Intervento al III incontro del ciclo “Scienza, innovazione e salute”, 15 aprile 2014
Cari colleghi, gentili ospiti,
è per me un grande piacere ospitare nella Sala Zuccari del Senato il terzo incontro del ciclo Scienza, Innovazione e Salute, dedicato alle “Applicazioni delle cellule staminali in medicina rigenerativa”.
Vorrei ringraziare la Presidente Emilia Grazia De Biasi, tutti i componenti della Commissione igiene e sanità e gli autorevoli relatori per aver reso possibile questa giornata di ulteriore riflessione e di confronto.
Un particolare ringraziamento alla collega Elena Cattaneo per il suo contributo all’incontro di oggi e per la passione e la competenza con la quale si dedica alla ricerca scientifica anche nel suo ruolo di Senatrice, e per il suo sostegno al dialogo tra scienza e politica affinché la scienza non sia regolata dalle “emozioni ma dalla legislazione”.
Non dobbiamo avere paura di affrontare argomenti controversi ma centrali per la ricerca e per lo sviluppo di nuove e più efficaci strumenti di cura e di prevenzione. Per farlo in modo serio e costruttivo è fondamentale aprire i luoghi della legislazione ai saperi più importanti del mondo culturale, scientifico e sociale prima che il Parlamento sia chiamato a deliberare. Deve essere priorità della politica avvicinare la comunità scientifica all’esercizio del potere pubblico per costruire insieme le politiche del futuro, perché le scelte che prendiamo oggi avranno ripercussioni sul nostro futuro come medici, ricercatori, pazienti, cittadini.
Fiore all’occhiello sul tema di oggi è il Centro di Medicina Rigenerativa di Modena realizzato nel 2008, uno dei più grandi e avanzati d’Europa, interamente dedicato allo studio delle cellule staminali, che ha conquistato un ruolo di prestigio nella comunità accademica a livello internazionale.
Sono questi i nostri grandi successi, dei quali forse non si parla abbastanza o se ne parla troppo poco, presi come siamo dai tanti altri problemi che il nostro Paese si trova ad affrontare.
Scienza e politica sono due facce della stessa medaglia. Da un lato, la scienza deve essere al servizio dei bisogni sociali e trovare il proprio obiettivo ultimo nella difesa della qualità della vita. Dall’altro, è priorità della politica avvicinare la comunità scientifica all’esercizio del potere pubblico per costruire insieme il futuro.
Non dobbiamo poi dimenticare la difficile condizione dei ricercatori in Italia, che sono una ricchezza straordinaria del nostro Paese e vanno sostenuti, incentivati e messi in condizione di lavorare con dignità e serenità, perché la ricerca è un lavoro che si fa prima di tutto per passione. Chi fa ricerca ha il senso, più di ogni altro, dell’appartenenza alla comunità, ad una squadra che lavora per il raggiungimento di un comune risultato. E questo straordinario sentimento di appartenenza è un elemento che non va trascurato, ma sostenuto. La ricerca ha dal canto suo la responsabilità della conoscenza, gli scienziati hanno la responsabilità di scrivere le linee guida di un progresso che custodisce anche il futuro delle prossime generazioni.
E allora a noi istituzioni non resta che l’obbligo di tutelare questa straordinaria risorsa affinché non venga dispersa in altri Paesi. La tutela della dignità dell’uomo e il diritto alla salute non possono non tener conto delle nuove acquisizioni scientifiche. La ricerca scientifica non è un costo ma un valore, un fattore di crescita che punta su conoscenza e intelligenza, coniugando la tradizione culturale e scientifica con la produzione industriale. Un modo etico di investire e di far crescere il Paese. Bisogna incentivare lo sviluppo di una cultura scientifica altamente innovativa per rendere competitivo il nostro sistema, destinando specifiche risorse alla ricerca e assicurando trasparenza e adeguatezza nell’attribuzione e nell’uso delle stesse.
E’ con questa convinzione che auguro a tutti voi buon lavoro.