Solidarietà a Don Ciotti

Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un messaggio di solidarietà a don Luigi Ciotti in riferimento alle minacce di Riina emerse dagli organi di informazione. Questo il testo della lettera:

“Caro Luigi, sono più di venti anni che sfidi la mafia con coraggio e passione. Le minacce di Riina emerse oggi sono l’ennesimo attacco ad una storia di impegno e di memoria che coinvolge ogni anno migliaia di cittadini e che ha contribuito a rendere il nostro Paese più libero e più giusto.Ti conosco da anni e so che non ti sei lasciato intimorire nemmeno per un attimo: continuerai sulla strada della lotta alla criminalità, e tutti noi saremo al tuo fianco. Un abbraccio, Piero.”

Post Facebook

Voto di scambio: strumentale polemica contro di me, mia posizione è nel mio DDL

“Trovo  strumentale  la  polemica  che  i senatori Crimi e Giarrusso stanno cercando  di scatenare contro di me”, dice il presidente del Senato, Pietro Grasso,  in  riferimento a quanto pubblicato on line.

“La mia posizione sul 416 ter  era chiaramente espressa nel mio Disegno di legge che prevedeva solamente  l’aggiunta delle parole “altra utilità” alla formulazione preesistente”, prosegue il presidente, che conclude: “Come sanno tutti, e in particolar modo dovrebbero saperlo i senatori, il presidente del Senato non  può  intervenire sui testi in discussione né  tantomeno li può votare. Nei  post  dei  due senatori vengono infatti riferite, come se fossero mie, frasi che non ho mai pronunciato”.

 

 

SLA, #IceBucketChallenge

Ieri pomeriggio sono stato sfidato da Sasà Salvaggio (che ringrazio) a fare l’#Icebucketchallenge. Ho raccolto la sfida a modo mio, decidendo di far visita al Centro SLA dell’ospedale di Palermo, da anni in prima linea nella sensibilizzazione e l’assistenza ai malati. Questa della “doccia gelata” è stata una bellissima iniziativa che in tutto il mondo ha avuto il merito di sensibilizzare molte persone sulla SLA e di ricordare a tutti quanto siano importanti la ricerca e l’assistenza ai malati. Mi auguro che l’attenzione mediatica di questi giorni non sia passeggera e soprattutto che sia Governo che Parlamento colgano questa occasione per un’azione incisiva sui temi della ricerca e della tutela della salute. Io ho fatto la mia donazione, e nomino tutti coloro che vedranno questo video a fare lo stesso. La cifra non conta perché ognuno dona secondo le proprie possibilità. L’importante è contribuire, anche con poco: ogni centesimo è importante! Ora tocca a voi, avete 24 ore! Il 21 settembre sarà la Giornata per la lotta alla Sclerosi Laterale Amiotrofica: ci rivediamo il 21 per fare un bilancio di questa iniziativa!

Link al video:

https://www.facebook.com/photo.php?v=821587154526209

In ricordo di Palmiro Togliatti

In occasione del  50°  anniversario  della sua morte voglio ricordare il grande statista che è stato Palmiro Togliatti. Il  suo  impegno  nella  lotta  antifascista,  il  lungo periodo di esilio all’estero, la capacità di elaborare proposte  politiche concrete in vista del perseguimento di obiettivi comuni testimoniano  la  sua  statura politica. Ebbe un ruolo di altissimo rilievo nei  lavori  della Costituente, favorendo il dialogo e la conciliazione tra laici  e  cattolici  e ispirando la stesura di alcuni fondamentali articoli della  nostra  Costituzione.

Grazie  ad  una lunga elaborazione politica e intellettuale,  condusse  il  PCI alla piena e convinta partecipazione alle istituzioni  rappresentative  abbandonando  ogni  ipotesi  rivoluzionaria e prefigurando  una  trasformazione  di lungo periodo della società verso una democrazia  progressiva,  attraverso  la  conquista  pacifica  del consenso elettorale. Ebbe  la  capacità  di  capire tempestivamente le trasformazioni sociali e politiche  globali, assumendo come obiettivo  prioritario  della  “coesistenza  pacifica”  la cooperazione tra Stati,  popoli  e  religioni  per  promuovere  il disarmo e la cooperazione politica  ed  economica  internazionale.

Palmiro Togliatti è stato assoluto protagonista della sua epoca: dal suo percorso intellettuale, morale, umano e  politico  è  ancora  possibile  attingere importanti lezioni che possono ispirare ancora oggi le scelte istituzionali.

De Gasperi grande statista, suo insegnamento ancora attuale

Messaggio a Maria Romana De Gasperi, presidente onorario della Fondazione De Gasperi

In  occasione  del  60mo  anniversario  della  morte  di Alcide De Gasperi desidero ricordare questo grande statista che, con saggezza e lungimiranza, contribuì  a  fondare  lo Stato democratico italiano dopo la tragedia della Seconda  Guerra  mondiale.

