Intimidazioni agli amministratori locali: i componenti della Commissione d’inchiesta

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Il  Presidente  del  Senato,  Pietro  Grasso,  a seguito delle designazioni comunicate  dai  Gruppi  parlamentari,  ha  proceduto  oggi alla nomina dei componenti  della  Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei  confronti  degli amministratori locali, che sarà convocata la prossima settimana per procedere all’elezione dell’Ufficio di Presidenza.

Emanuele Macaluso, 90 anni di impegno politico e passione civile

Signor Presidente, Colleghi, Signore e Signori, caro Emanuele,

permettimi di rivolgermi direttamente a te per festeggiare oggi insieme a tanti amici, in questo palazzo che per tanti anni ti ha visto protagonista, il tuo 90° compleanno.

“90 anni di impegno politico e di passione civile” – come recita il titolo di questo incontro – che attraverso le tante vite che hai vissuto hanno lasciato un segno indelebile nella vita istituzionale, politica, sociale e culturale della nostra Repubblica: dapprima l’impegno sindacale, quindi la partecipazione alla dirigenza politica nazionale e siciliana, infine il lavoro di giornalista e di “polemista”. Hai sempre approfondito, da par tuo, i temi della questione meridionale, della lotta alla mafia, della giustizia ed altri che saranno approfonditi dagli importanti relatori presenti, che ringrazio per la loro disponibilità.

Hai iniziato la tua attività giovanissimo, nella Sicilia dei primi anni 40 – segnata dalle ingiustizie e dalle sopraffazioni – tra le forze di sinistra che coniugavano e identificavano la lotta alla mafia con le rivendicazioni sociali, civili e culturali. Pochi giorni fa hai ben riassunto quel periodo eroico con una frase secca e illuminante: “Con 36 sindacalisti uccisi, la lotta alla mafia allora non si faceva a chiacchiere”. Tu stesso, lo ricordi spesso, ti trovasti coinvolto nell’attentato di Villalba nel 1944 ai danni di Girolamo Li Causi, che organizzando un comizio in piazza aveva sfidato il capomafia del luogo, Calogero Vizzini. Le radici di questa esperienza le hai riversate anche nella tua vita parlamentare facendo parte della commissione Agricoltura, tema così importante per la nostra terra.

Ti incontrai per la prima volta nelle stanze della Commissione Antimafia guidata da Gerardo Chiaromonte, negli anni che seguirono il mio impegno nel maxiprocesso. Anni di grande lavoro e grandi intuizioni. Sono andato a rivedere la tua postfazione per la riedizione del libro “I miei anni all’Antimafia” di Chiaromonte, che conservo tra le mie cose più care. Lì scrivevi: “Conversando con Gerardo, il quale teneva conto della mia esperienza nella materia che affrontava, gli avevo espresso il convincimento, fondato su fatti e intuizioni, che negli anni 70 si era verificato un grande travaso di denaro sporco nelle finanziarie “pulite” del Nord. Chiaromonte promosse un’indagine a Milano e le sue conclusioni furono sconvolgenti”.

Eravamo agli inizi degli anni 90, e nelle pagine della relazione della Commissione su Milano avevamo anticipato sia Mani Pulite che l’infiltrazione criminale al Nord, che soltanto oggi, dopo tanti anni di omertosi silenzi, è una realtà innegabile. Concludevi quel paragrafo lamentando che le cose, purtroppo, non erano cambiate. E per certi versi non lo sono tuttora. Io stesso ho presentato un Disegno di legge su – tra le altre cose – corruzione, riciclaggio e autoriciclaggio, che ancora dopo un anno è fermo in Commissione Giustizia. Come vedi, Emanuele, ancora oggi c’è tanto da fare.

