Fondo Rumor: l’archivio personale donato al Senato

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, interverrà al convegno “Mariano Rumor, uomo di cultura e di governo”, che si terrà dopodomani, giovedì 23 giugno, nella Sala Atti parlamentari della Biblioteca del Senato, a partire dalle ore 12,30. Nel corso dell’incontro verrà illustrata la donazione al Senato del “Fondo Rumor”: 4010 fascicoli, raccolti in 392 buste, 210 volumi e 101 album di fotografie, ora a disposizione degli studiosi italiani e internazionali nella sede dell’Archivio storico del Senato, a Palazzo Giustiniani.

L’Archivio storico procederà alla digitalizzazione del Fondo e lo renderà consultabile online, su internet, nell’ambito del progetto Archivi online. Lo straordinario valore di questa fonte per la storia della seconda metà del secolo scorso è attestato dall’importanza del personaggio politico (segretario della Democrazia cristiana, più volte ministro, cinque volte Presidente del Consiglio), dalla consapevolezza dell’importanza storica delle carte prodotte e raccolte nel suo archivio personale, dall’alta qualità e professionalità del lavoro fino ad oggi svolto dagli eredi e dalla Fondazione Rumor, che hanno preceduto il Senato nel delicato compito di conservare un prezioso patrimonio documentale.  All’incontro di giovedì interverranno Sergio Zavoli, Antonio De Poli, Lorenzo Pellizzari, Gennaro Acquaviva, Filiberto Agostini, Francesco Malgeri, Antonio Varsori, Lucio Villari.

Rapporto sulle Regioni in Italia

Autorità, gentili ospiti,

sono molto lieto di ospitare in Senato la presentazione del Rapporto sulle Regioni in Italia 2015 dell’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini”, a cura del Prof. Stelio Mangiameli e della dott.ssa Giulia Napolitano. Il rapporto, che da circa 15 anni offre un autorevole strumento di analisi delle linee di tendenza delle politiche regionali e della relazione tra legislazione regionale e statale, è particolarmente utile per riflettere sull’assetto costituzionale e amministrativo del regionalismo italiano, considerandone le diverse componenti che ne caratterizzano il delicato equilibrio: giuridiche, politiche, sociali, economiche. Non è casuale, d’altronde, che l’ISSIRFA sia adesso intitolata e si ispiri all’eredità giuridica e istituzionale di Massimo Severo Giannini che partendo dalla teoria istituzionalistica di Santi Romano improntò il pensiero scientifico e l’azione politica all’idea che un sistema giuridico si comprende soltanto considerando oltre alle norme l’economia, la sociologia e la scienza politica.

Sul riparto di competenze legislative fra lo Stato e le Regioni, il Rapporto esplicita la diagnosi, ampiamente condivisa in ambito scientifico e istituzionale, secondo la quale la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 non è stata attuata fino in fondo. La forte spinta regionalista che aveva accompagnato la rimodulazione delle competenze legislative a favore dell’intervento del legislatore regionale negli anni successivi è stata integralmente ripensata a favore di un neo-accentramento delle competenze in capo allo Stato. Una pluralità di cause hanno contribuito a questo processo.

In primo luogo, protagonista assoluta di tale operazione interpretativa è stata la Corte costituzionale che ha riallocato allo Stato gli interventi incidenti su materie di primario interesse nazionale o comunque non passibili di decentramento. Alcuni ritengono che la Corte abbia spinto troppo oltre la propria azione interpretativa, mentre altri pensano che la Corte abbia svolto correttamente un ruolo di supplenza di fronte ai fallimenti politici e all’incapacità di Stato e autonomie territoriali di individuare soluzioni di compromesso.

D’altronde, l’incisivo intervento della Consulta è stato causato proprio dai tanti conflitti di competenza che hanno innalzato il contenzioso costituzionale. In secondo luogo, ha pesato il mancato adeguamento dell’amministrazione centrale: le troppe duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni amministrative, segnalate dal Rapporto, hanno impedito che il processo di devoluzione delle competenze conducesse, come in altri Paesi, a una contestuale riduzione della spesa pubblica a livello centrale.

