Riprendersi il futuro: povertà e disagio minorili nell’Italia che cambia

Presidente Brambilla, Autorità, gentili ospiti,

è con grande piacere che il Senato ospita il convegno “Riprendersi il futuro. Povertà e disagio minorili nell’Italia che cambia”, in occasione del quale saranno presentati gli atti dell’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Permettetemi di rivolgere un saluto particolare e un benvenuto a Ortiz Marìa Estela, Presidente e Segretario generale del Consiglio Nazionale dell’Infanzia del Cile, e a tutti i componenti della delegazione cilena che abbiamo il piacere di ospitare.

La giornata di oggi è una importante occasione di approfondimento e confronto su un tema cruciale che, lo abbiamo ribadito molte volte, dovrebbe essere sempre al centro dell’azione delle Istituzioni. Quando pensiamo alla povertà e al disagio minorile, istintivamente la nostra mente va a luoghi distanti dal nostro vivere quotidiano: in effetti, secondo l’ultimo rapporto Unicef, nel mondo il 20% più povero dei bambini ha il doppio delle probabilità di morire prima dei cinque anni del 20% più ricco; inoltre, quasi un bambino su quattro nei Paesi meno sviluppati è coinvolto nel lavoro minorile e milioni di loro subiscono sistematicamente discriminazioni, violenze fisiche e sessuali, abuso e incuria, sfruttamento. In realtà, e con le dovute proporzioni, povertà e disagio minorile non sono rilevabili solo ed esclusivamente nei paesi in via di sviluppo ma anche nei paesi industrializzati come il nostro.

Solo pochi giorni fa abbiamo ospitato in Senato la relazione dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza  che ci ha illustrato come il perdurare della crisi economica abbia prodotto effetti dirompenti sulla qualità della vita delle fasce più deboli della nostra società e, in particolare, proprio dei minori. Non avere la possibilità di fare almeno un pasto al giorno contenente carne o pesce, la mancanza di indumenti nuovi, di avere libri da leggere, l’opportunità di fare sport e altre attività ricreative: questa la difficile quotidianità che troppi bambini e adolescenti affrontano anche nel nostro Paese. Diventa allora quanto mai importante approfondire in ogni sua sfaccettatura l’impatto e le conseguenze di questa drammatica situazione; per questo ritengo che il lavoro di analisi e studio operato dalla Commissione, che ringrazio, sia davvero prezioso perché potrebbe rivelarsi un formidabile strumento per ridefinire le nostre politiche di tutela dei minori.

I bambini e i ragazzi rappresentano il più grande investimento strategico che un Paese possa fare: è ormai ampiamente riconosciuto che l’assenza di lungimiranti politiche di assistenza dei minori che vivono in condizioni difficili, tanto sul piano della loro sicurezza materiale quanto su quello della loro educazione, si traduce, in prospettiva, in oneri futuri particolarmente impegnativi per l’intero sistema Paese. Lascio allora la parola agli autorevoli relatori di oggi che, ne sono certo, ci aiuteranno a comprendere quanto è stato fatto sino ad ora e cosa dovremmo fare per evitare che anche solo un bambino rischi di rimanere indietro, o sia svantaggiato per tutta la sua vita, solo perché meno fortunato di altri.

Grazie.

Informazione: la solidarietà ai giornalisti dell’Ansa

“Le  Istituzioni e il mondo della politica non possono restare indifferenti di  fronte  alle  notizie  che  si  susseguono  sui  ‘tagli’  e le continue riduzioni  di  risorse nel mondo dell’informazione. Oggi l’allarme riguarda la  principale  agenzia  di  stampa,  l’Ansa,  che  rappresenta  –   con l’autorevolezza  del  suo  lavoro  e  grazie  ad  una importante diffusione territoriale – una risorsa insostituibile”.

Così il Presidente  del Senato, Pietro Grasso, in una dichiarazione. “Desidero  inviare  la  mia solidarietà ai giornalisti oggi in sciopero. Mi auguro  –  conclude  il  Presidente  Grasso – sia possibile arrivare al più presto  ad un accordo tra lavoratori, azienda ed editori che abbia al primo punto l’obiettivo di salvaguardare la qualità dell’informazione”.

40 anni dall’Atto di Helsinki. La pace attraverso il dialogo

Autorità, Colleghi, Signore e Signori,

Per prima cosa desidero ringraziare per la sua presenza e augurare il più cordiale benvenuto in Senato a Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin. Ringrazio il collega Sen. Paolo Romani, Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, per avere promosso questa importante iniziativa.

