Incontro con Meimarakis e Zgonea

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Il  Presidente  del  Senato,  Pietro Grasso, ha incontrato questa mattina a Palazzo Giustiniani il Presidente del Parlamento della Repubblica Ellenica, Evangelos Meimarakis.

Sempre  nel  corso della mattinata di oggi, si è tenuto inoltre  l’incontro tra  il  Presidente  del  Senato  Grasso  e  il Presidente della Camera dei Deputati della Romania, Valeriu Zgonea.

Il valore dell’Europa. Crescita, occupazione e diritti: l’Unione europea alla prova

Signor Presidente della Repubblica, Autorità, Colleghi,

Questa conferenza internazionale sul “valore dell’Europa” che la Camera dei Deputati ospita pone questioni cruciali per il futuro dei nostri Paesi. Oggi più che mai la costruzione europea è a un punto di svolta, è sotto assedio. Deve fronteggiare questioni epocali: la crisi economica e finanziaria, le migrazioni, la criminalità organizzata, l’instabilità geopolitica alle nostre porte causata da conflitti, povertà, terrorismo. Ed è minacciata da nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto a volte percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini. La crisi economico-finanziaria degli ultimi cinque anni, che non è nata in Europa, ha comunque evidenziato alcuni nodi irrisolti nell’edificio istituzionale dell’Unione. Le istituzioni europee si sono mosse con esitazione, e l’ineludibile necessità di preservare la moneta unica e il mercato interno ha determinato misure di emergenza la cui accettazione da parte dei cittadini europei è risultata controversa.

La campagna per le elezioni europee del 25 maggio si apre così in un clima di disorientamento che rischia di far dimenticare ai nostri cittadini gli enormi progressi realizzati in un progetto appassionante che proprio qui a Roma ha mosso i suoi primi passi. Grazie all’Unione Europea il continente sta vivendo un periodo di pace e di stabilità prima inimmaginabili. Io sono fermamente convinto che per superare le difficoltà noi abbiamo bisogno di più Europa, di più “unione”, economica ma anche e soprattutto politica, non del contrario. L’Unione Europea non deve arretrare ma svilupparsi ed affermarsi sempre più come presidio di quei principi di libertà, eguaglianza, giustizia, solidarietà così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi, dalle persecuzioni.

Sul tema cui è dedicata la prima sessione dei lavori, crescita e occupazione, il Parlamento italiano ha approvato con maggioranze molto ampie, alla vigilia dei Consigli europei, risoluzioni che richiamano la necessità di un vero salto di qualità nel governo economico dell’Unione. Le misure di contenimento della spesa pubblica, se non adeguatamente bilanciate da misure capaci di stimolare la crescita, rischiano di creare un profondo divario tra gli Stati membri e di alimentare sentimenti di lontananza e di ostilità dei cittadini nei confronti del progetto europeo. Noi siamo convinti che occorra mantenere un percorso di integrazione unitario ed armonico per tutti gli Stati membri e non a caso l’Italia è il terzo contributore del Meccanismo Europeo di Stabilità.

Il semestre di presidenza italiana dell’Unione si terrà durante la delicata fase di transizione delle istituzioni europee e auspichiamo che, in continuità con il semestre di presidenza greca, esso segni l’avvio di una legislatura europea di vero progresso. Occorrerà porre al centro del nostro impegno l’occupazione giovanile, la politica industriale, la politica energetica, lo sviluppo sostenibile, questioni cui sarà dedicato anche l’EXPO di Milano del 2015. La capacità dell’Unione di governare e non subire passivamente le trasformazioni degli equilibri mondiali richiederà un rilancio della presenza e del peso dell’Unione nel mondo, a cominciare dal Grande Mediterraneo e dai confini orientali del nostro territorio, per promuovervi stabilità, democrazia, diritti e sviluppo e per assicurare risposte solidali e collettive ai fenomeni, fra cui quello migratorio, che investono i Paesi membri più esposti per la loro posizione geografica. Si dovranno rafforzare le strategie e gli strumenti dell’Unione nel confrontarsi con fenomeni criminali che corrodono le nostre democrazie e le nostre società, con un rinnovato impegno contro la corruzione, la criminalità organizzata e l’economia criminale, anche attraverso misure di aggressione ai patrimoni illeciti e la difesa degli interessi finanziari dell’Unione Europea tramite la Procura Europea.