Questo tratto costituisce uno dei principali limiti del decentramento amministrativo italiano che, a differenza di altri ordinamenti (penso alla Germania), non ha determinato una semplificazione dei procedimenti, e una riduzione della spesa pubblica. Infine, la mancata promozione dell’autonomia finanziaria regionale e locale identifica una delle criticità del processo di attuazione della riforma del 2001, e in genere del regionalismo italiano. Anche in tale ambito le responsabilità sono state imputate principalmente al livello statale piuttosto che a quello regionale e locale.

Il Rapporto sottolinea come la compressione dell’autonomia finanziaria regionale e degli enti locali, enfatizzata dalla crisi economica del 2008 e poi di fatto istituzionalizzata, abbia inibito la costituzione di un effettivo sistema di autonomia finanziaria degli enti territoriali, frenando la capacità degli enti territoriali di programmare e di gestire autonomamente le proprie politiche.

La tendenza a un nuovo accentramento delle competenze legislative registratasi a partire dal 2001 non ha però impedito alle Regioni di incidere sulle politiche settoriali adeguandole alle istanze provenienti dal territorio e dai cittadini. Il Rapporto prende in esame un ampio spettro di settori, attinenti a tre grandi aree: sviluppo economico e infrastrutturale, territorio e ambiente e servizi alla persona.

Nonostante la congiuntura economica e la riduzione delle risorse, il quadro è positivo: la dinamicità delle politiche regionali ha spesso saputo valorizzare le potenzialità e recepire i diversi fabbisogni dei territori, adottando interessanti misure sperimentali. Per converso, il Rapporto segnala l’aggravarsi del divario territoriale, acuito dalla crisi economica. Preoccupa l’incapacità delle regioni meno sviluppate di usare in modo efficiente i Fondi strutturali, che tanto hanno sostenuto le regioni spagnole e tedesche, dovuta alla generale sottovalutazione delle politiche di coesione, alla carenza di strategie di identificazione degli obiettivi, alla frammentazione degli interventi e alla mancanza di certezze finanziarie in sede di programmazione del bilancio.

Il Rapporto nel suo complesso elabora un giudizio in chiaroscuro dell’esperienza degli ultimi quindici anni del regionalismo italiano che mi sembra particolarmente utile per riflettere sulla sfide future. Il documento configura la riforma costituzionale in itinere come la “compiuta e naturale conclusione” della tendenza a circoscrivere l’autonomia delle regioni.

La riforma del 2001 puntava sull’incremento delle competenze delle regioni, in linea con il decentramento amministrativo avviato dalle cosiddette “leggi Bassanini” al fine di valorizzare la prossimità territoriale nell’assunzione delle decisioni pubbliche e responsabilizzare gli amministratori. Le attuazioni successive, come ho già ricordato, ne hanno in larga misura capovolto gli intenti originari e la riforma che è ora sottoposta al giudizio dei cittadini porta a compimento il processo con intenti di semplificazione. Il punto su cui oggi in molti dibattono riguarda il rapporto fra la scelta di accentrare le competenze a favore dello Stato operata nel Titolo V della parte II della Costituzione e quella di introdurre nella parte I un Senato delle Regioni e degli Enti locali, superando un limite che neanche la riforma del 2001 con il suo spirito regionalista aveva varcato. Com’è noto, il campo è caratterizzato da diverse opinioni. Da una parte, si evidenzia la complementarietà fra la revisione del titolo V e quella del bicameralismo paritario nel senso che il sacrificio richiesto alle Regioni sul piano delle competenze legislative sarebbe compensato dal riconoscimento di una rappresentanza al centro, nel Senato.

