Interventi sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex Ministro dell’interno Salvini
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Presidente, Colleghi,
siamo ancora una volta chiamati a valutare una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini. Il Tribunale dei Ministri di Catania, come noto, ritiene che vi siano elementi tali da poter configurare come reato ministeriale il sequestro di persona aggravato nei confronti dei naufraghi portati in salvo da navi militari con operazioni di salvataggio coordinate dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo nel luglio 2019.
Tutti noi – ne sono certo – ricordiamo il contesto entro il quale scoppiò il caso “Gregoretti”. Ricordiamo quei giorni dominati dall’euforia di un Ministro che riteneva di essere al di sopra della legge. Il Senato – però – non è chiamato a giudicare la colpevolezza di Salvini: saranno i magistrati a doverlo fare. Non dobbiamo in questa sede neanche dare un giudizio politico sull’azione del, per fortuna ex, Ministro dell’Interno: il nostro compito è quello di verificare se Matteo Salvini abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo.
Mi concentrerò – per esigenze di tempo – su tre aspetti particolarmente rilevanti:
1. le condizioni di precarietà igienico-sanitarie dei migranti erano assolutamente note al Ministro sin dall’inizio delle operazioni di salvataggio. Furono infatti sin da subito accertati numerosi casi di malattie infettive, tra cui scabbia e tubercolosi. C’era un serio rischio di contagio degli altri migranti e del personale di bordo: in tali condizioni si dovevano far sbarcare immediatamente i naufraghi.
2. La Nave “Gregoretti”, a differenza della Nave “Diciotti”, non era attrezzata per operazioni di salvataggio, perché destinata ad attività di vigilanza pesca, come noto al Ministro sin dal 27 luglio. Era quindi inidonea ad ospitare in sicurezza un numero considerevole di persone per così tanti giorni. Come sottolineato anche dal Comandante Berlano ciò ha determinato che – cito – “i migranti sono, di fatto, ospitati sul ponte di coperta esposti agli agenti atmosferici”. D’altro canto lo stesso equipaggio era composto di sole 30 unità, un numero assolutamente insufficiente a gestire l’elevato numero di naufraghi. I nostri militari – per il divieto di sbarco imposto dal Ministro – sono stati esposti al rischio di ammutinamento oltre che a quello di contagio.
3. Nel caso “Gregoretti” appare chiaro sin da subito che le operazioni di soccorso – pur svolgendosi nell’area Sar di competenza maltese – siano state assunte dal nostro Paese, poiché le autorità maltesi erano contemporaneamente impegnate in altri interventi di stessa natura. Fermo restando che nessuna controversia avrebbe potuto sospendere l’attuazione delle norme internazionali che regolano il salvataggio in mare, come erroneamente motivato sia dal relatore Gasparri che dal ministro Salvini in occasione del caso Diciotti, in questo caso è pacifico sin dai primi momenti che l’indicazione del POS spettava alle autorità italiane, come immediatamente comunicato al Comandante della nave Gregoretti allorché gli si ordinava di dirigersi da Catania verso il porto di Augusta, già ipotizzato come POS.
Non si può neanche sostenere che fu l’intero Governo e non solo lui a gestire il caso “Gregoretti”. Questa ipotesi è stata già scartata a priori dal Tribunale di Catania che ha effettuato ulteriori e approfonditi accertamenti per escludere il coinvolgimento di altri attori istituzionali.
In primo luogo l’individuazione del POS è un atto tipico del Ministero dell’Interno di natura amministrativa e non un atto di natura politica o di alta amministrazione; in secondo luogo l’approdo in un luogo sicuro – così come prevedono le norme internazionali e nazionali – nulla ha a che vedere con le politiche di redistribuzione che, invece, rientrano appieno nell’alveo delle azioni che l’Esecutivo intenda mettere in campo per realizzare il proprio programma. Considerato il poco tempo a disposizione chiedo alla presidenza di depositare agli atti il resto del mio intervento nel quale chiarisco più approfonditamente gli ulteriori e molteplici aspetti di questa vicenda.