Il primo agosto di quaranta anni fa si chiudeva con l’adozione dell’Atto di Helsinki la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che si era aperta due anni prima proseguendo poi in più tappe. Giova ricordare che oltre ad una trentina di paesi europei, all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, gli Stati Uniti, il Canada, la Turchia, vi intervennero come non partecipanti sei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, contribuendo positivamente su diversi profili tematici. Ma la presenza più importante, e sorprendente, fu quella della Santa Sede, che all’epoca non partecipava a pieno titolo ad un consesso di stati dai tempi del Congresso di Vienna del 1815. Come ha ricordato in un suo scritto il Cardinale Achille Silvestrini, che rappresentò la Santa Sede in quella Conferenza, suscitò una grande emozione la loro proposta di inserire la libertà religiosa e di credo tra i principi dell’Atto di Helsinki, prova eminente della fecondità del metodo che a Helsinki si sperimentò con successo: l’incontro fra culture e sensibilità diverse, come antidoto all’odio, al conflitto e all’incomprensione.

L’Atto di Helsinki fu passaggio cruciale del percorso che ha condotto alla fine del lungo confronto fra due ideologie che hanno retto l’equilibrio mondiale nel secondo dopoguerra e che poi ha portato, per un intreccio di eventi, alla caduta del muro di Berlino e alla ricostruzione di nuovi equilibri globali. L’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa nacque con la “Carta di Parigi” del 1990 e il Vertice di Budapest del 1994, come l’erede della Conferenza consacrata nell’Atto di Helsinki e come tale si è trovata ad affrontare le sfide del sistema globale dopo la caduta del Muro di Berlino. Tra i principali obiettivi dell’Organizzazione, ricordo l’importante lavoro sulla transizione e sulla costruzione democratica dei Paesi dell’Europa centro-orientale e dell’Asia centrale, principalmente attraverso la verifica della regolarità dei processi elettorali. Nell’attuale situazione di tensione ai confini orientali dell’Europa, l’OSCE svolge oggi un’intensa attività nel quadro della crisi ucraina, con una impegnativa missione di osservazione civile del rispetto degli Accordi di Minsk, missione che conta 484 unità, di cui 370 si trovano nel Donbas e fra questi vi sono 23 italiani ai quali rivolgo un pensiero di stima e riconoscenza.

Concludo. Io credo fermamente nel multilateralismo. L’OSCE, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea hanno garantito un lungo periodo di pace e prosperità al nostro continente, accompagnando i processi di democratizzazione, promuovendo i diritti e i valori che sono faticosamente emersi dai Conflitti mondiali e dalle atrocità che vi si perpetrarono. Il significato più profondo della celebrazione dell’Atto di Helsinki non si esaurisce dunque nel ricostruire storicamente quanto di importante avvenne nel 1975, quanto nel sottolineare il valore di quel metodo di ricerca della “pace attraverso il dialogo”. Sono convinto che interpretare lo spirito di Helsinki con gli occhi del presente significhi affrontare le divisioni, i conflitti, le frammentazioni che viviamo dentro e fuori l’Europa credendo nella bellezza di un continente nel quale le civiltà, le culture, i credi non si scontrano, ma si riconoscono e si rispettano: un luogo in cui le diversità non sono contrapposizioni ma solo declinazioni della nostra preziosa, indimenticabile umanità. Grazie.

La tua idea per l’Italia

Care ragazze, cari ragazzi, Gentili insegnanti, Onorevoli Senatrici e Senatori,

sono felice di salutare anche quest’anno i giovani laureati e laureandi dell’Associazione “Cultura democratica” partecipanti all’iniziativa “La tua idea per l’Italia.

Ogni anno che passa noto non solo una maggiore partecipazione ma anche una costante evoluzione nella qualità delle proposte formulate, che trattano sempre temi di grande rilievo e attualità. Ciò mi conforta, poiché constato l’utilità degli sforzi che il Senato compie per avvicinare, sensibilizzare e coinvolgere i giovani di tutte le fasce di età. Gli studenti che partecipano a queste iniziative non ci deludono mai. Al contrario, ci stupiscono sempre per l’impegno che profondono nei loro elaborati e per la capacità di dare un taglio sempre nuovo ed originale alla trattazione dei vari argomenti. Con i vostri contributi ci aiutate a vedere le cose da un’angolazione diversa e a comprendere quali siano le questioni che i giovani sentono come prioritarie. Voglio ringraziare tutti per ogni singolo apporto, perché costituiscono nuovi spunti, nuove idee e nuovi stimoli per il lavoro di noi legislatori che abbiamo il dovere di dare spazio anche alla vostra voce, alle vostre istanze, alle vostre esigenze. Sono, d’altra parte, certo che anche per ognuno di voi la partecipazione a questo tipo di iniziative costituisca una tappa importante nel percorso formativo personale, lasciando non solamente un piacevole ricordo dell’esperienza vissuta, ma una maggiore consapevolezza e una rafforzata coscienza civile.