Dall’altra parte, si sostiene invece che i due processi sarebbero fra di loro incoerenti perché un Senato delle Regioni è poco utile in un sistema a moderato decentramento. Io non intendo esprimermi sulla scelta, che è ora affidata ai cittadini, ma vorrei notare che queste valutazioni sono difficili da effettuare sulla carta. L’esperienza dimostra che l’attuazione dei riparti di competenza dipende dalle tendenze concrete della legislazione, dalla sinergia fra il legislatore statale e regionale e delle opzioni della Corte costituzionale, alla quale spetta la difficile opera di marcare i confini fra le diverse materie. Più in generale io credo che i principali obiettivi della riforma, la razionalizzazione del procedimento legislativo e la funzione di raccordo fra lo Stato e gli enti territoriali del nuovo Senato, richiederanno, in caso di positivo esito della consultazione referendaria, un ulteriore intervento per definire in modo lineare il rapporto del Senato con il sistema delle Conferenze, per evitare che la composizione degli interessi di Stato, Regioni ed enti locali sia affidata in modo confuso a più sedi di negoziazione.

Concludo ringraziando il Prof. Mangiameli, i ricercatori e coloro che hanno contribuito al Rapporto. Sono convinto che la politica abbia bisogno vitale di contributi tecnici seri, meditati, approfonditi e interdisciplinari, che sostengano la comprensione della realtà del Paese, nelle sue complessità e articolazioni territoriali. Soltanto attraverso la conoscenza dei processi è possibile compiere scelte politiche consapevoli, capaci di guardare al futuro del Paese e non solo alle contingenze. In questo, io credo, consiste la grande responsabilità che noi abbiamo assunto di fronte ai cittadini. Grazie

Festa europea della Musica in Senato

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In occasione della Festa europea della musica, quest’anno dedicata al tema dell’integrazione, l’Aula di Palazzo Madama è ancora una volta protagonista di un momento di arte che guarda al sociale. Domani, in tante piazze italiane ed europee, la musica risuonerà come un inno all’unione, all’integrazione e alla solidarietà, celebrando la rinascita che il solstizio d’estate porta con sé. Oggi, in quest’Aula, alla presenza dei rappresentanti delle principali religioni, che ringrazio, le voci del Coro Papageno ci accompagneranno in un viaggio musicale che – esplorando le note, i timbri e i suoni dei Paesi di origine di donne e uomini della casa circondariale Dozza di Bologna e dei coristi volontari – vuole farsi testimone attraverso il canto di un percorso di rinascita sociale.

“Cantare in un coro è molto più che studiare musica: significa entrare in una comunità”. A queste parole del Maestro ed amico Josè Antonio Abreu si è ispirato Claudio Abbado quando ha immaginato il suo Coro Papageno. Un’eredità sociale che Alessandra Abbado, attraverso l’associazione Mozart14, ha saputo raccogliere e portare avanti. Oltre 400 detenuti, dal 2011 ad oggi, hanno potuto riscoprire la libertà attraverso la forza vivificatrice del canto. Le loro testimonianze ci fanno comprendere che la musica può davvero salvare la vita, come poco fa, nella conferenza che ha preceduto questo Concerto, ci hanno ricordato tanti protagonisti ed amici della musica. Claudio Abbado era solito affermare che “Chi non ama la musica, chi non conosce la musica, va aiutato subito, perché è una delle cose più importanti nella vita”. Al ricordo dell’indimenticabile Maestro e Senatore a vita abbiamo voluto dedicare questa Festa. Una festa dell’intensità e della potenza della musica che, con la sua straordinaria capacità inclusiva, sa trasformarsi in uno strumento di riscatto sociale. Una festa anche delle Istituzioni che, oggi, vogliono sentirsi ancora più vicine a tutti coloro – detenuti, forze dell’ordine, autorità, operatori e volontari – che sono quotidianamente impegnati nella difficile realtà carceraria del nostro Paese e nei percorsi di recupero sociale.

All’associazione Mozart14, ad Alessandra Abbado, alla direttrice della Casa circondariale Dozza di Bologna, Claudia Clementi, al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo, ai senatori Elena Ferrara e a Luigi Manconi rivolgo i miei più sinceri ringraziamenti per l’impegno profuso in questa iniziativa. A tutti voi auguro un buon ascolto e buona Festa europea della Musica!