Non mi sfugge il nesso strettissimo che lega la prima sessione a quella di domani dedicata all’effettività dei diritti fondamentali nell’Unione Europea. In un momento di forte smarrimento e di sofferenza sociale per milioni di cittadini europei, è tanto più fondamentale e urgente ricordare – sono parole pronunciate non più tardi di un mese fa dal Presidente Giorgio Napolitano a Strasburgo – che l’Unione “non è solo un’area di mercato comune e di cooperazione economica, ma una comunità di valori, e con essa una comunità di diritto complessa e articolata nel segno della libertà e della democrazia”.

 È in questo nucleo di valori condivisi, declinato nella nostra Carta dei Diritti Fondamentali, che pulsa l’anima dell’Europa. Un nucleo ben presente nelle coscienze dei nostri cittadini, che grazie alla spinta della normativa europea si vedono riconoscere diritti e nuove tutele; ma anche capace di esercitare, una potente attrazione del nostro spazio di libertà sicurezza e giustizia nei Paesi ai confini dell’Unione. Il processo di integrazione, ancorché inizialmente spinto da logiche e obiettivi di tipo economico, ha il suo baricentro più vero, più autentico nella dignità della persona, nella democrazia e nello Stato di diritto. La realizzazione del mercato unico è dunque un mezzo, non il fine ultimo dell’Unione, mentre il concetto di cittadinanza europea è legato indissolubilmente ai diritti.

Per concludere, io credo che il meraviglioso sogno dell’Europa avrà pieno compimento quando sapremo dare attuazione al nostro comune dovere – uso le parole della norma forse più bella della nostra Costituzione – di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale” di ognuno dei nostri Paesi e dell’Unione nel suo complesso. Questa è la nostra responsabilità, questo è il nostro impegno.

#1annoPresidente #PapaFrancesco

Ripenso a quella sera di un anno fa e al lunghissimo attimo di attesa tra l‘apertura della loggia di San Pietro e le sue prime parole. Papa Francesco sciolse la tensione del mondo che era li ad aspettarlo con un grande sorriso dicendo, semplicemente, “buonasera!”.

Averlo incontrato ad Assisi è stato straordinario: un uomo semplice, dotato di una dolcezza fuori dal comune e in grado con il suo solo sorriso di infondere speranza.

La Chiesa sta vivendo una rivoluzione velocissima: l’istituzione più antica di tutte, con duemila anni di storia alle spalle, ora guida un cambiamento epocale. Ciò deve spingere anche le nostre istituzioni a ripensare in una nuova forma i suoi riti, il suo funzionamento, il suo modo di rappresentare i cittadini. Dobbiamo superare la paura, avere coraggio e trasmettere fiducia e speranza. Il nostro scopo deve essere costruire il futuro del paese, guardare alle prossime generazioni, non alle future elezioni.

 

#1annoPresidente #Diritti

Incontrare Aung San Suu Kyi e accoglierla al Senato è stato un momento particolarmente intenso: è un punto di riferimento importante per tutti, un esempio di forza non violenta, di amore per il proprio Paese e per il proprio popolo, di ferma determinazione, di gentilezza rivoluzionaria. Anche durante gli anni bui degli arresti domiciliari, la sua voce forte, coraggiosa e coerente, è stata per il mondo intero un faro sui diritti umani, sul loro riconoscimento e sulla tutela delle libertà democratiche.

L’impegno del nostro Paese sul tema dei diritti è innegabile ma anche su questo dobbiamo fare di più: penso a Lampedusa e alle migliaia di donne e uomini che sfidano il mare, spesso a costo della vita, per fuggire da guerre e povertà. L’Italia deve essere il motore di una riflessione e di un’azione, anche in sede europea, sulle politiche di immigrazione e sulla tutela dei diritti umani.

