Rilanciare le relazioni fra Italia e Cina

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Nel corso della mia visita in Cina, e in particolare nell’incontro con il Primo Ministro Li Keqiang, è emersa la concorde forte intenzione di rilanciare le relazioni fra Italia e Cina, sulla scia dell’intensa partecipazione cinese a EXPO Milano 2015 e dei produttivi scambi di visite istituzionali degli ultimi mesi. Abbiamo confermato l’intenzione di consolidare ulteriormente la partnership strategica, anche intensificando gli incontri politici al più alto livello nel corso del 2016. Abbiamo concordato che la coincidenza fra il quinquennio che condurrà al 2020 – 50° anniversario delle relazioni diplomatiche e conclusione del 13° programma quinquennale di sviluppo – consentirà di promuovere nuove sinergie in settori strategici, fra cui: lo stato sociale e i servizi sanitari, nei quali l’Italia vanta una particolare esperienza nelle reti di assistenza e nelle tecnologie biomediche; l’ambiente, la produzione di energia pulita, la produzione alimentare eco-sostenibile e la sicurezza alimentare, nei quali l’Italia ha sviluppato livelli e tecnologie di eccellenza. Anche a seguito della lezione che ho tenuto presso la Scuola Centrale del Partito mi è stata rivolta la richiesta di sviluppare forme di collaborazione fra Italia e Cina nella prevenzione e nella lotta alla corruzione, anche sulla base dei sistemi legali e amministrativi sviluppati dall’Italia.
Con il Primo Ministro si è confermata l’importanza della cooperazione fra Cina, Italia ed Unione Europea nella soluzione dei fattori di instabilità in Mediterraneo e Medio Oriente e nel contrasto al terrorismo internazionale. La Cina riconosce la centralità del ruolo italiano in questo ambito e nella gestione dei flussi migratori e di profughi in Europa. Le autorità cinesi apprezzano il contributo italiano alla Banca Asiatica per le Infrastrutture e gli Investimenti e l’interesse italiano per il progetto delle Nuove Vie della Seta, in particolare al segmento marittimo, auspicando un coordinamento delle scelte strategiche di sviluppo dei due Paesi.
Il Primo Ministro mi ha assicurato che in Cina le imprese italiane saranno sempre benvenute e si è impegnato a garantire loro un sistema di regole certe ed imparziali. Su alcune questioni specifiche è emersa la piena disponibilità ad un produttivo dialogo per la rapida ricerca di soluzioni condivise nello spirito di rinnovata cooperazione fra i due paesi.
Nel corso dei diversi incontri ho riaffermato l’importanza del dialogo fra Italia e Cina per promuovere e tutelare i diritti umani sulla base dei principi di eguaglianza e di mutuo rispetto, nella cornice del Partenariato strategico con l’Unione Europea lanciato proprio durante la Presidenza italiana dell’UE nel 2003. Nell’ambito delle lezioni che ho tenuto presso la Scuola Centrale del Partito sull’etica della politica e la lotta alla corruzione e presso l’Università di Diritto e Scienze Politiche, ho avuto modo di ribadire come i principi dello Stato di diritto e dell’indipendenza della magistratura e la tutela dei diritti fondamentali siano al cuore della concezione italiana dello Stato e dell’evoluzione del pensiero moderno trasfuso nelle principali convenzioni internazionali. Ho raccolto un vivo interesse verso il tema dello Stato di diritto, di recente accolto come fondamento dell’ordinamento cinese, nel quale sono stati inseriti molti istituti del diritto romano (come la libertà contrattuale e la buona fede) e del diritto europeo (come le norme sulla tutela dei consumatori). Ho avuto modo di segnalare che alla globalizzazione dei mercati dovrà accompagnarsi quella dei diritti, con il progressivo superamento delle differenze fra le nostre diverse tradizioni giuridiche. Ho molto apprezzato l’interesse dei partecipanti alle due lezioni che si è manifestato in molte domande e commenti.
Nel caso della Scuola di Partito, questi erano focalizzati sugli strumenti di prevenzione e la lotta alla corruzione in Italia; mentre presso l’Università mi ha favorevolmente impressionato l’interesse degli studenti di approfondimenti sull’indipendenza e le modalità di selezione dei magistrati in Italia. Nel corso della visita ho avuto modo di incontrare diversi esponenti della comunità italiana, impegnati nell’imprenditoria, nella scienza, nelle università, nell’informazione, nel volontariato e nelle istituzioni. Sono rimasto colpito dalla loro capacità di comprensione e di adattamento alla complessa realtà cinese e dalla qualità del loro lavoro. Ho apprezzato particolarmente la dedizione, la competenza e la passione con le quali i funzionari e tutti i dipendenti dell’Ambasciata italiana a Pechino, guidata dall’Ambasciatore Ettore Sequi, rappresentano la Repubblica italiana”.

