Autorità, cari colleghi, gentili ospiti, ringrazio la neo Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli per aver promosso per il secondo anno consecutivo questa iniziativa, che sono lieto di ospitare ancora una volta nella Sala Zuccari del Senato. Colgo l’occasione per augurarle ogni successo nel nuovo e impegnativo incarico e per esprimerle tutta la mia gratitudine per il lavoro che ha svolto da Vice Presidente del Senato in questi quasi quattro anni di legislatura.
Quando la Ministra Fedeli, più di un anno fa, mi ha invitato ad aderire alla campagna dell’Onu dedicata agli uomini che si intendono impegnare per la parità di genere, ho aderito con sincero entusiasmo. Sono sempre stato convinto, infatti, che questa non debba essere una battaglia esclusivamente delle donne ma, al contrario, una battaglia comune con lo scopo di arrivare a una maturazione traversale, che incida sia sul piano normativo che su quello culturale.
Sono felice quindi che negli ultimi mesi gli uomini che hanno aderito abbiano superato il milione, perché questo limite non potrà essere superato senza la partecipazione piena, attiva e consapevole degli uomini. Gli interventi di carattere legislativo sono senza dubbio necessari ma l’arma vincente è rappresentata dal cambiamento culturale. Sappiamo infatti che non sarà uno strumento giuridico, una convenzione, una nuova Carta dei diritti, a farci raggiungere questo obiettivo. La parità tra i generi è una meta di civiltà rispetto alla quale nessuno può abdicare. Deve essere il frutto di una progressiva ed inesorabile azione di maturazione delle coscienze di tutti, che vada anche “oltre le regole”.
Da uomo delle istituzioni e da servitore dello Stato suona quasi come una sfida dire che la parità tra i generi debba essere conseguita andando “oltre le regole”, oltre quel concetto di quote di genere previsto attualmente dalle leggi. Anche perché sappiamo che dove si viene nominati le percentuali premiano gli uomini, mentre dove si accede per regolare concorso sono le donne a prevalere. Andare “oltre” le regole non significa andare contro le regole. Tutt’altro. Significa rendere le scelte realmente sentite, metabolizzate, frutto di un processo di maturazione ampio che deve interessare tutti gli strati della popolazione, un processo che deve coinvolgere tutti gli ambienti, tutti i luoghi rilevanti della vita e del confronto pubblico, a partire dalla politica e soprattutto dalle scuole, sin da quelle primarie.
Al riconoscimento delle doti e delle qualità del mondo femminile, non è ancora seguito in modo completo quel salto di qualità ulteriore che è costituito dal raggiungimento di posizioni di vertice, in completa parità con l’universo maschile, anche perché permane un divario retributivo inaccettabile per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Nell’attuale momento di crisi che investe mercati, Stati, società civile, non è un caso che i Paesi a più alta occupazione siano quelli dove la partecipazione femminile al mondo del lavoro è stata garantita in modo efficace. Qualche settimana fa ho avuto l’onore di fare l’orazione funebre di Tina Anselmi. Ho voluto ricordare soprattutto una donna che si è sempre fatta alfiere di battaglie spigolose ma decisive per il futuro della nostra allora giovane democrazia: diritti dei lavoratori, diritto alla salute, questioni sociali relative al ruolo della famiglia e in modo particolare al ruolo della donna.
La parità di genere, tanto nella società quanto nella politica, tardava a realizzarsi sebbene fosse stata solennemente sancita con l’articolo 3 della nostra Costituzione. Quarant’anni fa, pensare una donna a capo di un dicastero, per di più rilevante e decisivo come quello del Lavoro e delle politiche sociali, sembrava quasi inimmaginabile. Ancora oggi non abbiamo tenuto completamente fede al disegno costituzionale ma fu anche grazie a Tina Anselmi che iniziammo ad assestare colpi decisivi a quel “soffitto di cristallo” che impedisce alle donne di concorrere pienamente alla vita politica del nostro Paese. Sono certo che le capillari iniziative sorte intorno alla campagna “He-For-She” offriranno nuove opportunità di incontrarsi, di rinnovare l’impegno per rilanciare la volontà politica e di mobilitare l’opinione pubblica.
Ci sono ottime premesse ma molto dipenderà anche dalla nostra perseveranza, dalla capacità di diffondere una nuova cultura e trasmetterla alle nuove generazioni. Molto è stato fatto, penso anche alla ratifica della Convenzione di Istanbul, molto resta ancora da fare. Ogni donna di qualunque età e in ogni parte del mondo deve vedere riconosciuti e tutelati i propri diritti: il diritto di vivere libere dalla violenza, il diritto all’istruzione, il diritto di partecipare al processo decisionale e il diritto di ricevere parità di retribuzione per lo stesso lavoro. La parità di genere è una meta di civiltà che tutti dobbiamo perseguire con determinazione e convinzione. Partendo anche dall’impegno degli uomini.
Grazie e buon lavoro