Il Parlamento italiano per rafforzare la crescita e rilanciare la fiducia nell’Europa

Messaggio congiunto per ue2014.parlamento.it dei presidenti delle Camere

“Ai  colleghi parlamentari dell’Unione e al Governo italiano auguriamo buon lavoro  per  il  semestre  di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea  cominciato il primo luglio 2014. Insieme vogliamo rendere l’Europa migliore,  rilanciare la crescita e rafforzare la fiducia dei cittadini nel grande  sogno  europeo, soprattutto in questo difficile momento”. E’ quanto scrivono  i  presidenti del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, e della Camera  dei  deputati,  Laura  Boldrini,  nel messaggio pubblicato nel sito “ue2014.parlamento.it”,   da  oggi  consultabile  in  Rete,  dedicato  alla dimensione  parlamentare  del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

“Ogni sei mesi lo Stato membro che presiede le riunioni periodiche dei vari ministri  dei  paesi  dell’UE  –  si legge ancora nel messaggio di Grasso e Boldrini  –  è incaricato di portare avanti l’agenda di lavoro dell’Unione. E’  il  governo  dello  Stato  membro di turno che assume la Presidenza del Consiglio,  ma  oggi anche la dimensione parlamentare del semestre gioca un ruolo  di  rilievo.  E ciò grazie al rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali  e  del Parlamento europeo messo in atto dal Trattato di Lisbona. Per  questo  il  Parlamento  italiano  ospiterà,  oltre  alle  tradizionali Conferenze della cooperazione interparlamentare (le riunioni sulla politica estera  e  di sicurezza, sulla governance economica e fiscale, quelle delle Commissioni  specializzate in affari europei e la conferenza dei Presidenti dei  Parlamenti europei), incontri su temi specifici sui quali – concludono i  Presidenti  delle Camere – contiamo di dare il nostro apporto: i diritti fondamentali;  l’agricoltura,  lo sviluppo industriale e le piccole e medie imprese; l’occupazione, la ricerca e l’innovazione”.

Il  sito  “ue2014.parlamento.it” ha due obiettivi: illustrare nel dettaglio la  dimensione  parlamentare  del  semestre e pubblicare notizie aggiornate sulle  iniziative   e   gli   incontri  organizzati  nel quadro della collaborazione interparlamentare. Il  primo  appuntamento è già fissato per il 18 luglio a Palazzo Madama: la riunione  dei  Presidenti  della  Conferenza  degli  organismi parlamentari competenti  per gli Affari dell’Unione (Cosac). L’incontro successivo, dopo la pausa estiva, si svolgerà a Montecitorio. All’indirizzo  “ue2014.parlamento.it”  (senza  il  “www”  iniziale) saranno disponibili  i  comunicati, i documenti e tutte le informazioni relative ad ogni iniziativa. Per alcuni incontri è anche prevista la diretta streaming. Il  sito  si  inserisce  nel  solco  delle  analoghe iniziative in Rete dei parlamenti  dei  paesi  che,  negli  ultimi  anni,  si  sono alternati alla presidenza del Consiglio Ue. E’  raggiungibile  dalla  homepage del Parlamento, oltre che, naturalmente, dai siti di Montecitorio e Palazzo Madama. L’aggiornamento  è  curato, in maniera congiunta, dalle amministrazioni del Senato e della Camera.

 

 

Il persistere della crisi acuisce conflittualità sociale

Presentazione relazione annuale sull’attività svolta dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali

Autorità, Signore e Signori,

si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Dalla relazione del presidente sull’attività svolta – con i suoi successi, le difficoltà incontrate e i problemi risolti – potremo trarre autorevoli suggerimenti che, come legislatori, dovremmo presto utilizzare per la necessaria messa a punto della legislazione per tutelare il diritto di sciopero – riconosciuto dall’art. 40 della nostra Costituzione – garantendo al contempo il godimento dei servizi pubblici da parte dei cittadini.

Oltre ai settori “tradizionali” in cui il problema si presenta con maggiore frequenza – penso, in primo luogo, a quelli dell’igiene ambientale, dei trasporti e della sanità, ve ne sono altri in cui sarà opportuno dare alla Commissione la possibilità di intervenire.