Qualche anno fa ti ho chiesto di scrivere l’introduzione a un mio libro, “Pizzini, veleni e cicoria”, scritto col giornalista Francesco La Licata: mi hai regalato un piccolo, denso saggio in cui, oltre a ricostruire con la tua solita chiarezza e vis polemica scenari di mafia e di antimafia, hai magistralmente ribadito in poche parole un pensiero che ho sempre condiviso sul modo di intendere il contrasto alla mafia:

“La mafia non è un’escrescenza che si può tagliare con il bisturi. La mafia è dentro la società, nella sua cultura, si ritrova nei metodi di governo locale e nazionale. Ecco perché non è con le leggi eccezionali che può essere vinta, ma con lo stato di diritto che significa rigore in nome della legge. Si sconfigge se le strutture sociali e politiche sono diffuse nel territorio e hanno forza e prestigio per esercitare una guida. Si sconfigge con una battaglia culturale. Si sconfigge se la politica acquisisce un’egemonia con comportamenti adeguati. Questo non c’è stato e non c’è. E l’opera delle forze dell’ordine e dei magistrati può solo contenere il fenomeno, ma non sconfiggerlo”. (fine della citazione)

La battaglia culturale cui fai riferimento, per la legalità, per lo stato di diritto, per una politica alta che si riappropri del suo ruolo di guida del Paese, è la battaglia che combatti ogni giorno con il vigore dei tuoi novanta anni, scrivendo articoli, libri, rilasciando interviste, intervenendo con l’autorevolezza che hai conquistato nel dibattito politico, giornalistico e culturale del nostro Paese.

Facendo mio lo spirito di questa tua lunga battaglia, sono certo di interpretare il sentimento di tutti i presenti ringraziandoti per il tuo impegno politico, per la tua passione civile, per la tua ansia di verità e di giustizia, rinnovandoti, a nome mio e di tutti, i più sinceri ed affettuosi auguri di buon compleanno.

 

 

 

 

Covegno per i 90 anni di Emanuele Macaluso

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Sarà  l’intervento  del  Presidente  del Senato, Pietro Grasso, ad aprire i lavori  del   Convegno  ” Emanuele Macaluso, 90 anni di impegno politico e passione civile”  che avrà luogo domani, venerdì 21 marzo, nella Sala Koch di  Palazzo  Madama, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dell’Onorevole Emanuele Macaluso.

 Interverranno: 

Massimo Salvadori, professore Emerito dell’Università degli Studi   di   Torino;

Giovanni  Fiandaca,  Ordinario  di  Diritto  penale all’Università  di  Palermo;

 Giuseppe  Galasso,  Accademico  dei  Lincei;

Antonio Polito, giornalista.

L’incontro avrà inizio alle ore 11.

Senato: tagliare un dirigente su tre e conservare il nome

di Monica Guerzoni e Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

Pietro Grasso gioca d’anticipo e annuncia un piano per «alleggerire la macchina» di Palazzo Madama, sfrondando del 33 per cento le posizioni dirigenziali. «Non è una risposta a chi vuole abolire il Senato, sarebbe una lettura sbagliata – spiega la seconda carica dello Stato -. È una scelta indispensabile per far funzionare Palazzo Madama, qualsiasi cosa diventerà. Non una decisione contro la riforma costituzionale, ma a favore». E se il progetto del governo prevede di cambiarne il nome, Grasso spinge per conservare la tradizione: «Il Senato deve chiamarsi Senato, è un made in Italy che non si può perdere, almeno il nome teniamolo…».

Quella che Grasso chiama «operazione strutturale virtuosa» procederà in parallelo con le riforme: razionalizzazione delle risorse, accorpamento di servizi e sforbiciata dei dirigenti. I posti vacanti saranno rimpiazzati, ma per stoppare in anticipo le polemiche Grasso fa sapere che i nuovi capi dei servizi, compresi i tre vicesegretari generali, incasseranno la promozione senza percepire alcuna indennità aggiuntiva: «Nomine a costo zero, attese da anni… Nessuna amministrazione è mai riuscita a tagliare il 30 per cento dei dirigenti».

Nasceranno due nuove strutture, una dedicata all’Europa e l’altra alle Regioni. Palazzo Madama sarà «spacchettato» in due. Il polo bibliotecario, il polo informatico, il bilancio e le delegazioni internazionali verranno messi in comune con la Camera e diventeranno «Servizi del Parlamento». Gli uffici che resteranno al Senato verranno accorpati: le commissioni bicamerali avranno un solo direttore di servizio. Questa l’idea di riforma che Grasso sottoporrà al consiglio di presidenza e ai sindacati: «Sono soddisfatto per l’avvio delle trattative per istituire il ruolo unico dei dipendenti di ciascun ramo del Parlamento».