Dunque, ragazzi, a questo punto vi lascio continuare il lavoro con i Senatori dell’8a Commissione e con i nostri competenti funzionari parlamentari, ma non tornerò alle mie consuete incombenze istituzionali senza aver prima fatto una chiosa finale. In un momento storico in cui aumenta la tendenza a disertare le urne e i cittadini sentono le Istituzioni quantomeno estranee, è fondamentale impegnarsi, invece, con convinzione, per ribaltare questa visione. Che la politica sia un’attività davvero nobile, che si traduca nell’amministrazione della comunità ai fini del bene comune e non già del tornaconto privato dipende dalla qualità, dalla caratura morale e dall’impegno dei cittadini che vi partecipano. È probabile che più di uno fra di voi scelga questa strada e non ho dubbi che lo farà con spirito costruttivo, contribuendo a ridurre la distanza tra cittadini e istituzioni.

Buon lavoro.

Relazione annuale dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza

Autorità, gentili ospiti, cari ragazzi,

è con grande piacere che anche quest’anno il Senato ospita la presentazione della Relazione Annuale dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza sull’attività svolta nel 2014, un appuntamento importante che ogni anno ci consente di fare una riflessione su quanto è stato fatto e quanto ancora c è da fare affinchè, per collegarmi al titolo di questa quarta relazione, le promesse mancate siano realizzate e il futuro non si inventato ma costruito.

Permettetemi innanzitutto di ringraziare il Presidente dell’Autorità e tutti i suoi collaboratoti per l’attività che hanno svolto in questi 4 anni, costruendo, giorno dopo giorno, con determinazione e profonda convinzione, questa nuova figura del Garante. Non deve essere stato facile avviare una nuova struttura, per quanto agile, conquistare un posto all’interno dello scenario istituzionale e insieme la fiducia degli interlocutori, a partire dai più giovani. Un saluto speciale a tutti voi ragazzi che oggi siete qui insieme a noi. Oggi vogliamo parlare con voi, del vostro diritto a partecipare, del vostro diritto ad essere ascoltati, voi che siete il nostro presente e costruirete il futuro di questo Paese.

Un ringraziamento ai nostri due moderatori d’eccellenza Alberto Matano e alla giovane Sabrina Nocerino che ringrazio di cuore perchè ha seguito con l’associazione Radio Kreattiva, il “Diritti al futuro” Tour del Garante, raccontando le tappe dal punto di vista degli adolescenti. So, cara Sabrina, che il tuo sogno è quello di diventare giornalista e ti auguro di realizzarlo.

Un ringraziamento anche a Marco Mengoni, non solo per la sua presenza qui oggi ma per la capacità con la quale comunica ogni giorno con i giovani, trasmettendo loro, attraverso le canzoni, messaggi positivi, interpretando i loro bisogni, le loro paure, traducendo le loro emozioni. Non è un caso che l’Autorità abbia, attraverso un sondaggio, individuato in lui il maggior “sentiment positivo” tra i ragazzi italiani.

L’Autorità Garante è stata istituita nel 2011 diventando uno strumento fondamentale per la tutela delle persone di minore età, un interlocutore in grado di assicurare la promozione e la piena attuazione dei loro bisogni, dei loro interessi, dei loro diritti con azioni concrete non solo a livello nazionale ma radicate nei singoli territori grazie alla figura dei Garanti regionali.

Molto è stato fatto ma ancora tanto c’è da fare. Le numerose segnalazioni di scarsa tutela di bambini e adolescenti a voi pervenute a livello regionale e nazionale sono espressione del ruolo e del significato che il Garante ha assunto in questi anni. Una maggiore fiducia nelle istituzioni da parte dei diretti interessati che oggi più di ieri hanno il coraggio di denunciare, di chiedere aiuto. Ma sono anche espressione di una maggiore sensibilità di chi, pur non essendo direttamente coinvolto, sente il dovere di segnalare situazioni di disagio adolescenziale, perché in realtà il benessere dei minori ci deve coinvolgere tutti.

Occuparsi dell’infanzia è e deve essere prioritario, un dovere imprescindibile di ciascun Paese democratico. Il modo di guardare all’infanzia e all’adolescenza infatti condiziona le scelte politiche pubbliche e il rapporto tra vita pubblica e privata. L’infanzia dunque va messa al centro dell’azione politica se vogliamo che l’Italia possa avere un grande futuro.