Concludo. Il Senato oggi si trova a dover valutare una e soltanto una cosa: il Ministro dell’Interno ha agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante? O, in alternativa, Salvini ha sequestrato decine di persone a bordo di una nave militare italiana senza le necessarie garanzie sanitarie per perseguire un preminente interesse pubblico? In gioco non c’è il futuro di un senatore ma un principio di legalità che è alla base della nostra democrazia.
I fatti, più forti della propaganda e più caparbi della mistificazioni, ci offrono una risposta inequivocabile. Salvini forse si sentiva intoccabile visto il precedente della “Diciotti”; forse si è lasciato inebriare dai sondaggi che lo vedevano in ascesa. Di certo ha fatto quel che ha fatto – dichiarandolo orgogliosamente in quei giorni – andando consapevolmente oltre il perimetro di azioni consentite ad un Ministro. Non erano in pericolo i nostri confini; non era in pericolo la sicurezza nazionale; non c’era una controversia internazionale.
L’unico obiettivo di Salvini era quello di spaventare l’Europa con un ricatto, di battere i pugni sui tavoli comunitari, quelli che ha sempre disertato. Una strategia che non gli ha mai portato risultati. Per farlo era disposto – ancora – a negare i diritti fondamentali di 131 esseri umani. La libertà personale di un uomo vale sempre più di un punto nei sondaggi. Per questa e solo questa ragione, il Senato dovrebbe consentire alla magistratura di andare fino in fondo. Grazie.
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[su_spoiler title=”DICHIARAZIONE DI VOTO” open=”no” style=”default” icon=”plus” anchor=”” class=””]
Presidente, Colleghi,
il dibattito di oggi ha assunto per certi aspetti dei tratti surreali, così come surreale è stato lo svolgimento del caso Gregoretti nella Giunta per le elezioni. Motivi estranei al merito della richiesta di autorizzazione a procedere sono intervenuti ed hanno in qualche modo aumentato la confusione e il rumore su una vicenda che è, per altri versi, chiarissima.
E’ stato impedito, per un tempo apprezzabile, ad una nave della Guardia Costiera, una nave militare italiana, nell’ambito di un evento SAR coordinato dalle autorità italiane, di raggiungere un Place of Safety e sbarcare i naufraghi. Ad impedirlo – ripeto, per un tempo apprezzabile – è stato l’allora Ministro dell’interno.
Questi, con una brutale sintesi, i termini della questione.
Come senatori siamo chiamati a decidere se sottrarre o meno un membro del governo al giudizio della magistratura, si badi bene al giudizio e non alla condanna, ragionando esclusivamente su due punti, ovvero se il sen. Matteo Salvini si sia preoccupato di perseguire la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo.
Con questi due aggettivi – rilevante e preminente – il legislatore costituzionale sembra suggerire che il bilanciamento dei valori in gioco debba risolversi a favore della tutela dei più alti valori della Repubblica. E, ancora una volta, consapevoli delle ricadute future, dobbiamo domandarci: quali sono i più alti valori della Carta fondamentale se non il riconoscimento e la garanzia di diritti inviolabili dell’uomo quali la vita, la salute, la libertà e la dignità umana? Sovvertire l’ordine dando priorità ad altri interessi, qualunque essi siano rispetto alla tutela dei diritti inviolabili dell’uomo sarebbe ammettere una una nuova e pericolosa concezione della ragion di Stato.
E’ importante illuminare un aspetto che, per ragioni giuridiche, nella richiesta del Tribunale rimane sullo sfondo, ed è la questione del Decreto Sicurezza Bis. Mentre si consumava la vicenda Gregoretti, infatti, il Decreto era in vigore, con norme che Salvini si è “cucito addosso”: un provvedimento abnorme, che amplia a dismisura i poteri del Ministero dell’Interno e su cui, lo ricordo a me stesso e alla maggioranza di cui faccio parte, è urgente intervenire per correggerne i tanti, troppi aspetti che nulla hanno a che fare con la sicurezza e molto con la propaganda.
Nel dotarsi del potere di bloccare le navi, il sen. Salvini si è infatti ben guardato dal concedersi la possibilità di bloccare anche le navi militari (“salvo che si tratti di naviglio militare”). Lo ha fatto perché sarebbe stato un potere vistosamente incostituzionale. Eppure, proprio nel caso in esame, lo ha fatto.
