Intervento al 19° Vertice Antimafia e 1° Summit del Mediterraneo
Cari ragazzi, autorità, colleghi e amici,
siamo di nuovo qui, al vertice annuale della Fondazione “Antonino Caponnetto”, come ogni anno da tanti anni a questa parte. Sfogliare gli appunti che ho preso ogni volta per preparare questo intervento è stato come ripercorrere a ritroso un cammino di ricordi, battaglie vinte e perse, polemiche, richieste, inviti alla politica e alla società civile, incontri, confronti a volte anche aspri ma sempre corretti. Il Vertice voluto da Nonno Nino rappresenta un appuntamento importante, una sorta di bilancio dello stato dell’arte della lotta alla criminalità e di definizione comune di nuove prospettive.
[…] Se come magistrato potevo dirmi soddisfatto del mio lavoro di quegli anni, in vista della scadenza del mio secondo e ultimo mandato da PNA ho realizzato […] che la quasi totalità delle mie proposte alla politica di rafforzare gli strumenti legislativi e aumentare le risorse umane e materiali per la magistratura e le forze dell’ordine erano rimaste inascoltate.
[…] oggi ho deciso di parlare con voi non dei risultati raggiunti ma di tre occasioni mancate, almeno per ora. Ovviamente la mia idea come “politico” era portare in sede parlamentare la mia esperienza di magistrato, quindi contribuire al dibattito intorno ai temi della giustizia e del contrasto alla criminalità. Non a caso nel mio primo giorno da senatore, il 15 marzo scorso, ho presentato un Disegno di legge riguardante corruzione, voto di scambio, falso in bilancio, riciclaggio e autoriciclaggio, temi per me improrogabili, che vanno a colpire “i piccioli” della criminalità, il denaro, e che possono restituire alle casse dello Stato miliardi di euro l’anno.
[…] Sempre dentro quel Disegno di legge c’era anche la norma sul voto di scambio della campagna di Libera “Riparte il futuro”, quella per cui centinaia tra deputati e senatori hanno indossato il famoso “braccialetto bianco”. Quella riforma ha poi iniziato il suo percorso alla Camera e, con qualche compromesso, si era arrivati ad un testo approvato all’unanimità che non era il migliore dei testi possibili ma aveva al suo interno novità interessanti, tanto che gli stessi promotori sono venuti nel mio studio a Palazzo Madama a chiedermi di fare di tutto perché venisse approvato rapidamente. Utilizzando una prerogativa del presidente avevo annunciato in Aula il 19 luglio, nel discorso commemorativo della strage di Via d’Amelio, che avrei dato alla Commissione Giustizia potere deliberante, in modo che il giorno stesso potesse diventare legge. Peccato che una campagna stampa abbia fatto venire dei dubbi ad alcuni parlamentari, bloccando la Commissione deliberante e rimandando a chissà quando questo traguardo. Da luglio ad oggi non se ne è più sentito parlare. Un’altra occasione sprecata.
La terza richiesta ancora inevasa è la riforma della legge elettorale. In un’intervista a Repubblica del 30 giugno scorso, ma gli esempi che potrei fare sono innumerevoli a partire dalla campagna elettorale, sono stato tra i primi ad avanzare l’idea di staccare la legge elettorale dalle riforme istituzionali, e la presentavo come una riforma da fare subito, con legge ordinaria ad iniziativa parlamentare e con due caratteristiche fondamentali: garantire una rappresentatività reale dei cittadini e la stabilità dei governi. Non avete idea delle critiche che mi ha attirato quell’intervista. Ora che sono passati mesi effettivamente la riforma della legge elettorale sta seguendo un percorso d’urgenza diverso dalle riforme istituzionali, ma al momento lo stallo è evidente: i gruppi parlamentari, anche per il loro disfacimento, non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non riuscire a sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti. E’ questo atteggiamento di sordità totale che ci ha portato alla crisi istituzionale che stiamo vivendo nel nostro Paese in questo momento. Per tornare ad essere credibili, per abbattere quel 50% di indecisi e astenuti che ci hanno rivelato ieri gli ultimi sondaggi, i partiti devono iniziare a pensare non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni.
Partiamo da qui: lotta alla corruzione, falso in bilancio, riciclaggio e autoriciclaggio, voto di scambio e riforma della legge elettorale. Tre riforme a costo zero che in una fase economicamente drammatica come quella che stiamo vivendo potrebbero far tornare all’impegno, alla passione, alla militanza, alla vita pubblica – in una parola: alla politica – quella metà di italiani stanchi, rassegnati e disillusi che se ne è allontanata.
[…] Possibile che appena piove un po’ di più l’Italia frana? Facciamo un piccolo esercizio di memoria degli ultimi tre anni: Messina, Veneto, Marche, Cinque Terre, Genova, Messina, Massa, Grosseto, Taranto e ora la Sardegna. Prima che ambientale la frana è etica, sociale, economica, politica!
[…] La sponda sud del Mediterraneo e l’intera regione del Mediterraneo allargato sono scosse da tre anni da un violento tsunami che propaga instabilità in tutto il mondo. […] Le conseguenze di questo quadro drammatico sono complesse, e particolarmente per l’Italia. L’instabilità danneggia l’economia, aggrava la povertà endemica di molti paesi della regione; i conflitti producono movimenti di profughi in cerca di una vita migliore, o almeno di una vita possibile. La debolezza delle frontiere, l’anarchia istituzionale apre nuovi corridoi per i traffici di droga, di persone, di armi, di cui l’Italia è il primo terminale. […] Ma non basta, il nostro Paese deve puntare molto di più sul Mediterraneo per giocarvi un ruolo di leadership e di guida come paese fondatore dell’Unione Europea, nel solco di una tradizionale capacità di dialogo che ci è riconosciuta in tutta la regione. Dobbiamo sostenere le transizioni democratiche e farci interpreti presso l’Unione Europea della necessità di affrontare i problemi dell’immigrazione e della criminalità nei paesi di origine.
L’Italia gioca un ruolo importantissimo, sia attraverso i propri militari che sono impegnati a mantenere la pace nell’ambito delle missioni delle Nazioni Unite e della NATO in Libano e in Afghanistan; sia attraverso una importante azione diplomatica che si svolge nella regione e nelle sedi multilaterali.
[…]Dobbiamo pensare e agire strategicamente e chiudere per sempre la stagione dell’emergenza, della superficialità, dell’approssimazione. Per combattere le mafie dobbiamo uscire dalla deriva etica che ha investito il Paese; dobbiamo occuparci di lavoro nero, di evasione fiscale, di corruzione, di economia illegale. Dobbiamo fare finalmente ripartire l’Italia; dobbiamo restituirle il ruolo di paese chiave dell’Unione Europea e di cerniera del Mediterraneo allargato che ci spettano per storia, per tradizione, per cultura. Il futuro del Paese, dell’Europa e della comunità internazionale dipendono dalla capacità che avremo di sanare un vuoto profondo di cui la politica soffre verso i cittadini e soprattutto verso i più giovani: un vuoto di comprensione, di rappresentatività e di legittimazione etica.
[…] Qual è il futuro di una società che non trasmette valori e fiducia ai cittadini? Quale il futuro di una politica vissuta come luogo di relazione clientelare? Occorre ricostruire la democrazia, e, ben oltre l’abito esteriore delle regole e delle auspicate riforme, trasmettere nuova energia alle istituzioni con la cultura della partecipazione, della trasparenza e della responsabilità, riavvicinando i giovani alla politica, partendo dalle scuole, dalle parrocchie, dalle associazioni giovanili, con l’impegno di tutti i cittadini.