Un dato mi ha molto impressionato nei giorni scorsi: nel 2014 le nascite sono state cinquemila in meno rispetto al 2013, colpa certamente di una situazione economica che desta preoccupazioni e condiziona le scelte dei nuclei familiari. Bisogna impegnarsi dunque a investire quanto più risorse possibili nei servizi a tutela e a sostegno dell’infanzia; penso agli asili nido, per esempio, ma anche a politiche di sostegno concreto alla famiglia. Si sente spesso dire che la fiducia e la speranza siano le precondizioni per quel colpo di reni necessario al rilancio del nostro Paese, e credo che nessuna spinta possa essere più forte di quella di diventare genitore: è la scommessa più grande sul futuro che si possa immaginare, spinge ciascuno di noi a impegnarsi, ad assumere responsabilità e a darsi da fare.

Penso anche, però, alle tante situazione di abbandono e di solitudine, ai tanti bambini stranieri che arrivano nel nostro paese scappando da luoghi di guerra e di violenza. Accanto a chi nella tragedia ha la fortuna di arrivare avvolto tra le braccia di un genitore, di un parente, di un amico, ci sono bambini che arrivano in condizioni di estrema solitudine. Bambini impauriti, disorientati, spaventati, sguardi nei quali si leggono storie drammatiche. Questi bambini ci chiedono aiuto e l’Europa tutta deve tendere la mano, adoperarsi perchè i loro diritti siano rispettati, difesi, coltivati. Noi dobbiamo essere il ponte che permette loro di attraversare e superare la sofferenza.

Per il benessere dei minori accanto alla famiglia un ruolo altrettanto importante è affidato alla scuola che sappiamo essere al centro del dibattito odierno. E’ proprio sulla scuola che si deve puntare. La scuola è un luogo di scambio, a scuola si impara, a scuola si cresce. Oltre la riforma in discussione, che affronta soprattutto gli aspetti organizzativi e gestionali della scuola, vorrei riflettere con voi sul  lavoro che ogni giorno dirigenti, docenti e studenti svolgono nelle classi del nostro Paese su temi quali i diritti, i valori costituzionali, il rispetto delle persone nella loro diversità, l’inclusione, l’ascolto. Un patrimonio davvero inestimabile.

Ascolterò con grande attenzione la relazione ma nei giorni scorsi alcuni dati sono trapelati sulle agenzie. Uno mi ha davvero scosso: la fiducia delle ragazze e dei ragazzi nello Stato e nella politica diminuisce con l’aumentare dell’età. Significa che gli insegnanti e le famiglie riescono a trasmettere loro il “senso dello Stato”, ma più il loro pensiero si fa critico ed autonomo più se ne allontano. Da una parte sicuramente si può immaginare il naturale – e salutare – periodo di “contestazione” proprio dell’adolescenza, ma dall’altra questo dato deve interrogarci: come possiamo migliorare questo dato, quali azioni possono invertire questa tendenza, quale impegno possiamo assumere per far si che cresca invece di diminuire la voglia di partecipare alla vita politica del nostro Paese?

Ma al di la degli interventi normativi, al di la delle impiego delle risorse noi tutti, come persone e come Istituzioni, abbiamo un primo importantissimo dovere: dobbiamo ascoltarli di più, parlarci di più, dedicare loro più tempo. Costruire una società che tenga più in conto le loro aspettative e le loro opinioni significa lavorare per un Paese che sia più aperto al futuro. Assicurare i diritti fondamentali dei minori, accompagnare la loro crescita, garantire loro ogni protezione da abusi e pericoli costituiscono doveri inderogabili di un Paese civile e insieme – Parlamento, Governo, Autorità, docenti, famiglie, studentesse e studenti – dobbiamo fare di più.

Ringrazio l’Autorità, i Garanti regionali, tutti gli operatori sociali e sanitari, le associazioni di volontariato, gli educatori e tutti coloro che ogni giorno si impegnano per la tutela e i diritti delle persone di minore età, tutti coloro che si attivano quotidianamente per trasformare le parole in fatti, le intenzioni in azioni. Sono tanti i temi e i luoghi dove migliorare la nostra presenza a tutela dei minori, italiani e stranieri, e dobbiamo dimostrare ogni giorno di avere tutti, davvero, “il coraggio di essere umani”.

Grazie.

