La legge Severino non ha funzionato ora basta compromessi

Foto di repertorio

Intervista di Marcello Sorgi

Presidente Grasso, si aspettava un attacco così duro da Raffaele Cantone? Il capo dell’Anticorruzione, che come lei viene dalla magistratura, parla di “legislazione spot”, fatta sull’onda dell’emergenza a proposito del disegno di legge che porta il suo nome.

“Nessuno scontro: mi ha subito chiamato e ci siamo chiariti. Raffaele forse non si aspettava una così forte amplificazione mediatica delle sue parole. Gli ho spiegato che la mia proposta ha più di un anno, e che nel corso dei mesi sono stati annessi  altri ddl anticorruzione, e il relatore, dopo la discussione in commissione, ha prodotto un testo unificato come base per gli emendamenti”.

Ma ammetterà che questa accelerazione a pochi giorni dallo scandalo Expo di Milano, dall’arresto dell’ex-ministro Scajola e di quello del deputato Genovese, legittima qualche dubbio sulla scelta dei tempi. A una settimana dal voto delle Europee, questa discussione in Senato non ha anche obiettivi elettorali?

“Sarà discusso dopo le elezioni, fuori dalla campagna elettorale. Che ci sia un’urgenza, legata anche ai fatti recenti, non c’è dubbio. Ma ripeto, il lavoro al Senato su questa materia era cominciato un anno fa. Gli scandali di questi  giorni sono solo gli ultimi di una serie. A vent’anni da Tangentopoli, non solo la corruzione non è finita, ma ha assunto forme nuove che richiedono nuovi strumenti di legge per essere combattute”.

Presidente, ma poco più di  un anno fa non era stata approvata una nuova legge anticorruzione proposta dal ministro di giustizia Severino?

“Infatti. E il giorno stesso in cui fu approvata, io, che ancora facevo il procuratore nazionale antimafia, obiettai che per com’era fatta non sarebbe servita. Non ce l’avevo con la Severino, che aveva fatto un testo di partenza efficace. Ma gli emendamenti frutto di compromessi politici, visti con gli occhi di chi poi le leggi deve applicarle, erano chiaramente al di sotto delle aspettative. D’altra parte, non è che con la nuova legge la corruzione sia diminuita, anzi..”.

Con quel che accade, sembra proprio di no.

“E se il Procuratore generale della Cassazione, in apertura dell’anno giudiziario, ha voluto sottolineare che gran parte dei processi che vanno in prescrizione sono proprio quelli per corruzione, aveva le sue ragioni”

Non salva proprio nulla, della legge Severino?

“Se fosse stata approvata nei termini in cui era stata proposta, non saremmo qui a parlarne. Invece, a colpi di emendamenti, si è finiti con l’indebolire figure di reati e  strumenti che dovrebbero servire ai magistrati per indagare”.

 Può spiegar meglio un giudizio così negativo?

“La legge ha una parte preventiva e una repressiva. La prima non è stata attuata, la seconda non ha funzionato. Si prevedeva di mettere in ogni amministrazione pubblica un responsabile anticorruzione, ma ciò non è avvenuto. E quanto alla concussione e alla corruzione, che sono i reati chiave che bisognava definire e punire con più efficacia, all’atto pratico è accaduto il contrario”.

Ma com’è stata possibile una cosa del genere?

“Glielo spiego, anche se il discorso diventa necessariamente più tecnico. Partiamo da come è cambiata la corruzione dai tempi di Tangentopoli. Il problema non sono più solo le tangenti, ma le consulenze, le intermediazioni, le cricche di amici degli amici che si associano con pezzi di partiti e concorrono insieme all’arricchimento personale e alla lotta politica”.

Ma siamo sicuri che mescolando la corruzione con la lotta delle correnti interne ai partiti, alla fine non si finirà per metter sotto accusa la politica tout-court?

“Conosco questa obiezione, e le rispondo che la buona politica, che non fa interessi di parte e non cerca di favorire gli amici per un proprio tornaconto, non ha nulla da temere a una più puntuale definizione dei meccanismi di corruzione”.

Torniamo alle differenze tra passato e presente.

“Con le vecchie figure di reato, come la precedente concussione, era possibile che la vittima, che pur senza ricevere evidenti minacce era indotta a pagare per poter lavorare, denunciasse i fatti.”

E adesso invece com’è?

“La stessa vittima oggi viene punita con una nuova figura di reato, la corruzione per induzione, con una pena fino a tre anni, il che significa che nessuno denuncia più. Sono solo due esempi. Per farne un altro, pensi che la corruzione tra privati, che all’estero è perseguita severamente, da noi è punibile soltanto a querela di parte, ed il traffico di influenza, cioè l’avvalersi di illecite influenze e pressioni presso funzionari pubblici o politici, è punito come il millantato credito e non consente quindi né  intercettazioni né arresti. Inoltre la mia intenzione era di unificare i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, ipotizzando di inserirli nei delitti contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio.”

Presidente Grasso, Cantone sostiene anche che è difficile combattere la corruzione, se l’Autorità che è stato chiamato a guidare non ha i poteri per farlo.

“Ha ragione. Per funzionare dovrebbe avere poteri ispettivi, di controllo, di sostituzione, di punto di riferimento e di raccolta delle informazioni, di coordinamento e impulso alle indagini.

Dice ancora Cantone che con i poteri attuali, a Milano, al massimo potrebbe farsi una gita.

“Se non ha la possibilità di vedere carte, chiedere documenti, interfacciarsi con i magistrati e le forze di polizia che fanno le inchieste, effettivamente, non vedo cosa potrebbe andarci a fare, a Milano come altrove”.

E se li immagina, Presidente Grasso, i suoi ex-colleghi magistrati quando il capo dell’Anticorruzione gli chiederà le carte?

“Non è questo il punto. L’Autorità dovrebbe avere compiti soprattutto preventivi, e solo occasionalmente dovrebbe incrociare chi fa le indagini. Ma se l’obiettivo è chiaro e la collaborazione trasparente, non vedo perché dovrebbero nascere conflitti”.

Per concludere, Presidente: stavolta ce la farà il Parlamento ad approvare una buona legge?

“Me lo auguro. Il tema dell’Anticorruzione è ormai il più delicato nel rapporto tra cittadini elettori e forze politiche. Con quel che è accaduto e continua ad accadere, l’opinione pubblica si aspetta una risposta seria, non un altro compromesso al ribasso. Stavolta non possiamo davvero  permetterci di sbagliare”.