Un episodio che ci ha dato la misura dell’importanza e dell’urgenza di adeguare la nostra legislazione in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali è stato il caso di Pompei, in cui il lavoratori hanno incrociato le braccia causando la temporanea chiusura di un luogo della cultura emblematico per il nostro Paese. Questo è uno tra i casi più recenti. Anche se di portata limitata in termini di numero di persone direttamente coinvolte, la sua rilevanza risiede nella ricaduta negativa sull’immagine del nostro Paese a livello internazionale: in un periodo di crisi economica generalizzata come quello che stiamo da tempo vivendo vi è il rischio che azioni di questo tipo possano dare avvio ad un circolo vizioso, con la tendenza a deviare gli itinerari turistici verso destinazioni diverse, cosa che accentuerebbe il danno economico ed occupazionale a livello locale e, se questi eventi si moltiplicassero, anche a livello nazionale. Ho molto apprezzato la volontà del ministro Franceschini e l’immediata apertura del Commissario ad inserire i musei e servizi archeologici tra i servizi pubblici essenziali.

Non possiamo nascondere però la difficoltà di un momento come quello che stiamo vivendo, in cui il persistere della crisi economica e finanziaria  acuisce la conflittualità sociale. Applicare il metodo della concertazione èinfatti difficile laddove una delle controparti è costituita da lavoratori che da mesi non percepiscono uno stipendio. E, dunque, oltre a dover adeguare la normativa sul diritto di sciopero, è anche urgente adottare provvedimenti che assicurino pagamenti certi e rapidi da parte della pubblica amministrazione alle aziende erogatrici di servizi, nel rispetto del lavoro di tutti e non solo perché ce lo chiede l’Unione europea con la procedura di infrazione recentemente aperta dalla Commissione.

Quanto a quella che ricade sulla Commissione di garanzia, essa ha sin qui condotto egregiamente il proprio lavoro, dando dimostrazione del ruolo chiave che può svolgere, soprattutto per come ha gestito emergenze che hanno interessato il trasporto pubblico locale, il sistema di distribuzione dei carburanti, la rete autostradale e i servizi di igiene ambientale. Con grande senso di responsabilità tutte le parti sociali debbono unirsi nello sforzo di ricreare un’atmosfera di unità e solidarietà per riprendere, insieme, la strada della coesione, l’unica utile alla crescita economica. In questo contesto, la Commissione, grazie alla sua posizione di indipendenza e di terzietà rispetto alle parti interessate, costituisce l’istituzione che meglio di altri può concorrere a comporre le controversie. Per comprendere quanto possa essere strategica in questa sua funzione di mediazione, basti ricordare che proprio Gino Giugni, padre dello Statuto dei Lavoratori e legislatore della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, divenne primo garante dell’attuazione di questa norma.

Riconoscendo, quindi il ruolo e l’operato della Commissione, ci accingiamo ad ascoltare, Presidente, il suo prezioso contributo.

 

Parlamento Europeo, congratulazioni al Presidente Martin Schulz

Caro Martin, ho appreso con grande soddisfazione la notizia della tua rielezione a Presidente del Parlamento europeo e desidero farti pervenire le mie più sincere congratulazioni.

Sono certo che questo secondo mandato ti consentirà di proseguire, con ancora maggiore determinazione e con la competenza e imparzialità di sempre, l’impegno per l’affermazione del ruolo del Parlamento europeo quale protagonista, insieme ai Parlamenti nazionali, del controllo democratico sulla governance dell’Unione.

Nel Senato italiano troverai sempre un interlocutore attento e sensibile ai temi e alle sfide che dovremo insieme affrontare per il futuro dell’integrazione europea e dei nostri Paesi. Nell’assicurarti il mio personale sostegno e confermarti la mia considerazione e amicizia, ti auguro buon lavoro.

Ai familiari di Naftali Fraenkel, Gilad Shaar ed Eyal Yifrach

Messaggio  inviato ai genitori  e  familiari  dei tre ragazzi israeliani uccisi dopo essere stati rapiti il 12 giugno scorso

Nel triste momento del ritrovamento dei corpi di Naftali, Gilad e Eyal, vi sono particolarmente vicino. La notizia della morte di questi tre figli del popolo  israeliano  ci ha lasciati attoniti e smarriti.