Musica: conoscere e interagire con ‘El sistema’ Abreu

Cari amici, gentili ospiti,

lasciatemi iniziare in modo irrituale: oggi è davvero una bella giornata qui in Senato, dedicata al valore salvifico della musica, al Sistema Abreu e al ricordo di una persona speciale quale il Senatore a vita Claudio Abbado.

Voglio innanzitutto ringraziare i senatori Luigi Manconi e Elena Ferrara per avermi proposto di organizzare questo convegno e il concerto che più tardi ascolteremo; ringrazio Alessandra Abbado e tutta l’Associazione Mozart14 per lo straordinario lavoro che svolgono e di cui oggi sentiremo i frutti; ringrazio il Direttore del conservatorio di Foggia, che ha ospitato il convegno di cui oggi presentiamo gli atti, i curatori dello splendido volume, tutti i relatori, l’ambasciatore del Venezuela, e due cari amici: Roberto Grossi, Presidente del “Sistema” in Italia, e Nicola Piovani, maestro, premio Oscar, ma soprattutto amico del Sistema e direttore dell’Orchestra nel primo concerto in assoluto dell’ensemble nazionale del Sistema, proprio qui in Senato, nel Natale del 2013, insieme al Coro delle Mani Bianche, a dimostrazione che la musica riesce a superare ogni diversità.

E’ molto bello, e molto vero, il titolo di questo convegno, ispirato proprio al pensiero del Maestro Abbado: la musica cambia la vita. Lo sanno bene tutti coloro che sono stati “toccati” dal Sistema Abreu, i 400 mila giovani che dal 1975 a oggi – a partire dal Venezuela e poi in tantissimi Paesi del mondo, Italia compresa – sono stati sottratti alla povertà e alla criminalità grazie alla potenza dell’arte. Accostarsi alla musica rappresenta una preziosa opportunità di crescita personale, soprattutto per quei bambini e ragazzi che vivono ai margini ma non per questo sono privi di risorse e di talenti.

Ho avuto il piacere di incontrare un paio di volte il Maestro Abreu, e di parlare con lui proprio del suo impegno e della sua amicizia con il Senatore Abbado. Condividevano, più che un sogno, un progetto concreto: quello, appunto, di coinvolgere i giovani in difficoltà grazie alla passione per la musica, mai vista come una manifestazione elitaria ma come una ricerca instancabile del senso dell’esistenza e del senso dell’etica, come dono agli altri, come impegno civile.

La loro amicizia era, se mi consentite, inevitabile: uno come Claudio Abbado, che portò la musica nelle fabbriche, che aprì la Scala a studenti e operai, non poteva che essere in profonda “armonia” con la filosofia del “Sistema Abreu”. Entrambi volevano condividere con quante più persone possibili l’amore per la musica, che consideravano, a ragione, un bene di tutti. Esempio emblematico di questo spirito è il fatto che Abbado riuscì a unire l’Europa ben prima della caduta del Muro di Berlino, fondando nel 1978 l’Orchestra giovanile della Comunità Europea, in cui riuscì a far suonare giovani musicisti delle due germanie, sovietici e italiani, francesi e polacchi.

Quando Abbado diresse l’Orchestra Mozart di Bologna, da Lui fondata, per i detenuti del carcere e gli assistiti della Caritas, disse queste parole: «Sono sempre stato convinto che la musica contenga in sé una forza in grado di travalicare i confini. Non c’é solo un valore estetico nel fare musica. La musica è necessaria al vivere civile dell’uomo».

Proprio in ossequio al suo alto pensiero civile oggi, dopo questo convegno, avremo il piacere di assistere al Concerto del Coro Papageno nell’Aula legislativa del Senato, un coro formato da detenuti della Casa circondariale Dozza di Bologna e da volontari. E’ un bel modo questo per celebrare la Festa europea della musica, dedicata quest’anno al tema dell’integrazione: ne è testimonianza il repertorio, che raccoglie brani di tutte le culture, e le presenze che avremo in Aula, da Monsignor Gianrico Ruzza, Vescovo Ausiliare di Roma Centro, a Renzo Gattegna, Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane; da Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, ai promotori del progetto dei corridoi Umanitari per i profughi: Alessandra Trotta, Responsabile del progetto per la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e Marco Impagliazzo, Presiedente della Comunità di Sant’Egidio.