Stampa e informazione a garanzia di trasparenza e legalità

Cari amici, gentili ospiti,

è un grande piacere per me ospitare in Senato il Convegno organizzato dalla Federazione Italiana Editori Giornali e dalla Federazione Concessionarie Pubblicità sul delicato tema “I mezzi di informazione a sostegno della legalità”. Saluto innanzitutto i relatori che hanno accettato di partecipare a questo confronto e ringrazio gli organizzatori per l’impegno che hanno dedicato a questa iniziativa. Voglio cogliere quest’occasione per condividere con voi alcune riflessioni su temi che meritano grande attenzione, perché influiscono direttamente con la nostra società, illustrano il tipo di democrazia nella quale viviamo e disegnano quella in cui vogliamo vivere in futuro.

Partiamo da una pietra miliare del giornalismo internazionale, che ha dato il nome al premio giornalistico più importante al mondo, Joseph Pulitzer: “Un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perché ad essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello“. Pur se datate sono parole sempre attuali: guardando al sistema dell’informazione di un Paese, e in primis al suo effettivo pluralismo, possiamo farci un’idea del suo tasso di democrazia. Poter accedere a fonti d’informazione numerose e diverse tra loro è quella che ho spesso definito una precondizione  affinché i cittadini possano esercitare con consapevolezza il diritto alla partecipazione della gestione della cosa pubblica.

La professione del giornalista svolge un ruolo sempre più rilevante e complesso all’interno della nostra società, soprattutto ora che di informazione siamo letteralmente sommersi, perché quantità e rapidità delle informazioni non garantiscono in nessun modo la loro qualità. Per questo oggi è necessario insegnare a tutti i lettori, non solo ai più giovani, l’importanza del saper distinguere tra le diverse fonti informative, argomenti che saranno certamente trattati nelle due relazioni che seguiranno. Nella sua frase Pulitzer sottolinea un aggettivo: “stampa onesta”. Anche la stampa è un potere, e come ogni potere ha diritti, doveri, limiti e responsabilità: non è facile seguire tali principi in un mercato informativo come quello odierno, ma saper ottenere click e copie vendute rispettandoli garantisce  quel ruolo primario nel gioco democratico cui la stampa è da sempre chiamata.

In sala vedo alcuni dei giornalisti che ho conosciuto nei 43 anni del mio lavoro precedente. Ne ho conosciuti davvero molti – espongo con orgoglio nel mio studio qui a Palazzo Madama la targa che mi hanno regalato quando ho lasciato la Procura di Palermo per venire a Roma a fare il Procuratore nazionale antimafia – e, visti i temi di cui si occupano, alcuni di loro – come tanti giornalisti in Italia, decisamente troppi – sono stati minacciati o in modo subdolo attraverso cause e querele temerarie o più direttamente in modo violento. E’ un fatto incontrovertibile che la criminalità tema l’informazione almeno quanto l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura, anche perché a volte, per ragioni che riguardano le diverse caratteristiche del lavoro, la stampa arriva prima. In questi giorni fare un esempio è facile: prima che scattassero le richieste di arresto per Mafia Capitale infatti gli stessi nominativi sono stati al centro di un’inchiesta di Lirio Abbate sull’Espresso del dicembre 2012. Potrei fare molti altri esempi, ma il punto centrale è che il giornalismo d’inchiesta, quando è serio e professionale, riesce a far emergere queste realtà, indipendentemente dalle indagini.

Anche dal lato della corruzione il ruolo dei giornali è fondamentale: spesso sono i cronisti a scoprire le irregolarità nei bandi o il taglio “sartoriale” di alcuni di essi, sono le inchieste giornalistiche ad accendere i riflettori su alcuni scandali e a diventare la base per le successive indagini della magistratura. Ma andando oltre si può trovare un ruolo ancora più importante: ci sono comportamenti che non si configurano come reato, ma che sono moralmente ed eticamente molto discutibili: in questi casi è solo grazie alla stampa che tali azioni possono emergere ed essere messe alla valutazione dei lettori e quindi dei cittadini. Aiutare a costruire una coscienza collettiva attenta, severa ed equilibrata, è un compito delicato e importante.    Ho poi un ricordo personale di un altro caso significativo del rapporto di positiva collaborazione che può crearsi e che risale a quando ero procuratore a Palermo: un giornalista mi segnalò che, spulciando a Roma le carte processuali sull’arresto di Riina, su uno degli appunti ritrovatigli in tasca e sequestrati aveva notato il nome dell’imprenditore di Bagheria Michele Aiello, circostanza che fece fare alle indagini un notevole salto di qualità.