Ricordo  con  commozione  il dolore composto  di  Ori Yifrach e di nonna Mazal, che ho avuto modo di incontrare ad  Elad  la scorsa settimana insieme a mia moglie. La vostra straordinaria speranza  e  fede  nei  confronti  dell’umanità  invitano  tutti  noi a non arrenderci di fronte al dolore e alla rassegnazione.

Come  ha avuto occasione di ribadire a tutti gli interlocutori israeliani e palestinesi  il  presidente  Grasso  ritiene  che entrambe le parti debbano evitare  azioni  unilaterali  che possano pregiudicare un accordo di pace e che  l’esigenza  prioritaria sia quella di proteggere la popolazione civile israeliana e palestinese dalle conseguenze di questo conflitto.

Presentazione della Relazione annuale dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato

Autorità, Gentili ospiti, Signore e Signori,

è con vivo piacere che il Senato ospita oggi la presentazione della Relazione annuale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ringrazio il Presidente Pitruzzella perché la sua presenza qui oggi ci offre l’occasione per riflettere su alcune questioni di importanza cruciale per il nostro Paese. Nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria, in cui si affacciano i primi – per quanto ancora fragili – segnali di ripresa, la politica della concorrenza svolge un ruolo di primo piano nel garantire il corretto funzionamento dei mercati, tutelato dall’articolo 41 della nostra Costituzione: “L’iniziativa economica privata è libera”. Difendere questa libertà da  accordi di cartello,  rendite di posizione e concentrazione del potere economico è proprio il cuore del lavoro dell’Autorità.

Solo con un mercato libero e concorrenziale l’Italia e l’Europa potranno uscire dalla crisi: non a caso la tutela della concorrenza è una componente essenziale del processo di integrazione europea fin dai Trattati istitutivi del 1957.

La concorrenza, infatti, è un vero e proprio motore di innovazione e crescita. Una concorrenza effettiva stimola le imprese a diventare più efficienti; consente alle aziende maggiormente produttive di prendere il posto degli operatori meno efficienti; promuove gli investimenti e l’innovazione.

Solo valorizzando il talento, le competenze e l’efficienza nella scuola e nelle università, negli enti pubblici e nelle imprese sarà possibile rilanciare la crescita e sbloccare la nostra economia. Oltre a ciò, lasciatemi aggiungere, c’è un’altra concorrenza sleale che blocca la nostra economia e soffoca nella culla idee innovative, operatori coraggiosi e imprese che in altri contesti potrebbero prosperare. Mi riferisco alla criminalità organizzata, che inquina l’economia e prospera senza doversi preoccupare della difficoltà di reperire i capitali per iniziare le attività e dei vincoli previsti dalla legge in materia di tutela dei diritti del lavoratore.

Con la crisi le ripercussioni negative dei comportamenti anticoncorrenziali sui consumatori hanno un impatto ancora maggiore. Proprio la tutela del consumatore è da tempo il baricentro dell’azione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, alla quale il legislatore ha da tempo affidato – in linea con le migliori tradizioni degli ordinamenti più evoluti in questa materia, quali quelli di Regno Unito, Stati Uniti e Australia – anche il compito di applicare la normativa in materia di pratiche commerciali scorrette e di pubblicità ingannevole e comparativa illecita.

Concludo con un ultimo spunto di riflessione: il ruolo delle Autorità, e in particolar modo di un’autorità come questa che ha a che fare quotidianamente con i diritti dei consumatori e i comportamenti delle aziende, ha senso solo se riesce a dimostrare in ogni suo atto la più alta e ferma indipendenza dalle pressioni e dalle proposte indebite provenienti da ogni parte: dalle aziende multinazionali, che in alcuni casi fatturano come uno Stato di media grandezza, dalle imprese di bandiera, dagli operatori in mercati sensibili, dalla politica.

L’Autorità ha esercitato i propri poteri con azioni puntuali ed equilibrate, vigilando con rigore e intervenendo con determinazione a tutela del consumatore e delle imprese. Rivolgo, dunque, all’Autorità – e al Presidente Pitruzzella che qui la rappresenta – il mio più sentito apprezzamento per l’attività svolta, insieme all’auspicio che anche in futuro essa continui a svolgere, con lo stesso impegno, il proprio ruolo di arbitro attento e indipendente.

Grazie.

