L’Italia ricorda Simone Veil

Caro Presidente Casini, Autorità, gentili ospiti, cari amici

Sono particolarmente lieto di poter ospitare oggi qui in Senato questa cerimonia con la quale, con profonda commozione, rendiamo omaggio a una figura di straordinario spessore politico, culturale e sociale quale è stata Simone Veil. Permettetemi di ringraziare sentitamente la Commissione Affari esteri, emigrazione, ed in particolare il suo Presidente, Pier Ferdinando Casini, per aver fortemente voluto questo momento e per averlo organizzato. Saluto con affetto anche Emma Bonino e Nathalie Loiseau, che con il loro prezioso contributo, ci accompagneranno nel ricordo di questa donna straordinaria. Personaggio dal destino eccezionale, protagonista di primissimo piano della politica internazionale, Simone Veil, è stata una donna libera, appassionata, che ha sempre lottato con determinazione, in coerenza con i propri ideali.

E’ stata la prima donna Presidente del Parlamento Europeo e lo divenne prendendo il testimone da un’altra grande donna simbolo dell’Europa unita, francese ed ebrea come lei, la decana dell’Assemblea Louise Weiss.

Come Louise Weiss, anche Simone Veil aveva mosso severe critiche agli Stati-nazione e al nazionalismo esasperato, visti come portatori naturali di conflitti. Sopravvissuta insieme alla sorella al disumano orrore dell’olocausto che le aveva portato via i genitori e un fratello, vedeva in un’Europa libera, unita e sovranazionale l’unica possibilità di coesistenza pacifica tra Paesi che nel corso della storia si erano sempre aspramente combattuti. Simone Veil, donna di diritto, ma grande appassionata di politica, divenne la prima Presidente di un Parlamento europeo eletto a suffragio universale e diretto, il Parlamento di un’Europa ormai concreta e reale, in piena fase di istituzionalizzazione. A lei, libera e forte, venne quindi affidato il compito gravoso della quotidiana gestione, tra mille difficoltà di bilanci, conflitti tra governi e ostruzionismi politici. Con la sua elezione divenne il simbolo della riconciliazione possibile tra francesi e tedeschi, alla quale già pensava quando, appena diciottenne, liberata da Auschwitz, guardava al futuro a testa alta, con fierezza e determinazione. Nel suo memorabile discorso di insediamento, Simone Veil invocò la creazione di un’«Europa della solidarietà», «dell’indipendenza» e «della cooperazione», una «Comunità fondata su un patrimonio comune e sul comune rispetto per i valori umani fondamentali». La chiave dell’Europa del futuro era nella sua stessa identità, unitaria e non gregaria. Nella sua lucida visione, l’unità dell’Europa rappresentava al tempo stesso l’unica possibilità di salvaguardare tutte le autonomie nazionali.

Simone Veil era stata magistrato, era stata ministro, era una donna delle Istituzioni ma prima di tutto è stata colei che ha messo sempre in primo piano il valore della persona. La sua storia personale, seppur da lei mai raccontata, ma solo e sempre accennata con grande commozione, l’ha sempre portata a battersi a tutela dei più deboli. Credeva fermamente nella trasmissione della memoria, un dovere nei confronti di coloro che erano stati vittime del furore nazista, ma un dovere anche verso i giovani, come contributo alla presa di coscienza individuale e collettiva.

Oggi tutti noi ne omaggiamo e ricordiamo la figura ma la sua eredità, forte e chiara, è rappresentata da dalle ambizioni che ancora oggi può avere l’Europa. Senza di lei non sarebbe stato possibile.

Grazie.