In  quegli  anni,  grazie  all’impegno  di  uomini  come lui si  riuscì a garantire la libertà e la sicurezza, la ricostruzione  economica,  la rinascita delle istituzioni e il recupero del prestigio e della dignità dell’Italia nella comunità internazionale.

Oggi  più  che  mai  il suo insegnamento è ancora attuale: ‘Per salvare la libertà  bisogna  salvare  la pace, ma il regime di libertà non si salva se non  si  attua  la  ricostruzione  economica  che  è  premessa di giustizia sociale’.  Riflessioni come questa ci ricordano  che  la democrazia non è un bene acquisito una volta per sempre, ma va rafforzata e difesa ogni giorno.

Cordoglio per la scomparsa di Alberto Capotosti

Telegramma alla ea famiglia di Alberto Capotosti

È  con  grande  dolore  che ho appreso la notizia della scomparsa di Piero Alberto  Capotosti.  Desidero  esprimere  i sentimenti del mio più profondo cordoglio personale e di tutto il Senato.

Ci  lascia uno dei giuristi più insigni che la nostra nazione abbia avuto, una  delle  menti  più  lucide, una delle personalità più indipendenti. Gli incarichi  di Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e, successivamente, di Presidente  della  Corte   Costituzionale   hanno rappresentato  il  dovuto  riconoscimento di una lunga e brillante carriera accademica e  civile.  Ci mancheranno i suoi preziosi contributi  di Costituzionalista  che, anche una volta terminate quelle esperienze, non ha mai  smesso  di  offrire  in momenti cruciali per le Istituzioni del nostro Paese.

 

Sant’Anna di Stazzema, punire i colpevoli e mantenere vivo il ricordo

Mi  unisco  oggi  nel  ricordo  delle  560  vittime innocenti barbaramente trucidate   nell’eccidio   di  Sant’Anna  di  Stazzema   il  12  agosto  di sessant’anni  fa, una delle pagine più buie della storia d’Italia.

Donne,  vecchi  e  bambini  rimasti  nelle  proprie  case, certi che nulla sarebbe  potuto  accadere  a civili inermi. Il loro sacrificio, come emerso dalle  indagini  della  Procura  militare  di  La Spezia, non fu l’esito di rappresaglia,  bensì  di un atto premeditato e curato in ogni dettaglio per sterminare la popolazione ed interrompere i collegamenti fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti in zona.

La  strage  di  Sant’Anna di Stazzema, quelle che la precedettero e quelle che  la seguirono, hanno lasciato nel nostro Paese cicatrici indelebili. In attesa che la Corte federale di Karlsruhe concluda le proprie indagini e renda  giustizia  a questo tragico episodio della nostra storia, mi rivolgo soprattutto  alle  nuove generazioni affinché mantengano vivo il ricordo di questi  eventi.  In  un  momento  in  cui  nel  mondo  assistiamo a simili, terribili  stragi,  solo  la  memoria storica, la cultura della tolleranza, della  democrazia,  della  libertà  e  della giustizia, può preservarci dal ripetersi di tali atrocità.

Un calvario la riforma del Senato

di Liana Milella per La Repubblica

Come si sente oggi il presidente del Senato? “Spossato come dopo una maratona, ma sollevato”. Come uno che ha vinto o uno che ha perso? “L’arbitro deve far sì che la partita raggiunga il 90°, senza invasioni di campo”. Ci sono senatori con cui non parlerà più dopo questa battaglia? “Assolutamente no, in politica è comprensibile il gioco delle parti”. Renzi? “Mai sentito”. Se l’immaginava così, da magistrato, l’arena della politica? “No, ma questo è stato un ottimo corso di formazione”. Il suo immediato futuro? “Ricaricarmi qualche giorno nella mia Palermo”. Ecco Grasso dopo la battaglia del Senato.

Ora che è finita, ci dice da che parte è stato in queste due settimane di calvario parlamentare? Con la maggioranza o con l’opposizione?

“Visto che parla di calvario mi verrebbe da rispondere con una battuta: sono stato due settimane in croce. Seriamente invece posso assicurare di non essere stato né con l’una né con l’altra: il presidente del Senato ha compiti ben precisi e deve essere terzo e imparziale. Credo di esserlo stato fino in fondo”.

Perché se l’è presa per il paragone con Moreno?

“Si può essere arbitri in un incontro di calcio, più difficile esserlo in una rissa. In questa partita, molto fallosa, le squadre hanno disseminato trappole d’ogni tipo mentre il mio unico scopo è stato portare il dibattito a discutere del merito e i senatori a esprimersi democraticamente con il voto”.