Oggi i senatori daranno il via libera all’accordo sulla parità di genere nella legge europea. La mediazione raggiunta prevede un piccolo passo avanti per queste elezioni (con una norma transitoria) e uno più grande per le prossime (2019), che comprenderà anche l’alternanza nelle liste. Ma se si chiude un fronte, ecco aprirsene un altro. Si partirà dalla riforma del bicameralismo, lasciando decantare l’Italicum. Il Ncd è pronto a rimettere in discussione due punti cardine della bozza renziana, la non elettività dei membri e la riduzione del numero dei componenti. Sul piede di guerra anche le Regioni, che oggi presentano un loro documento al governo. Anche nel Pd la tentazione di ridare sostanza e corpo al Senato è forte e la minoranza potrebbe rialzare la testa già nell’assemblea di gruppo, stamattina.

La mediazione sulla parità dovrebbe reggere, anche senza l’abbassamento della soglia al 3 per cento, richiesta dai centristi e respinta: Scelta Civica voterà sì, mentre i Popolari per l’Italia potrebbero decidere di astenersi. Spiega Lucio Romano (Ppi): «Siamo forza di governo e responsabili, ma l’abbassamento della soglia era necessario. Decideremo oggi». Quanto al Senato, alle 8 primo incontro tra i governatori e il premier. Alle 9.30 arriverà la delegazione dell’Anci (i Comuni). Ieri i governatori hanno studiato una bozza di documento, nella quale si fa il punto sulle competenze e si chiede un ripensamento sull’idea del governo di introdurre 21 membri di nomina presidenziale. Si chiederà anche un «gruppo ristretto di lavoro tra Regioni, Anci e governo».

Ma è sull’elettività dei membri che si combatterà la battaglia più dura. Tra i governatori, la tentazione del Senato elettivo ci sarebbe. Claudio Burlando è fiducioso: «Nessuno ci credeva davvero. Ora con Renzi si fa sul serio». Giorgio Tonini, che ha presentato un suo ddl, vorrebbe modifiche sulla composizione: «Io sono per il Bundesrat tedesco. Ma le Regioni devono essere più rappresentate dei Comuni e devono essere ponderate: la Lombardia non può valere il Molise».

1944-2014: le Fosse Ardeatine 70 anni dopo

Colleghi, Autorità, Gentili ospiti,

sono trascorsi 70 anni dal 24 marzo 1944, quando 335 persone furono deportate, trasportate nelle cave di arenaria di via Fosse ardeatine, in molti casi torturate, e poi fucilate. I corpi senza vita rimasero a lungo sepolti tra le macerie delle esplosioni provocate per nascondere l’eccidio al resto del mondo. Poi, dopo la liberazione di Roma, la verità venne alla luce. 70 anni accompagnati dal ricordo di un dolore che è ancora vivo in tutti noi.

Ringrazio la senatrice Amati per essersi fatta promotrice di questo incontro che, in occasione del 70° anniversario dell’eccidio delle Fosse ardeatine, vuole rappresentare un momento di raccoglimento collettivo intorno ad un passato dallo straordinario valore simbolico, fonte inesauribile di valori e testimonianze di vita per le generazioni di oggi e per quelle di domani.  Nel salutare tutti i relatori, ringraziandoli per la partecipazione a questo confronto, vorrei rivolgere un caloroso benvenuto a Rosetta Stame, a Riccardo Pacifici e a Carlo Smuraglia, ai quali rinnovo il mio più vivo apprezzamento per l’impegno e la passione che l’Associazione familiari delle vittime delle Fosse ardeatine, la Comunità ebraica e l’ANPI continuano a dedicare ai percorsi della memoria collettiva.

L’eccidio delle Fosse ardeatine costituisce l’emblema delle barbarie e delle disumanità con cui l’occupazione nazista ha marchiato la città di Roma. Un crimine contro l’umanità, commesso in spregio di ogni regola del diritto internazionale di guerra; raffigurato invece dalle SS tedesche come un atto “esemplare”. Nessun appello alla popolazione e agli attentatori precedette quella che, nella intenzioni delle stesse autorità tedesche, doveva essere una rappresaglia dieci ad uno con “esecuzione immediata”.

