Auguri al Presidente emerito Ciampi

Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha espresso stamattina in una telefonata i suoi auguri di compleanno al Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi.

“Il suo impegno, la sua lunga esperienza nell’Aula di Palazzo Madama, il suo ruolo di guida della nostra Repubblica – afferma in una dichiarazione il Presidente Grasso – sono stati e saranno sempre per noi, cittadini e parlamentari, una risorsa preziosa e un modello di riferimento per il lavoro quotidiano che siamo chiamati a svolgere”.

Mandela. Protagonista di un’utopia che ha cambiato la storia

“Era anziano e malato, eppure la scomparsa di Nelson Mandela mi ha profondamente colpito e addolorato, come accade quando ad andarsene è una persona cara”. Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, in una dichiarazione.

“Ieri sera il mondo si è fermato alla notizia che un grande uomo, una grande guida è venuta a mancare. Oggi – aggiunge il Presidente Grasso – non solo il Sudafrica, ma l’umanità intera avverte il vuoto di uno dei più significativi esempi di umiltà e forza della nostra epoca. Voglio ricordare l’uomo che è riuscito a parlare a tutte le menti e a tutti i cuori, alle vittime e ai carnefici, esempio di integrità etica e politica, in grado di percorrere il ‘lungo cammino verso la libertà’ con passione, pazienza e tenacia”.

“Mandela fu protagonista di un’utopia che ha cambiato la storia e le coscienze delle persone, l’artefice di una riconciliazione che sembrava impossibile e di cui lui per primo si è fatto esempio vivente quando, dopo ventisette anni di detenzione, pronunciò le parole ‘nessun rancore’. Un eroe che ha saputo prendere per mano il suo popolo e guidarlo verso la pace, la non-violenza e la giustizia sociale. La sua figura – conclude il Presidente del Senato – è entrata in ognuno di noi con la modestia della sua persona, la delicatezza del suo sorriso e la forza indomita di chi è ‘padrone del suo destino, capitano della propria anima’”.

La clemenza necessaria. Amnistia, indulto e riforma della giustizia

Signor Presidente, Autorità, gentili ospiti,

sono molto lieto che il Senato possa ospitare l’incontro odierno, promosso dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato insieme alla Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Ringrazio Luigi Manconi e Sandro Gozi per l’impegno profuso nell’organizzazione di questo evento. Saluto il Presidente della Repubblica, che oggi ci onora della sua presenza.

Il titolo di questo incontro, dedicato ad una riflessione sui temi dell’amnistia, dell’indulto e della riforma della giustizia, parla di una clemenza “necessaria”.

Come tutti sapete, l’amnistia e l’indulto sono provvedimenti di clemenza, concessi dallo Stato ai soggetti condannati per determinate tipologie di reati, rispetto ai quali la Costituzione prevede specifiche garanzie; mi riferisco non solo all’approvazione con legge, ma anche ai quorum elevati richiesti per le relative deliberazioni. Non vi è dubbio che il Parlamento italiano sia sovrano rispetto a queste decisioni che per il loro rilievo istituzionale e il loro impatto sulla tutela dei diritti umani devono sfuggire alle logiche maggioritarie che accompagnano l’ordinario procedimento legislativo.
Dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo dello scorso 8 gennaio, la situazione di sovraffollamento carcerario che da anni contraddistingue la rete penitenziaria italiana è diventata una condizione giuridicamente, oltre che eticamente, non più rinviabile. Entro il 28 maggio 2014, l’Italia dovrà conformarsi alla sentenza, adottando rimedi strutturali capaci di ridurre la popolazione carceraria e di prevenirne, pro futuro, la crescita.

Le conseguenze, in caso di mancata ottemperanza, sarebbero gravi. Dopo la sentenza Torreggiani, la Corte di Strasburgo ha ricevuto circa 2.500 ricorsi da detenuti italiani che denunciano le condizioni cui sono sottoposti a causa del sovraffollamento. Altri 730 ricorsi su analoghe questioni sono ad oggi all’esame della Corte.