Riepilogo incontri:

1. Primo Ministro del Consiglio di Stato, Li Keqiang.

2. Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Zhang Dejiang

3. Presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo, Yu Zhengsheng

4. Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Zhang Ping

5. Presidente della Scuola Centrale di Partito, Liu Yunshan

6. Presidente dell’Assemblea locale del popolo di Tianjin, Xiao Huiyuan

Il 2015 nelle foto dell’Ansa

Autorità, gentili ospiti,

per prima cosa voglio dare il benvenuto all’Ambasciatrice Catherine Colonna, che rappresenta in Italia un Paese a cui siamo intimamente vicini in queste settimane di dolore e di sgomento. Do il benvenuto alla Ministra Maria Elena Boschi, che in Senato è di casa, al Direttore dell’Ansa Luigi Contu e a tutti i presenti. Sono molto felice di ospitare, come ormai è tradizione in questo periodo, la presentazione del libro “Photoansa 2015” che, con la forza iconografica di centinaia di splendide immagini, ripercorre l’anno che sta per terminare.

Un anno che purtroppo, cara Ambasciatrice, inizia con il terribile attentato contro la redazione di Charlie Hebdo e termina con gli atroci massacri del 13 novembre scorso a Parigi. La Francia è stata colpita al cuore, e con lei ha pianto tutta l’Europa e tutti noi. Noi ci stringiamo fraternamente ai francesi e a tutti coloro che soffrono, ovunque essi siano. Le foto mostrano quanto è avvenuto dopo – le fughe, i soccorsi, il dolore, lo sgomento – perché quanto stava avvenendo prima era semplicemente la normalità, le immagini che ciascuno di noi e dei nostri figli conserva sul proprio smartphone: una partita, un concerto, una cena con gli amici. E’ un momento difficile, di grande instabilità internazionale: preoccupano, fra le altre cose, le tensioni fra Turchia e Russia, ma non mettono minimamente in dubbio la nostra assoluta determinazione a mantenere la calma e coltivare la ragione e la prudenza. La strada dell’unità internazionale è imprescindibile.

Noi abbiamo il dovere di garantire ai cittadini sicurezza e serenità nella vita quotidiana agendo con determinazione ma anche con quella lungimiranza che in passato troppo spesso è mancata. Le soluzioni alle crisi e ai conflitti in corso sono complesse ma devono necessariamente comprendere una strategia credibile a medio e a lungo termine per colmare i vuoti politici e istituzionali che sono all’origine dei fenomeni attuali: un progetto condiviso regionalmente e internazionalmente che assicuri equamente ad ogni popolazione, ad ogni componente, e ad ogni persona i giusti diritti. Non ci arrenderemo. Combatteremo la barbarie con gli strumenti dello Stato di diritto e della democrazia, proteggendo i diritti fondamentali e la libertà di credo di ogni persona, che sia cittadino, residente, ospite, profugo o migrante.

Un capitolo del libro è dedicato alla “battaglia delle riforme”, e assoluta protagonista – sia della battaglia che del capitolo – è proprio la Ministra Boschi. In Senato abbiamo ben presente la portata storica del cambiamento previsto dalle riforme – lavoro, scuola, pubblica amministrazione e di rinnovamento del Parlamento, che viene coinvolto nella sua interezza – e proprio oggi, ad esempio, c’è stato un interessante convegno dal titolo “Costruire il nuovo Senato” e la firma di un importante Protocollo di Intesa con i Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome. Approfondimenti e collaborazioni che sono utili già oggi, ma che evidentemente mostreranno tutte le loro potenzialità quando le riforme entreranno in vigore.

C’è però una foto che manca in questo libro, e questa mancanza è ben rappresentata dalla mia espressione nell’immagine che chiude il capitolo delle Riforme. Manca la foto dei tre giudici che devono essere eletti dal Parlamento nella Corte Costituzionale. Abbiamo concordato oggi pomeriggio con la Presidente Boldrini di procedere con la trentesima votazione il prossimo 14 dicembre, e da lì in poi ogni sera alle 19. Il Parlamento non può mettere a rischio la funzionalità di un importante organo costituzionale come la Consulta. Come presidenti abbiamo sentito la necessità di non interferire con l’iter della Legge di Stabilità – che prevede l’assenza di lavori in Aula alla Camera per consentire quelli delle Commissioni – e abbiamo quindi deciso di procedere a convocazioni serali che non intralcino i lavori parlamentari. Non si può nascondere che il Parlamento stia dando al Paese una brutta immagine delle Istituzioni rappresentative e della politica. Einstein diceva che “fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi è follia”, possiamo convenire quindi che sia necessario, anche grazie alla pausa imposta dalla Legge di Stabilità, cambiare metodo e sfruttare al meglio questo tempo per trovare il consenso più ampio possibile su una terna di nomi. Il segreto del voto e il quorum di tre quinti impongono una condivisione ampia, all’interno dei gruppi e tra maggioranza e opposizioni, che superi la logica delle aree di riferimento e possa far convergere su nomi, già in campo o da individuare, di riconosciuta professionalità, esperienza e indipendenza.