 

I 10 anni di Addiopizzo: dall’offesa del racket alla voglia di riscatto

Editoriale per il Giornale di Sicilia 

Come anni fa il Giornale di Sicilia pubblica oggi un elenco importante. Allora era quello dei cittadini che si impegnavano a sostenere i commercianti contro il pizzo, oggi quello degli operatori economici che hanno deciso di non sottomettersi alle richieste della mafia. Ricordo benissimo quel giorno di dieci anni fa in cui nel mio ufficio di Procuratore capo a Palermo entrarono un gruppo di ragazzi che aveva risvegliato la città con quei manifestini listati a lutto con il grido «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità».

Nemmeno loro si aspettavano il clamore nazionale che ebbe il loro gesto, rivendicato qualche giorno dopo con una lettera firmata non con dei nomi ma con una semplice descrizione: «Siamo uomini e donne abbastanza normali, cioè ribelli, differenti, scomodi, sognatori».

Hanno lanciato a tutti noi palermitani una sfida nella speranza che questa venisse raccolta, che le voci diventassero tante e che si diffondesse per contagio l’idea che il pizzo riguarda ciascuno di noi, come cittadino e come consumatore.
E questa sfida è stata raccolta con un entusiasmo incredibile: oggi abbiamo quasi 900 operatori economici che aderiscono e 10.000 cittadini che si sono impegnati a fare acquisti nei negozi certificati: la campagna «Pago chi non paga» è stata un successo, e per questo le ragazze e i ragazzi del Comitato – nel frattempo cresciuti e diventati uomini e donne ancora differenti, scomodi e sognatori – hanno deciso di andare oltre, lanciando l’Addipizzo Card.

Un patto tra commercianti e consumatori per uno «sconto etico» che andrà ad ingrossare un fondo, trasparente, per un investimento collettivo qui a Palermo. Praticamente un modo in cui cittadini, imprese e commercianti decidono non solo di non dare soldi alla criminalità, ma di utilizzare una quota di quei risparmi per restituire alcuni spazi alla città. Dal «sacco di Palermo» allo «scacco alla mafia».

Ma oltre a questi importantissimi dati della campagna sociale di Addiopizzo è giusto segnalare una reazione altrettanto importante: sono tanti gli operatori economici, sostenuti da Addiopizzo, che hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare. Questo dimostra che ora è il momento favorevole per denunciare.
Per questo voglio dire a chi è ancora sottomesso al giogo del pizzo o è in dubbio: denunciate ora, subito, rivolgetevi ad Addiopizzo, alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria, denunciate perché le condizioni sono favorevoli per liberarsi definitivamente dal fenomeno dell’estorsioni senza essere lasciati soli.
Mi voglio rivolgere oggi in modo particolare a quei commercianti vittime delle estorsioni emerse dall’operazione «Apocalisse».

Oggi voi siete parte offesa: trasformare questa offesa in un’occasione di riscatto. Lo Stato sarà con voi, saranno con voi le associazioni e i cittadini.
In un momento come questo, poi, dove la crisi già mette in ginocchio le attività commerciali, avete un motivo in più per farlo: i soldi che vanno a ingrassare la criminalità sono soldi utili per voi, le vostre famiglie, le vostre imprese.
È il momento di stare vicino a chi ha già scelto, dicendo di avere fiducia nell’opera di magistratura e forze dell’ordine, e ancora più vicino a chi deve decidere: abbiate il coraggio di dare davvero un addio definitivo al pizzo.

Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del Parlamento Europeo

Cari Presidenti, Gentili Ospiti, vi porgo un caloroso benvenuto al Parlamento italiano, al Senato della Repubblica e vi ringrazio per questa gradita visita.

Questo incontro rientra nella consolidata tradizione di dialogo fra Parlamento europeo e Presidenza di turno dell’Unione Europea alla vigilia del Semestre di Presidenza, ma assume un significato e una rilevanza del tutto particolari per la fase di rinnovo delle istituzioni europee in cui ci troviamo e che vede un ruolo centrale del Parlamento europeo. All’indomani della consultazione elettorale europea, il nostro primo comune impegno dovrà essere assicurare un confronto sereno, costruttivo e concreto fra le forze politiche. La nuova legislatura europea dovrà confrontarsi con sfide epocali: la crisi economica e finanziaria, le migrazioni, la criminalità organizzata, l’instabilità geopolitica alle nostre porte, causata da conflitti, da povertà e terrorismo.