Concludo. Credo sia necessario difendere sempre il delicato equilibrio tra tre diritti fondamentali: il diritto di cronaca esercitato dai giornalisti; la necessaria riservatezza delle indagini; il diritto dei cittadini di essere informati. Sono in discussione alcuni disegni di legge che trattano temi importanti in questo senso, a partire dalle norme sulla diffamazione e sull’utilizzo a scopo intimidatorio delle querele, norme che devono mirare a salvaguardare anche i cronisti con meno garanzie e che scrivono per piccoli giornali locali o su internet. Parlando con un parterre così importante non posso infine trascurare  la necessità di una maggiore trasparenza anche sull’assetto proprietario delle testate.

Cari amici, il ruolo degli editori e il lavoro dei giornalisti sono preziosi per la democrazia, per l’opinione pubblica, per i cittadini. Ognuno di noi deve fare la sua parte. Da parte delle Istituzioni e della politica l’impegno deve essere improntato alla trasparenza, a garantire le risposte, l’accesso ai dati e agli open data, a fornire tutti gli strumenti per un’informazione corretta e accurata. Da parte di chi fa informazione il dovere della verifica e della correttezza si dovrà misurare anche con il diritto all’oblio, che in questa nostra era risulta forse il più difficile da garantire.

Auspicando un dibattito il più possibile franco e vivace, rivolgo a tutti voi i miei migliori auguri di buon lavoro. Grazie.

Presentazione rapporto Enac

Presidente Riggio, gentili Ospiti,

sono trascorsi otto anni da quando il Senato ha ospitato per la prima volta la presentazione dell’annuale Rapporto dell’Enac, Autorità per l’Aviazione Civile Italiana. Questo appuntamento è ormai diventato una gradita consuetudine.

Sono stati anni difficili, caratterizzati da una crisi economica mondiale che non poteva non riflettersi anche sul settore dei trasporti in generale e sul traffico aereo in particolare, generandone una significativa contrazione. Alle difficoltà dell’economia globale si erano andati ad aggiungere gli effetti della liberalizzazione dei mercati, la quale, a fronte di un considerevole aumento delle possibilità di spostamento dei cittadini, aveva creato difficoltà crescenti, organizzative e di business, ai vettori nazionali. Ma questo periodo di difficoltà sembra avviarsi alla conclusione e i risultati della relazione per il 2014, che fra poco saranno illustrati dal Presidente Vito Riggio, fanno emergere degli spiragli di ripresa. Questo anche grazie al lavoro dell’ENAC, alla sua attività di controllo e vigilanza per garantire la sicurezza dei voli e la qualità dei servizi aerei e aeroportuali. Un efficiente e sicuro sviluppo del traffico aereo insieme alla crescita delle potenzialità degli scali nazionali, in un’economia globalizzata e dominata dall’e-commerce, è fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese ed è garanzia e presupposto della libertà di circolazione delle persone e delle cose prevista dall’articolo 16 della nostra Carta costituzionale. Eventi recenti come la sciagura del volo Germanwings o come l’incendio all’aeroporto di Fiumicino, oltre al dolore, alla drammaticità dei fatti e all’effetto sulla sensazione di sicurezza nei cittadini, sono ulteriori ostacoli che si frappongono alla ripresa, ma siamo certi che l’Enac saprà, come sempre, affrontare anche queste criticità e formulare le proposte più idonee a superarle e a far sì che non si ripetano in futuro, nell’interesse dei passeggeri e soprattutto nel rispetto delle norme a tutela della salute loro e di quella dei lavoratori.

Ringrazio il Presidente Vito Riggio per avermi invitato a questo momento prezioso di riflessione sullo stato della nostra aviazione civile e do a lui la parola per la relazione.

Grazie.

Seminario di studi e ricerche parlamentari “Silvano Tosi”

Cari ragazzi,

è con grande piacere che ho accolto l’invito a partecipare a questa giornata di formazione a conclusione del seminario di studi e ricerche parlamentari “Silvano Tosi”, promosso dall’Associazione studi e ricerche parlamentari.

Vorrei ringraziare tutto il personale accademico e gli illustri professori presenti per l’impegno con il quale hanno affrontato anche quest’anno la gestione accademica e organizzativa di questo corso. Gli studi prodotti negli ultimi anni hanno infatti saputo cogliere alcuni temi cardine del diritto e dell’esperienza parlamentare, evidenziando come le assemblee rappresentative si trovino oggi ad operare in un contesto decisionale multilivello e in processi di regolazione complessi. Dal 1967, questo seminario costituisce un punto di riferimento importante per tutti quei giovani desiderosi di mettersi al servizio delle Istituzioni con passione e competenza. Ritengo che le assemblee rappresentative abbiano più che mai bisogno di giovani studiosi come voi che sappiano accompagnare il Parlamento in questo difficile passaggio storico.

