“Ricorre oggi, 26 luglio, il 21° anniversario della morte di Rita Atria, suicida a soli 18 anni. Oggi la vogliamo ricordare perché la sua è una storia che non si narra, non si racconta ogni giorno, una storia di dolore ma di grande coraggio, di determinazione”.
Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, in una nota, che così prosegue: “Giovanissima, ma solo all’anagrafe, aveva vissuto molte vite. Il dolore per la perdita del padre e del fratello, affiliati di Cosa nostra, uccisi per mano mafiosa quando Rita aveva solo undici anni, il ripudio della madre e dell’ambiente in cui viveva per aver tradito il presunto onore della famiglia, l’assoluta solitudine per la sua scelta di denunciare quel mondo che non le apparteneva nell’animo e nello spirito, non la spaventarono, ma trasformarono la rabbia e il desiderio di vendetta in anelito alla libertà. Rita Atria, la ‘picciridda’, come la chiamava Paolo Borsellino, non riuscì a sopravvivere alla morte del magistrato che per lei aveva rappresentato l’amico, il padre, la famiglia che non aveva mai avuto. Nonostante la sua scelta disperata – conclude il Presidente del Senato – Rita oggi rappresenta una strada da percorrere, un esempio, un messaggio di speranza che si può e si deve cambiare, in nome della legalità, in nome della giustizia, in nome di un futuro migliore”.