Riconoscimento legislativo della LIS

Ieri, attraverso il sito change.org, il gruppo di ragazzi che ha dato vita al progetto radiofonico per promuovere l’integrazione tra sordi e udenti “Radio Kaos ItaLis” ha lanciato una petizione per il riconoscimento della Lingua dei Segni italiana (LIS) nel nostro Paese.

Il Presidente del Senato in una lettera inviata al Presidente dell’Associazione “Radio Kaos ItaLis” esprime “il più ampio e sentito sostegno all’iniziativa” e si impegna “a sollecitare una nuova iniziativa legislativa, che colmi al più presto questa grave lacuna del nostro ordinamento”.

Il Presidente Grasso ricorda, infatti, che “nel corso della XVI legislatura il Parlamento ha discusso un disegno di legge avente ad oggetto la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e il riconoscimento della lingua dei segni italiana, approvato dal Senato all’unanimità il 16 marzo 2011 e poi passato all’esame della Camera dei deputati.

Questo disegno di legge prevede l’utilizzo della LIS in ambito scolastico e universitario, nonché in giudizio e nei rapporti con le amministrazioni pubbliche. Purtroppo, la legislatura si è conclusa prima dell’approvazione in via definitiva del progetto di legge”.

“Il riconoscimento della lingua dei segni – continua il Presidente del Senato – è uno strumento fondamentale per garantire la rimozione delle barriere che limitano l’esercizio dei diritti dei cittadini sordi e che impediscono la piena integrazione nella vita sociale, economica, politica e culturale del Paese. Questi diritti, riconosciuti dagli articoli 3 e 6 della nostra Costituzione, ma anche dalle maggiori organizzazioni internazionali, quali il Consiglio d’Europa, l’ONU e l’Unione europea, devono essere tutelati attraverso misure legislative specifiche.”

Strage di Pizzolungo, 28 anni dopo. Il ricordo ci rende più forti

Messaggio a Libera contro le mafie di Trapani

” ‘Rassegnati alla morte non all’ingiustizia’. Questo è il messaggio inciso sulla stele posta sul ciglio della strada statale che attraversa Pizzolungo e che ci ricorda una strage, quella del 2 aprile 1985, tragicamente ingiusta. Un attentato diretto a un Procuratore impegnato nella lotta alla mafia ha travolto tre innocenti, tre giovani vite, e al contempo ne ha devastate molte altre. Da quel giorno la vita di Carlo Palermo e quella dei suoi agenti di scorta non è stata più la stessa”. Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, in un messaggio inviato ai responsabili di Libera, “Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, di Trapani.

“Anche la comunità trapanese – aggiunge il Presidente Grasso – è ancora segnata da quell’attacco, perché il boato dell’esplosione ha colpito tutti noi che, come cittadini, uomini delle istituzioni o magistrati, continuiamo a credere in una società libera dalla mafia. L’immagine dei corpi dilaniati di Barbara, di Salvatore e di Giuseppe non deve fermare il nostro impegno civile e la nostra lotta per la legalità. Mi unisco quindi idealmente a voi nella giornata dedicata alla memoria della strage di Pizzolungo. Il ricordo non solo ci rende più forti, ma rappresenta anche il percorso attraverso il quale i giovani possono fare tesoro delle esperienze passate e contribuire alla costruzione di una società migliore. E’ questo un traguardo che può essere raggiunto con le nostre scelte di ogni giorno, dal coraggio delle denunce antiracket alla ricerca di un ‘lavoro pulito’ “.

“Nel ringraziare tutti voi – conclude il Presidente del Senato – per la forza e il coraggio che sapete dedicare a queste battaglie civili, impegnandovi personalmente nella solidarietà alle vittime della mafia, vorrei rivolgere a Margherita il mio più affettuoso pensiero”.

Il Presidente Napolitano è una garanzia per il Paese

“La presenza di Giorgio Napolitano a capo dello Stato è una garanzia di stabilità per le Istituzioni, per i cittadini e per i mercati.”

Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha ascoltato con attenzione le parole del Presidente della Repubblica.