La ricerca di una soluzione strutturale al problema è oggi una necessità per il nostro Paese. Negli ultimi anni, i nostri penitenziari hanno registrato una prima riduzione della popolazione carceraria, passata dai circa 69.000 detenuti del 2010 ai 64.564 attuali. E’ un primo risultato cui hanno contribuito diverse misure, dalla depenalizzazione dei reati minori alla promozione di misure alternative al carcere, dalla limitazione nel ricorso alla custodia cautelare all’estensione del lavoro esterno.

Abbiamo nel nostro ordinamento certe leggi che io definisco “carcerogene”, perché creano nuovi reati e quindi determinano altri condannati che poco senso ha tenere nei penitenziari piuttosto che in strutture diverse di sostegno, che vanno però adeguatamente finanziate, o come la “Ex Cirielli”, che diminuisce la possibilità di misure alternative.

Abbiamo invece leggi ottime che da anni non vengono sostenute: penso alla nota “Legge Smuraglia” che serve a dare ai detenuti opportunità professionali e di formazione e trasformare le “carceri della vergogna” in “carceri della speranza”.

Dobbiamo poi affrontare il tema della custodia cautelare: se quasi la metà dei detenuti è “in attesa di giudizio” è perché i processi da noi arrivano a durare 10, 12 anni. Il tema dei tempi della giustizia è basilare anche per dare certezza all’esecuzione della pena. In questo io ho spesso proposto di bloccare il decorso della prescrizione nel momento in cui inizia il processo, e altre piccole riforme in questo senso tra cui l’improcedibilità per tenuità del fatto.

Abbiamo inoltre l’esigenza di assumere un numero congruo di agenti di polizia penitenziaria – non solo, da tempo non vengono indetti concorsi per nuovi direttori penitenziari – di risanare le tante carceri e i tanti padiglioni chiusi per problemi banali, di mettere in funzione ottime strutture al momento chiuse: spesso nei mesi scorsi ho citato il caso del centro di detenzione di Busto Arsizio, una struttura pensata per la detenzione di soggetti disabili munito di piscina per le terapie, che è chiuso, mentre decine di detenuti disabili sono tenuti in centri non attrezzati, sommando pena a pena.
La scadenza del 28 maggio 2014 ci impone però di agire rapidamente e andare oltre questi interventi, che pure – ne sono convinto – sono destinati a produrre risultati importanti in un’ottica di medio-lungo periodo. In questo scenario, si inserisce il dibattito sull’amnistia e sull’indulto come atti di clemenza “necessari”.

Nella mia veste di Presidente del Senato, non posso entrare nel merito delle scelte che il Parlamento sarà chiamato a compiere rispetto a questi temi. Mi limito però a richiamare la vostra attenzione sull’esigenza di considerare la riforma della giustizia come una componente essenziale di questo confronto.

Il sottotitolo di questo incontro lo richiama espressamente. Non possiamo, infatti, pensare di affrontare strutturalmente il problema del sovraffollamento carcerario senza soluzioni che, a regime, consentano di adeguare il ricorso alla misura della detenzione con le capacità di accoglienza dei nostri penitenziari.

Il nostro ordinamento deve affinare la propria capacità di differenziare il ricorso alla detenzione in rapporto alla natura del reato, alla personalità del reo e al contesto sociale di riferimento, al fine non solo di promuovere una migliore gestione della popolazione carceraria, ma anche di individuare percorsi rieducativi mirati.

La riforma della giustizia non preclude, ma anzi presuppone, che si prosegua con sempre maggiore incisività nella ristrutturazione della rete carceraria, soprattutto per garantire condizioni di vita più adeguate agli standard internazionali. Non è casuale che la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia richiamato come parametro della propria decisione l’articolo 3 della Convenzione europea, rubricata come “proibizione della tortura”.