Le assemblee rappresentative sperimentano oggi una fase di difficile transizione che rischia di mettere in discussione il loro ruolo istituzionale. È noto infatti come, negli ultimi decenni, il processo di integrazione europea e la ricerca, a livello nazionale, di garanzie di governabilità e tempestività dell’azione politica abbiano spostato il baricentro della decisione dai Parlamenti ai Governi. Se il Parlamento, infatti, rappresenta tradizionalmente il luogo della ricerca del compromesso politico, i Governi identificano la sede della concreta definizione ed attuazione degli indirizzi programmatici, funzione questa che si rivela molto importante soprattutto nei momenti di crisi economica. Queste tendenze in atto non ci devono tuttavia indurre a ritenere superato il ruolo dei Parlamenti e anche dei parlamentari. Cambiare o anche solo modificare la Costituzione richiede che si adeguino in modo sinergico i diversi ingranaggi che consentono alla macchina democratica di funzionare: forma di Stato e di governo, sistema elettorale, sistema dei partiti. A Governi forti è bene che corrispondano Parlamenti altrettanto forti: in questo senso sarà importante mantenere in capo al Senato la funzione di “contrappeso”, proprio per mantenere un corretto equilibrio costituzionale. Il ruolo di Camera di garanzia si rende essenziale a fronte del rafforzamento del rapporto tra il governo e la maggioranza parlamentare, incentrato su una sola Camera. In tale ottica, la funzione di garanzia del Senato appare perfettamente compatibile con quella della rappresentanza territoriale, dalla quale risulta consolidata e rafforzata.

Lungo questo percorso l’inclusione e la condivisione ampia delle scelte migliori è la chiave del successo di scelte destinate a durare nel tempo, oltre che premessa fondamentale per ristabilire quella fiducia tra elettori, partiti e istituzioni che oggi, guardando i dati dell’affluenza alle elezioni delle ultime settimane, appare fortemente compromessa. Nel rinnovare le mie più sentite congratulazioni per la qualità dei risultati raggiunti sul piano della ricerca, auguro a tutti voi ragazzi che questa importante tappa del vostro cammino formativo possa essere propedeutica ad un brillante percorso professionale al servizio delle Istituzioni. Non desistete dal perseguire i vostri sogni e i vostri progetti di vita, continuate ad investire le migliori energie in quella passione per gli studi parlamentari che vi ha portato a scegliere questo percorso accademico: in questi palazzi abbiamo bisogno delle vostre idee e del vostro entusiasmo.

Presentazione dell’associazione Onlus “Claudio Rinaldi – Giornalista”

Signora Schiaffini, cara Giulia Claudia, gentili ospiti,

è per me un grande piacere partecipare alla presentazione dell’associazione ONLUS “Claudio Rinaldi – Giornalista”. Claudio Rinaldi è stato una delle più importanti firme del giornalismo italiano e l’unico ad aver diretto nel dopoguerra i tre principali settimanali del Paese: l’Europeo, Panorama e l’Espresso. Era, come fu definito credo dal senatore Mucchetti, un “giornalista combattente”: intendeva la sua professione non finalizzata solo alla mera informazione, ma un’attività che può e deve contribuire attivamente alla formazione di una coscienza critica, civica e appassionata dei lettori. Proprio questo suo impegno vuole essere ricordato attraverso l’attività della nuova associazione a lui intitolata. Claudio Rinaldi era un uomo dal carattere forte, con idee forti, che affermava con decisione e determinazione, con rigore e spirito di servizio nei confronti dei suoi lettori. L’associazione si propone, in coerenza con il suo esempio, di promuovere la formazione civica europea dei giovani, in particolare dei più giovani, attraverso la lettura guidata e critica di tutti i mass media – carta stampata, radio, televisione, social network – nonché di favorire e incoraggiare l’apprendimento delle conoscenze necessarie alla partecipazione sociale informata e responsabile.

Si tratta di tematiche di estrema rilevanza perché una informazione corretta è il presupposto indispensabile di una partecipazione consapevole alla vita democratica del Paese. La condivisione delle regole, la civile convivenza, il confronto aperto e sereno con le opinioni diverse sono elementi essenziali che dobbiamo insegnare ai più giovani al fine di prepararli ad essere “cittadini” liberi e partecipi. A tal fine, l’informazione costituisce un fattore cruciale di crescita civile e culturale, politica e etica. È il presupposto della conoscenza e della formazione di un’opinione, nutre il dibattito ed è inscindibilmente legata al tipo di società e di democrazia nella quale viviamo e vogliamo vivere in futuro. Libertà d’informare significa ricercare liberamente, liberamente diffondere idee e opinioni, liberamente criticare, ma anche assumersi le responsabilità della comunicazione, riconoscere gli effetti di quanto si comunica, rispettare le persone che mediante la comunicazione si raggiungono e si coinvolgono. Claudio Rinaldi ha saputo far propri questi valori, ha sentito sempre in modo forte i suoi doveri e le sue responsabilità di giornalista. Si tratta di valori che l’Associazione vuole conservare e utilizzare come linee guida della propria attività, coinvolgendo soprattutto le scuole in una serie di incontri con gli studenti al fine di stimolare scambi e discussioni su aspetti significativi della società contemporanea, in particolare sulle tematiche dell’educazione alla cittadinanza e alla legalità.