Un segno concreto e tangibile di come la musica possa unire le persone e le culture. Ciò di cui abbiamo fortemente bisogno in questi giorni di tensioni a livello europeo e mondiale. Buona Festa della musica a tutti.

115 anni dalla nascita della Fiom

Cari amici, gentili ospiti,

è per me un piacere ed un onore ospitare nella Sala Koch del Senato la cerimonia di celebrazione dei 115 anni della Federazione impiegati operai metallurgici. Un ringraziamento particolare va al Segretario generale della FIOM, Maurizio Landini, agli autorevoli relatori, a quanti quotidianamente operano a garanzia ed a tutela del lavoro, della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Pochi giorni fa, in questa stessa Sala, abbiamo ricordato un grande sindacalista e uomo politico, Luciano Lama, che di questo Senato fu Vice Presidente dal 1987 al 1994, a dimostrazione dell’attenzione che questa Istituzione ha e continuerà ad avere per la tematica del lavoro e per i sindacati, organizzazioni fondamentali e irrinunciabili per promuovere condizioni di lavoro e di vita migliori per i lavoratori e le loro famiglie. I costituenti sapientemente hanno sancito il ruolo dei sindacati, all’articolo 39, per dare concretezza a quanto stabilito all’articolo 1, ovvero fare del lavoro una delle espressioni più alte del diritto di cittadinanza.

La nascita della Fiom, con il congresso di Livorno del 1901, segna il riconoscimento di quel protagonismo sindacale degli operai metallurgici che aveva avuto modo di manifestarsi già nello sciopero generale milanese del 28 agosto-6 settembre 1891. Già a fine ottocento infatti, nelle principali città industrializzate si formavano sezioni operaie per chiedere migliori condizioni di vita, dal massimo di 10 ore di lavoro giornaliere al minimo salariale, dall’abolizione del cottimo e del lavoro notturno alla parità retributiva tra uomini e donne. Potremmo dire che già da quell’inizio l’azione sindacale degli operai metallurgici si esprime per mettere al centro della vita sociale e politica del Paese la questione del lavoro. La storia italiana, e non solo italiana, dimostra che per gli operai ogni incremento di salario, ogni miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, è stato il frutto di lotte e di rivendicazioni e ha rappresentato un momento della crescita e del consolidamento della democrazia.

Di quelle lotte la FIOM è stata grande protagonista e non ha mai mancato, nelle diverse fasi della storia del nostro Paese, di rappresentare il lavoro, di agire per rendere concreto ed effettivo il principio lavorista sancito dalla nostra Costituzione, di ricordare sempre e a tutti che la democrazia repubblicana è fondata sul lavoro. E che il lavoro deve essere libero, dignitoso e sicuro, che non può essere fonte di pericoli per i lavoratori e occasione di angoscia e di lutto per loro e per le loro famiglie. La garanzia di un lavoro che assicuri al lavoratore e ai suoi familiari un’esistenza libera e dignitosa, e che si svolga secondo modalità che non mettano a rischio la vita e la salute del lavoratore, è un pilastro della nostra democrazia ed è compito della politica e delle Istituzioni mantenere questo pilastro integro e vitale.

E’ compito della politica e delle Istituzioni impedire in ogni modo che si formi un vuoto di rappresentanza del lavoro e dei suoi valori, che si interrompa quel dialogo fecondo che ha caratterizzato – con la dinamica democratica del conflitto e del suo superamento – decenni della nostra storia. La Fiom, con la sua presenza, con le sue iniziative, ha concorso nell’intera storia italiana a evitare che questo vuoto si formasse, e credo che anche la cultura politica italiana debba molto alla riflessione che alcuni dirigenti della Fiom hanno saputo sviluppare sui temi della democrazia, delle autonomie, della rappresentanza. Basti pensare, per fare solo due esempi, a due grandi nomi: Vittorio Foa e Bruno Trentin.