Nella direzione indicata dal Capo dello Stato nel messaggio al Parlamento del 7 ottobre scorso va il Disegno di legge “Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili”, che è stato comunicato alla Presidenza del Senato il 21 novembre e che al più presto sarà portato in Aula.

Questo DDL tocca diversi aspetti segnalati dal Presidente Napolitano e che mi stanno a cuore, in particolare l’introduzione delle pene detentive non carcerarie nel Codice Penale e l’intera riforma del sistema delle pene (quest’ultima introdotta dalla Commissione Giustizia del Senato); le modalità di espiazione della reclusione domiciliare e dell’arresto domiciliare; la depenalizzazione di fattispecie contravvenzionali disciplinate da leggi diverse dal Codice Penale, fra cui il reato di “immigrazione clandestina”; la disciplina della sospensione del procedimento con messa alla prova dell’imputato; la sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili. Ritengo che questo complesso di interventi normativi contribuirà alla necessaria deflazione delle carceri, ma soprattutto eviterà che il fenomeno continui a riprodursi.

Sono certo che il dibattito odierno consentirà di meglio orientare il confronto politico su un tema che – investendo forse il più fondamentale tra i diritti fondamentali, quello della libertà personale – impone scelte mature, ponderate e responsabili da parte delle istituzioni rappresentative. La mia pregressa esperienza di magistrato mi ha fatto conoscere personalmente le scelte tragiche cui la giustizia ogni giorno è chiamata e le difficoltà operative che spesso ne accompagnano l’esecuzione. Oggi, come Presidente del Senato, non intendo venire meno alla promessa fatta, all’atto della mia candidatura, di un impegno attivo per la riforma della giustizia. Lo intendo fare nel rispetto di quel ruolo arbitrale che è proprio della carica che ricopro; il quale ciononostante non mi impedirà di utilizzare tutti i poteri a mia disposizione per richiamare l’attenzione dell’istituzione che rappresento sulla necessarietà delle riforme che il nostro Paese è chiamato ad adottare, ed anche sulle relative ricadute, umane e giuridiche.

Presentazione del libro “Photoansa 2013”

Autorità, gentili ospiti,

desidero porgere il mio benvenuto al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente dell’Ansa, Giulio Anselmi, al Direttore dell’Agenzia, Luigi Contu, a tutti i presenti.
È per me un grande piacere ospitare qui in Senato la presentazione del libro fotografico “Photoansa 2013” che ripercorre e sintetizza i fatti più rilevanti dell’anno che si sta per concludere.
La fotografia è uno strumento particolarmente efficace: con rapidità e immediatezza consente di rievocare fatti, circostanze e personaggi entrati nella nostra memoria collettiva. Non so se sia vero che un’immagine da sola valga più di mille parole, ma senz’altro molte immagini di questo volume hanno una forza davvero speciale.

I temi affrontati quest’anno sono molti e significativi. Si va dalle fotografie della sezione “Due Papi in Vaticano” a quelle drammatiche della sezione “Rivoluzione siriana”, che ci ricorda che centinaia di persone hanno perso la vita a causa del barbaro utilizzo di gas letali. Vi sono poi le immagini della Concordia affondata, che molti hanno visto come simboliche delle difficoltà attraversate dal nostro Paese. Tuttavia, a darci speranza, vi sono anche quelle della stessa nave rimessa in asse: simbolo di un’Italia che ha le capacità per risolvere i problemi.
Altri eventi drammatici che abbiamo vissuto quest’anno, e che il libro dell’Ansa con le sue immagini ci ricorda, sono il dramma di Taranto e la strage di Lampedusa. Sono fotografie che devono rappresentare un monito ad agire affinché simili eventi non si ripetano mai più. Mai più un’intera città dovrà essere costretta a scegliere tra diritto al lavoro e diritto alla tutela della salute. Mai più popolazioni fragili e disperate dovranno essere costrette a scegliere tra la morte nei propri Paesi d’origine e la morte in mare.
Anche alla vita politica italiana è dedicata una sezione, quella sulle larghe intese. Si tratta, in tal caso, più che di un singolo evento, di una fase istituzionale che ha caratterizzato l’intero 2013 e della quale ci occuperemo – politici e giornalisti – ancora nel 2014.
Per fortuna, nel volume troviamo anche immagini relative a temi più leggeri, gli eventi sportivi e quelle – che ci riempiono di orgoglio – della passeggiata spaziale di Luca Parmitano, astronauta italiano.
Tutti gli scatti sono dei piccoli capolavori, che riescono a cogliere l’essenza dell’evento. Ringrazio pertanto l’Ansa che ogni giorno, minuto per minuto, ci mette in contatto con il Mondo attraverso il flusso ininterrotto di notizie e che con questa pubblicazione annuale – giunta alla nona edizione: ormai è un’apprezzata tradizione! – ci fornisce un prezioso strumento per riflettere e fare un bilancio dell’anno appena trascorso, indispensabile per prepararci ad affrontare il nuovo anno.
Se dovessi scegliere alcune mie foto per rappresentare l’anno che sta per finire, non avrei dubbi.