Voglio sperare, e per quanto nelle mie possibilità lavorerò in questo senso, che prima della fine dell’anno si possa aggiornare questo volume con la foto di una Corte Costituzionale al completo dei suoi 15 membri.

Buon proseguimento.

 

 

Visita ufficiale in Corea del Sud e Cina

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Inizia  oggi,  venerdì  4  dicembre, la visita ufficiale del Presidente del Senato, Pietro Grasso, in Corea del Sud e nella Repubblica Popolare Cinese. Il  programma  prevede 9 giorni di colloqui con le massime autorità dei due Paesi,  incontri  con rappresentanze delle comunità italiane, interventi in sedi istituzionali e universitarie. Il  primo  incontro,  oggi,  subito  dopo  l’arrivo  nella  capitale  della Repubblica  di  Corea,  è con il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Chung Ui-hwa.  Domani,  sabato  5  dicembre, sono in programma le visite al Museo della  Guerra  “War  Memorial” di Seoul e al Centro “Casa di Anna” di Padre Vincenzo  Bordo,  struttura  di  accoglienza  dei senzatetto. In serata, il Presidente Grasso vedrà una rappresentanza della Comunità italiana in Corea del Sud, presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia.

Lunedì 7 inizia la visita in Cina, a Pechino. Nella stessa giornata avranno luogo i colloqui con i vertici del Parlamento: il Presidente dell’Assemblea Nazionale  del  Popolo,  Zhang  Dejiang,  e  il Presidente della Conferenza Consultiva Politica del Popolo, Yu Zhengsheng. Lunedì  7  sono  previsti  anche i seguenti appuntamenti: un seminario alla Scuola  Centrale del Partito, dove il Presidente Grasso interverrà sul tema “Etica  della  politica  e lotta alla corruzione”, rispondendo alle domande del pubblico; un incontro al Palazzo d’Estate con i ricercatori italiani di diritto  civile  comparato italiano e cinese; una visita al National Centre for  Performing  Arts  (NCPA), in compagnia del  Direttore del Teatro, Chen Ping,   e  del  Maestro  Giuseppe  Cuccia,  consigliere  per  il  programma operistico.

Martedì 8, è in agenda l’incontro con una rappresentanza degli imprenditori italiani a Pechino.

Mercoledì  9,  nella  Lecture  Hall  dell’Università  di  Diritto e Scienze Politiche  di  Pechino,  il  Presidente  del  Senato  pronuncerà una lectio magistralis  sul  tema  “Ubi  societas,  ibi  ius.  Il  diritto nel dialogo sino-italiano   fra   tradizione   e   futuro”.  Al  termine,  nel  Palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo, è previsto un ricevimento in occasione del   45mo  anniversario  delle  relazioni  diplomatiche  Italia-Cina,  con discorsi  del  Vice Presidente dell’Assemblea, Zhang Ping, e del Presidente Grasso. Nella  stessa  giornata  di  mercoledì  è  in  programma  l’incontro con il personale  dell’Ambasciata,  presso  l’Istituto  italiano  di cultura, e la cerimonia di donazione dell’opera omnia del professor Lu Tongliu. Infine,  in  serata,  presso  la  residenza  dell’Ambasciatore d’Italia, il Presidente Grasso vedrà una rappresentanza della Comunità italiana in Cina.

Giovedì  10, il programma prevede la visita dello stabilimento dell’impresa italiana   “Goglio   S.p.a.”,   attiva   nel   settore   del   packaging  e dell’imballaggio flessibile per l’industria alimentare e chimica.

Venerdì 11 è in agenda il colloquio con il Primo Ministro, Li Keqiang.

Infine,  sabato 12 dicembre, a Shangai, il Presidente Grasso pronuncerà una lectio magistralis presso l’Università Fudan. L’ultimo  impegno  è  previsto,  in serata, presso la residenza del Console Generale  d’Italia, dove avrà luogo l’incontro con una rappresentanza della Comunità italiana.

 

 

Costruire il nuovo Senato

Autorità, gentili ospiti,

quando Luciano Violante mi ha telefonato chiedendomi di ospitare un convegno dedicato al nuovo Senato, quale tratteggiato dalla riforma costituzionale ancora in corso, ho accolto con spontaneo entusiasmo la proposta, ritenendola una bella occasione di riflessione sui processi di rinnovamento della funzione rappresentativa, nel contesto dell’attuale crisi della politica e dei partiti e nell’ambito delle relazioni con le istituzioni europee.