“Il Presidente Napolitano ha mostrato, con grande autorevolezza e determinazione, la strada per dare in breve tempo al Paese le riforme necessarie al fine di superare il difficile momento economico ed istituzionale. Il richiamo al senso di responsabilità non potrà che essere accolto da tutte le forze politiche e sociali, che sapranno interpretare le sagge parole del Presidente e compiere lo sforzo richiesto nella consapevolezza che i problemi aperti hanno bisogno di soluzioni rapide e condivise. Sono certo che grazie al lavoro dei due gruppi ristretti indicati dal Presidente il Parlamento potrà dare avvio a quei provvedimenti che il Paese si attende, e posso garantire che il Senato è pronto a fare la sua parte in questa direzione”.

Aeronautica Militare, una ricchezza del nostro Paese

Signor Ministro della Difesa,
Signor Capo di Stato Maggiore della Difesa,
Signor Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica,
Autorità,
Signore e Signori,
avieri carissimi,

è con grande orgoglio di italiano e, insieme, con l’onore di rappresentare, oltre al Senato, il Presidente della Repubblica, che mi unisco a voi nella celebrazione del 90° anniversario di fondazione dell’Aeronautica Militare. Lo faccio con emozione e commozione, forte e particolare per essere stato anch’io, da ragazzo, militare dell’arma azzurra.

Infatti, ho espletato il mio servizio di leva, come ufficiale di complemento – specialità commissariato – quando già avevo superato il concorso in magistratura. E’ stato uno dei periodi più spensierati, più belli e più formativi della mia giovinezza. Destinato presso una Scuola Specialisti ho impartito lezioni di diritto, ma ho anche imparato a dirigere il magazzino vestiario, la mensa ufficiali e a fare il cassiere.

Ringrazio e saluto, con grande calore, le donne e gli uomini dell’Aeronautica oggi presenti in questa splendida piazza di Napoli, e quelli che, in tutta Italia, con abnegazione e senso del dovere prestano il loro quotidiano lavoro al servizio della Patria.

Un pensiero commosso, in particolare, rivolgo a tutti coloro che vestendo la nostra divisa, hanno perso la vita in esercitazioni o in missioni umanitarie all’estero, per portare la pace in territori di guerra o per consentire l’affermazione e la crescita della democrazia in Stati travagliati da lotte intestine.

Esprimo a voi ogni bel pensiero per quanto l’Aeronautica è riuscita a dare al Paese in questi 90 anni di storia. Il suo ruolo primario di difesa dello Stato e di salvaguardia delle libere istituzioni non è mai venuto meno, pur andandosi evolvendo in funzione anche degli impegni internazionali che il nostro Paese ha assunto e dei vincoli che gli derivano dalla partecipazione alle organizzazioni internazionali.

Mi preme ricordare a questo proposito la missione ONUC nell’ex Congo Belga che, nel 1961, l’Aeronautica pagò con il prezzo altissimo di 13 caduti nel terribile eccidio di Kindu, o ancora l’intervento a sostegno delle truppe della coalizione nella Prima Guerra del Golfo del 1991, in cui furono fatti prigionieri e torturati due nostri aviatori, fortunatamente poi rilasciati alla fine del conflitto.

La posizione strategica dell’Italia al centro del Mediterraneo e al confine dell’Europa meridionale verso l’Africa, e orientale verso i Balcani ed il Medio oriente, ha incrementato esponenzialmente il significato del ruolo dell’Aeronautica militare italiana, allargandolo ai più vasti orizzonti europei.

Un ruolo che l’Arma ha sempre svolto con estrema diligenza, attenzione, efficacia e tempestività, garantendo dalla minacce esterne, sin dai tempi della Guerra Fredda, non solo la sicurezza aerea, terrestre e delle acque territoriali della nostra nazione, ma anche la stabilità di tutta la regione.

Da tempo le minacce hanno assunto anche la forma di fenomeni eversivi trasnazionali come il terrorismo e la criminalità organizzata, alimentati pretestuosamente dalle disuguaglianze generate dall’estendersi della globalizzazione.
Questo aprirsi di nuovi scenari e pericoli provenienti da ambiti esterni all’Unione, fanno sì che l’attività dell’Aeronautica non si limiti ai soli confini dello spazio aereo nazionale, ma si spinga fin dove le minacce si alimentano.