Una è quella del primo incontro elettorale della mia vita, a Tor Bella Monaca: lì ho incontrato uno spaccato di vita che mi ha colpito nel profondo per la drammaticità di alcune situazioni e allo stesso tempo per la voglia di partecipare, di prendere parte alla vita del quartiere e del paese, ma soprattutto di raccontarsi, delle persone che ho incontrato.
Un’altra quella dell’intervista rilasciata il 30 giugno scorso, quella che in assoluto mi ha attirato più critiche perché sono stato tra i primi ad avanzare l’idea di staccare la legge elettorale dalle riforme istituzionali. Ora effettivamente la riforma della legge elettorale sta seguendo un percorso d’urgenza diverso dalle riforme istituzionali, ma al momento lo stallo è evidente: i gruppi parlamentari non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti. Oggi la Corte Costituzionale ci ha dato qualche settimana in più: spero che presto si possa trovare un’ampia condivisione qui in Senato, dove la mediazione è senza dubbio più complessa ma ineludibile. Se lo stallo dovesse continuare, nonostante i recenti sviluppi politici, non esiterò un attimo a sostenere il trasferimento di questo tema alla Camera dei Deputati.

L’ultima spero di farla durante le festività natalizie: ho letto qualche giorno fa sulle agenzie che Pietro Grasso, un giovanotto di 108 anni della provincia di Agrigento, vorrebbe un incontro “tra omonimi”. Ho parlato con i suoi nipoti e probabilmente riusciremo a incontrarci prima della fine dell’anno. Chissà che vita ha vissuto questo Pietro Grasso, so solo che da giovane era monarchico ma poi ha cambiato idea. Mi sembra un buon modo, questo, per chiudere l’anno: ripercorrere una storia così lunga e non smettere mai di guardare insieme al futuro. Nemmeno a 108 anni.
Grazie.

Visita in Romania

Signor Presidente del Senato,

Onorevoli Colleghi,

permettetemi innanzitutto di ringraziare il Senato della Repubblica di Romania e il Presidente Crin Antonescu. È per me un grande onore essere qui oggi ed è con viva emozione che prendo la parola in quest’aula, tempio della democrazia ed espressione della sovranità del popolo amico della Romania. Italia e Romania sono unite da legami tanto stretti quanto antichi. Le origini dei rapporti culturali e delle relazioni economiche tra i nostri Paesi si perdono nei secoli. Condividiamo ideali e valori comuni, emersi in occasione dei moti rivoluzionari del 1848. Italiani e romeni si sono sostenuti reciprocamente nelle lotte per l’unità nazionale. I patrioti romeni e quelli italiani, primo tra tutti Giuseppe Mazzini, combatterono insieme per la libertà dei nostri popoli, con un sentimento di solidarietà e di vicinanza profondo e sincero che arriva fino ai giorni nostri.

