Autorità, cari ragazzi, gentili ospiti,
è per me un grande piacere ospitare in Senato la manifestazione “Cento Piazze” in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante, che si svolgerà il 5 ottobre in tutto il mondo per commemorare l’adozione da parte dell’UNESCO e dell’ILO (International Labour Organization) delle “Raccomandazioni sullo Status degli Insegnanti”, nel 1966.
Quella odierna è un’importante occasione per riflettere sul fondamentale ruolo degli insegnanti, sulla loro condizione professionale e sul mondo della scuola. Il tema prescelto per questo incontro è “L’impegno degli insegnanti per il futuro del Paese”, perché sono proprio gli insegnanti che, attraverso il loro lavoro, hanno la grande responsabilità e l’immenso privilegio di contribuire in modo determinante allo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese.
La professione di docente è estremamente complessa e non si esaurisce nella semplice trasmissione di nozioni secondo un certo programma stabilito. Gli insegnanti sono chiamati quotidianamente a svolgere il compito difficile e fondamentale di formare i giovani, non soltanto dal punto di vista culturale, ma anche civile e morale, trasmettendo loro i valori profondi di cittadinanza, solidarietà, giustizia, che contraddistinguono la nostra democrazia.
Nell’attuale periodo di profonde trasformazioni culturali e sociali, derivanti dalla globalizzazione e dalla facilità di circolazione di informazioni e persone, agli insegnanti, in particolare a quelli dei primi gradi di istruzione, è attribuito il delicato compito dell’educazione alla civile convivenza, al rispetto reciproco e all’accettazione delle differenze tra persona e persona, tra culture e religioni diverse. Le diversità, in una scuola sempre più multietnica e multiculturale, devono essere percepite dalle giovani generazioni non più – come troppo spesso è stato in passato – quali fonti di divisioni e contrapposizioni, bensì quali occasioni di confronto costruttivo e opportunità di crescita e sviluppo.
Ma gli insegnanti non devono essere lasciati soli nella loro attività, soprattutto nelle aree del Paese considerate “difficili”, laddove la piaga della dispersione scolastica è ancora drammaticamente presente. Talvolta si dimentica il quotidiano lavoro di migliaia di maestri ed educatori che cercano, giorno per giorno, tra enormi difficoltà, ma con passione e altissimo senso civico, di strappare dalle mani delle mafie giovani che troppo facilmente ancora vengono sedotti dalle lusinghe di una criminalità senza scrupoli, che usa spesso bambini fin dalla più tenera età per traffici criminali di ogni tipo. Non possiamo dimenticarci, cari maestri, che se quei giovani possono sperare di poter condurre una vita onesta e dignitosa è grazie soprattutto al vostro lavoro quotidiano e alla vostra dedizione.
Il mondo della scuola presenta ancora tante criticità, da troppo tempo irrisolte: l’edilizia scolastica, il precariato, la non sempre adeguata gratificazione professionale ed economica della professione di insegnate.
Un rapporto dell’UNESCO dello scorso anno mette in evidenza la carenza di docenti non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche negli Stati Uniti, in Spagna, in Svezia, in Italia. Il recente concorso per il reclutamento di docenti, seppur con diverse problematiche, è un primo passo per affrontare almeno parte dei problemi. Occorrerà, per il futuro, una migliore capacità di programmazione delle politiche del personale, al fine di garantire una adeguata consistenza del corpo docente e limitare, se non azzerare, il fenomeno del precariato, che da troppi anni affligge il mondo dell’insegnamento ed è causa di demotivazione per i docenti e deterioramento del loro status professionale.
La professionalità dei docenti deve, invece, essere assicurata da un’adeguata formazione iniziale e da una rigorosa selezione per l’accesso alla professione, ma non può limitarsi a questo. In un mondo in evoluzione sempre più veloce, i saperi diventano obsoleti nel volgere di pochi anni. È indispensabile un continuo aggiornamento professionale, richiesto oggi anche dall’introduzione massiccia di nuove tecnologie nella vita quotidiana dei giovani.
In particolare, le recenti tecnologie della comunicazione presentano aspetti positivi e promettono enormi potenzialità, ma suscitano anche timori e inquietudini. Sono mezzi potenti e utili, ma che richiedono l’impegno dei maestri, degli educatori e delle famiglie nell’insegnare il corretto utilizzo di quelle tecnologie, affinché i più giovani possano trarne i vantaggi che esse hanno da offrire, evitandone i pericoli. Ovviamente quando parlo di educazione non mi riferisco al lato tecnico, su quello le studentesse e gli studenti ne sanno molto più di noi!
La scuola del futuro – anzi, del presente – deve dotarsi essa stessa delle moderne tecnologie, facendole diventare strumenti di uso quotidiano, evitando tuttavia l’illusione che esse da sole possano sostituire il ruolo del docente. Purtroppo, troppo spesso si ha l’impressione, forse derivante da distorsioni mediatiche, che la scuola sia relegata a ricoprire un ruolo marginale nella società contemporanea. Non può e non deve esser così. Sarebbe un errore gravissimo pensare che il mondo dell’educazione e della cultura ricoprano un ruolo di secondo piano.
Istruzione, formazione e cultura devono essere considerate prioritarie e poste centro degli obiettivi strategici per lo sviluppo civile e morale del Paese e per una crescita economica durevole, come già alcuni atti del governo Letta hanno iniziato a fare.
Questa è la strada che dobbiamo seguire. Grazie.