 

#1annoPresidente #Cultura

In quest’anno ho avuto la possibilità di conoscere donne e uomini che fanno della promozione e della tutela del nostro inestimabile patrimonio artistico una missione, anche se tra mille difficoltà: come Paese, dovremmo essergli profondamente grati. Se non crediamo nel nostro più grande patrimonio siamo destinati a fallire. La ricchezza culturale del nostro Paese era ben rappresentata nel concerto di Natale, eseguito in Senato dal Sistema delle orchestre giovanili accompagnato dal coro delle voci bianche e da quello delle mani bianche. Questi ragazzi hanno emozionato tutti con il loro talento e la loro passione, dando l’immagine di come l’arte e la cultura possano costituire l’anima della rinascita e della riscossa del nostro Paese. Episodi come il mancato accordo per la ricostruzione della città della scienza di Napoli, distrutta un anno fa da un terribile incendio, non devono più accadere: sono il simbolo di un Paese fermo, incapace di affrontare i problemi e di offrire un sostegno ai giovani, ai ricercatori, a chi si impegna per la cultura. Loro sono il nostro futuro e la nostra speranza, dobbiamo averli a cuore più di ogni altra cosa.

 

#1annoPresidente #Giustizia

Per 43 anni sono stato magistrato, quindi ho particolarmente a cuore i temi della Giustizia: nella mia nuova veste, con altri mezzi, continuo a perseguire gli stessi obiettivi di legalità e verità.  Il giorno dell’approvazione in Senato della legge sul voto di scambio politico-mafioso, essenziale per combattere la criminalità organizzata e i suoi rapporti con la politica, è stato per me davvero emozionante. Dobbiamo però fare di più. Spero si chiuda presto, in commissione Giustizia, la discussione sul DDL che ho presentato nel mio primo giorno da senatore che contiene norme contro la corruzione, il riciclaggio, l’autoriciclaggio e il falso in bilancio. Penso infine alla disumana condizione dei detenuti: occorrono soluzioni di sistema per trasformare le “carceri della vergogna” in “carceri della speranza”. Credo si debba insistere sulla depenalizzazione dei reati minori, sulla promozione di misure alternative al carcere, sulla lentezza dei processi.

 

 

#1annoPresidente #Lavoro

Iniziamo dal tema più urgente di tutti – il lavoro – che non a caso è posto a fondamento della nostra Repubblica nel primo articolo della Costituzione. Lavoro è impegno, responsabilità, fatica fisica e intellettuale, ma soprattutto dignità, soddisfazione per ciò che si è contribuito a realizzare, prospettiva di vita.
Lavoro che purtroppo, oggi, manca: le cifre spaventose della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile, impongono un intervento radicale e politiche industriali forti. Altissime sono le attese dei cittadini su questo fronte.
D’altro canto però non esiste crisi, profitto, concorrenza o competizione che possa far passare in secondo piano la vita umana, la salute, la sicurezza, la tutela dell’ambiente.
Oggi sono stato alle Acciaierie di Terni, primo produttore di acciai speciali in Italia e secondo a livello europeo. Lì mi sono ancora più convinto di quanto si debbano unire in un unico sforzo le parole industria, lavoro, ambiente, sicurezza e benessere.

 

 

#1annoPresidente

Tra una settimana sarà passato esattamente un anno dalla mia elezione a Presidente del Senato. Quella mattina del 16 marzo la telefonata di Pier Luigi Bersani che mi diceva che pensava di proporre il mio nome per la presidenza mi colse impreparato. E’ stato un anno intenso ed emotivamente molto forte per me: ci sono stati molti momenti belli e alcuni più duri, in cui ho preso decisioni difficili ma che ritenevo giuste. Voglio approfittare di questa ricorrenza per provare a tirare, con voi, le somme di questo periodo e per ragionare insieme su ciò che penso si possa realizzare nel corso di questa legislatura.

 

 

 

130 anni delle Acciaierie di Terni

Autorità, gentili ospiti

è per me un vero piacere essere oggi qui a Terni, in questo importante stabilimento in occasione della celebrazione del 130° anniversario della sua fondazione.

Questa cerimonia rappresenta un’occasione per ricordare 130 anni di storia, difficili ed entusiasmanti, di una grande impresa siderurgica, ma anche 130 anni, anch’essi difficili ed entusiasmanti, di storia italiana.