Oggi i romeni sono la comunità straniera più numerosa in Italia. Essi partecipano attivamente alla vita economica, e contribuiscono in modo significativo al benessere del nostro Paese. L’adesione della Romania all’Unione Europea nel 2007, di cui l’Italia è stata grande sostenitrice, segna un ulteriore rafforzamento dei nostri rapporti e apre importanti, nuove prospettive di cooperazione. La Romania è al fianco dell’Italia per sostenere una soluzione condivisa e solidale all’interno dell’Unione all’emergenza migratoria nel Mediterraneo e partecipa attivamente alle operazioni della missione Frontex. L’Italia per parte sua continua ad incoraggiare l’ingresso della Romania nell’area Schengen.

Il mio Paese sta attraversando una fase molto complessa di riforme economiche e istituzionali. La settimana scorsa il Senato ha approvato la legge di stabilità e il disegno di legge di bilancio che si prefiggono di affrontare il difficilissimo contesto per l’economia nazionale ed europea confermando in pieno il gravoso impegno di rispettare i vincoli europei. Il Governo ha anche avviato un percorso di revisione costituzionale, per adeguare il processo decisionale interno agli sviluppi del processo di integrazione europea ed alle sfide della globalizzazione. A tal fine, è in discussione anche una riforma del nostro bicameralismo perfetto, con una possibile riconfigurazione delle funzioni del Senato che taluno vorrebbe persino cancellare. Personalmente sono fermamente convinto della perdurante validità del bicameralismo, che garantisce il governo della complessità e che consente una maggiore riflessione sulle scelte legislative più importanti. Credo che si possa e si debba attualizzare il sistema bicamerale perfetto, ad esempio distribuendo diversamente i compiti fra le due camere. Ma aumentare la qualità della democrazia, e il tasso di efficienza delle istituzioni, passa per un rafforzamento, non invece per una diminuzione della loro legittimazione.

Oggi più che mai la costruzione europea è a un punto di svolta, è sotto assedio. Deve fronteggiare questioni epocali, come la crisi economica e finanziaria, le migrazioni generate da conflitti, instabilità e povertà. Ed è minacciata da nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e di sfiducia nei confronti di un progetto che a volte viene percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini. L’Italia si prepara ad assumere la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea nel secondo semestre del prossimo anno, cruciale perché segnerà l’avvio della nuova legislatura europea e l’adozione di una agenda per i successivi cinque anni. Affronteremo questo impegno nella profonda convinzione che insieme siamo più forti, che serve più Europa e più “unione”. Cari colleghi, io credo che la migliore garanzia per il futuro dell’Unione Europea sia proprio nei sinceri legami di amicizia che uniscono i nostri Paesi, nella condivisione di valori, principi, aspirazioni e speranze. Le nostre comuni radici oggi ci vincolano a un comune destino. E sono convinto che insieme sapremo realizzare pienamente il sogno europeo, facendo del nostro un continente di pace, benessere e diritti.

Grazie.

Riforme istituzionali e legge elettorale. Incontro con il Ministro Quagliarello

Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto stamattina, nel suo ufficio di Palazzo Madama, il Ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello.
L’incontro ha avuto come tema le riforme istituzionali e le proposte di modifica della legge elettorale.

VIII Meeting internazionale “No Justice without life”

Autorità, gentili ospiti,

è per me un onore e un piacere inaugurare la Sessione introduttiva di questo VIII Meeting internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dedicato al più importante dei diritti, alla premessa di ogni diritto, la vita.

Ringrazio il Presidente Marco Impagliazzo per l’invito e per la dedizione con cui la Comunità di S. Egidio continua ad alimentare questo confronto. E ringrazio per l’ospitalità il Sindaco di Roma, Ignazio Marino. Saluto i relatori e i Ministri della giustizia di tanti paesi che con la loro presenza hanno voluto testimoniare la loro battaglia contro la pena di morte.