Ciò non significa certo agire in contrapposizione e offesa verso altri popoli, quanto piuttosto essere strumento di legalità e di difesa dei diritti dell’uomo, presupposto di sicurezza, garanzia di mantenimento della pace e quindi di crescita economica e di avanzamento democratico.
Non si può dimenticare inoltre il lavoro di supporto svolto in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza per il Paese.
A questo grande e delicatissimo lavoro non può mancare, come non è mai mancato il costante supporto e l’attenzione delle Istituzioni.

L’Arma Aeronautica è parte integrante della nostra storia, simbolo di eccellenza ed eleganza, una ricchezza del nostro Paese per competenza e capacità sia tecniche che umane ma anche, sia pure nella semplicità del sentire comune, una delle più belle immagini dell’Italia, un patrimonio di cui possiamo essere orgogliosi.

Penso alla emozione dei ragazzi e degli italiani tutti quando passano le Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica più famosa e più numerosa del mondo che, con la perfezione delle loro spettacolari evoluzioni riesce a far sembrare come normali dimostrazioni di abilità , prestazioni che invece sono assolutamente eccezionali. Non dimentichiamo, però, che questi risultati sono possibili per la piena collaborazione dei militari, dei tecnici, dei semplici avieri che lavorano a terra. Esempio di squadra, di unità di intenti, di piena collaborazione nel perseguire un obiettivo, esempio di valori di un’Italia che vuole e può cambiare.

In questo giorno di festa, a nome di tutti gli italiani, ringrazio tutti coloro che indossano la divisa dell’Aeronautica per il servizio che rendono alla Patria portandone altissimo il nome, e auguro loro un buon lavoro, nella certezza che il loro impegno continuerà a dare frutti preziosi, aiutando il Paese a rispondere con fiducia e coraggio alle difficili sfide del futuro.
Viva l’Aeronautica, viva le Forze Armate, viva L’Italia!

 

La malattia della corruzione e la riscossa dell’etica

Postfazione al libro di Jorge Mario Bergoglio “Guarire dalla corruzione”

I giorni dell’elezione di papa Francesco hanno portato in Italia una calda brezza di rinnovamento. Proprio in quelle ore, mentre l’uomo vestito di bianco venuto «dalla fine del mondo» parlava di «tenerezza» e «povertà», il nostro Paese tentava di trovare una via d’uscita dall’ennesima impasse politica, accompagnata da una drammatica crisi sociale e dal degrado morale che divora ormai le nostre istituzioni. La mia vita in quelle ore ha subito uno stravolgimento grandissimo perché, inaspettatamente, sono stato scelto per rappresentare la presidenza del Senato della Repubblica: in questa veste ho potuto assistere alla straordinaria e commovente cerimonia di inizio del mandato petrino di Jorge Mario Bergoglio.

Ho avvertito davvero che qualcosa di nuovo e grande stesse iniziando, tutti in quelle ore hanno avuto la sensazione che il mondo e il nostro Paese potessero farcela a superare le difficoltà degli ultimi anni. Certamente l’Italia sta vivendo un passaggio storico straordinario: il cambiamento è ora possibile. Chi, come me, è stato chiamato a ricoprire incarichi istituzionali, sente forte il dovere di iniziare un nuovo cammino. L’esperienza professionale maturata come magistrato m’induce a ritenere che questa strada non possa passare che attraverso la ricostruzione morale del nostro Paese, anche mediante un efficace contrasto alla corruzione.

Come è noto la corruzione è un male antico che ha sempre inquinato la natura umana. Nel 70 avanti Cristo lo testimonia il senatore romano Cicerone, che nelle sue famose orazioni per sostenere l’accusa contro il pretore della Sicilia Gaio Licinio Verre scriveva: «Così muore uno Stato. Il sottrarre ad altri per sé e per la propria fazione è più contrario alla salute dello Stato che la guerra e la carestia». Nelle pieghe della corruzione si nasconde il disprezzo verso il bene comune e l’anteporre il proprio particolare all’interesse generale. Combatterla deve diventare la priorità della classe politica. I costi della corruzione sono pesantissimi per il Paese: la stima della Corte dei conti è di circa 60 miliardi di euro di costi diretti; enorme l’impatto sulla crescita, perché altera la concorrenza favorendo coloro che si avvalgono di contratti ottenuti attraverso tangenti; diminuzione del 16 per cento degli investimenti Ball estero e un 25 per cento di minor crescita per le imprese costrette a pagare tangenti.

