Cari ragazzi,
Presidente Brambilla,
Autorità,
Signore e Signori,
è con grande piacere che ho accolto l’invito a partecipare all’incontro di oggi in occasione della Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Innanzitutto, desidero ringraziare la Presidenza della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza che, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha promosso questo convegno. Un momento prezioso di riflessione su temi delicati e cruciali. Permettetemi anche di ringraziare tutti gli operatori sociali e sanitari, gli enti, le associazioni di volontariato, gli educatori – qui presenti – e tutti coloro che si impegnano quotidianamente, silenziosamente e con abnegazione per una nuova cultura dell’accoglienza affinché ai bambini e ai ragazzi venga riconosciuto pienamente il diritto alla famiglia.
La legislazione vigente a tutela delle persone di minore età è senza dubbio una grande conquista sociale e civile in materia di diritti umani. I progressi raggiunti sono straordinari, frutto di battaglie che hanno richiesto anni di impegno. Battaglie che il nostro paese ha avuto il coraggio di sostenere e difendere ponendosi all’avanguardia anche rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. Eppure c’è ancora molto da fare. Viviamo in una società estremamente complessa nella quale criticità e problematiche spesso subdole impediscono l’effettiva tutela di questi diritti così faticosamente conquistati.
Secondo quanto emerge dal Rapporto UNICEF 2013 sul benessere dei bambini e degli adolescenti nei paesi ricchi e dalla Relazione annuale dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza i dati che riguardano il nostro paese sono davvero preoccupanti. Su 29 Paesi l’Italia, insieme agli altri Paesi dell’Europa meridionale, si trova nella terza fascia più bassa della classifica sull’indigenza infantile, con il 17% dei bambini sotto la soglia di povertà. In Italia oltre il 10% dei ragazzi non è iscritto a scuola, non lavora e non frequenta corsi di formazione.
Sono dati drammatici: sicuramente le cause di questa situazione sono da ricercare nella crisi economica, ma non è solo questo. Siamo di fronte a un impoverimento etico, in cui valori quali giustizia, uguaglianza, merito, tutela dei diritti fondamentali, sembrano non trovare più cittadinanza. In questi giorni sono emerse notizie drammatiche che hanno a che fare con il consumo di droga e lo sfruttamento di minori. In alcuni di questi casi si è accertata la consapevolezza, la complicità dei genitori. Dobbiamo avere il coraggio di chiederci: è davvero un caso limite o, come credo, ci indica una deriva più ampia? Quanto di tutto ciò ha a che fare con le difficoltà economiche e con l’impoverimento del tessuto familiare? Ma soprattutto: cosa abbiamo insegnato a queste ragazze e a questi ragazzi? Quali valori gli abbiamo trasmesso? Quale idea dell’affettività? Quale consapevolezza dei rischi avevano? Possibile che anche a quell’età tutto debba ruotare attorno al denaro? Le cronache raccontano che la ricerca da cui è iniziato tutto sia stata: “come fare soldi in fretta”.
Dobbiamo risvegliarci da questo torpore, oggi è più che mai urgente approvare misure contro il disagio, la povertà infantile e le disuguaglianze. Se esistesse un solo dovere per una democrazia evoluta, questo consisterebbe nel saper offrire a ciascun figlio uguali opportunità di crescere, giocare, studiare, migliorarsi, uguali tutele e protezioni. Occorre una mobilitazione sociale e culturale che aiuti a vedere i bambini come cittadini e individui dotati di diritti propri, non semplici appendici della propria famiglia, di cui seguono inevitabilmente il destino.
Come è noto, la disciplina nazionale in tema di adozioni si informa al principio di centralità del minore, dei suoi diritti e interessi, e lo colloca in posizione paritaria rispetto agli adulti. La legge garantisce espressamente il diritto del bambino a crescere in una famiglia, ovvero in un contesto di amore, rispetto e cura.
Il sostegno alle famiglie è quindi imprescindibile per qualsiasi progetto che voglia onestamente parlare di politiche per l’infanzia e l’adolescenza. Bisogna sostenere politiche per i genitori che facilitino il loro ingresso nel lavoro, garantire l’accesso a servizi di qualità, investire in istruzione ed educazione per dare a tutti uguali opportunità, promuovere politiche edilizie e urbanistiche a dimensione di bambino.
