Intervento sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018
Signor Presidente, ministro Savona in rappresentanza del Governo, visto che il presidente Conte si è allontanato, colleghi,
gli incontri europei dei prossimi giorni sono cruciali per il destino dell’Unione europea e soprattutto per quello dell’Italia. Si discuterà infatti non solo della gestione dei flussi migratori, ma anche di sicurezza e difesa, di Brexit, di innovazione digitale, di occupazione e crescita, del bilancio comunitario e su questi argomenti il Governo è stato piuttosto silente. Le ragioni della permanente campagna elettorale sono state più rilevanti del dibattito su come rimodulare le spese dell’Unione per sostenere la crescita economica e aiutare chi ha più bisogno. Avete ancora una volta usato l’arma della propaganda più becera e pericolosa, avete usato in modo spregiudicato e cinico la vita delle persone, per alzare il prezzo delle trattative in Europa. Già in passato è stata usata anche da altre forze politiche questa strategia, in cambio di una maggiore flessibilità finanziaria. Si tratta di una scelta miope, che non risolve né l’uno né l’altro problema. La vita e la dignità di quelle persone valgono molto di più.
Ora che sono passati anche i ballottaggi delle recenti elezioni amministrative, ci auguriamo che il Governo sia più equilibrato rispetto a quanto è stato finora. Chi governa ha il dovere di tenere il nostro Paese lontano da certe pulsioni, che voi invece alimentate ogni giorno.
Il Governo, a cui spesso viene dettata la linea da Ministri diversi dal Presidente del Consiglio, si presenta in Europa dopo aver dato una bruttissima e imperdonabile immagine di sé. Siete riusciti, nel breve tempo di poche settimane, a inimicarvi la parte di Europa con la quale invece dovremmo dialogare, a meno che l’alternativa non sia di farlo con uomini come Orban, che non vogliono cambiare l’Europa, vogliono distruggerla. Nonostante i buoni rapporti e l’identità di vedute sovraniste con il ministro Salvini, il presidente Orban non ha accolto nemmeno un migrante di quelli previsti dalle quote. Sono i tipici conflitti tra sovranisti: i migranti non li voglio e te li tieni tu.
Su questi presupposti, con il rilancio addirittura da parte dei Paesi di Visegrad del tema del respingimento dei rifugiati che provengono dai Paesi dell’Unione europea, è legittimo ritenere che quei dieci punti illustrati dal presidente Conte non siano altro che un ennesimo tentativo che purtroppo non troverà il doveroso accoglimento in sede europea.
Noi non abbiamo dubbi: stiamo dalla parte di chi crede in un’Europa diversa, più unità e solidale, non dalla parte di chi coltiva l’incubo nazionalista. Temevamo che l’Europa si potesse disgregare per l’euro, adesso temiamo che l’Unione europea si possa sgretolare sull’immigrazione.
Voi davvero pensate di poter fermare la disperazione di migliaia di persone che fuggono da guerre, povertà e violenze mostrando il pugno di ferro con i disperati in balia del mare?
Voi credete che chiudere un porto non aprirà altre e più pericolose vie d’accesso al nostro continente?
Voi davvero sostenete l’idea che aprire degli hot spot lontano dalle nostre coste, lì dove ogni basilare diritto umano è regolarmente violato, possa pulire la coscienza?
Voi davvero ritenete che militarizzazione il nostro mare, da secoli crocevia di incontri di culture, ci renderà un Paese migliore, in grado anche di cambiare in meglio la Comunità europea?
Noi di Liberi e Uguali crediamo fortemente di no. Noi pensiamo che questo sia il tempo del coraggio; coraggio nel difendere l’idea che nessuna cifra vale la vita di un uomo, coraggio di ricordare che a un naufrago non si chiedono i documenti, si tende la mano. Desidero cogliere questa occasione per ringraziare l’ammiraglio Pettorino, che ha corretto una vergognosa affermazione del Ministro dell’interno che istigava a commettere il reato di omissione di soccorso. Il comandante della Guardia costiera ha dichiarato: noi agli SOS rispondiamo sempre, è un dovere morale prima che giuridico.
Al di là di ciò, va affermata con chiarezza la necessità di una nuova politica europea riguardante l’immigrazione, fenomeno destinato a durare nel tempo. Pensate che anni fa si calcolavano in due milioni gli africani pronti al balzo verso l’Europa; ora, secondo recenti stime, sono addirittura raddoppiati e si parla di quattro milioni. Il diritto d’asilo, sancito da trattati internazionali, richiede una legislazione comune, accordi riguardanti vie d’accesso sicure, accoglienza degli aventi diritto da parte dei singoli Stati; occorre investire maggiormente in politiche di adeguata e dignitosa accoglienza, di integrazione, di inclusione reale. Affrontare il problema solo in termini di sicurezza è miope, oltre che foriero di politiche aberranti. Serve in particolare un salto di qualità da parte dell’Unione europea nei confronti del continente africano nel suo insieme, con politiche più coerenti.
Sia chiaro, l’Italia è, insieme ad altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in una posizione insostenibile a causa del regolamento di Dublino. Siamo i primi – e colgo l’occasione per ringraziare la nostra europarlamentare Elly Schlein per lo straordinario lavoro che ha fatto a Bruxelles su questo tema – a credere che vada superato il criterio del primo approdo. Siamo i primi a chiedere a Francia, Spagna e Germania, ma anche a tutti gli altri, di mettere da parte gli egoismi e le rendite di posizione, in favore di una vera condivisione dei problemi del nostro continente. Oggi ci sarà una grande mobilitazione, promossa da più di 200 associazioni in oltre 140 piazze in Europa, per la European solidarity, alla quale mi sento di aderire convintamente. E mi domando: che giudizio si può dare del fatto che i partiti che sostengono questo Governo hanno votato contro o si sono astenuti sulla proposta del Parlamento europeo di rivedere quel regolamento, superando il criterio del primo approdo e sostituendolo con la redistribuzione dei richiedenti asilo in tutti e 27 gli Stati membri?
Sui giornali, in roboanti dichiarazioni e a colpi di tweet di grande impatto chiedete che l’Europa cambi; ma lì dove quel cambiamento può avvenire siete clamorosamente assenti o contrari. Siete ancora una volta forti con i deboli e deboli con i forti: questa è la cifra del vostro Governo. Difendete con forza questa proposta domani al Consiglio europeo. Parlate di invasione, di emergenza, di orgoglio nazionale finalmente ristabilito; sarebbe invece il caso di parlare di spaventosa e incomprensibile retorica della paura. Basta slogan, basta. Migliaia di uomini, donne e bambini sono morti in questi anni al largo delle nostre coste. Forse per voi sono un po’ di clandestini in meno. Per noi erano esseri umani.