Come è stato ricordato l’Acciaieria fu fondata il 10 marzo 1884, con l’intento di fornire all’allora giovane Stato unitario una risorsa strategica, soprattutto per usi militari. La città di Terni fu scelta per la costruzione dell’impianto siderurgico in virtù della sua collocazione geografica, delle caratteristiche del territorio, che permettono lo sfruttamento di risorse idroelettriche, ed anche per la lunga tradizione nella lavorazione del metallo, che risale ad epoche remote.

Ebbene, da allora tra la città e le Acciaierie è nato un rapporto speciale, un legame solido che – nonostante i momenti di crisi anche profonda attraversata ripetutamente dal comparto siderurgico – non è mai venuto meno. In questi 130 anni lo stabilimento produttivo ha offerto a migliaia di persone la possibilità di trovare un lavoro, consentendo loro di emanciparsi, dando loro la possibilità concreta di concorrere al progresso materiale e morale della società, come richiesto dall’articolo 4 della nostra Costituzione.

Le Acciaierie di Terni hanno rappresentato e continuano a rappresentare una risorsa essenziale non soltanto per Terni e l’Umbria, ma per il Paese. Si tratta infatti di una realtà industriale che occupa quasi tremila persone ed è il primo produttore di acciai speciali in Italia e il secondo a livello europeo. Da sempre, le Acciaierie di Terni sono caratterizzate dalla capacità di innovazione tecnologica e contraddistinte dall’eccellenza della loro produzione.

L’industria “pesante” nell’immaginario collettivo sembra aver perso oggi quel ruolo centrale ricoperto in passato. Il processo di terziarizzazione della società contemporanea induce talvolta, erroneamente a mio avviso, a ritenere le realtà produttive come questa, le “fabbriche”, una sorta di reperti del passato. Se è vero che viviamo nella società delle tecnologie informatiche e della comunicazione, dei servizi finanziari, della dematerializzazione, non possiamo tuttavia ignorare che la qualità della vita e il benessere delle nostre società sono ancora in gran parte legati alla disponibilità di beni che vengono prodotti in contesti come quello all’interno del quale ci troviamo ora.

È importante che i nostri giovani siano educati, come lo sono state le generazioni passate, all’etica del lavoro quale mezzo di promozione sociale e di sviluppo collettivo. Lavoro che è essenziale fondamento della nostra convivenza repubblicana, a partire dall’articolo 1 della Costituzione. Lavoro che vuol dire spirito di sacrificio, impegno, assunzione di responsabilità, fatica fisica e intellettuale. Ma vuol dire anche soddisfazione per ciò che si è contribuito a realizzare, partecipazione al raggiungimento di un comune obiettivo, creazione di prospettive per l’avvenire e possibilità di programmare il proprio percorso di vita. Lavoro che purtroppo, oggi, manca: le cifre spaventose della disoccupazione nel nostro paese, e in special modo di quella giovanile, impongono alle Istituzioni un intervento radicale e convinto. Altissime sono le attese dei cittadini su questo fronte.

Realtà produttive importanti come questa ci ricordano che il lavoro è l’unico strumento per garantire un duraturo benessere per le generazioni attuali e per quelle future.

È per questo che ritengo che lo Stato, i rappresentanti dei cittadini – saluto i colleghi parlamentari eletti in Umbria che sono oggi qui – e le Istituzioni, nelle loro articolazioni centrali e locali, debbano tornare ad impegnarsi in politiche industriali forti, perseguendole con convinzione; politiche che da troppo tempo mancano nel nostro Paese in una prospettiva necessariamente europea.

Lo Stato è chiamato poi a definire regole chiare ed efficaci in materia di sicurezza ambientale e di sicurezza sul lavoro, affinché sia tutelata la salute delle popolazioni che vivono nei territori limitrofi ai complessi industriali e siano garantite la salute e la sicurezza dei lavoratori all’interno dei siti produttivi. Lo dobbiamo dire fortemente: non esiste crisi, non esiste profitto, non esiste concorrenza e competizione che possa far passare in secondo piano la vita umana, la salute, la formazione continua dei lavoratori di ogni qualifica e di ogni settore produttivo, il controllo sistematico delle misure di sicurezza, la tutela dell’ambiente. Deve essere un impegno di tutti fare in modo che i termini “industria”, “lavoro”, “ambiente”, “sicurezza”e “benessere”diventino tra loro sempre più conciliabili e tra loro compatibili, per rinnovare il patto di fiducia e collaborazione tra la città, l’azienda, i cittadini e i lavoratori.