Si tratta di un tema che, come potete ben immaginare, mi sta particolarmente a cuore. Io stesso, ormai da molti anni, prima nel mio ruolo di magistrato e poi in quello di Presidente del Senato, incontro frequentemente molti ragazzi in occasione di giornate di approfondimento su queste tematiche. Sono infatti convinto che soltanto partendo dalle studentesse e dagli studenti sia possibile formare cittadini maturi, in grado di comprendere quanto il rispetto delle norme sia assolutamente essenziale per lo sviluppo civile e democratico dello Stato, per ridare ai giovani, e all’Italia tutta, una speranza, anzi una prospettiva concreta, di un futuro di legalità e di sviluppo democratico.

Ringrazio pertanto l’Associazione Claudio Rinaldi ONLUS per l’impegno che metterà nel perseguimento di obiettivi così importanti e decisivi.

Grazie.

Ricordare Matteotti, oggi

Autorità, gentili ospiti,

è un piacere aprire i lavori di questo Convegno nella splendida cornice della Sala Zuccari. Desidero innanzitutto salutare affettuosamente gli organizzatori della giornata di oggi e confermare la gratitudine del Senato della Repubblica per il prezioso lavoro che compiono nel tenere vivo l’interesse per la nostra storia e per alcuni dei suoi più grandi protagonisti. Ricorre oggi il 91esimo anniversario dall’uccisione, per mano fascista, di Giacomo Matteotti; è lecito domandarsi, oltre le giuste celebrazioni che a lui dedichiamo, quali lezioni, a distanza di così tanti anni, possiamo ancora trarre dall’approfondimento degli aspetti più rilevanti della sua vita e del suo pensiero. La risposta è nei valori che rappresenta: competenza, tensione ideale, amore per la politica, impegno istituzionale, esigenza insopprimibile di impedire il consolidamento del fascismo.

Quel che più mi affascina della figura di Matteotti è il suo rigore morale per il quale non ammise mai compromessi di alcun genere. Coraggiosamente e assolutamente consapevole dei rischi ai quali si sarebbe esposto, accusò a più riprese Mussolini, mettendo in luce le intimidazioni, le collusioni, gli abusi e la violenza squadrista del fascismo. Nella seduta del 30 maggio 1924 pronunciò, in una Camera dei Deputati percorsa da una fortissima tensione, il suo più duro e frontale atto di denuncia dei brogli elettorali delle elezioni politiche dell’aprile precedente. Le sue parole non rappresentarono solo un atto di sfida alla maggioranza fascista ma anche una lucida analisi dei pericoli che il Paese stava correndo: in un tempo rapidissimo, e proprio con l’omicidio Matteotti, si sarebbe infatti realizzata, con tutte le sue tragiche conseguenze, una drammatica accelerazione del disegno autoritario del Duce. Le sue parole e  il vigore con le quali le pronunciò hanno mantenuto intatto il loro portato ideale, restituendoci il profondo senso delle Istituzioni e l’amore per la libertà di cui Matteotti fu testimone in uno dei momenti più difficili del nostro passato.

E’ per  questo che, come ho avuto modo di dire un anno fa nella solennità dell’Aula del Senato, Giacomo Matteotti rimane un punto di riferimento della nostra storia, una luce che dal passato continua a illuminare il nostro presente e, per più ragioni, ad orientare il nostro futuro, una figura che può parlare a tutti e che per tutti, oggi, può rappresentare un messaggio di speranza e di progresso. La sua vita e la sua morte costituiscono ancora una lezione di intransigenza e di onestà, insieme a quella dei molti altri che nel momento più buio sacrificarono tutto per la libertàSono certo che con l’aiuto degli autorevoli ospiti, che ringrazio per la loro presenza, potremo far tesoro della straordinaria eredità morale, politica e intellettuale di Matteotti in un momento nel quale abbiamo più che mai bisogno di ripartire dalle nostre migliori esperienze per affrontare le difficile sfide che si pongono davanti a noi.

Auguro a tutti voi buon lavoro.