Che ha provato a non poter replicare agli insulti?

“È stato un bel training di autocontrollo. In una maratona così ciascuno ha le sue lamentele, ma io ho cercato di tenere la barra dritta e condurre in porto la barca nonostante la tempesta. Ho dovuto prendere molte decisioni ed è normale che abbiano scontentato ora una parte ora l’altra. Quello che non ho preso come un insulto è stato “funzionario”. È proprio quello che sono: un servitore delle istituzioni che mira a far funzionare una macchina complessa”.

Però Renzi con Repubblica ha criticato la sua gestione dell’aula, troppi cedimenti con l’opposizione. Visione di parte o qualche ragione ce l’ha?

“Non credo, era giusto dare spazio alle opposizioni. Prima del contingentamento dei tempi, deciso dalla capigruppo e non da me, ho dato ampio spazio al dibattito soprattutto sui temi principali della riforma, vedi l’elezione diretta dei senatori, nonostante l’esasperato ostruzionismo. Quando i tempi contingentati sono stati abbondantemente superati non restava che il voto, ma ho comunque concesso quasi dieci ore di interventi più del previsto a chi era contrario alla riforma”.

Con Renzi quante volte ha parlato in questi giorni?

“Mai”.

Chi le è stato più vicino?

“I funzionari del Senato che hanno lavorato giorno e notte sugli emendamenti e mi hanno aiutato nelle decisioni”.

Zanda l’ha invitata più volte ad andare avanti più in fretta. Non poteva essere più “Pd” di quanto non è stato?

“Come presidente non appartengo a nessun partito. Posso comprendere le difficoltà del capogruppo del primo partito di maggioranza che aveva il timore di non arrivare al traguardo”.

I suoi rapporti con la Boschi?

“Istituzionali e reciprocamente collaborativi”.

Dicono in molti che lei ha voluto dimostrare che può essere sopra le parti, quindi il miglior candidato al Quirinale. Il traguardo è più vicino?

“L’idea di un traguardo del genere non mi ha nemmeno sfiorato. In 18 mesi in Senato con le mie decisioni tra voti segreti e palesi, costituzioni in giudizio e canguri, è chiaramente emerso che non ho mai avuto presente alcun interesse di parte e tantomeno personale”.

Non c’era una soluzione più democratica del canguro?

“No, il canguro, come dimostrano precedenti e prassi, è l’unica difesa contro l’ostruzionismo. Quasi 5mila emendamenti solo sui primi due articoli: ovviamente non possono che essere ripetivi e seriali. Se avessimo fatto 1.400 votazioni in più su emendamenti sostanzialmente identici cosa sarebbe cambiato?”.

Rifarebbe quello che ha fatto sul voto segreto e che ha portato a due sconfitte della maggioranza?

“Certo: io l’ho ammesso su temi specifici, com’è giusto. C’è però chi ha provato a usarlo in modo strumentale per allargarlo ad altre questioni che andavano votate, secondo Costituzione e regolamento, in modo palese e ho evitato che ciò accadesse”.

Il 30 marzo con Repubblica lei s’è speso per un Senato elettivo. Ora si sente sconfitto?

“In una fase iniziale in cui la riforma era aperta a contributi ho espresso le mie idee, che non ho abbandonato, ma che non mi hanno assolutamente influenzato nel mio ruolo istituzionale. Nessuna sconfitta: la maggioranza dell’aula ha deciso diversamente, e io rispetto questa decisione”.

Per Rodotà è una “grande occasione perduta”, perché sul dibattito ha prevalso la “prova di forza”.

“Indubbiamente il muro contro muro ha squalificato la qualità del dibattito, ma tra i lavori in commissione e quelli in Aula il testo è stato arricchito. Un ulteriore contributo potrà essere dato dalla Camera e alla fine tutto sarà rimesso al giudizio dei cittadini con un referendum”.

Zagrebelsky vede “un problema di democrazia” perché il Parlamento diventa “suddito” del governo.

“L’importante è avere un’ottica di sistema e garantire, insieme alla governabilità del Paese, un sistema bilanciato di pesi e contrappesi, una reale rappresentanza della volontà dei cittadini, una platea più vasta per l’elezione del capo dello Stato. Sarà necessaria una messa a punto alla Camera di questa riforma e al Senato della legge elettorale”.

L’immunità, pessima per governatori e sindaci inquisiti?

“Recentemente, le decisioni di Senato e Camera hanno rassicurato i cittadini su un punto dirimente: l’immunità non si trasforma più come in passato in impunità. Un uso equilibrato dell’immunità è garanzia di effettiva separazione  dei poteri. Però avrei preferito demandare le decisioni a un organo terzo come la Consulta”.

Le modifiche alla legge elettorale, soglia al 40%, ma sbarramento sempre alto per i piccoli, la convincono?

