La memoria e l’immagine

Autorità, cari ragazzi, gentili ospiti,

è per me un grande piacere ospitare in Senato questo incontro sulla scuola, su come si è evoluta, su come era ieri e su come è diventata oggi.

Questa iniziativa si inserisce nel percorso culturale chiamato “La memoria e l’immagine”, che da qualche anno il Senato organizza per sottolineare il valore della memoria nella formazione della coscienza civile del nostro Paese. Quest’anno la rassegna è dedicata alla memoria storica della scuola ed è stato preso come spunto la mostra “Dal libro cuore alla lavagna digitale” realizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nella quale sono raccolti preziosi materiali storici.

Ho appena visitato, insieme al Ministro Maria Chiara Carrozza – il vostro Ministro, cari ragazzi – la piccola ma significativa mostra allestita nelle salette adiacenti. È una mostra piccola – si tratta di una selezione dei materiali tratti da quella del MIUR – in quanto gli spazi, come avete visto, non sono molto ampi, ma è comunque densa di spunti di riflessione e testimonia il cammino che ha percorso il sistema scolastico italiano dalla fine dell’800 fino ai nostri giorni.
È un percorso molto lungo: ce lo dicono i documenti scritti con penne antiche, le pagine ingiallite, le fotografie un po’ sbiadite, i filmati che vanno un po’ a scatti.
Guardando quei documenti mi sono tornati in mente tanti ricordi della mia infanzia, quando anch’io – cari ragazzi – andavo a scuola e vi assicuro che provo nostalgia nel ripensare ai banchi, alle aule, ai miei insegnanti dell’epoca… e anche alle interrogazioni e ai compiti in classe. Vi sembrerà strano, ragazzi, pensare che si possa aver nostalgia delle interrogazioni, ma vi assicuro che anche voi ne avrete, tra qualche anno.

Lo studio, l’apprendimento, talvolta vi sembreranno faticosi, talvolta noiosi, ma l’istruzione e la cultura sono l’unico bene davvero vostro, qualcosa di cui nessuno mai potrà privarvi e che sarà per sempre la vostra principale risorsa.
Non importa quale strada sceglierete nella vita, di quali settori vi occuperete, quale lavoro svolgerete: quel che avrete appreso vi sarà utile, indispensabile, in qualsiasi attività, sia nella vita personale, sia in quella professionale.

Molte delle foto esposte nella mostra ci parlano di un’Italia in cui la sfida principale del sistema scolastico era quella dell’alfabetizzazione. Larghe fasce della popolazione non sapevano né leggere né scrivere. Oggi non basta più essere in grado di “leggere, scrivere e far di conto”. Viviamo in un mondo molto più complesso rispetto a quello di alcuni decenni fa, ormai globalizzato e fortemente competitivo. La sfida odierna è quella dell’alta specializzazione, della ricerca scientifica, della formazione continua resa necessaria dalla velocità con cui cambiano le cose, e quindi anche i saperi invecchiano rapidamente. Non si deve mai smettere di studiare, di apprendere, di aggiornare le proprie competenze.

Bisogna tuttavia tener ben presente che la formazione specialistica necessita di fondamenta solide sulle quali costruire le conoscenze più avanzate e quelle fondamenta sono fornite dai gradi primari della scuola.
Se la sfida dell’alfabetizzazione, tipica dello scorso secolo, è stata superata, o quasi, quella della conoscenza non è ancora completamente vinta. Ancora oggi il drammatico fenomeno della dispersione scolastica interessa, purtroppo, quasi 2 ragazzi italiani su 10. Un ragazzo che abbandona la scuola oggi sarà un adulto che domani avrà grandi difficoltà per costruire la propria vita.

Un ulteriore dato che ci deve far riflettere è quello relativo alla spesa pubblica in istruzione e formazione. L’Italia spende poco, e forse anche male. Ma la spesa pubblica in istruzione e cultura non è un costo, bensì il più redditizio degli investimenti. Proprio in una situazione difficile per la finanza pubblica come quella attuale, bisogna avere il coraggio di guardare al futuro, perché la spesa pubblica per l’istruzione è un investimento nel capitale umano del Paese. Per questo i miei complimenti vanno al presidente Letta e al ministro Carrozza che qualche settimana fa hanno annunciato l’approvazione di un Decreto Legge che vale – attenzione: “vale”, non “costa” – 400 milioni di euro.

La scuola, lo abbiamo visto, è molto cambiata nei più di 150 anni della nostra unità d’Italia. Si è passati da “penna, inchiostro e calamaio” alle sperimentazioni con gli e-book reader. Una rivoluzione copernicana. Ma il punto centrale, che non è mai cambiato e che non potrà mai cambiare, è rappresentato dai docenti. Sapete, mia moglie è una professoressa, quindi io ho vissuto la scuola, attraverso i suoi racconti, per tutta la vita. E anche da magistrato ho dedicato molta parte del mio tempo libero ad incontri con le scolaresche sulla legalità. E’ un mondo che conosco bene.

Quando si parla di scuola infatti non si può non pensare, oltre agli studenti, anche e soprattutto agli insegnanti che, attraverso il loro lavoro, hanno la grande responsabilità – e l’immenso privilegio – di contribuire in modo determinante allo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese.

Come ho ricordato la settimana scorsa in occasione della Giornata mondiale dell’Insegnante, la professione di docente è estremamente complessa e certamente non si esaurisce nella semplice trasmissione di nozioni , sulla base del programma stabilito. Gli insegnanti sono chiamati quotidianamente a svolgere il compito difficile di formare i giovani, non soltanto dal punto di vista culturale, ma anche civile e morale, trasmettendo loro i valori profondi di cittadinanza, solidarietà, giustizia, che contraddistinguono la nostra democrazia. Oggi gli educatori devono affrontare sfide nuove, che derivano dall’evoluzione sociale, culturale e tecnologica dei nostri anni. E’ un lavoro duro e bellissimo, per il quale meritereste un più alto riconoscimento da parte delle istituzioni, delle famiglie, dell’opinione pubblica.

La mostra nelle sale qui di fianco ci deve far riflettere sulla centralità che il sistema scolastico ha nella vita del Paese, da sempre. Purtroppo però la scuola fa notizia solo quando succede qualcosa di tragico: mentre molta attenzione viene dedicata ai pochissimi “casi di cronaca”, ogni giorno nelle aule scolastiche del nostro paese si costruisce il futuro, si educano ragazze e ragazzi, si formano coscienze e senso critico, si creano legami e rapporti, si preparano alla vita quelli che saranno i cittadini di domani.

E’ così da tantissimi anni, e continuerà a essere cosi, credo, ancora a lungo.
Grazie a tutti.