Per concludere voglio tornare a ricordare la spiccata capacità che ha nella storia contraddistinto le “Acciaierie di Terni”, nel corso della loro lunga storia, di saper far fronte ai periodi di crisi, restando sempre tecnologicamente all’avanguardia.

Sono certo che anche oggi, pur nella complessa situazione caratterizzata da un quadro macroeconomico ancora non positivo e segnata dal necessario rispetto delle stringenti normative europee, la “Acciai Speciali Terni” saprà trovare le modalità per continuare ad assicurare alla città di Terni, all’Umbria e all’intero Paese il proprio essenziale contributo produttivo e sociale.

Grazie.

Per l’Italia per L’Europa, conversazione con Arrigo Levi

Presentazione del libro di Emilio Colombo

Signor Presidente della Repubblica, Autorità, cari ospiti,

è con viva emozione che oggi ho l’onore e il piacere di ospitare in Senato la presentazione del libro-intervista di Emilio Colombo “Per l’Italia. Per l’Europa”, una “conversazione” con Arrigo Levi che è insieme un libro sull’esperienza personale e politica del grande statista e un documento storico sul percorso politico ed istituzionale dell’Italia repubblicana. Ricostruire i momenti cruciali della vita politica di Emilio Colombo – lo ricorda lo stesso Arrigo Levi all’inizio del volume – significa infatti ripercorrere quasi tutti i momenti cruciali dei primi decenni della storia repubblicana e della storia dell’unificazione europea.

Personalmente conservo un’immagine molto cara di Emilio Colombo sul banco di Presidenza dell’Aula di Palazzo Madama, un anno fa, in occasione della mia elezione a Presidente del Senato, una presenza che la stessa Assemblea non ha mancato di salutare con un vivo, prolungato applauso, riconoscendo una prova di eccezionale energia vitale e lucidità istituzionale di un uomo che allo Stato e alla democrazia ha dedicato una lunga vita. Lo scorso 30 settembre, proprio in questa Sala, abbiamo ricordato l’impegno di Emilio Colombo nel cammino per l’integrazione europea ne abbiamo ripercorso la visione sulle prospettive di crescita dell’Italia, nel contesto di un’Europa sempre più integrata e coesa, ancora oggi straordinariamente attuale.

Mi piace pensare al percorso di vita di Emilio Colombo come una testimonianza delle straordinarie risorse e capacità di un uomo, ma anche di un intero Paese, il nostro. Un Paese dilaniato dalla guerra e dall’esperienza del fascismo che ha saputo credere fino in fondo nelle sfide della ricostruzione, della democrazia e dell’unificazione europea. Ce lo confermano i suoi ricordi sulla fase costituente che descrive come un momento estremamente vitale di confronto tra persone e forze politiche profondamente diverse, per formazione, esperienza ed idee ma mosse da una genuina propensione alla comprensione dell’altro e da una radicata disponibilità al compromesso. Una conferma della straordinaria forza rinnovatrice di cui il Paese ha saputo dare prova nei primi decenni della storia repubblicana si desume anche dalla ricostruzione delle vicende che a seguito della strage dei braccianti di Melissa del 1949 condussero le forze politiche a credere nella riforma agraria, come operazione di giustizia sociale necessaria a dare una speranza e una prospettiva di vita al mondo contadino.

Ma sarebbe fuorviante nel ripercorrere il pensiero di Colombo contrapporre a questi decenni “gloriosi” della storia nazionale, che furono anche gli anni del potere democristiano, i decenni della Seconda Repubblica originata dalla crisi della DC e da una transizione politica ed istituzionale ancora oggi per molti versi incompiuta. Alla domanda di Arrigo Levi “Seconda Repubblica, e poi?”, Emilio Colombo risponde con una straordinaria fiducia nel futuro del Paese e con due proposte “additive”.