“Tutti sottolineano che alcune modifiche sono necessarie per garantire il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità cui accennavo: non si possono tagliare fuori dal Parlamento i rappresentanti di milioni di elettori”.

Orlando nega il patto del Nazareno sulla giustizia, ma visti i rapporti tra Renzi e Berlusconi lei ci crede?

“Le dietrologie non mi appassionano. Giudicherò i fatti, valutando le proposte che verranno portate in Parlamento. ritengo apprezzabile lo sforzo di sistematicità dei 12 punti. La priorità da vent’anni è l’accelerazione dei processi, soprattutto quelli civili, per favorire gli investimenti stranieri”.

Il frutto è Berlusconi assolto in appello per Ruby?

“Credo nell’indipendenza dei giudici sia quando condannano che quando assolvono”.

Corruzione, il primo ddl è suo. Non è tempo di fare più che di dibattere?

“Il mio testo ha proprio l’intento di punire comportamenti che danneggiano l’Italia e bloccano la ripresa di cui abbiamo bisogno. La corruzione è uno dei più gravi problemi del Paese, bisogna intervenire al più presto”.

Ce la farà Orlando a cambiare la prescrizione?

“Ho fiducia in lui. Da tempo sostengo che sia necessario interromperne il decorso o dal rinvio a giudizio o dopo il primo grado. L’attuale stato di cose rischia di creare una “giustizia di classe” in cui gli imputati che possono permettersi i difensori più costosi e più esperti nelle tecniche dilatorie, accedono a una sorta di impunità per prescrizione”.

I suoi ex colleghi sono in allarme per la stretta sulla responsabilità civile. È necessaria?

“Il sistema va adeguato alla disciplina europea, visto che siamo in procedura d’infrazione. Si può continuare a garantire la necessaria serenità di giudizio dei magistrati con la responsabilità indiretta, ma superando il filtro d’ammissibilità che ha reso quasi impossibile la rivalsa dello Stato”.

 

 

 

 

Tragedia di Marcinelle: garantire a tutti condizioni di lavoro più sicure

“L’8  agosto  di  58 anni fa il Belgio venne scosso da una delle più grandi tragedie minerarie della storia, la tragedia di Marcinelle, in cui morirono 262  minatori,  di  cui 136 italiani”. Lo ricorda il presidente del Senato, Pietro  Grasso,  in una dichiarazione.

“Tra il 1946 e il 1956 – aggiunge il presidente  Grasso  –  oltre 600 connazionali persero la vita nelle miniere belghe  e  in  altri  incidenti  sul  lavoro.  A questi e a tutti gli altri italiani  che, spinti ad emigrare alla ricerca di un futuro migliore per sé e  per  le  proprie  famiglie, hanno subito sfruttamento, discriminazioni e razzismo, talvolta a rischio della propria stessa esistenza, rivolgo il mio commosso  pensiero. Ricordo con grande emozione la mia visita a Marcinelle, l’incontro  con  i minatori di origine italiana e conservo con cura nel mio studio  di  Palazzo  Madama la lampada che hanno voluto donarmi come monito per la tutela della sicurezza del lavoro”.

“Oltre  al  ricordo  –  afferma  il presidente del Senato – è però doveroso operare concretamente affinché siano garantite a tutti condizioni di lavoro più sicure e rispettose della dignità umana e affinché lo stillicidio delle morti bianche possa trovare fine”. “Mantenere  viva  la  memoria dei nostri concittadini caduti sul lavoro, in Italia  e  all’estero  –  conclude il presidente del Senato -, ci sprona ad agire  con  ancora  maggiore  determinazione  per  la  tutela  dei  diritti inalienabili  della  persona, primi fra tutti il diritto alla dignità, alla sicurezza, alla vita”.

Strage Italicus, portare luce sulle zone d’ombra

Ricorre  il  40mo  anniversario della strage dell’espresso ‘Italicus’, uno dei  tanti  atti  eversivi  rientranti  nella  cosiddetta  ‘strategia della tensione’  che  ancora  oggi non trovano risposte. Non possiamo rassegnarci all’idea  che  questo  crimine  efferato  rimanga  senza  risposte  e senza colpevoli.

Per  questo è necessario proseguire  nella  ricerca della verità avvalendoci delle nuove opportunità di  indagine  che  la  recente  declassificazione  degli atti relativi alle stragi ci offre.

La  nostra storia deve essere rischiarata dalle zone d’ombra che ancora la offuscano. Lo dobbiamo alle famiglie delle persone che nella strage persero la  propria  vita  e  a coloro che nell’attentato subirono gravi ferite. Ad essi rinnovo la mia vicinanza e formulo  l’augurio  che  possa  essere soddisfatta la loro sete di verità e giustizia.