“No justice without life”, non c’è giustizia senza vita, recita il titolo di questo Meeting. Io credo fermamente che la giustizia sia sempre “per la vita”, sia una missione a tutela della vita e dei diritti delle persone. Questo è lo spirito a cui mi sono ispirato in ogni giorno dei miei 43 anni da magistrato, perseguendo la verità, l’affermazione della legalità, la protezione, la realizzazione dei diritti. Ed è lo spirito con cui svolgo oggi la mia funzione di Presidente del Senato.

L’Italia si è dovuta confrontare con situazioni drammatiche per lo stesso futuro del Paese, con il terrorismo, con la mafia, ma ha saputo opporre alla barbarie la forza del diritto, delle procedure, delle prove, dei diritti di difesa, dello Stato di diritto. Ha sviluppato sistemi legali avanzati ma mai “eccezionali” rispetto ai diritti fondamentali. Alle armi noi abbiamo opposto la Costituzione e i codici.

E credo debba essere motivo di orgoglio che a livello internazionale l’Italia sia stata sempre in prima linea nella lotta contro la pena di morte. Determinante è stato l’impulso del nostro Paese alla campagna per l’abolizione e la moratoria che ha condotto ad una serie di risoluzioni delle Nazioni Unite che impegnano gli Stati a sospendere le esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena di morte. I risultati conseguiti sono incoraggianti: dal 1973 ad oggi, gli Stati abolizionisti sono passati da 30 a 150 mentre altri ancora disapplicano la pena capitale. Ma non ci possiamo fermare. Dobbiamo persuadere tutti che la pena di morte non rende più sicura la nostra società, non rende migliore il mondo. La violenza genera altra violenza.

Più in generale credo che proprio nei momenti più difficili, quando dobbiamo affrontare fatti drammatici, dobbiamo saperci opporre con fermezza ad ogni deriva del diritto e dei principi dello Stato di diritto, in nome dello “stato di necessità”. Mi riferisco ad esempio alla tortura e ad altre pratiche inumane che, dobbiamo ribadire, non sono mai accettabili, in nessuna situazione. Anche su questo terreno è necessario proseguire sull’azione di contrasto internazionale che ha già trovato nella Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del 1987 un primo, importante strumento di azione. Quanto al contributo che il nostro Paese deve dare a questo percorso, penso alla ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, entrata in vigore nel maggio di quest’anno, che non solo rafforza i poteri ispettivi del Comitato Onu contro la tortura, ma che soprattutto pone a carico degli Stati aderenti l’adozione di meccanismi di prevenzione, controllo e garanzia in tutti i luoghi di detenzione. E alla ineludibile criminalizzazione del reato di tortura.

Vi auguro dunque proficuo lavoro, nella convinzione che il dialogo, e con esso la conoscenza e la comprensione reciproca, siano la strada maestra per porre fine alla pena di morte e affermare la dignità umana in ogni sua forma come principio ordinatore della comunità internazionale. Questo è il mio impegno, questa la mia speranza.

“Scritti” di Renato Guttuso

Presentazione dell’opera curata da Marco Carapezza Guttuso

Autorità, gentili ospiti, signore e signori,

è per me un grande piacere ospitare in Senato questo convegno di presentazione dell’opera “Scritti” di Renato Guttuso, curata da Marco Carapezza Guttuso.
Renato Guttuso è uno dei maggiori artisti italiani e internazionali del Novecento. Nato a Bagheria, un borgo in provincia di Palermo, il 26 dicembre 1911 da Gioacchino, agrimensore di professione e acquarellista per diletto, e da Giuseppina D’Amico, da bambino frequenta la bottega di un pittore di carretti siciliani e resta fortemente impressionato dalle scene dipinte sui carri. Attraverso il loro realismo ingenuo e variopinto, quelle immagini dense di figure si mescolano con la dimensione fantastica delle favole, delle ballate e delle leggende popolari, restando per sempre impresse nella memoria del pittore e lasciando il segno sulla sua opera.