Civili e militari, detenuti politici e detenuti comuni, cittadini colpevoli per la barbarie razzista di appartenere a una confessione religiosa e uomini arrestati a seguito di delazioni dell’ultima ora furono uniti in un solo martirio. Vittime inermi rispetto al loro destino individuale, ma straordinariamente forti per il valore storico del loro sacrificio. A questi martiri dobbiamo il cammino verso una liberazione dall’occupazione straniera che è insieme un cammino verso l’affermazione della libertà e della democrazia.

All’orrore per questa e per le altre tragedie di cui la storia della nostra resistenza è costellata l’Italia ha infatti saputo reagire con una fede ferrea nei valori della democrazia, della libertà, della tutela dei diritti fondamentali. Lo dimostra la straordinaria esperienza della fase costituente che si aprì due anni dopo, nella quale tutte le forze politiche in campo, pur muovendo da posizioni molto diverse, hanno saputo trovare nella scelta del metodo democratico un comune antidoto alle aberrazioni della dittatura fascista e della guerra.

Il valore simbolico dell’eccidio delle Fosse ardeatine ci guida anche oggi. In Italia, come in Europa, la democrazia ha raggiunto una fase di maturità che tuttavia non è priva di incognite e di pericoli latenti. Penso in particolare alla crisi dei partiti, alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni, al sentimento antieuropeista che si diffonde, ai rigurgiti razzisti e antisemiti che meritano solo il nostro sdegno. Il ricordo doveroso a quanto avvenuto alle Fosse ardeatine ci insegna che l’unica risposta a questi problemi sta nella difesa di quei valori di democrazia, di libertà, di confronto democratico che la Costituzione uscita dalla resistenza ci ha affidato.

Abbiamo bisogno che i giovani in particolare prima di tutto sappiano quanto è avvenuto, e poi che possano riscoprire quella passione per la dimensione politica, per gli ideali ed i valori che essa porta con sé, che ha animato la vita di molti martiri delle Fosse ardeatine. Come era solito affermare Pilo Albertelli, morto nell’eccidio del 24 marzo 1944 per l’impegno militante nelle forze antifasciste, “se ho lavorato e lavoro e come spero lavorerò, questo è dovuto quasi unicamente alle convinzioni morali che ormai sono la spina dorsale di ogni mio agire, la convinzione che la vita va vissuta come una missione (…). Un uomo senza ideali non è un uomo, ed è doveroso sacrificare, quando è necessario, ogni cosa per questi ideali”.

Mi sembra importante che questo 70° anniversario ci consenta non solo di rinnovare il valore simbolico dell’eccidio delle Fosse ardeatine, ma anche di riscoprire le testimonianze di vita che i 335 martiri hanno consegnato alla storia. La memoria delle loro esperienze, e dei valori che ne hanno segnato la tragica fine, insegna a tutti noi a non rassegnarci all’accettazione di un passato disumano, radicando in questa lacerazione la scommessa di un domani più consapevole, capace di trasformare la fragilità dei destini individuali in una straordinaria capacità di resistenza collettiva alle sfide del domani.

Con la certezza che questo momento di incontro contribuirà a consolidare in tutti noi questa consapevolezza, vorrei rivolgere alle famiglie dei martiri il mio più affettuoso pensiero, stringendomi idealmente a loro in un commosso abbraccio.

#1annoPresidente #Riforme

Grazie: della fiducia, dei suggerimenti, degli incoraggiamenti, delle critiche e delle opinioni che da un anno esprimete qui. Questo dialogo è utile a me e spero anche a voi.
In questa settimana abbiamo insieme ripercorso l’ultimo anno parlando di temi vitali come il lavoro, la scuola, la difesa del territorio o il riconoscimento dei diritti. Per ottenere risultati importanti abbiamo bisogno di una politica credibile ed istituzioni più efficienti, in grado di rispondere efficacemente alle emergenze e di costruire il futuro del nostro Paese.
Per questo sono convinto che sia davvero venuto il momento di mettere mano alle riforme istituzionali, superare il bicameralismo perfetto, rivedere ruolo e funzione del Senato, rendere più rapida l’approvazione delle leggi.

Voglio chiudere questa settimana di bilancio ripartendo dall’inizio, da quel momento emozionante in cui fui chiamato a fare il mio primo intervento da presidente: lì ho cercato di delineare la mia idea di politica e le priorità da affrontare. Sono ancora convinto di ogni parola e continuerò a lavorare per raggiungere questi risultati.