Con gli strumenti giusti questa lotta è possibile, se si ha la buona volontà: questo è un mio forte convincimento. Per questo il mio primo giorno da senatore ho voluto depositare un disegno di legge con nuove disposizioni in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio, riciclaggio e autoriciclaggio. Dobbiamo fare presto, perché nel mondo l’Italia è al 72° posto su 178 nella graduatoria della percezione della corruzione: tutto ciò è gravissimo.

È venuto il momento di dare un impulso per far emergere la corruzione, attraverso la riconquista di una dimensione etica, che porti chiunque abbia la sensazione di pratiche correttive alla denuncia e al pentimento operoso dei corrotti. Uno Stato laico valuterà tali comportamenti e prevederà incentivi e protezione per chi segnala, e attenuazioni della responsabilità per chi decide di collaborare con la giustizia. Infine, c’è un aspetto molto importante e, purtroppo, poco considerato fino ad oggi, quello del voto di scambio. È fondamentale prevedere una norma che punisca lo scambio di qualunque altra utilità, oltre al danaro, quale corrispettivo della promessa di voto. È chiara la portata purificatrice di questa norma, che dovrebbe spingere sino alla completa eliminazione della politica clientelare e ad un «controllo di qualità» del voto. Insomma, impedire la svendita della democrazia.

Il percorso è impervio, ma ci accompagnano ora queste profonde riflessioni dell’allora cardinale Bergoglio, che fa della corruzione non solo la somma «quantitativa» di peccati ma una mala pianta che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la Chiesa stessa. Insieme all’indignazione civile e al rinnovamento della classe politica è arrivata la scossa morale di un Papa che ha voluto chiamarsi Francesco e richiamare, sin da subito, l’attenzione ai più deboli, alle vittime, auspicando «una Chiesa povera per i poveri», richiamo che è in netto contrasto all’egoismo della corruttela. Il suo messaggio è così chiaro che nessuno potrà più giustificarsi dicendo «non avevo capito» o «così fanno tutti».

Incontro con l’Onorevole Pier Luigi Bersani

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi pomeriggio a Palazzo Madama l’onorevole Pier Luigi Bersani subito dopo il conferimento dell’incarico, da parte del Capo dello Stato allo stesso onorevole Bersani, per verificare l’esistenza di un sostegno parlamentare che consenta la formazione del Governo.

 

Trasparenza sui tagli: da 18.600 a 9.000 euro netti al mese

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“Stamattina leggendo i giornali ho visto che a seguito dei tagli annunciati alle spese del Parlamento si è scatenata una rincorsa di cifre: tante e tutte diverse. Nel mio primo discorso da Presidente ho auspicato che il Senato divenisse una ‘casa di vetro’. Credo nella trasparenza, nei fatti che seguono le dichiarazioni.”

Così il Presidente del Senato, che prosegue: “Dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì, ieri ho approfondito con gli uffici competenti le possibilità di risparmio. Per quel che riguarda il mio compenso, fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l’esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9.000 euro netti. Su base annua questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti, mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità, ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell’Interno per il Presidente del Senato”.

Continua il Presidente: “Inoltre, riguardo il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l’anno, ho voluto applicare un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l’anno.”

Il Presidente Grasso conclude: “Si deve partire dando l’esempio: mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell’Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì. ”

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Commemorazione di Antonio Manganelli

Care senatrici, cari senatori, è questa la prima seduta che mi vede nel ruolo di Presidente, ed è quindi con non poca emozione che mi accingo a dare avvio ai lavori dell’Assemblea.

All’emozione per questo importante momento istituzionale e personale si unisce la commozione per la scomparsa di Antonio Manganelli.

Un eccezionale servitore dello Stato, hanno detto tanti, tutti, in queste ore. Eccezionale nel senso di non comune, di difficile da trovare, per intelligenza, umanità, onestà, competenza, dedizione, e per la rara concomitanza in una persona sola di tutte queste doti assieme.