 Oggi, non solo il Parlamento, ma tutto il settore pubblico vive un momento di profonda e complessa difficoltà. Da un lato, assistiamo a fenomeni degenerativi del sistema politico-amministrativo nei suoi rapporti con l’economia e la società ed a pericolose commistioni di tale sistema con imprenditoria e criminalità. Trame occulte, tutte accomunate dall’uso privato e distorto della cosa pubblica e da una generale, avvilente, caduta etica del Paese e della sua classe dirigente. Dall’altro lato, la lunghissima crisi economica ha acuito l’insoddisfazione dei cittadini per le soluzioni che la politica offre alle loro necessità e aspirazioni e ha reso impellente il ripensamento dei tradizionali meccanismi della rappresentanza, per rinsaldare e arricchire il rapporto fra istituzioni e individui. Un fenomeno, quello della disillusione, dell’apatia e della sfiducia dei cittadini, che è spesso apertamente sfociato nell’anti-politica, nell’anti-europeismo, nell’emergere di nazionalismi e intolleranze che credevamo dimenticati dalla storia.

Questi processi degenerativi devono essere valutati e corretti nel più ampio contesto della partecipazione dell’Italia all’Unione europea che, da una parte, amplia le prospettive e le forme della dimensione parlamentare e rappresentativa e, dall’altra, impone un più rilevante ruolo dei parlamenti nazionali nella valutazione delle politiche pubbliche. D’altronde, il progetto europeo ha forte  bisogno di essere rivitalizzato soprattutto lungo tre direzioni: il sostegno al lavoro, alla crescita e alla produzione, attraverso investimenti strutturali e una più flessibile interpretazione dei vincoli di bilancio; il rafforzamento del peso geopolitico dell’Unione nel mondo, perseguendo unità e solidarietà nella gestione dei fenomeni come terrorismo e migrazioni; infine, una maggiore partecipazione democratica ai meccanismi decisionali dell’Unione.

A proposito dei doveri della politica, anche rispetto ai processi di riforma, io che mi sono affacciato da poco tempo all’esperienza rappresentativa, ho sempre creduto che la missione della politica, di quella con la ‘P’ maiuscola, sia interpretare e dare corpo e sostanza ai bisogni dei cittadini, perseguendo l’interesse generale piuttosto che facili consensi e lusinghe elettorali. La vera sfida futura è nella ricerca di una nuova dimensione etica della politica, basata sulla riscoperta del mandato rappresentativo come servizio alla collettività: un mandato che è libero soltanto se sa superare la ricerca del favore mediatico popolare e incarnare il senso vero e profondo della democrazia. Il primo strumento per questo rinnovamento è il ripensamento del ruolo dei partiti e la loro regolamentazione interna, secondo il parametro del “metodo democratico” richiamato dall’articolo 49 della Costituzione, ancora inattuato. Il secondo strumento si può rinvenire sulle modalità di selezione della classe politica e su una legge elettorale che cerchi di eliminare le disfunzioni, da cui in massima parte dipende la crisi del sistema.

Rispetto all’attualità, sottolineo che la prospettiva della riforma costituzionale non riguarda solo il Senato, ma il Parlamento visto, secondo una felice espressione, come “un unico organo costituzionale articolato nelle due Camere”. Dunque, il superamento del bicameralismo paritario deve essere interpretato come modo per sperimentare nuove forme di esercizio della funzione rappresentativa, caratterizzate da un migliore raccordo con i territori e un’efficace proiezione nella dimensione europea. A quest’ultimo proposito è importante che, anche attraverso un’attenta riforma dei regolamenti parlamentari, il Parlamento si esprima ad una sola voce per fare valere gli interessi nazionali nel dialogo con il Parlamento europeo, le altre istituzioni dell’Unione, e le assemblee nazionali. In questo senso la riforma costituzionale ha già approvato, con doppia deliberazione conforme, l’integrazione funzionale, secondo criteri di efficienza e razionalizzazione, delle amministrazioni di Camera e Senato, mediante servizi comuni, impiego coordinato di risorse umane e strumentali ed altre forme di collaborazione; e l’istituzione del ruolo unico del personale dipendente e la creazione dello status di Parlamentare.

Inoltre, sia in ambito europeo, sia in ambito interno, il Parlamento italiano dovrà imparare a comprendere e valorizzare la politicità delle funzioni non legislative: penso alle funzioni di indirizzo, controllo e valutazione rimaste per troppo tempo residuali nel nostro ordinamento ed oggi più che mai rilevanti anche nella prospettiva europea. Penso in particolare a quegli strumenti, come il controllo di sussidiarietà, il dialogo politico o l’iniziativa della green card promossa dalla House of Lords, che offrono ai parlamenti l’opportunità di partecipare, in chiave costruttiva, al procedimento decisionale europeo. Su questa linea, la riforma costituzionale in itinere introduce nell’ordinamento parlamentare la nozione di controllo, che prima non era riconosciuta dalla Costituzione, e attribuisce al Senato la funzione della valutazione delle politiche pubbliche, che  finora nell’esperienza italiana non era considerata strettamente parlamentare. Questa funzione qualificante del nuovo Senato, consisterà nella realizzazione di valutazioni sostanzialmente tecniche, sia ex ante, sia ex post, delle condizioni di adozione e di attuazione delle politiche pubbliche. Sarà molto interessante per chi se ne occuperà (politici, funzionari, studiosi) caratterizzare questa nuova funzione in termini parlamentari, in una prospettiva evolutiva del nostro sistema.