La Federazione ha percorso 115 anni di un’epoca storica intensa: gli albori dell’industrializzazione, una dittatura feroce, le grandi guerre, il boom economico degli anni 60. Per i lavoratori, un tempo di lotte operaie, di affermazione della dignità del lavoro, di riconoscimento del diritto di essere cittadini anche all’interno delle manifatture e nei cantieri. Un tempo di battaglie, ma fortunatamente anche di conquiste che hanno rappresentato indelebilmente la cifra del progresso umano e sociale dell’Italia. Oggi, più che mai, il lavoro necessita di tutele per evitare che, complice la crisi economica e la concorrenza esasperata, venga messo ulteriormente a rischio. A tal fine occorre rafforzare il ruolo della prevenzione. Occorre investire sulla formazione continua dei lavoratori, di ogni qualifica ed in ogni settore produttivo. Occorre intervenire con forza per reprimere gli abusi. Occorre impegnarsi affinché “industria”, “ambiente”, “sicurezza” e “benessere” diventino conciliabili, con beneficio per i lavoratori ma anche per le imprese.

Concludo. L’ultima raccolta di scritti di Bruno Trentin si intitola “La libertà viene prima” e questo titolo racchiude sinteticamente non solo l’impegno di una vita, a partire dalla partecipazione da giovanissimo alla Resistenza, per la costruzione di un’Italia più libera e più giusta, ma anche il senso della presenza della Fiom nella vita italiana. La presenza di un soggetto che vuole essere strumento per coniugare libertà e lavoro attraverso la democrazia sindacale e la democrazia di rappresentanza, che non rinuncia a individuare nella qualità e nella dignità del lavoro il perno intorno al quale costruire una società dei diritti e della solidarietà.

“La prospettiva che il sindacato del duemila offre alle nuove generazioni – ha scritto Bruno Trentin – non può essere quella di un lavoro qualunque, ma deve essere un lavoro che metta al centro l’autonomia e l’autorealizzazione della persona”. In queste parole è condensata la sfida che oggi la politica, le Istituzioni, i sindacati si trovano di fronte e che devono affrontare consapevoli della insalfibile validità di quel grande progetto di emncipazione e di liberazione umana che è la Costituzione della Repubblica italiana, Repubblica democratica fondata sul lavoro.

Grazie.

Omicidio Jo Cox: messaggio allo Speaker della Camera dei Comuni

“Ho appreso con sgomento e dolore del barbaro omicidio della Deputata Jo Cox. L’aggressione a una parlamentare intenta a dialogare con i cittadini, in ragione delle sue idee politiche e del suo impegno, ci indigna e ci spinge a difendere e promuovere con ancora maggiore tenacia e determinazione i principi di libertà che uniscono i nostri Paesi e i nostri popoli”.

E’ quanto si legge nella lettera che il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha inviato allo Speaker della Camera dei Comuni, John Bercow. “A nome mio personale e del Senato della Repubblica italiana – conclude il Presidente Grasso – desidero stringermi con amicizia e solidarietà ai familiari della Signora Cox e ai membri del Parlamento britannico”.

Musica strumento di crescita e riscatto

La musica come strumento fondamentale di recupero sociale, seguendo la via tracciata dal grande Direttore d’orchestra  e Senatore a vita Claudio Abbado. Questo l’obiettivo dell’evento artistico che sarà aperto dall’indirizzo di saluto del Presidente del Senato, Pietro Grasso.  Il concerto del Coro “Papageno”, composto da detenuti della Casa Circondariale Dozza di Bologna e coristi volontari, si terrà nell’Aula di Palazzo Madama, lunedì 20 giugno, alle ore 17, in occasione della Festa Europea della Musica.