Guttuso, prendendo le mosse da un violento espressionismo, con accenti di forte denuncia sociale, nel dopoguerra fu tra gli animatori del movimento Realista, una complessa galassia artistica che il pittore, con il suo stile personale e sempre perfettamente definito e riconoscibile, ha attraversato nei suoi vari momenti: realismo del sentimento, realismo espressionista, cubismo realista, realismo sociale, esistenziale, memoriale, allegorico, concezionale.
Un punto fermo del realismo di Guttuso è dato dalla circostanza che la natura figurativa e la precisione della rappresentazione non hanno nulla a che vedere con la rappresentazione fotografica. La sua non è l’imitazione del vero apparente, ma un’elaborazione poetica – come egli stesso scrisse – fondata su una sensazione umana, una comprensione lenta e graduale che si trasforma in poesia, in espressione pittorica.

Proprio per la natura complessa e sfaccettata del Realismo, quindi difficile da definire univocamente, gli scritti di Guttuso – e qui sta forse il merito maggiore di questa Antologia – sono preziosi per comprendere ed interpretare meglio la sua enorme produzione artistica, una parte significativa della quale è stata dedicata alla rappresentazione di scene della vita sociale e politica, della quale sono protagonisti – resi in modo intenso ed emozionante, con forza drammatica e suggestiva – persone semplici, lavoratori, cittadini impegnati nella costruzione quotidiana della vita democratica dello Stato.
E alla vita democratica della Repubblica, Guttuso partecipò attivamente fin dagli anni Quaranta, quando aderì al Partito Comunista d’Italia clandestino, partecipando alla lotta antifascista. Successivamente, fu eletto senatore, tra il 1976 e il 1983, nella VII e nella VIII Legislatura, durante le quali prese parte, con lucidità e pacata determinazione, ai lavori del Senato quale membro della 7a Commissione permanente “Istruzione pubblica”, dando il proprio contributo in particolare al tema della libertà della cultura e dell’arte.

Quella presentata oggi è un’opera importante, che raccoglie moltissimi degli scritti del grande intellettuale. Renato Guttuso è stato, infatti, oltre al pittore che tutti conosciamo, anche un intellettuale a tutto tondo, che ha partecipato al dibattito culturale, civile e politico, sia con le sue celebri opere pittoriche, sia con una miriade di scritti, saggi e articoli pubblicati nelle principali riviste d’arte e nelle pagine culturali della stampa periodica.
La sua attività di scrittura non fu un’attività secondaria (come dimostra la stessa mole degli “Scritti”, un volume di quasi duemila pagine) e Guttuso vi si dedicò con grande passione. La scrittura poteva nascere da un suo bisogno, dall’interesse provato per un’artista, dalla necessità di esprimere le sue posizioni artistiche o anche dalla semplice lettura dei giornali, dalla quale poteva scaturire la spinta a fornire il proprio contributo – sempre caratterizzato da accesa vis polemica – nella materia che lo aveva interessato.
L’artista, tuttavia, non si preoccupò molto della sorte dei suoi scritti dopo la pubblicazione. Il volume oggi presentato ne raccoglie una gran parte, sistematizzandoli in tre sezioni. La prima raccoglie gli scritti relativi ai pittori e agli amici; la seconda quelli dedicati alla corrente del Realismo e quelli di critica al sistema delle arti. Infine, la terza parte è dedicata all’impegno civile e politico e alla difesa del patrimonio artistico.

Ripercorrendo il volume si ha una conferma ulteriore che Guttuso è stato per più di cinquant’anni uno straordinario testimone del proprio tempo, in grado di rappresentare, con le sue opere e con i suoi scritti, la condizione umana, con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni.
Ringrazio i relatori, gli Archivi Guttuso e tutti i gentili ospiti.

Seminario Assemblea Parlamentare Nato

“Un momento di confronto importante per elaborare e condividere comuni processi politici per la costruzione di un futuro comune di pace, sicurezza e stabilità, in particolare nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente”. Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, definisce il Seminario del Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente dell’Assemblea parlamentare della NATO che si è svolto a Montecitorio.