Concludo con l’auspicio che nei prossimi mesi si compia l’importante percorso di riforme costituzionali, mentre nuove risposte si attendono dalla Corte costituzionale su temi (come l’autodichia) che da sempre identificano la sfera di autonomia parlamentare. Al tempo stesso, mi auguro che al livello dell’Unione europea si trovino assetti idonei a migliorare l’interazione dei parlamenti nazionali con le istituzioni europee. Una prospettiva entusiasmante per tutti coloro che, fedeli difensori della nostra democrazia, continuano ad amare il nostro Parlamento. Grazie

 

Giornata internazionale delle persone con disabilità

Signor Presidente della Repubblica, Signora Presidente della Camera, Signora Ministro, gentili ospiti, colleghi, docenti, care studentesse e cari studenti,

siamo qui insieme per celebrare la Giornata internazionale delle Persone con disabilità. E’ davvero una bella giornata, perché viene sancito, con questo incontro tra ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e i rappresentanti istituzionali e politici, un principio semplice ma fondamentale: la vostra opinione conta, e conta moltissimo. Dalla vostra viva voce, infatti, ci interessa ascoltare le esperienze, il vissuto quotidiano, conoscere il punto di vista rispetto alle vostre esigenze, alle vostre difficoltà, e soprattutto sentire le proposte che ci vorrete formulare per una scuola e una società che possano divenire sempre più accoglienti ed inclusive.

I dati Istat, che non citerò, certificano con l’evidenza dei numeri ciò che tutti sappiamo: sono molte, anzi troppe, le difficoltà che le persone diversamente abili incontrano ogni giorno e che rendono complicata la vita quotidiana, persino incontrare amici o parenti o svolgere attività nel tempo libero. Se la situazione è questa, non possiamo nasconderlo, è chiaro che finora le Istituzioni non hanno fatto tutto quello che era doveroso per fornire alle persone con disabilità e alle loro famiglie il sostegno necessario. Si può e soprattutto si deve fare di più. Un ruolo importante – ci tengo a sottolinearlo – viene svolto da tantissimi docenti e dalle associazioni di volontariato, che operano con dedizione e affetto: si tratta di un lavoro quotidiano, silenzioso, lontano dai riflettori, di cui si parla poco, ma che costituisce per molte persone e molte famiglie una boccata di ossigeno e un aiuto concreto. Quale deve essere quindi l’impegno dello Stato in questa giornata e, soprattutto, per i giorni a venire? Quello di garantire a tutti, indistintamente, attraverso le proprie leggi e i servizi offerti alla collettività, di poter godere appieno di quei diritti fondamentali che i costituenti seppero individuare scrivendo la nostra Costituzione, ovvero il “pieno sviluppo della persona” e l’ “effettiva partecipazione” di tutti i cittadini alla vita politica, economica e sociale del Paese. In quello stesso Articolo 3 troviamo anche la ricetta per farlo: “rimuovere gli ostacoli”. Sia in senso letterale che metaforico.

A me piace molto questa immagine, mi da l’idea di un lavoro continuo, di un cantiere sempre aperto, di un impegno che deve essere costante con l’obiettivo di lasciarvi la strada sgombra, per proseguire al meglio nel cammino della vita. Rimuovere gli ostacoli significa anche dare modo a ciascuno di voi di coltivare il proprio talento, le proprie aspirazioni, i propri sogni. Sta, quindi, a noi tutti impegnarci per adottare norme tendenti al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, partendo, ovviamente, da quelli che hanno delle difficoltà in più. Mi fanno ben sperare le decine di Disegni di Legge, provenienti da tutti gli schieramenti, che le assemblee parlamentari hanno già messo in agenda sul tema dei diritti delle persone diversamente abili, della loro promozione e del loro riconoscimento, e che sono sintomatici di una crescente sensibilità del mondo politico rispetto a queste problematiche. So che avete lavorato molto per prepararvi a questa giornata, soprattutto su quattro temi fondamentali: l’accessibilità, la qualità della vita scolastica, le prospettive di realizzazione personale, le proposte per il miglioramento delle politiche di inclusione. La modalità dell’incontro di oggi, fortemente voluto dal Ministero dell’Istruzione, è quella del dialogo e del confronto. Una modalità che, con un termine inglese dalla difficile pronuncia, viene definita self-advocacy, ma che io preferisco tradurre molto liberamente come “possibilità di riappropriarsi della propria vita e del proprio destino”.