“Le intuizioni e gli insegnamenti del Maestro e Senatore a vita Claudio Abbado, restano per noi un punto di riferimento”. Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso. “Secondo Abbado, attraverso la musica la vita può essere cambiata, migliorata e, in alcuni casi, salvata. Noi crediamo a fondo in queste parole, anche per questo, con convinzione, abbiamo aperto l’Aula di Palazzo Madama a questa realtà,  certi  che si tratti di un momento importante di crescita e di riscatto non solo sociale” L’evento vedrà l’esecuzione di 14 brani  ed è stato  curato dall’Associazione Mozart14 che da anni, seguendo l’intuizione del Maestro Abbado, opera nel sociale servendosi della  musica come leva di recupero e riabilitazione.

Il Coro  misto “Papageno”, diretto dal Maestro Michele Napolitano, sarà accompagnato da un ensemble musicale. Variegato il repertorio che spazia dalla musica sacra antica, allo spiritual, alla musica moderna, ai canti tradizionali arabi, israeliani, macedoni e brasiliani.  Un momento di confronto e di incontro, oltre che sociale, anche religioso. Assisteranno infatti al concerto Monsignor Gianrico Ruzza, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma Centro; Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane; Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia. Saranno presenti inoltre i promotori dei Corridoi Umanitari per i profughi: Alessandra Trotta, Responsabile del progetto per la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e Marco Impagliazzo, Presiedente della Comunità di Sant’Egidio. Il concerto verrà trasmesso in diretta da Rai Due.

(Immagine: Coro “Papageno”, foto di repertorio)

Incontro con il Presidente del Nationaler Normenkontrollrat

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Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricevuto oggi a Palazzo Madama il Presidente  del Consiglio nazionale per il controllo delle norme della Repubblica Federale di Germania, Johannes Ludewig. Dopo l’incontro con il Presidente Grasso, il Presidente del Nationaler  Normenkontrollrat (NKR) ha tenuto una conferenza sul tema “Il controllo dei costi della legislazione”, organizzata dal Senato  nell’ambito del percorso di condivisione di esperienze professionali con rappresentanti di Amministrazioni parlamentari straniere e di Istituzioni europee ed internazionali.

 

Relazione Annuale dell’Antitrust

Autorità, gentili ospiti,

intervengo con molto piacere alla presentazione della relazione Annuale 2016 dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Il consueto appuntamento annuale con il bilancio della politica della concorrenza permette di valutare insieme i risultati conseguiti dall’Autorità e le strade per perfezionare i diversi strumenti di controllo e di intervento a disposizione; ed è un’utile occasione per riflettere su temi di fondamentale importanza per il futuro del Paese: la concorrenzialità e la capacità di innovazione dell’economia e delle imprese, e la tutela dei diritti dei consumatori.

La corposa relazione riflette un’apprezzabile mole e intensità del lavoro svolto, con un sostanziale incremento delle sanzioni in applicazione della disciplina antitrust e di quelle a tutela del consumatore, ma anche dei procedimenti per intese, abuso di posizione dominante e concentrazioni, delle indagini conoscitive, dei pareri resi ad amministrazioni pubbliche, delle segnalazioni di advocacy, dei procedimenti sui conflitti d’interesse e dei procedimenti in materia di rilascio o rinnovo del rating di legalità. Desidero dunque ringraziare il Presidente Pitruzzella, gli altri componenti del Collegio, Ainis e Muscolo, la dirigenza e tutto il personale dell’Autorità, per la dedizione e indipendenza con cui hanno affrontato i delicati compiti loro rimessi.