Dobbiamo da subito pensare strategicamente. Per prima cosa serve un salto di qualità nel governo economico dell’Unione. Le necessarie misure di contenimento della spesa pubblica devono essere adeguatamente bilanciate da azioni energiche per stimolare gli investimenti, la competitività e la crescita e per questo si impone un allentamento dei vincoli di bilancio: io credo serva una  maggiore flessibilità del patto di stabilità che potrebbe escludere il costo delle riforme strutturali dal calcolo del deficit pubblico. La legislatura dovrà dedicarsi ai temi da cui dipende il nostro comune futuro: occupazione giovanile, politica industriale, sviluppo sostenibile, politica energetica, immigrazione; un forte rilancio della presenza e del peso internazionale dell’Unione, a partire dai travagliati confini meridionali ed orientali, per governare e non invece subire le trasformazioni degli equilibri mondiali.

Ci prepariamo ad affrontare il Semestre con la forte convinzione che occorra ridurre la distanza che i cittadini avvertono rispetto alle istituzioni europee puntando all’efficienza e democraticità dei processi decisionali e restituendo al disegno europeo un’identità culturale comune, un’anima europea comune che prevalga sugli egoismi nazionali nel nome della solidarietà, della libertà, dell’eguaglianza e della giustizia, quei valori così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi e dalle persecuzioni. Compito delle istituzioni parlamentari sarà esercitare un’azione di controllo e di stimolo, che auspico il più possibile integrata, perché tali nuove misure siano assunte nel pieno rispetto del metodo comunitario, esaltando il ruolo di co-legislatore del Parlamento europeo e quello di custodi della sussidiarietà dei Parlamenti nazionali che devono agire con intelligenza e costanza.

Vi auguro dunque buon lavoro. Grazie.

 

 

Incontro con i Capigruppo del Parlamento europeo

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Il  Presidente  del  Senato,  Pietro  Grasso, e la Presidente della Camera, Laura  Boldrini,  incontreranno  lunedì  23  giugno i Presidenti dei Gruppi politici  del Parlamento europeo. L’incontro si inserisce nell’ambito della tradizionale visita che la Conferenza dei Capigruppo del Parlamento europeo compie  nel  Paese che si accinge ad esercitare la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, alla vigilia del semestre. La delegazione sarà composta da Gianni Pittella, Presidente pro-tempore del Parlamento  europeo,  dai  Presidenti  e  dai Segretari generali dei Gruppi politici. Sono  stati  invitati  a  partecipare  i  Vice Presidenti, i Capigruppo e i Presidenti  delle Commissioni Affari esteri e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato. L’incontro  avrà  luogo  in  Senato,  a  partire  dalle  ore  13.15, e sarà trasmesso  in  diretta  dal  canale  satellitare  e  dalla webtv di Palazzo Madama.

International Drug Enforcement Conference

Autorità, Gentili membri delle delegazioni internazionali, Signore e Signori,

Con vero piacere ho accolto l’invito a chiudere la , quest’anno dedicata allo “smantellamento delle strutture finanziarie del narcotraffico”, una scelta tematica quanto mai opportuna per la quale mi congratulo con gli organizzatori. Nel mio breve intervento vorrei proporre una prospettiva visuale stranamente ancora inconsueta: l’influenza delle organizzazioni criminali transnazionali e dell’economia illegale ad esse riconducibile sugli equilibri geopolitici, di sicurezza, finanziari ed economici del sistema mondiale. La concezione che considerava narcotraffico, crimine, terrorismo, riciclaggio come questioni di ordine pubblico da affrontare con gli strumenti giuridici ed operativi interni agli Stati deve lasciare spazio alla più lucida consapevolezza che è in gioco non tanto il rispetto delle leggi; ma la stabilità del pianeta, la stessa sopravvivenza della democrazia, delle nostre civiltà, delle libertà: il futuro dei nostri figli e i loro diritti.

