato, riprendendo la celebre definizione hegeliana.
La costruzione di professionalità avanzate a supporto del Parlamento, a cui è diretto questo Master, costituisce un fondamentale tassello di questo percorso. Per fare leggi e costruire politiche pubbliche servono bravi specialisti che aiutino gli eletti a tradurre la propria visione politica in proposte concrete. Il percorso che vi aspetta, cari studenti, richiede impegno e dedizione. Per lavorare in Parlamento servono competenze interdisciplinari e vocazione alla specializzazione, conoscenze tecniche e intelletto politico, autonomia di giudizio e capacità di adattamento ai ritmi del supporto della politica. Sono certo che, guidati anche dall’esempio di studiosi e uomini delle istituzioni come il prof. Manzella e i vostri docenti, saprete proseguire con coraggio e determinazione nel vostro cammino.
A questo proposito, io sono fermamente convinto che i parlamentari abbiano un forte bisogno di informazioni accurate e facilmente fruibili per valutare la coerenza fra obiettivi e risultati delle diverse politiche. L’interrogativo principale riguarda l’efficacia dell’utilizzo delle risorse pubbliche impiegate per determinare un certo cambiamento. Il cambiamento è avvenuto davvero? In caso positivo, è merito delle risorse impegnate o sarebbe avvenuto comunque? A chi è servito? Si sarebbe potuto fare meglio? Sono convinto che anche questo sia il percorso per consentire alla politica, e al Parlamento, di acquisire una rinnovata legittimità attraverso il migliore soddisfacimento delle esigenze del Paese. Come ho già detto, per fare questo è necessario potere disporre di funzionari specializzati nella gestione dei processi parlamentari tradizionali e nelle funzioni di valutazione e controllo.
Io mi sono affacciato da poco tempo all’esperienza rappresentativa ma ho sempre creduto che la missione della politica, quella con la “P” maiuscola, sia interpretare e dare corpo e sostanza ai bisogni dei cittadini, perseguendo l’interesse generale piuttosto che facili consensi e lusinghe elettorali. La sfida futura è nella ricerca di una nuova dimensione etica della politica, basata sulla riscoperta del mandato rappresentativo come servizio alla collettività: un mandato che è libero soltanto se sa superare la ricerca del favore mediatico e incarnare il senso vero e profondo della democrazia. Il primo strumento di questo rinnovamento è ripensare il ruolo dei partiti e la loro regolamentazione interna, anche ai fini della selezione della classe dirigente, secondo il parametro del “metodo democratico” che è richiamato dall’articolo 49 della Costituzione, purtroppo ancora inattuato.
Concludo rivolgendo a voi, cari studenti, l’invito a non desistere mai dal perseguire i vostri sogni e i vostri progetti di vita, continuando ad investire le migliori energie nella passione per gli studi parlamentari che vi ha portato a scegliere questo percorso formativo. Vi ringrazio per l’attenzione e rinnovo a tutti voi i miei migliori auguri per l’inizio del Master.