Vorrei soffermarmi brevemente su alcuni settori di attività dell’Autorità, che credo siano di particolare interesse. Il primo riguarda gli interventi per controllare il potere di mercato dei giganti del web, attivi nel commercio elettronico, attività che spettano in via principale alla Commissione europea ma che consentono e richiedono anche azioni delle autorità nazionali. Si tratta di un ambito che da una parte incrementa il dinamismo e l’innovazione, e dall’altro tutela i consumatori dalle insidie che queste modalità di acquisto comportano, con l’obiettivo di interrompere l’attività di vendita delle aziende online che non rispettano le obbligazioni contrattuali, di oscurare i siti che vendono prodotti contraffatti e di assicurare obblighi informativi precontrattuali e la protezione dei diritti post-vendita. A questo settore di attività, rivolto a tutelare i consumatori ,si collegano anche gli interventi contro quei cartelli che determinano aumenti artificiosi dei prezzi dei beni essenziali, e che come tali permettono di evitare che si aggravino le diseguaglianze che sono purtroppo fortemente cresciute in Italia e anche nei Paesi meno colpiti dalla crisi economica, come la Germania.

Il secondo campo di attività dell’Autorità che considero di grande importanza è il contrasto sanzionatorio ai cartelli nelle gare pubbliche, che è sviluppato anche con un’utile collaborazione con l’Autorità Nazionale Anticorruzione. E’ questo un segmento che non solo permette di ridurre la spesa pubblica, ma consente anche di ricondurre a legalità le procedure che determinano l’impegno di risorse collettive. Da ultimo, vorrei citare gli interventi a favore della produttività del Paese, quelli in particolare che attengono all’esigenza di un’infrastruttura di rete internet adeguata alle moderne comunicazioni e in linea con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. A me sembra particolarmente importante sottolineare non tanto il profilo sanzionatorio, quanto l’incentivo che l’azione dell’Autorità può determinare verso la qualità del servizio, la concorrenza e l’innovazione. Mi preme rilevare che queste sono condizioni determinanti per rafforzare la competitività internazionale delle nostre imprese, per creare opportunità di crescita e lavoro, e per dare slancio alla produzione.

Concludo. Io sono convinto che l’opera dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato abbia un rilievo di crescente importanza nella nostra società, un ruolo che deve essere interpretato con intelligenza, con dinamicità e indipendenza, per trovare un corretto equilibrio fra i diversi interessi pubblici e i diritti individuali in gioco, in una complessa situazione globale. Il marcato carattere di indipendenza dell’Autorità resta una garanzia fondamentale e insopprimibile della sua azione, ma è altrettanto necessario che essa sappia interagire costruttivamente con tutte le articolazioni dello Stato, le istituzioni dell’Unione europea e le autorità degli altri Paesi membri; e che sappia interpretare sapientemente e con rigore le norme di legge, sempre nel contesto delle mutevoli variabili economiche, sociali e politiche. I beni pubblici la cui tutela è rimessa dall’ordinamento anche all’Autorità hanno carattere preminente per il futuro. Da una parte, è in gioco la posizione economica e geopolitica del Paese, che dipende anche dal rafforzamento della competitività e capacità di innovazione del tessuto produttivo e imprenditoriale, nel contesto di un difficile quadro internazionale: politico, economico, sociale e geopolitico. Dall’altra parte, rileva l’esigenza di garantire i diritti, in particolare delle persone più deboli e dei soggetti svantaggiati, in un quadro internazionale nel quale i grandi interessi economici tendono a sacrificare le piccole e medie realtà produttive, a comprimere le posizioni individuali e spesso ad aggravare le diseguaglianze, mettendo a rischio la coesione sociale e i valori su cui abbiamo costruito il Paese, l’Unione europea e l’ordine internazionale. Vi ringrazio dunque ancora e vi auguro buon lavoro.

 

 

Strage di Orlando. Messaggio a Joe Biden

“Le notizie drammatiche della strage che a Orlando ha colpito cittadini inermi, e in particolare la comunità LGBT, mi hanno addolorato profondamente”.  Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, nel messaggio inviato al Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

“Questi fatti – scrive il Presidente Grasso – ci inducono ad impegnarci con ancora maggiore determinazione a favore dei diritti delle persone, contro l’odio, le intolleranze e le violenze di qualsiasi genere, ovunque nel mondo”.  “A nome mio personale e del Senato della Repubblica italiana – conclude il messaggio – desidero, per il Suo tramite, stringermi idealmente con amicizia e solidarietà a tutto il popolo americano.”