Per prima cosa io credo che dobbiamo colmare un grave vuoto di conoscenza e comprensione, come necessaria premessa per predisporre risposte globali ed efficaci a questi fenomeni. Il filosofo inglese John Locke disse che “l’unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene” ed in effetti la chiave della guerra che le istituzioni combattono contro le organizzazioni criminali transnazionali è, come in ogni conflitto, la conoscenza e previsione delle grandi tendenze geopolitiche e geoeconomiche. Vince chi è in grado di elaborare informazioni ed approntare strategie con più rapidità ed efficienza. E purtroppo a livello globale dobbiamo ammettere che finora prevalgono i nostri avversari perché noi abbiamo troppo a lungo sottovalutato la minaccia. Da anni io propongo un approccio geopolitico allo studio e al contrasto del narcotraffico e del crimine transnazionale, perché ritengo che i legami fra le organizzazioni criminali e gli altri soggetti detentori di posizioni di potere in ambito internazionale abbiano la natura di relazioni transnazionali che sono strettamente legate ai vari fattori della geopolitica: geografia, clima, sistemi politico-istituzionali, religione, etnia, demografia, cultura, alleanze, conflitti, economia, trasporti, comunicazioni, informazione. L’osservazione del sistema mondiale dimostra quanto sia divenuta pervasiva e drammatica l’influenza delle organizzazioni criminali transnazionali sugli Stati e sul sistema globale. America Latina, Africa Occidentale, Asia centrale, Caucaso, Balcani, Grande Mediterraneo – le aree di produzione e transito della droga, delle merci e dei servizi illegali – sono le principali linee del fronte, dove si indebolisce la forza delle istituzioni e interi territori e Stati finiscono sotto il controllo delle mafie che minacciano l’economia, la politica, la democrazia e insieme la stabilità internazionale. Le mafie agiscono ormai da attori geopolitici al pari degli Stati. Da una parte, si lasciano guidare nella ricerca del profitto dai fattori geopolitici, attente a servirsi di ogni mutamento, di ogni tendenza; e allo stesso tempo agiscono nell’arena mondiale da detentori di vero potere internazionale (di carattere militare, politico, economico, ma anche culturale e sociale) producendo in via diretta o indiretta processi di natura geopolitica. Così determinano conflitti, controllano territori sottraendoli alle istituzioni legittime, ridisegnano confini, tengono in vita oppure soffocano le economie di intere nazioni.

La recessione economica degli ultimi anni ha poi consolidato ulteriormente il potere criminale: grazie all’ampia disponibilità di liquidità e nel concorrere dell’aggravarsi della stretta creditizia per le imprese, le organizzazioni del narcotraffico e le altre società criminali hanno incrementato gli investimenti nelle economie legali di tutto il mondo, anche acquisendo migliaia di imprese in dissesto, con il risultato di rafforzare la dipendenza e la lealtà alle mafie dei territori più poveri e fragili, di legittimare l’ingresso nei circuiti legali e il riciclaggio dei capitali illeciti, di alterare i meccanismi della concorrenza e di inquinare così irrimediabilmente il sistema produttivo e finanziario globale.

La grande debolezza dell’azione dei poteri istituzionali nel confrontare questi fenomeni risiede nella pretesa dei governi di risolvere da soli e comunque alle proprie condizioni questioni che soltanto un’azione congiunta permette di affrontare con efficacia strategica. Gli Stati sono rallentati da meccanismi farraginosi e faticano a cooperare fra loro, in una assurda ridda di frontiere giuridiche, approcci eterogenei, blocchi geopolitici. Invece le strategie delle organizzazioni criminali transnazionali hanno carattere genuinamente globale e sono favorite da grandi vantaggi competitivi: capacità di accedere e di elaborare informazioni riservate, rapidi meccanismi decisionali ed attuativi, una rete di collaborazione internazionale che pragmaticamente prescinde da schermi nazionalistici, etnici e politici.