E’ andato oltre il limite che lui stesso si era dovuto porre, impedendo de facto alla nave militare di portare a termine le operazioni di soccorso in mare con lo sbarco dei naufraghi, come invece prescritto dalle convenzioni internazionali e dai protocolli sul salvataggio di vite umane in mare e sulla concessione del POS.
Il caso Gregoretti riesce ad andare ben oltre il caso Diciotti, proprio perchè se allora non esisteva una norma specifica – ma il giudizio poteva facilmente derivare da norme e trattati ampiamente richiamati – ora una norma c’è, e lo stesso soggetto l’ha prima scritta e poi ignorata!
C’è un dato di contesto che non va sottovalutato. Quelle decisioni abnormi e contraddittorie sono state prese nei giorni che potremmo definire come quelle dell’ “ebbrezza del Papeete”. Mentre il Senato, cui Salvini appartiene, era impegnato nella discussione e votazione di importanti provvedimenti, il Ministero godeva di quella settimana di vacanze al mare di cui i media ci hanno raccontato ogni aspetto.
Dalle spiagge di Milano Marittima fu lo stesso senatore Salvini a dichiarare incessantemente, per prendersi da solo il merito, se così si può dire, del blocco della nave militare Gregoretti. Lo riporta ad esempio Il Corriere della Sera del 27 luglio 2019, che cita questa dichiarazione dell’allora Ministro dell’Interno: “Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa dei migranti a bordo”. Già l’articolo segnalava come non si potesse, nemmeno con le norme del Decreto Sicurezza Bis, trattare una nave militare come fosse una imbarcazione delle Organizzazione non governative. Tema su cui, tra l’altro, saremo presto chiamati ad esprimerci in merito alla nuova richiesta sul caso Open Arms.
Altro punto di novità oggi è stata la fantomatica autorizzazione al savataggio da parte del Ministro Salvini in zone maltesi. Nessuna convenzione internazionale, nessuna norma parla di autorizzazione al salvataggio per il semplice motivo che c’è un dovere al salvataggio che non ha bisogno di nessuna autorizzazione e sopattutto del Ministro dell’interno. Se invece ci si vuole riferire al coordinamento delle operazioni di soccorso e questo spetta al centro nazionale di coordinmento della Guardia costiera che fa riferimento, come noto, al Ministero delle infrastrutture e trasporti e non deve fortunatamente chiedere nessuna autorizzazione prima di salvare qualcuno.
Ci sono tutti gli elementi, di merito e di contesto, per portare ciascun senatore a votare a favore di questa autorizzazione a procedere. Perchè è evidente a tutti che i diritti fondamentali non devono mai essere compressi per esigenze politiche. Ed è altrettanto evidente che non può accadere nuovamente che il Senato, dopo il caso Diciotti, sottragga al vaglio della magistratura un ministro che reitera condotte antigiuridiche, offrendogli un pericoloso e ingiustificato scudo politico.
Votando contro l’autorizzazione a procedere si creerebbe dunque un nuovo, doppio, grave e pericoloso precedente che mina nel profondo il senso stesso della nostra democrazia, il suo complesso, ma al contempo equilibrato, sistema di pesi e contrappesi, di tutele dei diritti inviolabili della persona. Non coniamo, per di più per il tramite di un organo parlamentare, una nuova e pericolosa ragion di Stato capace di derogare ai diritti inviolabili.
Il voto di oggi in qualche modo può bilanciare la pessima decisione di qualche mese fa, e difendere le Istituzioni, soprattutto per il futuro, dal rischio che con un doppio precedente si avalli l’idea che la maggioranza che sostiene l’esecutivo in carica, di qualsiasi colore sia, possa conferire legittimità a qualunque azione, anche la più grave, anche la più spericolata.
Non posso che essere comunque felice della decisione dell’ex Ministro Salvini di sottoporsi al giudizio del Tribunale dei Ministri di Catania, quali che siano le motivazioni. Perchè resterà comunque agli atti del Senato una presa di coscienza da parte di un senatore che rappresenta la Nazione.
In conformità alla decisione adottata dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti del Sen. Matteo Salvini, annuncio il voto contrario all’ordine del giorno presentato.
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