Per farlo bisogna avere coraggio ed essere molto attenti, ma se siete qui è perché queste qualità non vi mancano. Sono certo che prenderete nota delle parole e degli impegni presi da ciascuno di noi, e che quando ci rivedremo, fra un anno, ci porterete il conto di quello che è stato realizzato e di quanto invece è rimasto solo una promessa. Abbiamo l’ambizione, e soprattutto il dovere, di non deludervi.

Un protocollo per collaborazione tra le politiche legislative regionali, nazionali ed europee

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Instaurare  una  “collaborazione  sistematica  in  settori  correlati  alle politiche   legislative   regionali,   nazionali  ed  europee”.

E’  questo l’obiettivo  del  protocollo  d’intesa  tra il Senato della Repubblica e la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province  autonome  che verrà firmato domani, giovedì 3 dicembre, a Palazzo Madama, dai rispettivi Presidenti: Pietro Grasso e Franco Iacop. L’intesa  è  finalizzata  a  “creare, valorizzare e condividere conoscenze, procedure   ed   esperienze”   e   “condurre  in  collaborazione  ricerche, approfondimenti ed attività formative”. L’appuntamento  è  alle  ore  14 in Sala Pannini, dove saranno illustrati i contenuti del protocollo.

La coscienza dell’Europa

Signor Presidente della Repubblica, Autorità, Signore e signori,

desidero per prima cosa ringraziare i promotori di questo importante evento, in particolare l’Onorevole Michele Nicoletti, Presidente della Delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, per avere voluto ricordare il 65° anniversario della firma della Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali, avvenuta a Roma il 4 novembre del 1950; e per avermi concesso il privilegio di aprire i lavori.

Per celebrare la Convenzione credo sia importante rievocare la lunga strada che ad essa ha condotto e il clima in cui ebbe vita. Risalgono all’Ottocento i primi tentativi di regolare i diritti degli individui nel diritto internazionale: mi riferisco alle prime Convenzioni contro la tratta degli schiavi e alla disciplina dei conflitti armati. Prima di allora gli individui non avevano cittadinanza internazionale, erano gli Stati ad essere unici soggetti del diritto e delle relazioni internazionali. Una vera svolta si vedrà però solo nel secondo dopoguerra, quando comincia a farsi strada l’idea che le persone dovevano essere considerate non solo come appartenenti a gruppi, minoranze o altre categorie ma anche in quanto tali, quali individui. Se le prime pietre di quel complesso ordinamento giuridico in perenne divenire che è il sistema di protezione internazionale dei diritti umani furono poste con la Carta delle Nazioni Unite e con la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, è solo con la Convenzione europea che si darà inizio alla regionalizzazione della tutela dei diritti umani. Nel 1949, all’indomani degli orrori della seconda guerra mondiale, ebbe vita la prima grande organizzazione internazionale europea: il Consiglio d’Europa unì così i nemici di pochi anni prima. L’anno dopo si giunse poi a quel documento straordinario che è la Convenzione servita anche da ispirazione per la Convenzione americana del 1969, la Carta africana del 1981, e la Carta araba del 1994. Un percorso che mette in luce la lungimiranza e lo spessore umano e politico dei protagonisti di quella stagione, che seppero edificare sulle ceneri di un’immane tragedia una lunga fase densa di speranze e attese.

Gli autorevoli relatori del convegno illustreranno in dettaglio il significato profondo della Convenzione e delle conquiste della Corte europea dei diritti dell’uomo e i temi appassionanti del dialogo fra la Corte di Strasburgo, le corti nazionali e i diritti interni, e fra il Consiglio d’Europa e l’Unione europea. Io vorrei sottolineare solo che la Convenzione e la Corte hanno dato vita in questi anni al sistema di protezione internazionale dei diritti fondamentali più avanzato e più incisivo della storia. La Convenzione europea ha costituito uno spazio comune di democrazia e libertà, garantendo attraverso la tutela giurisdizionale i diritti di 800 milioni di persone di 47 Paesi, così anticipando una delle più grandi conquiste dell’Unione europea: lo spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia che accomuna 28 paesi europei. Non solo. La Convenzione, la Corte, il Consiglio d’Europa hanno costituito un importante presidio di garanzia della pace e della giustizia rispetto a qualsiasi possibile involuzione autoritaria nel continente.

Le alte attese generate dalla Convenzione non sono andate deluse. Il patrimonio dei diritti fondamentali si trova oggi al fondamento, al cuore del sogno europeo sfociato nell’Unione. Il processo di integrazione europea, inizialmente sospinto da logiche e obiettivi di tipo economico, è ora pienamente incentrato sul concetto di cittadinanza europea, indissolubilmente legato ai diritti. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2009, cinquant’anni dopo la nascita del Consiglio d’Europa, l’Unione europea si è dotata di una Carta dei diritti fondamentali, e si è fondata (cito il Trattato): “sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani”.