Il discorso d’insediamento del Presidente Grasso

#1annoPresidente #OpenSenato

Domani sarà esattamente un anno che sono Presidente.
Sin dall’inizio del mio mandato ho voluto affrontare il tema della trasparenza e della razionalizzazione delle spese, che ritengo essenziali per la credibilità della politica e delle Istituzioni. Sono stati fatti passi importanti e non solo simbolici ma c’è ancora molto da fare. Credendo da sempre nel valore dell’esempio sono partito da me, tagliando il mio stipendio del 50% e riducendo della metà le spese del gabinetto del presidente. In questa infografica sono riassunti alcuni degli sforzi che il Senato ha fatto in questo anno, individuando alcuni tagli immediati e prorogando quelli in scadenza.

Sono però convinto che sia venuto il momento di rivedere profondamente e razionalizzare la struttura del Senato: questo è uno dei miei prossimi obiettivi.

 

#1annoPresidente #Scuola

La scuola è al tempo stesso madre e figlia della società. Per questo deve essere il punto di partenza della rinascita: la comunità formata da alunni e docenti è il motore del Paese e costruisce le basi per il nostro futuro.

A me piace l’idea di una generazione con il cervello all’estero e il cuore in Italia, una generazione Erasmus che si senta pienamente cittadina d’Europa, che possa studiare e collaborare con studentesse e studenti di ogni nazione, in un contesto cosmopolita e stimolante, ma credo che sia giusto lavorare affinché possano rientrare e veder valorizzato il proprio talento, affinché restare all’estero possa essere una scelta e non una necessità, e ritornare in Italia un’ambizione e non un sacrificio.

Oggi ho partecipato ad un convegno di insegnanti a Palermo soprattutto per dire loro, sinceramente, grazie: per l’impegno, la passione sempre e comunque, nonostante tutto.

 

#1annoPresidente #Memoria

Oggi all’Auditorium, insieme a centinaia di ragazzi delle scuole superiori, abbiamo parlato di mafia. Ho raccontato loro un pezzo di storia del nostro Paese, chiedendogli di non dimenticare, di essere vigili, di fare tesoro del nostro passato per avere un futuro migliore. Loro pretendono  da noi onestà, coerenza, esempi positivi, prospettive.

Dobbiamo avere il coraggio di guardarci indietro senza paura e senza omissioni, perché un Paese che nasconde e teme la propria storia è un Paese senza futuro. Come Presidente del Senato ho partecipato in questi mesi a numerose celebrazioni di ricordo di eventi drammatici: dalle stragi terroriste alle foibe, dai campi di concentramento alle bombe della mafia. Molto si è lavorato sulla genesi e sulla natura di questi fenomeni, ma bisogna andare avanti, illuminare tutti i punti oscuri, non smettere di cercare la verità: giudiziaria se ancora possibile, o storica. Solo la verità può permettere di fare luce sulle nostre pagine buie, altrimenti queste celebrazioni saranno sempre di più un mero esercizio di retorica che offende il ricordo delle vittime e nega giustizia ai sopravvissuti e ai familiari.

 

 

#1annoPresidente #Europa

Il rigore che Bruxelles ci ha imposto in questi ultimi anni per combattere la crisi economica ci ha forse fatto dimenticare perché siamo stati, sin dal principio, una delle nazioni che più ha creduto nel grande progetto politico, sociale ed economico dell’Europa unita.
L’Europa non è e non deve essere solo mercato comune e moneta unica: dopo la seconda guerra mondiale è stata fortemente voluta per essere il luogo della tutela e della crescita di libertà, eguaglianza, giustizia e solidarietà.

A maggio voteremo per il rinnovo delle sue istituzioni e a noi sarà affidata, nel secondo semestre del 2014, la presidenza dell’Unione: sono convinto sia fondamentale sfruttare questa occasione per iniziare quel percorso di rinnovamento che, nei prossimi 5 anni, dovrà dare nuova linfa vitale all’orizzonte di pace, prosperità e democrazia insito nel sogno europeo. Siamo tutti chiamati a pensare al futuro dell’Europa: il nostro impegno principale è quello di garantire un futuro alle giovani generazioni.