Come Presidente del Senato mi unisco alle espressioni di stima e rispetto unanimemente espresse dal mondo istituzionale. Ma lui era per me anche un caro e affettuoso amico, con il quale avevo avuto occasione di collaborare più volte nel corso della mia carriera in Magistratura. Più volte le nostre vite si erano incrociate.

Antonio Manganelli è stato protagonista di alcuni momenti fondamentali della mia vita professionale: lo ricordo accompagnare Tommaso Buscetta in aula, nel corso del maxi-processo a Cosa nostra dove ero giudice a latere; lo ricordo, da componente della Commissione Centrale per i programmi di protezione nei confronti dei testimoni e collaboratori di giustizia, nella sua veste di Direttore del Servizio Centrale di Protezione; lo ricordo Questore bravissimo nella realtà tanto difficile di Palermo, dove ero arrivato da Procuratore.

In tutti questi e altri momenti è stato per me fondamentale punto di riferimento perché, oltre alla sua esperienza di raffinato ed intelligente investigatore, sapeva mettere in campo squadre di uomini che con lui condividevano gli stessi ideali e gli stessi valori.

Negli ultimi anni, da Procuratore nazionale antimafia, ho avuto modo di collaborare quasi quotidianamente con Antonio, prima designato al vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza, quindi all’incarico di Capo della Polizia, un riconoscimento dovuto alla sua vita e alla sua carriera, al servizio reso allo Stato a protezione dei cittadini onesti e contro ogni forma di criminalità.

Di lui ricordo la semplicità, l’affettuosità e la lealtà con cui quotidianamente sapeva relazionarsi con gli uomini da lui diretti. Era un Capo rispettato e amato, che sapeva farsi carico della responsabilità e del peso, anche impopolare, che spesso comporta ricoprire cariche così importanti.

Mi auguro che questa sua testimonianza possa essere di esempio per tutte le donne e gli uomini che quotidianamente, nelle forze dell’ordine, mettono la loro vita al servizio dello Stato.

Sono certo di interpretare il sentimento di unanime cordoglio e commozione di tutti voi e del Paese nell’esprimere l’affetto alla moglie Adriana, alla figlia Manuela e a tutti i familiari di Antonio Manganelli.

Il Paese ha perso un grande poliziotto, un grande uomo, io ho perso anche un amico.

Invito l’Assemblea ad osservare, in sua memoria, un minuto di silenzio e di raccoglimento.

Trasparenza e tagli: ecco le cifre

“Stamattina leggendo i giornali ho visto che a seguito dei tagli annunciati alle spese del Parlamento si è scatenata una rincorsa di cifre: tante e tutte diverse. Nel mio primo discorso da Presidente ho auspicato che il Senato divenisse una ‘casa di vetro’. Credo nella trasparenza, nei fatti che seguono le dichiarazioni.”

Così il Presidente del Senato, che prosegue: “Dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì, ieri ho approfondito con gli uffici competenti le possibilità di risparmio. Per quel che riguarda il mio compenso, fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l’esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9.000 euro netti. Su base annua questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti, mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità, ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell’Interno per il Presidente del Senato”.

Continua il Presidente: “Inoltre, riguardo il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l’anno, ho voluto applicare un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l’anno.”

Il Presidente Grasso conclude: “Si deve partire dando l’esempio:  auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell’Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì. “

Incontro a Palazzo Madama con una delegazione dell’ANCI

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha invitato a Palazzo Madama una delegazione dell’ANCI al termine della manifestazione di domani per poter essere informato nel dettaglio di quanto propone l’Associazione.

E’ stato lo stesso Presidente del Senato a raggiungere telefonicamente il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, Graziano Delrio, a seguito della lettera con cui l’Associazione aveva chiesto “un breve incontro per poter illustrare le gravi e urgenti questioni che interessano il Sistema dei Comuni”.

Nel suo discorso di insediamento, il Presidente Grasso aveva posto come priorità l’attenzione verso i Comuni: “Penso alle Istituzioni sul territorio, ai Sindaci dei Comuni che stanno soffrendo e faticano a garantire i servizi essenziali ai loro cittadini. Sappiano che lo Stato è dalla loro parte – aveva detto in Aula il Presidente – e che il nostro impegno sarà di fare il massimo sforzo per garantire loro l’ossigeno di cui hanno bisogno”.