Concludo.

La rivoluzione dei diritti umani, della quale la Convenzione europea è un caposaldo, ha posto al centro della comunità internazionale due principi saldissimi: l’eguaglianza di tutti gli esseri umani rispetto ai diritti e la centralità della dignità umana. Molti secoli prima, nel 1785, Kant ha scritto che “l’umanità, l’essere uomo, è essa stessa una dignità: l’uomo non può essere trattato dall’uomo come un semplice mezzo, ma deve essere sempre trattato come un fine. In ciò appunto consiste la sua dignità, o personalità”. La sfida cui il dolore di questi giorni amari ci chiama a gran voce è l’impegno ad allargare lo sguardo: a non confinare le nostre conquiste di tutela e promozione dei diritti fondamentali nel perimetro di ciascuno dei nostri Paesi e di ognuna delle nostre società. Il dovere che grava su di noi, sulla politica in particolare, è affrontare il terrorismo, i conflitti e la disumanità solo con gli strumenti dello stato di diritto, della democrazia, del multilateralismo, della diplomazia. In questo momento difficile noi dobbiamo garantire in ogni momento e ovunque in Europa i diritti fondamentali e la libertà di credo di tutte le persone: cittadini, residenti, ospiti, migranti e profughi. Questo è il patrimonio di civiltà che abbiamo edificato sul sacrificio dei nostri martiri e che sono certo noi sapremo consegnare alle generazioni che verranno.

Grazie

 

Incontro con il presidente afgano Ashraf Ghani Ahmadzai

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Il  Presidente  del  Senato  Pietro  Grasso  ha  ricevuto  oggi,  a Palazzo Giustiniani,  il  Presidente  della  Repubblica  Islamica  dell’Afghanistan Ashraf Ghani Ahmadzai. Nel  corso  del lungo e cordiale colloquio, il Presidente del Senato Pietro Grasso  ha  informato  il Capo di Stato afgano che domani l’Aula di Palazzo Madama  discuterà  e  voterà  il Decreto Legislativo relativo alle missioni internazionali. “Mi  auguro  che il Senato vorrà dare un voto positivo e che lei possa così riportare in patria un altro segnale concreto e tangibile – ha sottolineato il  Presidente  Grasso  – del serio e continuativo impegno italiano nel suo Paese  a  supporto della stabilizzazione, dello sviluppo, dei diritti delle persone  e  delle donne, della democrazia e del processo riformatore che si sta coraggiosamente portando avanti in Afghanistan”. Durante  l’incontro  è  stato  sottolineato il prezioso supporto dei nostri militari  nell’ambito delle missioni internazionali ISAF e Resolute Support e  ricordato  il sacrificio dei soldati italiani caduti per la tutela della stabilità dello Stato afgano. Si   sono  evidenziati  i  grandi  benefici  ricevuti  in  Afghanistan,  in particolare   nella   regione  di  Herat,  dalla  presenza  italiana  negli interventi  civili di sostegno allo sviluppo e di costruzione istituzionale e  dello  stato  di  diritto.  Fra  questi il Presidente Ghani ha ricordato l’assistenza nel settore sanitario fra cui l’Ospedale situato nella ex base ISAF   a   Kabul   interamente   gestito  dal  nostro  Paese  e  con  molti professionisti  italiani.

Ha  poi  sottolineato  come si stia compiendo il disegno  di  costruzione  dello  stato  di  diritto  iniziato e programmato proprio dall’Italia. E ha auspicato che prosegua la presenza italiana nella missione Resolute Support. Una  maggior stabilità, ha sottolineato il Presidente afgano, permetterà di continuare  il processo di riforme costituzionali che prevede la lotta alla corruzione,  alla  criminalità  organizzata, il contrasto al terrorismo. E’ stato  approfondito  anche  il  tema  del terrorismo, nelle vecchie e nuove vesti  e  l’impegno  del  governo  per eradicarlo non solo attraverso mezzi militari e di polizia ma anche avvicinando le persone alle istituzioni. L’importante  azione  riformatrice  prevede  anche una valorizzazione delle donne  all’interno  delle  Istituzioni  afgane.  Sono  già  249 le donne in servizio  nella  magistratura  mentre, 4 quelle che ricoprono l’incarico di ministro  nel  governo e la presenza femminile sta aumentando sempre di più anche in Parlamento .

Incontro con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi

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Il  Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi a Palazzo Madama Filippo  Grandi, recentemente nominato Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). La drammatica situazione dei rifugiati provenienti dai Paesi in guerra e la gestione dei flussi migratori sono stati al centro del cordiale colloquio. “La  nomina  di  Filippo  Grandi  –  ha  dichiarato il Presidente Grasso al termine dell’incontro – rappresenta il riconoscimento di una lunga carriera spesa  per i rifugiati e insieme del ruolo di prima linea del nostro Paese, in  un  momento di crisi gravissima a livello internazionale, con l’impegno straordinario  di  tutti  coloro  –  istituzioni,  volontariato, moltissimi cittadini  – che sono direttamente coinvolti nell’accoglienza delle persone in  fuga dai conflitti  e dalle persecuzioni. Ho espresso a Filippo Grandi, a nome di tutto il Senato, i migliori auguri di buon lavoro”.

