Il Parlamento e il sistema delle conferenze

Autorità, Signore e Signori,

ho accolto con piacere la richiesta del Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, Giampiero D’Alia, di ospitare in Senato la presentazione del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva che la Commissione ha condotto sulle forme di raccordo fra lo Stato e le autonomie territoriali, con particolare riguardo al “sistema delle conferenze”.

L’indagine tiene conto dei due scenari conseguenti al referendum costituzionale del 4 dicembre, con riguardo al sistema di raccordo fra Stato e autonomie territoriali. Se il referendum fosse approvato, il documento ritiene che si dovrebbe assicurare al Senato, quale camera di rappresentanza delle istituzioni territoriali e garante di un nuovo equilibrio del sistema territoriale, la rappresentatività delle istituzioni territoriali; e che si dovrebbe garantire il senso di identità territoriale dei senatori rispetto all’identità politica anche articolando i nuovi gruppi parlamentari secondo l’appartenenza territoriale.

Sostiene inoltre che le funzioni di raccordo del nuovo Senato non potrebbero essere circoscritte alla partecipazione al solo procedimento legislativo, ma dovrebbero ricomprendere anche alcune attività amministrative di maggiore rilievo politico, attualmente riservate al sistema delle conferenze, che le dovrebbe dismettere.

Ancora, si propone che il nuovo regolamento parlamentare consenta la partecipazione degli esecutivi regionali ai lavori parlamentari, così da rendere il Senato una sede di confronto diretto tra Governo centrale ed autonomie territoriali, un luogo dove ricercare punti di mediazione e soluzioni condivise. Infine, dall’indagine emerge l’opportunità di una riflessione in ordine alla possibile istituzionalizzazione dei rapporti fra Senato e Conferenze, che potrebbe giungere sino ad incardinarle presso la camera alta.

Nell’eventualità di un voto contrario nella consultazione referendaria, il documento ritiene opportuno un riordino a Costituzione vigente del sistema delle conferenze, anche riducendone il numero.

Per prima cosa suggerisce di attuare la norma della riforma costituzionale del 2001 che attribuisce alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, integrata dai rappresentati di Regioni, Province autonome ed enti locali, la facoltà di rendere pareri con un valore rafforzato nell’ambito del procedimento legislativo riguardante disegni di leggi su materie di competenza concorrente o attinenti alla finanza regionale e locale: un meccanismo che avrebbe effetto deflattivo dell’elevato contenzioso costituzionale.

Personalmente, quando il percorso parlamentare della riforma non era iniziato, io avevo sostenuto che a fini di semplificazione, di razionalizzazione ed efficienza era giunto il momento, a Costituzione vigente, di rivedere il sistema delle Conferenze; e che se si fosse intrapresa una revisione costituzionale si sarebbe dovuta evitare la dispersione degli interessi dei territori in più sedi decisionali. Dalle audizioni riportate nel documento si evincono opinioni molto diverse a proposito del destino del sistema delle conferenze.

A me pare che molto dipenderà dalle scelte che la politica opererà in relazione all’esito del referendum, vale a dire: dando attuazione alla riforma costituzionale e rivedendo i regolamenti parlamentari se l’esito della consultazione sarà positivo, oppure comunque riprendendo il tema del rapporto fra Stato ed autonomie se il risultato sarà contrario. Per questo sono certo che il documento e il dibattito di questo pomeriggio contribuiranno molto alla riflessione politica e scientifica sul nostro assetto costituzionale e amministrativo e alla nostra comprensione della realtà del Paese, nelle sue complesse articolazioni territoriali. A me sembra sia un impegno doveroso per assumere le scelte di cui abbiamo la responsabilità consapevolmente e guardando a chi verrà dopo di noi, piuttosto che alle contingenze che ci riguardano. Grazie.