Presentazione del libro di Emilio Colombo
Signor Presidente della Repubblica, Autorità, cari ospiti,
è con viva emozione che oggi ho l’onore e il piacere di ospitare in Senato la presentazione del libro-intervista di Emilio Colombo “Per l’Italia. Per l’Europa”, una “conversazione” con Arrigo Levi che è insieme un libro sull’esperienza personale e politica del grande statista e un documento storico sul percorso politico ed istituzionale dell’Italia repubblicana. Ricostruire i momenti cruciali della vita politica di Emilio Colombo – lo ricorda lo stesso Arrigo Levi all’inizio del volume – significa infatti ripercorrere quasi tutti i momenti cruciali dei primi decenni della storia repubblicana e della storia dell’unificazione europea.
Personalmente conservo un’immagine molto cara di Emilio Colombo sul banco di Presidenza dell’Aula di Palazzo Madama, un anno fa, in occasione della mia elezione a Presidente del Senato, una presenza che la stessa Assemblea non ha mancato di salutare con un vivo, prolungato applauso, riconoscendo una prova di eccezionale energia vitale e lucidità istituzionale di un uomo che allo Stato e alla democrazia ha dedicato una lunga vita. Lo scorso 30 settembre, proprio in questa Sala, abbiamo ricordato l’impegno di Emilio Colombo nel cammino per l’integrazione europea ne abbiamo ripercorso la visione sulle prospettive di crescita dell’Italia, nel contesto di un’Europa sempre più integrata e coesa, ancora oggi straordinariamente attuale.
Mi piace pensare al percorso di vita di Emilio Colombo come una testimonianza delle straordinarie risorse e capacità di un uomo, ma anche di un intero Paese, il nostro. Un Paese dilaniato dalla guerra e dall’esperienza del fascismo che ha saputo credere fino in fondo nelle sfide della ricostruzione, della democrazia e dell’unificazione europea. Ce lo confermano i suoi ricordi sulla fase costituente che descrive come un momento estremamente vitale di confronto tra persone e forze politiche profondamente diverse, per formazione, esperienza ed idee ma mosse da una genuina propensione alla comprensione dell’altro e da una radicata disponibilità al compromesso. Una conferma della straordinaria forza rinnovatrice di cui il Paese ha saputo dare prova nei primi decenni della storia repubblicana si desume anche dalla ricostruzione delle vicende che a seguito della strage dei braccianti di Melissa del 1949 condussero le forze politiche a credere nella riforma agraria, come operazione di giustizia sociale necessaria a dare una speranza e una prospettiva di vita al mondo contadino.
Ma sarebbe fuorviante nel ripercorrere il pensiero di Colombo contrapporre a questi decenni “gloriosi” della storia nazionale, che furono anche gli anni del potere democristiano, i decenni della Seconda Repubblica originata dalla crisi della DC e da una transizione politica ed istituzionale ancora oggi per molti versi incompiuta. Alla domanda di Arrigo Levi “Seconda Repubblica, e poi?”, Emilio Colombo risponde con una straordinaria fiducia nel futuro del Paese e con due proposte “additive”.
“Più Europa”, innanzitutto, perché, sono sue parole: “solo un’Europa forte nelle sue istituzioni democratiche e nelle sue effettive capacità di governo, punto di riferimento nell’articolazione multipolare del pianeta, può giovare a se stessa superando le sue anemie e le sue crisi interne”. Nel pensiero di Colombo, “più Europa” significa un’Europa politicamente più unita nella quale sia inscindibile l’elemento politico e quello economico. L’Euro ha rappresentato uno strumento importante di integrazione economica e monetaria dell’Unione straordinario, ma per non restare una risposta incompleta deve poggiare su un progetto politico. L’Euro deve poter contare su un governo forte dell’economia, fondato sulla crescita e sullo sviluppo, su politiche di rilancio dei fattori strategici della produzione europea. E su una rinnovata determinazione nell’idea di un’Europa politica sempre più unita, che parli nel mondo con una sola, autorevole voce.
Emilio Colombo ci ha insegnato che l’Europa giungerà ad una piena maturità politica attraverso il rafforzamento dei poteri del governo sovranazionale e un corrispondente potenziamento dei circuiti di controllo politico fondati sul ruolo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Si dovrà anche compiere una piena realizzazione di un’Europa dei diritti, perseguendo quelle prospettive di coesione sociale e solidarietà tra i popoli che, attraverso gli insegnamenti di De Gasperi e Spinelli, hanno segnato il pensiero democratico europeo.
“Più Europa”, ma anche “più politica”. Come dice Colombo: “è alle risorse della politica che occorrerà ancora ricorrere, offrendo il meglio delle nostre virtù nazionali”, per superare le lacerazioni della Seconda Repubblica. Molti sono i fattori di debolezza. Penso alla crisi dei partiti, al preoccupante solco di fiducia fra elettori ed eletti, ai nodi della rappresentanza, al ricorso a percorsi di democrazia diretta “mediatica” alternativi a quelli istituzionali.
La risposta a queste sfide non è univoca ed immediata. Per “liberare” risorse alla politica dobbiamo innanzitutto rivedere i meccanismi della rappresentanza democratica non solo modificando la formula di conversione dei voti in seggi, ma ripensando l’intera legislazione elettorale “di contorno”, intervenendo sul finanziamento dei partiti, la trasparenza delle nomine, i conflitti di interesse. Ai partiti serve un nuovo codice, di regole etiche prima ancora che giuridiche, capaci di promuovere quella dimensione valoriale della politica come “servizio pubblico” di cui proprio Colombo parlava ricordando le sue prime esperienze istituzionali. Ma ai partiti servono anche uomini diversi, una classe dirigente che attraverso la riscoperta della vera politica sappia partecipare con rinnovato slancio ideale al confronto democratico e alla promozione degli interessi pubblici.
Con l’auspicio che l‘eredità politica di Emilio Colombo possa ispirare l’impegno ideale di tutti e soprattutto delle giovani generazioni, mi auguro che i partiti e le istituzioni diano seguito alla Dichiarazione di Bruxelles “Pledge to Peace”, l’ultimo progetto europeo presentato dal Senatore Colombo proprio in questa sala nel Dicembre del 2012 con il patrocinio del Senato. Vi si ritrova il pensiero centrale di Colombo: un’idea di Europa come luogo di pace e integrazione politica che pone al centro la persona e le sue aspirazioni. Un’iniziativa che attraverso il Premio “Emilio Colombo per l’Europa per la Pace”, ad essa associato, intende riconoscere il contributo di individui, entità e istituzioni in favore della pace e della coesione sociale in Europa. Vorrei oggi rinnovare il sostegno personale mio e del Senato all’Associazione Percorsi, che prosegue l’opera del Sen. Colombo e del Sen. Donato Scutari attraverso il suo Presidente dott. Piero Scutari.
Chiudo rivolgendo un augurio di buon lavoro a tutti e il mio affettuoso saluto alla Signora Anna. Ringrazio Arrigo Levi per aver creduto in questo volume che conservo gelosamente nella mia biblioteca personale con la dedica autografa di Emilio Colombo. Ad esso ricorro, vi confido, nei momenti di difficoltà leggendo e rileggendo le parole di fiducia e speranza nell’Italia e negli italiani che sono il lascito più grande di un uomo che non dimenticheremo.