Gli istituti dell’affidamento e dell’adozione, nazionale e internazionale, si pongono in una linea di continuità il cui punto di partenza è la famiglia, riconosciuta già nel preambolo della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, come «unità fondamentale della società», nonché presupposto per uno sviluppo armonioso e completo della personalità del minore.
L’ordinamento nazionale deve tenere conto anche del quadro normativo europeo, e in particolare della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che, all’articolo 24, riconosce il diritto dei bambini «alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere», nonché il principio secondo cui «in tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente».
Tuttavia, nonostante un solido quadro normativo di riferimento nazionale e internazionale, il diritto di bambini e ragazzi alla famiglia e in particolare gli istituti dell’adozione e dell’affido necessitano di un adeguamento ai rapidi mutamenti della società e alla realtà che stiamo vivendo. Dobbiamo inaugurare una nuova cultura dell’accoglienza e dell’ascolto dell’infanzia.
Penso ai fatti di Lampedusa e alla necessità di accogliere i bambini e le madri sole, penso a tutti quei bambini e ragazzi non accompagnati, penso a quelle situazioni in cui i minori sono vittime di un sistema giudiziario non in grado di ascoltare le loro esigenze, penso a tutti quei bambini che ho visto vivere sino ai tre anni di età nelle carceri con le proprie madri.
Il nostro sistema normativo sotto questi aspetti è lacunoso e carente nell’applicazione. Molto interessante, a tale proposito, è l’esito dell’indagine conoscitiva sull’attuazione della normativa in materia di adozione e di affido, approvata dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza lo scorso 22 gennaio. Preziosi e assolutamente condivisibili gli spunti per riformare la legislazione vigente forniti dagli operatori del settore. Ecco, credo che si possa ripartire da qui e che si tratti di un ottimo punto di partenza per affrontare tutte le problematiche legate al rilancio degli istituti dell’adozione e dell’affido.
Ad esempio, alcune criticità che caratterizzano l’applicazione della normativa sulle adozioni e sull’affidamento familiare incidono negativamente sul flusso delle domande di adozione. Infatti, pur continuando a registrare l’Italia un numero di adozioni più elevato rispetto agli altri Paesi europei, le domande di adozione nel corso degli ultimi anni hanno subito una flessione piuttosto marcata. Uno dei deterrenti principali alla scelta di adottare è costituito proprio dalla complessità delle procedure e dall’incertezza dei tempi richiesti per concludere il percorso. In questo senso, il Garante e la Commissione possono rappresentare punti di riferimento istituzionali, anche al fine di elaborare proposte da trasmettere al Governo e al Parlamento.
In conclusione, sono convinto che non ci si possa rassegnare al fatto che le crisi di bilancio e le difficoltà economiche congiunturali vadano a colpire l’infanzia e l’adolescenza. I costi sociali ed economici dei mancati investimenti sull’infanzia e l’adolescenza avranno un impatto negativo sull’Italia del presente ma soprattutto del futuro. In una fase di crisi economica perdurante, è necessario salvaguardare, in primo luogo le esigenze dei soggetti più fragili. È in questa direzione che occorre rimodulare gli obiettivi delle politiche sociali del nostro Paese, che deve impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini.
Assicurare i diritti fondamentali dei minori, accompagnare la loro crescita, garantire loro ogni protezione da abusi e pericoli costituiscono doveri inderogabili di un Paese civile e democratico. La cultura della tutela dei bambini si fonda, certo, sulla garanzia della loro sicurezza e dignità, ma si sostanzia anche attraverso la costruzione di basi e di strumenti per la realizzazione di un avvenire migliore.
C’è una frase di Alda Merini che credo possa concludere e riassumere il mio intervento, che rivolgo non solo a me stesso e a tutti i genitori presenti ma anche a tutti coloro che hanno la possibilità di intervenire per assicurare a ogni bambino e bambina il diritto a una famiglia, per ricordarci che il nostro impegno, l’impegno degli adulti verso i minori, in ogni senso, deve essere costante: “I figli si partoriscono ogni giorno”.
Auspicando un dibattito vivace e proficuo, auguro a tutti voi buon lavoro.