Ambiente, urgente completare bonifica aminato

Intervento all’Asssemblea Nazionale sull’Amianto

Autorità, gentili ospiti,

è per me un vero piacere partecipare ai lavori dell’Assemblea nazionale amianto voluta dalla Commissione di inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. L’incontro di oggi riunisce i principali interlocutori istituzionali per riflettere su temi delicatissimi che hanno a che fare con la salute, con la malattia, con la prevenzione e con la giustizia, per riflettere sullo stato di applicazione delle iniziative legislative, su quanto le Istituzioni devono ancora fare per superare il rischio di esposizione all’amianto e assicurare la tutela di tutti coloro che sono stati colpiti da patologie correlate, infine per dare piena giustizia ai familiari delle vittime.

Sono passati più di 20 anni da quando in Italia si è riconosciuta la pericolosità dell’amianto: è dal 1992 che è stata vietata l’estrazione, l’importazione, il commercio e l’esportazione di amianto e materiali contenenti amianto. Sono state bandite le lavorazioni con amianto come materia prima e, di conseguenza, l’esposizione degli addetti in tali ambiti sono quasi scomparse. Rimane tuttavia l’esposizione di lavoratori in quelle attività che prevedono la rimozione, la bonifica e lo smaltimento dei tanti manufatti che nel corso degli anni sono stati realizzati. Quello dell’esposizione all’amianto è un tema che non  riguarda solo il nostro Paese. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero dei casi di malattie legate all’amianto nell’UE è compreso tra 20.000 e 30.000 all’anno, ed è destinato a crescere.

Come attestano i dati presenti nel registro tumori, sussistono ancora numerose occasioni di esposizione dei cittadini che a vario titolo vivono o lavorano in edifici o strutture in cui è presente tale sostanza. Questo perché le attività di risanamento ambientale non sono state sistematiche e complete, e perché non esiste un obbligo generale di dismissione e smaltimento dei materiali contenenti amianto. La relazione finale approvata nella scorsa legislatura dalla Commissione di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro conferma in modo inequivocabile quanto detto e sottolinea che l’amianto “continua ad essere presente in moltissimi edifici e manufatti, ponendo problemi per la sua eliminazione” e che l’ampia diffusione nei “decenni passati ha (…) determinato un numero elevato di persone destinate ad ammalarsi, il cui picco di manifestazione si avrà nei prossimi anni, a causa dei lunghi periodi di latenza delle patologie asbesto-correlate, primo fra tutti il mesotelioma pleurico”.

Il percorso delle norme in materia è stato lungo, complicato, difficile, ma alcuni significativi passi avanti li possiamo finalmente dare per acquisiti, a partire dalla legge contro gli Ecoreati, per la quale ci siamo tutti battuti sin dall’inizio della Legislatura. Con la legge di stabilità per il 2015 le cifre a disposizione del Fondo per le vittime dell’amianto sono state estese, in via sperimentale e fino al 2017, ai malati di mesotelioma che abbiano contratto la patologia  per esposizione familiare con lavoratori impiegati nella lavorazione dell’amianto o per esposizione ambientale comprovata. Nel dolore e nella sofferenza anche questo rappresenta un passo in avanti. Ulteriori significativi interventi sono poi previsti dall’art. 56 del disegno di legge cosiddetto “collegato ambientale”, che il Senato ha approvato lo scorso 4 novembre ed ora è all’esame della Camera dei deputati. Il provvedimento, di cui è auspicabile una sollecita approvazione, introduce un credito d’imposta per coloro che effettuino, nell’anno 2016, interventi di bonifica dall’amianto su beni e strutture produttive ed istituisce un Fondo destinato ad interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto.

E’ il segno, finalmente, di una seria preoccupazione del Parlamento per l’attività di bonifica, il cui completamento è davvero una emergenza oggi in Italia. Rivolgo a tutti i presenti un sentito ringraziamento per aver accolto l’invito a questa iniziativa: sono certo che grazie al Vostro autorevole contributo, anche in termini di analisi della situazione attuale, riusciremo a formulare proposte condivise per un testo Unico che le Istituzioni possano far proprio. Devo confessare che quando si parla di amianto non posso non pensare alla frase che mi disse Romana Blasotti nel mio studio, quando insieme alla delegazione delle vittime dell’amianto venne a sollecitare l’approvazione della legge sugli Ecoreati: “Io ho perso 5 familiari, e ormai ho finito le lacrime”.