Come bene suggerisce l’impostazione di questa Conferenza, ormai la lotta al narcotraffico e alle mafie si gioca principalmente sul piano dell’aggressione legale ai patrimoni illeciti, con il sequestro, la confisca, e la prevenzione del riciclaggio. Ma è proprio su questo tema che la cooperazione fra gli Stati incontra le maggiori difficoltà. Il dominio economico è da sempre tradizionale materia di gelosa ed egoistica pertinenza delle istituzioni sovrane, e ancora la cooperazione internazionale resta molto insoddisfacente. Paradisi bancari, che proteggono l’identità dei titolari delle ricchezze, si trovano non solo in luoghi esotici e lontani ma anche nei fragili sistemi finanziari dei nostri paesi occidentali divenuti il fulcro del riciclaggio. Enormi capitali in euro vengono trasferiti in contanti dall’Europa nel continente americano per corrispondere il prezzo della droga, trasportati in container merci e da migliaia di corrieri semplicemente cambiati in dollari nelle casas de cambio e così introdotti nel sistema legale. Le più recenti investigazioni mostrano che le mafie hanno anticipato le tendenze degli equilibri mondiali e spostato l’attenzione verso l’Oriente. Possiamo descrivere uno di questi meccanismi economico-criminali come un triangolo. Al vertice si trovano la Cina e le altre importanti piazze finanziarie di Hong Kong, Singapore e Taiwan, dove si intersecano fattori geopolitici ed economici favorevoli agli interessi mafiosi (vasta disponibilità di liquidità; volume di esportazioni e importazioni che impediscono controlli significativi; politiche che privilegiano la crescita economica sul controllo stringente dei circuiti finanziari e degli illeciti economici). A un lato della base i principali mercati delle droghe e degli altri beni illeciti, Stati Uniti ed Europa. All’altro lato della base del triangolo le mafie transnazionali, mosse dall’esigenza di ripulire e investire i proventi dei traffici. Le rotte della cocaina, ad esempio, hanno un andamento circolare: la merce lascia i paesi produttori (Colombia, Bolivia e Perú) e si dirige lungo tre direttrici. I corridoi centramericano e caraibico centrale sono diretti in prevalenza negli Stati Uniti e in misura crescente verso l’Europa. Il corridoio sudamericano, che transita per Caraibi dell’Est e Africa occidentale, giunge sulle coste di Spagna e Portogallo, oppure direttamente qui, al porto di Gioia Tauro. Buona parte dei proventi rientra nei paesi produttori secondo uno speculare movimento circolare. Secondo alcune stime il 70% dei proventi illeciti rientra verso Colombia, Argentina e Brasile. La restante parte viene investita in Europa e viene utilizzata per retribuire gli anelli intermedi e finanziare il sistema della corruzione. Uno degli strumenti dei professionisti del riciclaggio per collocare i proventi in Oriente consiste nel costituire in Europa società fantasma, cartiere nate con il solo scopo di trasferire a più riprese danaro in Cina o in altre piazze orientali, apparentemente in pagamento di merci, sulla base di false fatture. Le somme trasferite sono quindi utilizzate per acquistare merci che vengono legittimamente inviate in Colombia, Argentina e Brasile. Il processo è così completo e il denaro è perfettamente riciclato.

Concludo tornando alla politica. Ho ben presente il rilievo delle questioni che questa Conferenza ha trattato, tanto che nel mio primo ed unico giorno da semplice senatore – il secondo giorno sono stato eletto Presidente del Senato e come tale non posso più entrare nel merito delle questioni politiche – ho presentato un disegno di legge proprio in materia di criminalità economica, di corruzione e reati societari per favorire le indagini finanziarie sui capitali illeciti. Sono infatti convinto che nelle interazioni fra narcotraffico, criminalità economia e politica si celi la più grande minaccia per il nostro futuro. A me pare che la comunità internazionale abbia finora affrontato queste questioni a fasi alterne, con troppa lentezza e indecisione. Io credo che serva invece il pensiero strategico, una stagione internazionale di impegno politico e azioni operative pienamente condivise per colpire il narcotraffico e la criminalità ma anche l’economia nascosta, i delitti societari, il riciclaggio; per ostacolare con la presenza delle istituzioni e la forza della legge il radicarsi sociale, politico ed economico del potere mafioso. Voglio quindi ringraziare voi tutti, che qui rappresentate le migliori forze di cui la democrazia è dotata, per l’impegno con cui affrontate un lavoro duro e difficile, che conosco molto da vicino per i miei 43 anni di magistratura e lotta contro le mafie. E voglio assicurarvi che anche oggi da Presidente del Senato continuo a credere negli stessi valori di sempre e che considero le sfide che voi combattete sul campo come la mia più importante responsabilità e il mio più grande impegno.

Grazie.