“In questo contesto geopolitico così complesso – scrive il Presidente Grasso nel messaggio inviato ai partecipanti al seminario – sono convinto che la ridefinizione in corso del legame transatlantico consentirà nel prossimo futuro all’Alleanza atlantica di affermarsi come attore in grado di sostenere gli obiettivi strategici del mondo occidentale. Auspico in proposito un avanzamento del processo di convergenza fra NATO e difesa europea, in un quadro di mutuo rafforzamento e complementarità”.

“L’Europa – si legge ancora nel messaggio del Presidente del Senato – ha la responsabilità di dialogare con i Paesi del Mediterraneo allargato e deve concorrere attivamente ai processi di transizione democratica ed alla stabilità dell’area e del mondo. Essendo un convinto sostenitore della via diplomatica per la soluzione dei conflitti, ho accolto con speranza l’accordo concluso a Ginevra nel negoziato nucleare con l’Iran e l’annuncio del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon che a gennaio si terrà una Seconda Conferenza sulla Siria”.

“A proposito delle conseguenze umanitarie delle crisi regionali – conclude il Presidente Grasso – ritengo sia ineludibile che l’Unione Europea e la comunità internazionale affrontino insieme il problema, che si crei un corridoio umanitario per i profughi e che si intervenga sulla questione epocale delle migrazioni verso la sponda nord del Mediterraneo. E’ arrivato il momento di cambiare la storia. Dobbiamo volerlo, dobbiamo crederci”.

Italiani all’estero. Mettere in campo tutte le migliori energie per tornare a crescere

“L’incontro odierno rappresenta un’iniziativa di fondamentale importanza per affrontare, in un momento di profonda transizione, i nodi sensibili relativi alla rappresentanza e alla tutela dei diritti degli italiani all’estero”.

Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, in un messaggio inviato agli organizzatori dell’incontro che si è svolto questa mattina in Senato tra le Commissioni Affari Costituzionali, Affari esteri e il Comitato per le questioni degli italiani all’estero in vista del Consiglio Generale degli italiani all’estero che si riunisce da domani in assemblea plenaria alla Farnesina.

“Da un lato – afferma il Presidente Grasso – si pone la questione relativa all’elezione dei Comites, su cui sta lavorando il Ministero degli esteri per garantire entro il 2014 il rinnovo di tutti i Comitati, secondo modalità di voto più razionali e più flessibili. Un secondo fattore di transizione è legato alla rappresentanza politica degli italiani all’estero, sulla quale sono contenute proposte nella relazione della Commissione per le riforme costituzionali. E’ questo un tema che dovrà essere analizzato nella sua complessità, per le implicazioni sul significato della cittadinanza italiana, sulla dimensione della rappresentanza politica, sul ruolo stesso del Parlamento, ma anche per una verifica sull’idoneità delle attuali procedure di voto. Vi è infine la questione relativa al piano di riorientamento della rete degli Uffici all’estero, che ha comportato la soppressione di 14 sedi consolari e l’apertura di 3 nuove sedi. Una riforma funzionale alle rinnovate esigenze di proiezione del Sistema Paese verso quelle aree emergenti dove fino a ieri non eravamo sufficientemente radicati. E, grazie alle straordinarie capacità della nostra rete consolare sono certo sarà portata a compimento senza disagi per le comunità”.

“Nei miei viaggi ufficiali – conclude il Presidente del Senato – ho trovato un’Italia all’estero che troppo spesso in Italia ignoriamo, che è fatta dalle tante persone che ogni giorno contribuiscono a rendere grande il nome del nostro Paese nel mondo. Perché l’Italia ritorni a fare sistema, dobbiamo mettere in campo tutte le nostre migliori energie e capacità, valorizzando le esperienze dei tanti connazionali all’estero per fare crescere il Paese con progetti innovativi. A voi, membri del Consiglio generale degli italiani all’estero e ai rappresentanti dei Comites spetta il compito di rendere possibile questa prospettiva”.