“Più Europa”, innanzitutto, perché, sono sue parole: “solo un’Europa forte nelle sue istituzioni democratiche e nelle sue effettive capacità di governo, punto di riferimento nell’articolazione multipolare del pianeta, può giovare a se stessa superando le sue anemie e le sue crisi interne”. Nel pensiero di Colombo, “più Europa” significa un’Europa politicamente più unita nella quale sia inscindibile l’elemento politico e quello economico. L’Euro ha rappresentato uno strumento importante di integrazione economica e monetaria dell’Unione straordinario, ma per non restare una risposta incompleta deve poggiare su un progetto politico. L’Euro deve poter contare su un governo forte dell’economia, fondato sulla crescita e sullo sviluppo, su politiche di rilancio dei fattori strategici della produzione europea. E su una rinnovata determinazione nell’idea di un’Europa politica sempre più unita, che parli nel mondo con una sola, autorevole voce.

Emilio Colombo ci ha insegnato che l’Europa giungerà ad una piena maturità politica attraverso il rafforzamento dei poteri del governo sovranazionale e un corrispondente potenziamento dei circuiti di controllo politico fondati sul ruolo dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Si dovrà anche compiere una piena realizzazione di un’Europa dei diritti, perseguendo quelle prospettive di coesione sociale e solidarietà tra i popoli che, attraverso gli insegnamenti di De Gasperi e Spinelli, hanno segnato il pensiero democratico europeo.

“Più Europa”, ma anche “più politica”. Come dice Colombo: “è alle risorse della politica che occorrerà ancora ricorrere, offrendo il meglio delle nostre virtù nazionali”, per superare le lacerazioni della Seconda Repubblica. Molti sono i fattori di debolezza. Penso alla crisi dei partiti, al preoccupante solco di fiducia fra elettori ed eletti, ai nodi della rappresentanza, al ricorso a percorsi di democrazia diretta “mediatica” alternativi a quelli istituzionali.

La risposta a queste sfide non è univoca ed immediata. Per “liberare” risorse alla politica dobbiamo innanzitutto rivedere i meccanismi della rappresentanza democratica non solo modificando la formula di conversione dei voti in seggi, ma ripensando l’intera legislazione elettorale “di contorno”, intervenendo sul finanziamento dei partiti, la trasparenza delle nomine, i conflitti di interesse. Ai partiti serve un nuovo codice, di regole etiche prima ancora che giuridiche, capaci di promuovere quella dimensione valoriale della politica come “servizio pubblico” di cui proprio Colombo parlava ricordando le sue prime esperienze istituzionali. Ma ai partiti servono anche uomini diversi, una classe dirigente che attraverso la riscoperta della vera politica sappia partecipare con rinnovato slancio ideale al confronto democratico e alla promozione degli interessi pubblici.

Con l’auspicio che l‘eredità politica di Emilio Colombo possa ispirare l’impegno ideale di tutti e soprattutto delle giovani generazioni, mi auguro che i partiti e le istituzioni diano seguito alla Dichiarazione di Bruxelles “Pledge to Peace”, l’ultimo progetto europeo presentato dal Senatore Colombo proprio in questa sala nel Dicembre del 2012 con il patrocinio del Senato. Vi si ritrova il pensiero centrale di Colombo: un’idea di Europa come luogo di pace e integrazione politica che pone al centro la persona e le sue aspirazioni. Un’iniziativa che attraverso il Premio “Emilio Colombo per l’Europa per la Pace”, ad essa associato, intende riconoscere il contributo di individui, entità e istituzioni in favore della pace e della coesione sociale in Europa. Vorrei oggi rinnovare il sostegno personale mio e del Senato all’Associazione Percorsi, che prosegue l’opera del Sen. Colombo e del Sen. Donato Scutari attraverso il suo Presidente dott. Piero Scutari.

Chiudo rivolgendo un augurio di buon lavoro a tutti e il mio affettuoso saluto alla Signora Anna. Ringrazio Arrigo Levi per aver creduto in questo volume che conservo gelosamente nella mia biblioteca personale con la dedica autografa di Emilio Colombo. Ad esso ricorro, vi confido, nei momenti di difficoltà leggendo e rileggendo le parole di fiducia e speranza nell’Italia e negli italiani che sono il lascito più grande di un uomo che non dimenticheremo.