Un’ Europa finalmente unita

 2004-2014: il decennale dell’adesione all’Unione Europea di dieci nuovi Paesi membri

Cara Presidente Boldrini, Autorità, Signore e Signori,

Ho accolto con molto piacere l’invito della Presidente Boldrini a questo evento che si propone di ricordare e celebrare, dopo dieci, intensi anni, una delle tappe più emozionanti della storia dell’Europa e della nostra Unione. Il 1° maggio del 2004 con l’entrata in vigore del trattato firmato ad Atene, si completava il più grande allargamento nella storia dell’Unione Europea, e si componevano le dolorosa fratture dei conflitti mondiali e della Guerra fredda.

Il processo di allargamento, pur con i suoi tempi e le sue complessità, ha migliorato la vita dei nostri cittadini. Ha consentito di affermare un unico mercato di rilievo genuinamente continentale; ha contribuito a modernizzare i Paesi che erano più indietro; ha garantito stabilità geopolitica e dato corpo al grande sogno di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, una vasta area geografica dentro la quale sono garantiti uniformemente i diritti di ogni persona. Per queste stesse ragioni io sono fermamente convinto della necessità di avanzare l’integrazione europea dei paesi dei Balcani occidentali e della Turchia.

L’Italia, un paese fondatore caratterizzato da una solidissima tradizione europeista, è da sempre impegnata in questa direzione convinti come siamo che questa fosse allora e resti ancora la strada per affrontare le grandi sfide che attendono l’Unione. Penso alla crisi economica e finanziaria, alle migrazioni, alla criminalità organizzata, alla grave instabilità geopolitica che alle nostre porte è causata da conflitti, da povertà e terrorismo. Penso alle politiche di vicinato, alla imperativa necessità di strategie unitarie per il Grande Mediterraneo e la nostra frontiera orientale. Penso ai nazionalismi, ai populismi, ai sentimenti di disaffezione e di sfiducia che oggi minacciano il progetto europeo e che dobbiamo contrastare per prima cosa riaffermando un’identità culturale comune, una vera comune anima europea che prevalga sugli egoismi nazionali nel nome di solidarietà, libertà, eguaglianza, giustizia, valori così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi e dalle persecuzioni.

Con questo spirito ci prepariamo ad affrontare il semestre di presidenza italiana che si aprirà fra poche settimane. Dobbiamo anzitutto puntare a un vero e incisivo salto di qualità nel governo economico dell’Unione. Le misure di contenimento della spesa pubblica devono adesso essere adeguatamente bilanciate da azioni energiche per stimolare gli investimenti, la competitività e la crescita, allentando i vincoli di bilancio con una maggiore flessibilità del patto di stabilità, escludendo i costi delle riforme strutturali dal calcolo del deficit pubblico. La nuova legislatura europea dovrà essere dedicata alla occupazione giovanile, alla politica industriale, allo sviluppo sostenibile, alla politica energetica. Occorre inoltre rilanciare la presenza e il peso dell’Unione nel mondo, a partire dai nostri confini meridionali ed orientali, per governare e non subire le trasformazioni degli equilibri mondiali.

In questa direzione il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si prepara ad illustrare al Parlamento europeo il 2 luglio un programma ambizioso che punta a ridurre la distanza che i cittadini avvertono rispetto alle istituzioni europee, puntando sull’efficienza e la democraticità dei processi decisionali. La Presidenza italiana intende proporre un’agenda di politica economica incentrata al tempo stesso sulla crescita e la qualità della protezione sociale specie per le giovani generazioni; una politica dell’immigrazione più incisiva e solidale, con la piena condivisione dei problemi che affrontano i Paesi più esposti, la gestione integrata delle frontiere dell’Unione, un unitario sistema di asilo europeo e lo sviluppo dei rapporti con i Paesi di origine e transito; ed una politica estera comune più autorevole.

Io concordo pienamente con questa visione strategica del Presidente Renzi e posso sin d’ora assicurare che farò uso del mio ruolo di Presidente del Senato per assicurare che il Parlamento italiano sostenga l’impegno della Presidenza europea e accentui ulteriormente le proficue interazioni con il Parlamento europeo. Concludo. L’anima dell’Europa pulsa nei valori e nei principi che ancora oggi, come dieci anni fa, sono capaci di esercitare una potente attrazione dei cittadini ai confini dell’Unione verso di noi e verso l’integrazione. E credo che il nostro comune dovere sia quello di mantenere vivo il meraviglioso sogno dell’Europa, cui rivolgiamo il nostro impegno e affidiamo la nostra speranza.

Grazie.